Card. Sepe: per combattere fenomeno baby boss serve il lavoro
Posté par atempodiblog le 11 décembre 2016
Chiesa e lavoro
Card. Sepe: per combattere fenomeno baby boss serve il lavoro
Contro il fenomeno dei baby boss serve il lavoro. Quello vero. Ne è convinto l’arcivescovo di Napoli, il cardinale Crescenzio Sepe, secondo il quale per strappare i giovani alla criminalità organizzata occorre offrire loro un futuro fatto di valori positivi, ma anche di certezze economiche stabili. Per questo, ha annunciato per l’8 e 9 febbraio prossimi un incontro di tutti i vescovi del Sud d’Italia per discutere di progetti occupazionali concreti da proporre a governo e società civile. Federico Piana, per Radio Vaticana, lo ha intervistato:
R.- Questi ragazzi, non è che abbiano tante possibilità, tante scelte da poter fare. Questi, o sono occupati oppure si auto-occupano, entrando a far parte di quel sistema malavitoso che all’inizio offre loro i vantaggi più grossi: questi guadagnano soldi a non finire, diventano leader nel loro quartiere, trovano una soddisfazione, in qualche maniera, e così vengono attirati, senza sapere, purtroppo, quali siano le conseguenze alle quali vanno incontro, vengono allucinati; e quindi si riuniscono e formano queste baby-gang, spaventando…
È diventata veramente una peste: dove vanno seminano disastri se non proprio la morte. Allora, come si fa a togliere l’erba cattiva sotto ai piedi di questi ragazzi, questi giovani, alle volte anche giovanissimi? Occupandoli con un lavoro onesto, con un’educazione che sia veramente solida per dare loro un po’ di speranza e un po’ di fiducia. E quindi ho ribadito molto la necessità di metterci tutti insieme per sconfiggere, se così si può dire, questo fenomeno pericoloso per le nostre società, per le nostre comunità, offrendo loro delle positività, offrendo loro delle opportunità su cui poter costruire la loro vita.
D. – Eminenza, lei ha chiesto che tutti si facciano parte di questo progetto molto importante e ha annunciato un appuntamento importante – per l’8 e il 9 febbraio – della Chiesa del Sud e anche della Chiesa di Sardegna: un progetto concreto, nel quale vi incontrerete per parlare di cose concrete…
R. – Appunto. Io non volevo che si dicesse: “Va bè, il vescovo dice, dice, dice e poi che cosa fa?”. E allora, proprio perché è compito nostro, come pastori, come società, come Chiesa, affrontare questo problema come ha fatto il Magistero pontificio, anche il Magistero episcopale della Conferenza episcopale e dire: esiste un problema, che è un problema di dignità, un problema di salvaguardia dei valori umani, sociali, culturali e religiosi di questi giovani.
Allora, che cosa facciamo? Facciamo una riunione di tutti i vescovi delle sei regioni del Sud, quindi cinque più la Sardegna, nella quale discuteremo di questo: Chiesa e lavoro. Quale futuro per i nostri giovani, per i giovani del Sud? E non una riunione che vuole analizzare, che vuole piangersi addosso: basta questo, no? Ne sono state fatte già tante… Vogliamo presentare dei progetti concreti per occupare i giovani a realizzare poi questi progetti. Che non sia quindi un fenomeno solo di un giorno, di un mese, di un anno ma dare continuità, cioè stabilire dei rapporti lavorativi con questi giovani i quali possano guardare avanti, guardare al futuro con un po’ di speranza. Ma speranza concreta, cioè speranza nel senso che realizzano un lavoro per il bene delle nostre comunità, delle nostre società.
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