La giovane down che incanta la Francia
Posté par atempodiblog le 17 mars 2017
La giovane down che incanta la Francia
Voleva presentare il meteo e il Paese reale l’ha sostenuta: lo spot “dear future mom” rivive in lei con potenza centuplicata
di Davide Vairani – La Croce – Quotidiano
“Ciao, il mio nome è Melanie, ho 21 anni. Io sono diversa, ma voglio dimostrare a tutti che posso fare molte cose. Voglio dimostrarlo presentando il meteo in televisione. Per questo, ho bisogno di te. Mettete mi piace sulla mia pagina Facebook ‘Mélanie peut le faire’. Grazie!”.
Mélanie Segard lancia sui social l’appello il 27 febbraio 2017. Un capriccio? Una voglia di protagonismo fine a se stesso? Tutt’altro. Una scommessa sulla solidarietà della gente e sul livello di civiltà di un Paese. Questa giovane tosta, caparbia e dolcissima è disabile: ha la sindrome, detta anche trisomia 21. Una condizione cromosomica causata dalla presenza di una terza copia (o una sua parte) del cromosoma 21.La sindrome di Down è la più comune anomalia cromosomica nell’uomo, solitamente associata ad un ritardo nella capacità cognitiva e nella crescita fisica, oltre che ad un particolare insieme di caratteristiche del viso. Mentre tutti i casi diagnosticati presentano un ritardo cognitivo, la disabilità è molto variabile tra gli individui affetti. La maggior parte rientra nella gamma di “poco” o “moderatamente disabili”. La sindrome di Down può essere identificata in un bambino al momento della nascita, o anche prima della nascita, con lo screening prenatale.
Con l’aiuto di Unapei, associazione francese di genitori e amici di persone disabili per una società inclusiva e solidale, il progetto #melaniepeutlefairenorté è diventantato immediatamente virale: 100.000 like in 36 ore, 2 milioni di visualizzazioni per il primo video postato, decine di migliaia di condivisioni.locali e poi nazionali. I principali network, come France 2 e BFMTV, hanno raccontato la storia di Mélanie Ségard e in breve tempo la ragazza è riuscita a realizzare il suo sogno: presentare il meteo alla tv nazionale, in prima serata. Un traguardo che sembrava irraggiungibile e che invece è diventato realtà. L’obiettivo era di arrivare a 100 mila like: in una sola settimana ne sono arrivati più di 215 mila. Il caso ha attirato l’attenzione dei media francesi, prima locali e poi nazionali. I principali network, come France 2 e BFMTV, hanno raccontato la storia di Mélanie Ségard e in breve tempo la ragazza è riuscita a realizzare il suo sogno: presentare il meteo alla tv nazionale, in prima serata. Un traguardo che sembrava irraggiungibile e che invece è diventato realtà.
Il 14 Marzo Melanie è andata in onda su France 2 ed è diventata subito Miss Meteo. Melanie non può né leggere né scrivere. Ma grazie alla sua tenacia e all’aiuto degli operatori di France2 si sono trovati una serie di accorgimenti che l’hanno aiutata a condurre uno dei migliori meteo di sempre della rete tv.
La riprova? Gli spettatori sono stati numerosi a partecipare a questo evento televisivo: erano più di 5,3 milioni, che rappresentano il 20,7% di share. E’ enorme, ed è un pubblico record per il canale dal settembre dello scorso anno, scrive La Parisienne. Anaïs Baydemir, giornalista, ha affiancato nella diretta Melanie con una dolcezza infinita, senza mai sostituirsi ad essa. Si sono inventati uno schermo verde sul quale hanno costruito una mappa in modo che Melanie potesse disegnare. “Immagina di essere da sola in casa e di raccontare a te stessa le previsioni meteo”, la rassicura Nathalie Rihouet, capo del servizio meteo di France 2. “Fare le previsioni meteo è come raccontare una storia!” le ha detto subito Melanie. Ha capito subito lo spirito con il quale doveva affrontare questa prova. Con il sorriso e la simpatia. E con intelligenza. Le raccomandazioni dietro le quinte sono state numerose e molte volte provate e riprovate insieme. Per mostrare le regioni è necessario spostarsi lungo una linea immaginaria. E sempre guardare la telecamera. Nathalie Rihouet le mostra i pittogrammi con una nuvola qui e allora ci vuole l’ombrello per uscire, un sole là e allora si può uscire con un abbigliamento leggero. Ciak si va in onda. “Ci sono nuvole di Bretagna a Paesi Baschi. Vuoi dirci allora che cosa succede?”, chiede il presentatore Chloe Nabédian. “ E allora come la gente deve uscire domani in quei posti?” – le aggiunge. Melanie esita un attimo e poi prontissima: “Direi: coprirsi, sarà freddo”. Nel corso della diretta Melanie si scioglie e alla fine tutta contenta dichiara “E ‘un lavoro! Ma lo farò. Il mio sogno era quello di mostrare il tempo per le persone. Ed ora lo sto facendo”.
Il successo di questa operazione “offre speranza a migliaia di persone con disabilità che sono troppo spesso invisibili”, ha detto l’associazione Unapei. La presenza di persone disabili è ancora “molto marginale” in televisione, secondo il Consiglio Superiore dell’Audiovisivo (CSA). Solo lo 0,8% degli individui visto in televisione nel 2016 sono stati percepiti come portatori di handicap. Nel 2013, una giovane donna con la sindrome di Down, Laura Hayoun, ha presentato i titoli del mattino su BFM TV e ha fatto un colloquio su RTL. Marin Gerrier, 12, da parte sua aveva partecipato come redattore nella preparazione di un’edizione di “di giorno”. Il mese scorso, Madeline Stuart, un australiano con sindrome di Down di 20 anni, che aveva marciato a New York nel settembre 2015, ha presentato la sua prima collezione durante la settimana della moda. “La totale mancanza di conoscenza, l’ignoranza, la paura provoca distanza”, dice il giocatore di tennis in sedia a rotelle Michael Jeremiasz, medaglia parolimpica francese, che ha creato l’associazione “Come gli altri”. “Questo è ancora più vero per le persone con disabilità mentale, perché sono meno visibili nella società in generale, non solo nei media”, ha aggiunto.”E ‘molto importante che noi giudichiamo meno il nostro aspetto e di più le nostre capacità”, ha detto Lahcen Rajaoui Er, presidente di “Noi”, Associazione francese delle persone con disabilità intellettiva.
E Melanie è già pronta per un altro sogno: “Diventare un artista di trucco per prendersi cura delle persone e delle stelle del cinema”. Alla faccia dei danesi e di tutti coloro che pensano sia giusto eliminare prima che nascano persone con disabilità. Oggi il 98% delle donne incinte danesi a cui viene diagnosticato che il bimbo è affetto dalla sindrome abortisce. I dati, impressionanti, sono del Cytogenisk Centralregister della clinica universitaria di Aarhus. Quasi solo religiose, e della minoranza cattolica, le voci che dissentono. Ci si chiede se non si sia ”andati troppo oltre”, fino a sfiorare l’anticamera di una mentalità eutanasica di massa. Conseguenza della decisione dell’Autorità sanitaria danese nel 2004 di dare possibilità gratuita alle mamme di effettuare un esame di screening prenatale non invasivo (Nipt) alla nona settimana di gravidanza, la translucenza nucale alla dodicesima, ed eventualmente l’amniocentesi entro la ventesima, garantendo al 99,3% la certezza della diagnosi. “Se c’è la diagnosi, si abortisce. Nessuno pone domande”, spiega Thomas Hamann, presidente dell’Associazione nazionale per la sindrome di down (Landsforeningen Downs Syndrom). Nel 2014 sono nati 2 bambini Down per scelta, 32 per “errore diagnostico”.
Melanie e le tante ragazze Down come lei sono la dimostrazione che la disabilità non è. La disabilità non è Melanie. Melanie è molto di più. E’ una persona che come tutte le persone ha voglia di vivere e di mostrare a tutti che se si vuole si possono realizzare i propri sogni. Sogni di libertà. Sogni di una vita normale. Sogni che hanno il diritto di essere realizzati. Sogni che una società e uno stato che si definiscono moderni non possono che sostenere e accompagnare. Non distruggere. La vita vale sempre la pena di essere vissuta fino in fondo. Sempre.
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