Belotti, Gallo dal cuore d’oro: «Mia madre non lavora più: è questo il mio gol più bello»
Posté par atempodiblog le 17 août 2016
Andrea Belotti: «Facevo il chierichetto. Vado a Messa»
Serie A, Torino: Belotti, Gallo dal cuore d’oro: «Mia madre non lavora più: è questo il mio gol più bello»
La punta di Mihajlovic: «Ho fame e voglia di arrivare: con Sinisa siamo più offensivi, possiamo fare grandi cose. Ventura? L’azzurro ora devo meritarmelo»
di Paolo Tomaselli – Corriere della Sera
Andrea Belotti è stato il miglior bomber italiano del 2016 con 11 gol, con il Torino di Ventura. Domenica debutta in campionato a San Siro contro il Milan, di cui è stato grande tifoso, soprattutto di Sheva.
Belotti, è lei l’uomo nuovo del nostro calcio?
«Non ho ancora fatto niente di veramente importante, ma sto lavorando per raggiungere tutti gli obiettivi, personali e di squadra. La fame e la voglia di arrivare non mi mancano».
È un perfezionista, dicono.
«Sì. Penso che un giocatore non debba mai porsi dei limiti. L’asticella deve sempre spostarsi più in alto: col lavoro si può raggiungere tutto».
Se avrà il piede caldo come in primavera, le basterà per candidarsi all’azzurro?
«Al debutto col Torino ho fatto fatica. A inizio 2016 ho avuto un boom e ho segnato con continuità. La Nazionale resta un sogno: so che devo dimostrare di meritarmela».
Il nuovo Toro la aiuterà?
«Con l’arrivo di Mihajlovic abbiamo cambiato modo di giocare: siamo più offensivi: possiamo fare grandi cose».
Il suo rapporto col gol?
«Non bisogna mai smettere di segnare, neanche in allenamento: devi creare un rapporto di sangue col gol, tra te stesso e la porta».
Il portiere cos’è per lei?
«Un nemico, che ti può rovinare questo rapporto».
Quale gol rende più felici?
«Di culo o in rovesciata: la gioia è sempre la stessa».
E che sensazione le dà?
«Dentro ti si crea un’energia che vorresti sprigionare per intero, ma non ci riesci. È una sensazione magnifica, come la tranquillità che ti dà: per un attaccante è vita».
Bella soddisfazione a marzo interrompere il record di imbattibilità di Buffon?
«Sì, è stato qualcosa di incredibile. E anche un onore. Anche se quel derby avrei preferito vincerlo».
Perché la chiamano Gallo?
«Perché da piccolo inseguivo i galli nel pollaio di mia zia. E perché il mio amico Juri Gallo mi ha detto di fare questa esultanza per scherzo: ho subito segnato e non ho più smesso di farla».
Infanzia tra oratorio e mance della nonna. Che ricordi ha?
«Andrea era mio nonno, morto sei mesi prima che io nascessi. E con mia nonna, anche per il nome che porto, si è creato un feeling pazzesco. Lei veniva sempre a vedermi e se facevo gol mi dava una mancia o mi portava un salame per festeggiare».
Si aspettava l’esplosione di Dybala, suo ex compagno?
«Sinceramente no. Ha qualità incredibili, ma non pensavo diventasse subito l’uomo simbolo della Juve».
Gli italiani sono più lenti a crescere o li frena il sistema?
«Se non trovi l’allenatore che credi in te, dopo due partite sbagliate ti mettono da parte. È una questione di mentalità. Io per fortuna l’anno scorsa ho trovato Ventura che crede nei giovani e mi ha aspettato».
In cosa l’ha migliorata?
«In tanti piccoli particolari: nel modo di giocare con un compagno, di cercarlo, nel modo di attaccare la porta».
Ventura festeggiava i suoi gol facendo la cresta del Gallo: un bello spettacolo?
«Sì bellissimo. E fa capire il rapporto che abbiamo. Era come se il gol lo avesse fatto lui: ha sempre creduto in me anche quando non segnavo».
L’idolo è Sheva, ma non assomiglia di più a Inzaghi?
«Forse sì, ma Sheva è sempre stato il mio modello: perché segnava in ogni modo ed era sempre un esempio. Sono lontano anni luce da lui, ma con il lavoro duro cerco di assomigliargli un po’ di più».
Oggi chi è il modello?
«Ne studio tanti. Ma soprattutto Aguero, per come si inserisce: la butta sempre dentro».
È religioso?
«Moltissimo. Facevo il chierichetto e quando siamo in ritiro a Torino vado a messa».
Simulare è peccato?
«È brutto. Ed è sempre meglio evitare, per non dare esempi negativi. Dentro l’area però l’attaccante tende a fare il furbo e alla minima situazione cade. Comunque i gol rubati non mi piacciono».
«Se devo spararla grossa sogno il Real». Conferma?
«Sì. Mi piace non avere limiti. Sto facendo tutto il possibile per realizzare i miei sogni».
È diplomato?
«Sono geometra, non si sa mai. E i miei genitori ci tenevano tantissimo».
Cosa fanno i suoi?
«Mio padre lavora in un’azienda tipografica. Mia madre lavorava in un’azienda che produce camice e lei era alla stiratura».
Cosa le hanno insegnato?
«Il valore del sacrificio. E anche quello dell’aiuto al prossimo. L’anno scorso ho voluto fortemente che mia mamma smettesse di lavorare, perché non potevo più vederla così stanca. Se oggi sono così lo devo ai miei genitori. Mi sembrava la cosa giusta da fare».
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