Terremoto a Norcia, «La Basilica va ricostruita: lì con il monachesimo fiorì un pezzo d’Occidente»
Posté par atempodiblog le 1 novembre 2016
Terremoto a Norcia, «La Basilica va ricostruita: lì con il monachesimo fiorì un pezzo d’Occidente»
Franco Cardini, medioevalista e saggista: «Ricostruire la chiesa di San Benedetto è un atto dovuto, oltre che dal punto di vista religioso, direi soprattutto nella prospettiva civile, identitaria dell’Italia. Riguarda le nostre radici»
di Paolo Conti – Corriere della Sera
«Ricostruire la Basilica di San Benedetto a Norcia? Mi sembra fuori discussione: è un atto dovuto, oltre che dal punto di vista religioso, direi soprattutto nella prospettiva civile, identitaria dell’Italia. Riguarda le nostre radici». Franco Cardini è medioevalista, saggista, storico delle Crociate e dei movimenti religiosi del Medioevo. A suo avviso la ricostruzione di San Benedetto è un impegno che lo Stato deve assumere al più presto.
Perché è un luogo così importante per la nostra storia?
«Ricordo che quell’area è significativa da ben prima di Benedetto. La montagna tra Norcia e Ascoli Piceno era sede di un culto preistorico, poi della Sibilla Picena, una divinità semiumana che dominava una sorta di ingresso agli Inferi. Infatti terremoti e fenomeni vulcanici sono alla base del mito. Una tradizione ancora viva in epoca medioevale, ne parla il trovatore Andrea da Barberino nel suo “Guerrin Meschino”».
Proprio qui Benedetto da Norcia fonda il monachesimo.
«Papa Gregorio Magno, Pontefice tra il Vi e il VII secolo, nei suoi “Dialoghi” ci descrive la figura di Benedetto, personaggio del VI secolo, emerso in quella zona storica di confine tra l’età gota e l’età longobarda. Benedetto è un uomo del suo tempo che ragiona da cittadino romano e da fervente cristiano. Capisce che è arrivato il momento di organizzare un luogo comune di preghiera e di lavoro per chi compie una scelta di vita religiosa. Benedetto crea l’asse fondamentale del monachesimo occidentale ideando una regola molto precisa e dando il via alla civiltà dei grandi monasteri che spesso, come Montecassino, erano anche fortezze in cui si pregava, si produceva agricoltura, si spargeva il sapere tra la gente comune e all’occorrenza ci si difendeva, vista la durezza dei tempi».
Possiamo dire che senza Benedetto il cristianesimo e il cattolicesimo non sarebbero oggi gli stessi?
«Senza alcun dubbio. Benedetto è l’ideatore e il fondatore del primo grande ordine monastico occidentale. Poi, nei secoli, la regola base di Benedetto si arricchisce di aggiunte locali con le diverse congregazioni: cassinese, cluniacense, cistercense. Ciascuna insiste su un tema, più la preghiera o più il lavoro. Ma sono tutte fioriture sull’albero principale».
Qual è la «scoperta» culturale di Benedetto che riguarda anche la cultura laica?
«Benedetto vuole che sia i monaci che abbiano fatto i voti sacerdotali sia la maggioranza dei “laici” vivano insieme, lavorino insieme e insieme acculturino le popolazioni locali, quelle stabili e quelle nomadi dei Goti e dei Longobardi. Un capitolo essenziale della nostra storia. E una scelta completamente diversa dal monachesimo orientale che, nella tradizione bizantina e russa, è composta da eremiti e anacoreti che vivono isolati nelle loro celle e in comune hanno solo alcuni servizi e obblighi cristiani. Benedetto fonda una vita comune che influenza l’intera civiltà occidentale, e non solo religiosa. Per questo la Basilica dev’essere ricostruita, è un simbolo troppo importante».
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