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Droghe. È boom di sostanze simil-ecstasy tra gli adolescenti

Posté par atempodiblog le 31 juillet 2017

Droghe. È boom di sostanze simil-ecstasy tra gli adolescenti
Gli effetti sono raddoppiati rispetto agli anni 80. E i giovani non si rendono conto dei rischi a cui si espongono. I dati e l’allarme dei medici
di Vito Salinaro – Avvenire

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Tre dati, per iniziare: 855.000 teenager italiani hanno usato sostanze illecite almeno una volta; 160.000 ragazzi tra i 15 e i 19 anni sono consumatori frequenti di droghe; negli ultimi 5 anni, l’utilizzo di droghe sintetiche tra gli under 35 è aumentata del 70%. E la percentuale tende a crescere.

Assistiamo cioè a una corsa, senza troppi ostacoli, dei nostri giovanissimi al consumo di sostanze in grado di agire sulle “performance” generali della persona. Sostanze che, in alcuni casi, sono di origine naturale; in altri – la maggior parte – di origine sintetica. A causa dell’utilizzo di questi ultimi preparati, giovanissimi assuntori sono spesso ospiti indesiderati dei Pronto soccorso. Con problemi enormi. Perché anche nelle più avanzate unità di emergenza dei nostri ospedali, gli specialisti si trovano a fronteggiare un quadro clinico complesso, dagli esiti incerti perché incerte sono le diagnosi. E non potrebbe essere altrimenti visto che le sostanze psicoattive in circolazione sono centinaia. Anzi migliaia. In gran parte non ancora analizzate.

Una sola dose di queste sostanze può portare a danni molto gravi nel sistema cardiovascolare. I più frequenti: aritmie, tachicardie, ipertensione. Non di rado le conseguenze sono permanenti, e si può arrivare fino alla morte, visto che più le sostanze sono potenziate più la vulnerabilità biologica ne risente.

In quanto non ancora studiati, o semplicemente perché modificati rispetto a prodotti più noti, questi nuovi preparati – che possono essere fumati, sniffati, ingeriti – sono spesso legali. Perché gli improbabili e improvvisati laboratori chimici che li realizzano – dalla Cina all’Est Europa – sono rapidissimi a superare i divieti di legge, semplicemente aggiornando i prodotti divenuti illegali.

«Accanto a eroina, cocaina, alcol e marijuana – ripete nei più importanti simposi internazionali Fabrizio Schifano, esperto di fama mondiale, psichiatra e docente di Farmacologia e terapia clinica all’Università britannica di Hertfordshire –, da pochi anni si affaccia sul mercato una serie di nuove sostanze psicoattive: da qualche centinaia si è passati a circa 2.000 prodotti. Il numero e lo scenario si modificano giornalmente. Ma i gruppi più rappresentati nel mercato – aggiunge Schifano – sono i cannabinoidi sintetici, i catinoni sintetici e le sostanze ‘simil-ecstasy‘, cioè non proprio l’ecstasy (nota anche come Mdma) ma una molecola parzialmente modificata e molto più potente».

Le droghe sintetiche hanno incrementi a due cifre, e incontrano il favore di consumatori anche in età adolescenziale. I cannabiniodi sintetici hanno un successo clamoroso perché, spiega Schifano, «i ragazzi associano il concetto di cannabis, che loro ritengono sostanzialmente innocua, con un qualcosa che in realtà non è pericoloso perché non dà traccia nelle urine ed è anche legale. È con questo trucco di marketing che il consumo schizza alle stelle. Dal punto di vista medico e psichiatrico tutto questo è invece molto preoccupante, perché la potenza di questi prodotti è di gran lunga superiore a quello delle droghe tradizionali. E così noi medici abbiamo problemi di gestione clinica elevati e problemi di aggiornamento professionale che deve essere continuo».

L’ecstasy, che ebbe un boom nella seconda metà degli anni ’80 e negli anni ’90, negli ultimi tempi aveva conosciuto un declino. Oggi è in ripresa grazie all’incremento del dosaggio, passato dagli iniziali 50-70 milligrammi, agli attuali 120; nella sfera riconducibile all’ecstasy, le molecole sono poco meno di 200. Assumere queste sostanze in cronico durante l’adolescenza espone a rischi gravi non reversibili che investono la maturazione cerebrale. Rischi dei quali, però, i ragazzi non hanno la più pallida idea.

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Mons. Paglia: Dio non stacca la spina

Posté par atempodiblog le 31 juillet 2017

Mons. Paglia: Dio non stacca la spina
di Massimiliano Menichetti – Radio Vaticana

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Preghiera e vicinanza ai genitori di Charlie Gard sono stati espressi anche da mons. Vincenzo Paglia, il quale apprendendo la notizia della morte del piccolo ha ribadito la grandezza dell’amore di Dio che “non stacca la spina”:

R. – Non c’è dubbio che c’è un sentimento di vicinanza ai genitori per la passione e l’amore con cui hanno accompagnato, difeso e circondato di premure questo loro bambino. Lo hanno amato, potremmo dire, fino alla fine, e assieme a tanti, partendo dal Papa, in questi tempi ultimi, abbiamo accompagnato con la nostra preghiera il piccolo Charlie. Ed io vorrei dire che la nostra preghiera porta sempre l’esaudimento del Signore. E credo che la fede ci fa dire: “Signore, la vita non è tolta ma trasformata”. Dio non stacca nessuna spina, non lascia neppure vincere il male; l’amore di Dio, assieme al nostro, ha vinto anche la malattia e la morte e Charlie davvero sta con noi e con il Signore.

D. – Mons. Paglia, questa vicenda, seppur molto dolorosa, cosa ci insegna?
R. – Io direi che la prima cosa che ci insegna è l’urgenza di promuovere una cultura dell’accompagnamento. Alcuni la chiamano “alleanza terapeutica”; io preferisco chiamarla “alleanza d’amore”, cioè tutti dobbiamo stringerci attorno al malato: i genitori, i famigliari, i medici, gli amici, l’intera società deve trovare il modo di dialogare per trovare la soluzione migliore per chi sta male. Purtroppo questo non è avvenuto nel caso di Charlie, e ricorsi a leggi o a magistrature non risolvono il problema di fondo. Ecco perché la vicenda di Charlie ci spinge a promuovere in ogni modo una cultura dell’accompagnamento. Io mi auguro che la vicenda possa aiutare le nostre società a dire tre grandi “no”: no all’eutanasia; no all’abbandono; no all’accanimento terapeutico. Ma per dire dei grandi sì: sì all’accompagnamento, sì al progresso della scienza, sì alla terapia del dolore; in modo che momenti così drammatici, come quelli che riguardano il fine vita, possano essere compresi nella loro gravità, nella necessità che hanno di essere sentiti da tutti, perché il passaggio dalla vita alla morte riguarda la qualità stessa della nostra vita.

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