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Paolo VI: «Monstra Te esse Matrem»

Posté par atempodiblog le 11 octobre 2016

PAOLO VI
UDIENZA GENERALE
Mercoledì, 11 ottobre 1967

Paolo VI: «Monstra Te esse Matrem» dans Fede, morale e teologia Divina_maternit

«Monstra Te esse Matrem»

Diletti Figli e Figlie!

La vostra vita coincide con la festa della Maternità di Maria Santissima, festa istituita dal Nostro Predecessore Papa Pio XI, nel 1931, per commemorare e per celebrare il XV centenario del Concilio Ecumenico di Efeso, nel quale fu riconosciuto e proclamato il titolo di Madre di Dio, Theotókos, alla Madonna; e coincide altresì con il quinto anniversario dalla apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II, inaugurato appunto in questo giorno da Papa Giovanni XXIII, di venerata memoria. L’una e l’altra ricorrenza invitano il nostro pensiero a venerare in modo particolare la Madonna e ad affidare alla sua materna tutela la santa Chiesa, che onorando in Maria la Madre di Cristo, esalta la sua divina Maternità, per il fatto che Cristo era non solo uomo, ma Dio, Figlio di Dio, e nello stesso tempo confessa una Maternità spirituale di Maria verso di noi, verso il Corpo Mistico di Cristo, che è la Chiesa.

Vi esortiamo perciò, Figli carissimi, a ricordare questi misteri della Madonna, a comprendere perché la dottrina e la pietà cattolica tributano a Lei un particolare culto, e ad avere per Lei una filiale e cordiale devozione. Bisogna che Maria Santissima abbia sempre un posto speciale nella nostra professione religiosa, quello che appunto Le compete nel disegno divino della nostra Redenzione, non certo in competizione con quello di Cristo, ma da quello di Cristo completamente dipendente e derivato e a quello di Cristo mirabilmente associato.

Questa verità ci autorizza, ben lo sappiamo, a ricorrere alla intercessione di Maria, come a quella d’una madre altrettanto buona che potente presso la sorgente d’ogni grazia, cioè presso Cristo Figlio suo e nostro Salvatore. La pregheremo perciò la Madonna per tutte le nostre necessità spirituali, e non escluse – come avvenne alle nozze di Cana – anche quelle nostre temporali, collegate con le prime.

L’udienza presente unirà alle vostre la Nostra orazione, affinché la Madonna Santissima vi ottenga dal Signore tutti i favori di cui avete desiderio e bisogno; per voi, proprio per ciascuno di voi, per i vostri cari, presenti e assenti, per le vostre famiglie, le vostre associazioni, le vostre parrocchie e diocesi e comunità, le vostre rispettive Nazioni. La Madonna, dal Cielo, cioè in Dio, può tutto e tutti vedere, e tutti proteggere e beneficare.

E voi, in questo incontro familiare, unite alla Nostra preghiera la vostra, per la santa Chiesa, a Noi affidata, che sopra ogni cosa Ci è nel cuore; per i Fratelli cristiani ancora da noi separati, per la pace nel mondo. Che Maria, vedendoci così uniti in questo prezioso istante spirituale, ci esaudisca: «Monstra Te esse Matrem», Le diciamo; ci si dimostri Madre; e tutti ci assista.

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«Asia Bibi sarà libera». Intervista al marito Ashiq Masih

Posté par atempodiblog le 11 octobre 2016

«Asia Bibi sarà libera». Intervista al marito Ashiq Masih
«Solo una donna coraggiosa e audace come lei poteva resistere così tanto senza perdere la fede. Il Signore non l’ha mai abbandonata».
di Leone Grotti – Tempi

«Asia Bibi sarà libera». Intervista al marito Ashiq Masih dans Articoli di Giornali e News Ashiq_Masih_ansa

Ashiq Masih (a destra nella foto dell’Ansa), marito di Asia Bibi, insieme a due delle figlie e al ministro cattolico Shahbaz Bhatti. Il politico, dopo aver preso le difese dei cristiani pakistani, è stato assassinato dagli estremisti islamici

La Corte suprema del Pakistan ha annunciato che nella seconda settimana di ottobre emetterà il verdetto definitivo sul processo per blasfemia di Asia Bibi. La madre cattolica di cinque figli è stata condannata all’impiccagione in primo e secondo grado per insulti (mai rivolti) al profeta Maometto. La sua unica colpa, in realtà, è quella di avere bevuto un bicchiere d’acqua e di non avere accettato la conversione all’islam. Per questo è rinchiusa in carcere da oltre sette anni, 2.662 giorni per la precisione. La Corte non ha voluto comunicare la data precisa del processo, segno che potrebbe essere rimandato ancora, ma il marito di Asia Bibi, Ashiq Masih, intervistato da Tempi, è convinto che sarà presto liberata.

Che ricordo ha del 14 giugno 2009, giorno in cui sua moglie è tornata a casa ferita e malmenata?
Quello è il giorno più doloroso della mia vita. Asia ha solo avuto un diverbio sulla religione con delle donne musulmane al lavoro. Ma l’hanno accusata di avere offeso il profeta Maometto, hanno montato ad arte un caso e i musulmani del nostro villaggio, insieme a quelli residenti nei villaggi vicini, l’hanno presa, picchiata in modo disumano, degradata e umiliata per strada.

Lei che cosa le ha raccontato a casa?
Niente, eravamo abituati a episodi del genere. Tutto il villaggio l’ha assalita, ma grazie a Dio un insegnante e la polizia hanno impedito il peggio.

Poi cosa è accaduto?
Per cinque giorni la nostra vita è proseguita come prima. Ma il 19 giugno l’hanno accusata falsamente di essere una blasfema e l’hanno arrestata. Da allora io e i nostri cinque figli viviamo costantemente nel terrore. Io ho perso mia moglie, i miei figli loro madre. Ci manca moltissimo.

Come ha spiegato ai suoi figli ciò che è successo?
Non ho avuto bisogno di spiegare niente, loro sono dei testimoni. Hanno assistito agli abusi con i loro occhi.

Com’è possibile che Asia Bibi sia in carcere da oltre sette anni solo per avere bevuto un bicchiere d’acqua?
È semplice, in Pakistan i cristiani vengono trattati come cittadini di serie B. Non abbiamo gli stessi diritti dei musulmani.

Gli avvocati insistono che non ci sono prove contro sua moglie, eppure è stata condannata nei primi due gradi di giudizio. Perché?
La legge sulla blasfemia viene usata dai musulmani come arma per vendicarsi e colpire i cristiani. Quando una persona viene accusata di blasfemia, nessuno si impegna per svolgere un’indagine seria. Il blasfemo va punito con la morte. E questo è tutto. Se Asia non è stata ancora liberata è solo perché gli estremisti fanno una pressione tremenda ai giudici, anche durante le udienze. Non è un caso se hanno messo una taglia sulla testa di mia moglie: chiunque la ucciderà, guadagnerà fino a 500 mila rupie.

Chi ha provato a difenderla, in effetti, è stato assassinato.
Non dimenticherò mai gli sforzi fatti da Shahbaz Bhatti e Salman Taseer per salvarla. Non trovo le parole per ringraziarli.

La Corte suprema ha annunciato che l’udienza finale del processo si terrà nella seconda settimana di ottobre.
Ma non hanno ancora comunicato la data precisa. Penso che si terrà il 10 ottobre, ma non ne abbiamo la certezza.

Pensa che il vostro calvario finirà?
Sì, Asia sarà liberata con la Grazia di Dio, perché il Signore non l’ha mai abbandonata.

Come sta sua moglie? Molti scrivono che la sua salute è peggiorata.
Grazie al cielo sta bene. Solo una donna coraggiosa e audace come lei poteva resistere così tanto in carcere, senza perdere la fede o la vita.

Il mondo è rimasto ammirato quando ha saputo che Asia si era rifiutata di barattare la sua fede con la libertà.
Ammiro la sua fede, che Dio ha rafforzato sostenendola in ogni momento.

Da quando Asia è stata incarcerata, anche la vita della vostra famiglia è cambiata. Come?
Viviamo costantemente nella paura di essere uccisi. Abbiamo dovuto cambiare casa molte volte e se ora siamo al sicuro è solo grazie all’impegno della Renaissance Education Foundation.

Negli ultimi mesi decine di migliaia di persone sono scese in piazza per chiedere che Asia venga impiccata.
Gli estremisti e le organizzazioni islamiche prendono i casi di blasfemia sul personale. È un problema di orgoglio. Per questo i processi sono così sensibili. Comunque vada a finire, fino a quando non ce ne andremo dal Pakistan non saremo mai al sicuro. Avremo sempre paura.

Ma se Asia verrà dichiarata innocente…
Tutto potrebbe succedere. Saremmo comunque in pericolo.

Non ha mai chiesto a Dio perché avete dovuto soffrire così tanto?
Chi ha fede non smette di credere in Dio quando viene trattato come noi siamo stati trattati. Io so che ci hanno perseguitato a causa del Suo nome.

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Papa ai Pallottini: siate gioia e speranza per i cuori induriti e desolati

Posté par atempodiblog le 11 octobre 2016

Papa Francesco: Vincenzo Pallotti “si considerava un prodigio della misericordia di Dio”
Papa ai Pallottini: siate gioia e speranza per i cuori induriti e desolati
“Vi incoraggio a proseguire con gioia e speranza”: così il Papa ai 65 delegati Pallottini arrivati da tutto il mondo per la 21.ma Assemblea generale della Società dell’Apostolato cattolico, fondata nel 1835 a Roma da San Vincenzo Pallotti, “faro illuminante ed ispiratore della Chiesa”, ha sottolineato Francesco, ricevendoli in Vaticano. I Pallottini, circa 2.300, sono presenti oggi in 300 comunità, sparse nei cinque continenti.
di Roberta Gisotti – Radio Vaticana

Papa ai Pallottini: siate gioia e speranza per i cuori induriti e desolati dans Fede, morale e teologia Pallottini

Cristo “divino Modello di tutto il genere umano”, ben comprese Vincenzo Pallotti – ha osservato il Papa – che “Gesù è l’Apostolo del Padre, grande nell’amore e ricco di misericordia”. “Questo mistero della paternità di Dio, che apre ad ogni uomo, mediante l’opera del Figlio, il suo cuore pieno di amore e di compassione”, acquista – ha sottolineato Francesco – “un particolare significato ai nostri tempi”:

“Davanti ai nostri occhi scorrono ogni giorno scene di violenza, volti senza pietà, cuori induriti e desolati. Abbiamo tanto bisogno di ricordarci di quel Padre, il cui cuore pensa a tutti e vuole la salvezza di ogni uomo”.

Da qui l’invito di Francesco a tutti i Pallottini:

“Vi incoraggio a proseguire con gioia e speranza il vostro cammino, impegnandovi con tutto il cuore e con tutte le forze, perché il carisma del vostro Fondatore porti frutti abbondanti anche nel nostro tempo”.

Vincenzo Pallotti, ha ricordato poi il Papa, “si considerava un prodigio della misericordia di Dio”:

“Egli amava ripetere che la chiamata all’apostolato non è riservata ad alcuni, ma è rivolta a tutti, ‘qualunque sia il loro stato, la loro condizione, la loro professione, la loro fortuna, tutti possono farvi parte’”.

L’Unione dell’Apostolato cattolico, che “offre tanti spazi e apre nuovi orizzonti” per partecipare alla missione della Chiesa, è dunque “chiamata a operare con rinnovato slancio per risvegliare la fede e riaccendere la carità »:

“…specialmente tra le fasce più deboli della popolazione, povere spiritualmente e materialmente”.

Infine, l’auspicio:

“Possiate aiutare quanti incontrate nel vostro ministero a riscoprire l’immenso amore di Dio nella nostra vita”.

L’Assemblea generale della Società dell’apostolato – ospitata nella Casa Divin Maestro di Ariccia, nei pressi di Roma, dal 19 settembre al 15 ottobre – ha riconfermato nell’incarico di rettore generale Don Jacob Nampudakam, 61 anni, di nazionalità indiana.

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