Il futuro beato Don Primo Mazzolari che aiutò Oskar e la sua famiglia
Posté par atempodiblog le 28 janvier 2017
Il futuro beato Don Primo Mazzolari che aiutò Oskar e la sua famiglia
Settant’anni dopo Oskar Tänzer, oggi novantenne, racconta di quel giorno che un futuro santo, Don Primo Mazzolari, lo salvò in Lombardia: «Fu lui a farci scappare»
di Carlo Baroni – Corriere della Sera
Li chiama ancora «colpi del destino». Quelli che gli hanno salvato la vita. E bastava un niente perché la storia andasse da un’altra parte. Ha incontrato aguzzini e santi. Uno per davvero: don Primo Mazzolari che verrà beatificato tra poco. E c’è chi chiede che il suo nome venga ricordato nel Giardino dei Giusti delle Nazioni in Israele. Oskar Tänzer ha attraversato tre Paesi. E ogni volta, oggi ha 90 anni, ha saputo quale strada prendere. Un ragazzo ebreo nato nel posto sbagliato nel momento sbagliato: la Germania di Hitler.
Il trasferimento in Lombardia
Nel 1936 lascia Saarbrücken per Milano. «Pensavamo di stare al riparo dalle persecuzioni — racconta — abitavamo in corso Buenos Aires. Non conoscevamo la città e neanche la lingua. Mi ha aiutato la mia buona memoria. Mi hanno messo subito in quarta elementare». Una nuova vita, la speranza che riprende forma.
Due anni dopo, è il 1938, il regime fascista promulga le leggi razziali. Per gli ebrei è punto e a capo. I piccoli Tänzer esclusi dalla scuola. La comunità ebraica trova dei locali per farli studiare. «Una notte bussano alla porta: sono i poliziotti fascisti. Tirano giù mio padre dal letto e lo portano a San Vittore. L’accusa? È un ebreo…».
Oskar e i fratelli mettono in piedi un’attività da pellicciai: «Eravamo bravini». Poi la guerra e anche Milano diventa insicura. «Un nostro lavorante ci dice che i suoi genitori stanno a Bozzolo, nel Mantovano, lontano dagli echi della persecuzione razziale». Almeno, così sembra. I Tänzer respirano. Ma l’ombra nera del fascismo si allunga anche su quelle campagne. Il regime vuole i nomi di tutti gli ebrei che abitano a Bozzolo.
«Si presentano a casa il podestà, il maresciallo dei carabinieri e il parroco, don Primo, appunto. Non vogliono denunciarci. Ci danno tre giorni per riuscire a scappare. Dove? Don Primo trova una famiglia di contadini. Noi chiediamo: sanno i pericoli che corrono? Lo sanno». Ma non si tirano indietro. Don Primo sempre al fianco dei Tänzer. Pronto a fare argine al Male che li circonda. «Mio padre, però, pensa non sia giusto costringere quella brava famiglia mantovana a rischiare la vita».
La fuga da Milano alla Svizzera
Si riparte: Milano. E qui la portinaia li avverte dell’arrivo delle squadracce. Fuggono in Svizzera. Aiutati da una guardia di confine. Ma quando lo attraversano le autorità elvetiche non li vogliono. E ancora una volta la Storia prende la strada giusta. Passa un conoscente, persona di grandi disponibilità economiche. Li vede. Li fa restare. Settant’anni dopo Oskar Tänzer racconta di quel giorno che un futuro santo lo salvò.
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