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L’orrore era a un passo: Dietro il centro benessere la vergogna della pedofilia

Posté par atempodiblog le 21 juillet 2016

Via vai di clienti all’interno del centro massaggi: Insospettabili padri di famiglia e professionisti

“Nella corposa ordinanza di custodia cautelare redatta dal Gip del tribunale di Salerno Stefano Berni Canani, sono confluite le intercettazioni telefoniche che confermano il via vai di clienti all’interno di quel centro massaggi frequentato soprattutto dalla «Cava bene».

Insospettabili padri di famiglia e professionisti che si recavano lì per sottoporsi a massaggi erotici omosessuali. Ecco perché le indagini degli inquirenti non possono affatto dirsi concluse. Bisogna capire quanti altri ragazzini sono finiti nella rete e identificare tutti i presunti complici del 51enne”.

Viviana De Vita

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Un vizio tenuto nascosto, riparato da ogni evidenza, eppure brutalmente perseguito
Campania. 17enne violentato da uomini maturi, dietro il centro benessere la vergogna della pedofilia
di Alberto Alfredo Tristano – Il Mattino

Cava de’ Tirreni. C’erano le maschere, c’erano le parrucche, c’era pure il cartello con la festosa accoglienza della scritta «Benvenuto tra noi»: un bieco carnevale di sesso e sopraffazione è quello che ha rovinato la vita del 17enne di Cava de’ Tirreni, per mesi prima con un amico, poi da solo vittima di un gruppo di pedofili. E la città accoglie la notizia in un silenzio accordato con l’aria sospesa e canicolare di questa estate segnata da un’orrenda storia.

Una storia che straccia la quiete da decoro borghese, da composta misura cui questa comunità ha sempre tenuto: appena sotto il velo della pubblica virtù, vien fuori lo squallido vizio privato. Via Talamo è il luogo dove si sono consumate le violenze sessuali sul lettino del centro benessere. Talamo, sì: ci si mette pure lo stradario ad aggiungere un riferimento che suona crudele e beffardo. La crudeltà e la beffa di questo cupo carnevale della sottomissione, dell’ignominia, a danno di un soggetto debole, già segnato da una personale fragilità e sbandato sulla via greve del ricatto.

È accaduto tutto in uno di questi interni, su questa strada in salita che accoglie l’edilizia popolare nella parte alta e le abitazioni bene del Parco Beethoven giù, dove essa comincia. Non siamo nel degrado della periferia ma in una zona centrale, dove il decoro, il coltivato decoro, ancora lui, della città borghese si esprime in file discrete di case senza impennate ed esibizioni architettoniche, concedendosi giusto qualche evasione modernista, da parco milanese, al Beethoven.

Per il resto è la provincia appartata e senza mode a disegnare questo pezzo di città, che scopre un grembo avvelenato di viltà sepolte nel silenzio. Silenzio complice?

Non si conoscono del tutto i dettagli, anche se i sussurri su questa casa privata trasformata in centro massaggi dicono che fosse ben nota nel giro degli scambi omosessuali, frequentata dalla gente bene, si parla di professionisti e persone conosciute del posto. Dopotutto le due persone mascherate che sono sfuggite all’identificazione del video pornografico fatto nel corso della violenza ci raccontano simbolicamente proprio questo: un vizio tenuto nascosto, riparato da ogni evidenza, eppure brutalmente perseguito.

Via Talamo non è il luogo dell’abbandono, del margine della comunità: via Talamo è nel centro della comunità. E questo rende perfino più inquietante la vicenda. Il Comune è a poche centinaia di metri; a poche centinaia di metri, dalla parte opposta, c’è il commissariato di polizia. C’era il tribunale qui, oggi gli uffici del giudice di pace, nello stesso stabile anche qualche ufficio dei servizi sociali del Comune. C’è la Metellia Servizi, la società municipale che si occupa sei servizi pubblici, dai parcheggi ai rifiuti. C’è la biblioteca comunale, l’istituto per ragionieri, il mercato coperto col centro per l’impiego.

La topografia è impietosa: è Cava, nel suo cuore stesso, a essere colpita da questa storia, è Cava a restarne ammutolita, nella rabbia repressa del suo sindaco, Vincenzo Servalli, che si dice «sconvolto» per questa vicenda che ha rotto «la tranquillità della città», mentre nei corridoi del Comune esplode un assessore, Enrico Polichetti, delegato al Centro storico e ai grandi eventi, che invoca «la castrazione chimica» per i responsabili. I responsabili. Erano quattro a praticare violenza orale e anale sul ragazzo bloccato sul lettino.

Dei due arrestati, Simone Criscuolo e Giuseppe Alfieri, quest’ultimo era anche il titolare. Diffondeva su internet le qualità del suo centro massaggi: un luogo di benessere, per il quale decantava «le virtù del massaggio». Un percorso verso la felicità corporale attraverso multiple tappe: «il potenziamento del sistema immunitario», «l’eliminazione delle tossine e delle cellule morte», «l’assorbimento di elementi che nutrono la pelle». «Accarezzati e coccolati» è – alla luce dei fatti – l’inquietante messaggio di réclame che chiude l’elenco dei benefici. I due ragazzi adescati erano stati chiamati proprio per fare delle fotografie per sponsorizzare le attività del centro. Appena più avanti, si è aperto per loro il baratro della violenza. Che spicca con ancora più forza navigando tra le pagine pubblicitarie del centro, tratteggiate con colori rassicuranti. Un’immagine tenue e tranquilla di ribaltamento ipocrita della realtà.

Alfieri si presenta come «massaggiatore muscolare ad indirizzo terapeutico, tecnico della musicoterapia, incaricato Forever Aloe Vera». Tra i contatti, solo un generico riferimento alla città di Cava de’ Tirreni col cap, e un numero di telefono cellulare. È l’aloe vera l’elemento chiave del suo benessere. Sul prodotto c’è anche il link per la vendita on-line dei prodotti: lì si acquisiscono ulteriori, scarne informazioni. Una G puntata segnala un secondo nome, non dichiarato. La sezione «i miei appuntamenti» è vuota. C’è anche un blog, che raccoglie una serie di testimonianze di clienti, più donne che uomini, dei prodotti commercializzati: bevande, integratori, cosmetici.

Un luogo virtuale per fare business, la faccia presentabile della feccia più riprovevole, di un circuito della perversione, tappeto steso sopra una montagna di sporcizia. Internet era l’arma della minaccia: se il ragazzo non si fosse prestato alle voglie degli adulti, i filmati degli incontri precedenti e registrati sarebbero finiti in rete, il 17enne additato come omosessuale da tutti i suoi amici. Gli stupri e le minacce avvenivano secondo una sorta di rito iniziatico, una pratica di gruppo che potrebbe non limitarsi a Cava de’ Tirreni: gli inquirenti ipotizzano infatti un grosso giro di pedofilia.

Gli aguzzini violentavano a turno e a turno riprendevano le drammatiche sequenze di violenza. «Devi stare fermo e zitto» gli dicevano, prima di palpeggiarlo e costringerlo a consumare rapporti sessuali. Il catalogo è contenuto nell’imponente materiale cartaceo ed elettronico sequestrato ad Alfieri. Il telefonino in particolare sembra contenere le peggiori immagini di questa domestica Sodoma: ci sono centinaia di foto in cui sono riprese pratiche omosessuali con giovanissimi dall’apparente età di 15 anni ma anche uomini maturi.

Al momento però c’è solo la denuncia del 17enne: il suo amico, e compagno di classe, vittima di palpeggiamenti, non ha voluto formalizzare alcuna querela. Decisiva è stata l’iniziativa della madre: lei si è accorto del comportamento sempre più complicato del ragazzo. Dal suo telefonino ha tratto elementi che potessero far pensare a qualcosa che non andava. Rivolgersi alle autorità è stato un atto conseguente, nonostante l’incredulità sempre più tragica in cui le si chiariva il quadro: la donna conosceva quell’uomo, lei stessa si recava in quel centro estetico per fare dei trattamenti.

L’orrore era a un passo, celato appena sotto la normalità del quotidiano.

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Papa a Domenicani: credibilità Chiesa passa attraverso la misericordia

Posté par atempodiblog le 19 juillet 2016

Papa a Domenicani: credibilità Chiesa passa attraverso la misericordia
La credibilità della Chiesa passa attraverso la misericordia: scrive, così, Papa Francesco in un messaggio a firma del cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, inviato ai Padri Domenicani, riuniti a Bologna per il loro Capitolo generale.
di Isabella Piro  – Radio Vaticana

Papa a Domenicani: credibilità Chiesa passa attraverso la misericordia dans Fede, morale e teologia Papa_Francesco

Misericordia, architrave della Chiesa
“L’architrave che sorregge la vita della Chiesa è la misericordia. Tutto della sua azione pastorale deve essere avvolto dalla tenerezza e nulla del suo annuncio e della sua testimonianza verso il mondo può essere privo di misericordia”: scrive così il Papa nel suo messaggio indirizzato a Fra Bruno Cadoré, Maestro generale dell’Ordine dei Predicatori, noti anche come Padri Domenicani.

“La credibilità della Chiesa – sottolinea il Pontefice – passa attraverso la strada dell’amore misericordioso e compassionevole che dona vita nuova ed infonde coraggio, per guardare al futuro con speranza”.

Riscoprire l’urgenza della solidarietà e del perdono
Ricordando, poi, la figura di San Domenico, “instancabile apostolo della grazia e strenuo difensore della verità”, il Pontefice auspica che i suoi seguaci possano testimoniare la misericordia “incarnandola nella vita” e divenendo “segno della vicinanza e della tenerezza di Dio, affinché anche l’odierna società riscopra l’urgenza della solidarietà, dell’amore e del perdono”.

Gli 800 anni dell’Ordine dei Predicatori
In programma a Bologna dal 16 luglio al 5 agosto, il Capitolo generale dei Priori Provinciali dell’Ordine dei Predicatori si svolge nel contesto del Giubileo straordinario della misericordia e dell’ottavo centenario della conferma dell’Ordine da parte di Papa Onorio III.

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Non puoi essere più grande di quanto tu non sia agli occhi di Dio

Posté par atempodiblog le 18 juillet 2016

Non puoi essere più grande di quanto tu non sia agli occhi di Dio dans Citazioni, frasi e pensieri Pregare

Tu non sei maggiormente santo se ricevi delle lodi, né maggiormente cattivo se ricevi dei rimproveri; sei quello che sei, e non puoi essere ritenuto più grande di quanto tu non sia agli occhi di Dio.

Imitazione di Cristo

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Combattere ed essere caritatevoli nello stesso tempo

Posté par atempodiblog le 18 juillet 2016

Combattere ed essere caritatevoli nello stesso tempo dans Citazioni, frasi e pensieri GK_Chesterton

Molti combattono perché lo ritengono necessario; ma a nessuno, temo, pare possibile combattere con carità, nel senso di combattere ed essere caritatevoli nello stesso tempo. Abbiamo un po’ l’idea che per vincere, o anche solo per combattere, bisogna “metterla giù dura”. Poi però leggiamo Chesterton e capiamo che invece è proprio possibile combattere ed essere caritatevoli al punto da non aver nemici – cosa che in qualunque altro caso sarebbe un pessimo segnale, mentre nel caso di Gilbert è il segno di un dono particolare.

Tratto da: L’eredità di Chesterton, articolo di Umberto Messina

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La donna e il drago

Posté par atempodiblog le 18 juillet 2016

La donna e il drago
Padre Livio Fanzaga – Radio Maria

La donna e il drago dans Anticristo Immacolata_Concezione_Giambattista_Tiepolo

Cari amici, dall’11 Settembre 2001, data emblematica dell’inizio del terrorismo fondamentalista  come nuova forma di guerra che mira all’annientamento  di tutto e di tutti, il mondo sta diventando sempre più insicuro, in particolare le città dell’Occidente.

Che cosa ci aspetta nell’immediato futuro? Con quali armi affrontare diluvio di odio e violenza che incombe? Quale sarà lo sbocco di questa folle corsa verso la catastrofe?  La ragione vacilla di fronte a questi interrogativi e sorge il dubbio che, per quanto gli Stati si diano da fare, difficilmente verranno  a capo da questo scatenamento infernale dell’impero delle tenebre. Solo lo sguardo della fede ci aiuta a capire quello che sta accadendo e quali siano i veri contorni della battaglia.

Come da ormai 35 anni ci rivela la Regina della pace,  dietro le vicende umane è in atto una grande battaglia fra il bene e il male, fra l’amore e l’odio, fra la Donna vestita di sole e il dragone infernale. In palio c’è la salvezza di innumerevoli anime e lo stesso futuro dell’umanità, che sta correndo verso l’abisso dell’autodistruzione.

Per uscire vincitori da questo tremendo passaggio storico non bastano i mezzi umani, per quanto necessari. Il nemico da respingere infatti è Satana, che vuole l’odio, vuole la guerra e vuole distruggere lo stesso pianeta sul quale viviamo.

Per questo la Madonna invita i suoi figli, che hanno rinnegato Cristo e si sono illusi di costruire un mondo senza Dio, a ritornare a lui con la preghiera, la fede e la conversione. Questo cambiamento dei cuori otterrà da Dio la grazia della sapienza, della forza e del coraggio per uscire dalla grande tribolazione e per  entrare nel nuovo mondo della pace.

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Papa su strage Nizza: basta uccidere fratelli, costruire mondo su accoglienza

Posté par atempodiblog le 18 juillet 2016

Papa su strage Nizza: basta uccidere fratelli, costruire mondo su accoglienza
Appello del Papa all’Angelus in Piazza San Pietro, dopo la strage di Nizza. Francesco esprime la sua vicinanza al popolo francese e invoca la fine del terrore. Quindi, invita a costruire un mondo nuovo e fraterno praticando la virtù umana e cristiana dell’accoglienza, che oggi – osserva – rischia di essere trascurata.
di Sergio Centofanti – Radio Vaticana

Papa su strage Nizza: basta uccidere fratelli, costruire mondo su accoglienza dans Articoli di Giornali e News Nizza_omaggio_alle_vittime_dell_attentato

Subito dopo la strage di Nizza, il Papa aveva manifestato il suo sgomento per la “violenza cieca” che colpisce persone innocenti, incapace di avere pietà anche davanti alla vita di tanti bambini. All’Angelus, davanti a numerosi pellegrini giunti da tutto il mondo in Piazza San Pietro, torna ad esprimere il suo dolore per quanto accaduto e chiede un momento di silenzio per pregare:

“Nei nostri cuori è vivo il dolore per la strage che, la sera di giovedì scorso, a Nizza, ha falciato tante vite innocenti, persino tanti bambini. Sono vicino ad ogni famiglia e all’intera nazione francese in lutto. Dio, Padre buono, accolga tutte le vittime nella sua pace, sostenga i feriti e conforti i familiari; Egli disperda ogni progetto di terrore e di morte, perché nessun uomo osi più versare il sangue del fratello. Un abbraccio paterno e fraterno a tutti gli abitanti di Nizza e a tutta la nazione francese”.

Commentando il brano evangelico di Marta e Maria, proposto dalla liturgia domenicale, Papa Francesco invita a costruire un mondo nuovo, più fraterno, basato sull’accoglienza e non sull’emarginazione e l’esclusione. Le due sorelle che accolgono a casa il Signore, ci ricordano che l’ospitalità è “una virtù umana e cristiana”, una virtù – afferma Francesco – che purtroppo “nel mondo di oggi rischia di essere trascurata”:

“Infatti, si moltiplicano le case di ricovero e gli ospizi, ma non sempre in questi ambienti si pratica una reale ospitalità. Si dà vita a varie istituzioni che provvedono a molte forme di malattia, di solitudine, di emarginazione, ma diminuisce la probabilità per chi è straniero, emarginato, escluso di trovare qualcuno disposto ad ascoltarlo. Perché è straniero, profugo, migrante. Ascoltare quella dolorosa storia! Persino nella propria casa, tra i propri familiari, può capitare di trovare più facilmente servizi e cure di vario genere che ascolto e accoglienza”.

Oggi siamo presi da tanti problemi – e alcuni dei quali non importanti – sottolinea il Papa – e manchiamo della capacità di ascolto:

“Siamo indaffarati continuamente e così non abbiamo tempo per ascoltare. E io vorrei domandare a voi, farvi una domanda, ognuno risponda nel proprio cuore: ‘Tu, marito, hai tempo per ascoltare tua moglie? E tu, donna, hai tempo per ascoltare tuo marito? Voi genitori avete tempo, tempo da perdere, per ascoltare i vostri figli o i vostri nonni, gli anziani?’ – ‘Ma, i nonni sempre dicono le stesse cose, sono noiosi…’ – ‘Ma hanno bisogno di essere ascoltati!’. Ascoltare. Vi chiedo di imparare ad ascoltare e di dedicargli più tempo. Nella capacità di ascolto c’è la radice della pace”.

Nel passo evangelico Maria ascolta la parola di Gesù, mentre Marta, presa dalle cose da preparare, si lamenta col Maestro perché la sorella non l’aiuta. Il Signore la esorta a non affannarsi ma a scegliere come Maria la parte migliore, l’unica cosa necessaria:

“Nel suo affaccendarsi e darsi da fare, Marta rischia di dimenticare. E questo è il problema: rischia di dimenticare la cosa più importante, cioè la presenza dell’ospite, che era Gesù in questo caso. Si dimentica della presenza dell’ospite. E l’ospite non va semplicemente servito, nutrito, accudito in ogni maniera. Occorre soprattutto che sia ascoltato.

Ricordate bene questa parola: ascoltare! Perché l’ospite accolto come persona, con la sua storia, il suo cuore ricco di sentimenti e di pensieri, così che possa sentirsi veramente in famiglia. Ma se tu accogli un ospite a casa tua e continui a fare le cose, lo fai sedere lì, muto lui e muto te, è come se fosse di pietra, l’ospite di pietra. No! L’ospite va ascoltato”.

L’unica cosa di cui c’è bisogno – spiega il Papa – rimanda certamente all’ascolto della parola di Gesù, “che illumina e sostiene tutto ciò che siamo e che facciamo »:

“Se noi andiamo a pregare – per esempio – davanti al Crocifisso e parliamo, parliamo, parliamo e parliamo e poi ce ne andiamo: non ascoltiamo Gesù! Non lasciamo parlare Lui al nostro cuore. Ascoltare: quella parola è chiave. Non dimenticatevi! Ma non dobbiamo dimenticare che anche nella casa di Marta e Maria, Gesù, prima di essere Signore e Maestro, è pellegrino e ospite.

Dunque, la sua risposta ha questo primo e più immediato significato: Marta, Marta, perché ti dai tanto da fare per l’ospite fino a dimenticare la sua presenza? L’ospite di pietra! Per accoglierlo non sono necessarie molte cose; anzi, necessaria è una cosa sola: ascoltarlo – la parola: ascoltarlo – dimostrargli un atteggiamento fraterno, in modo che si accorga di essere in famiglia, e non in un ricovero provvisorio”.

Il Papa eleva la sua preghiera a Maria:

“La Vergine Maria, Madre dell’ascolto e del servizio premuroso, ci insegni ad essere accoglienti e ospitali verso i nostri fratelli e le nostre sorelle”.

Infine, Francesco rivolge un saluto caloroso anche a un gruppo di pellegrini cinesi.

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La solidarietà nazionale della Chiesa in Francia

Posté par atempodiblog le 16 juillet 2016

La solidarietà nazionale della Chiesa in Francia
Il clero francese ha confermato ieri la sua nota vena patriottica, affrontando il dramma comune della strage di Nizza non solo con le armi della fede e della preghiera ma anche con le ragioni dell’identità nazionale e dell’unità inclusiva di fronte alla sfida del multiculturalismo. Capita così che le considerazioni sul 14 luglio s’intreccino a quelle sull’Anno della Misericordia
di Claudia Cirami – La Croce – Quotidiano

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Preghiera, solidarietà e unità nazionale. Così la Chiesa di Francia ha reagito allo spaventoso attentato di Nizza, costato la vita ad 84 persone (anche se il bilancio appare ancora provvisorio) e causa di grandi sofferenze per diversi feriti, alcuni in gravi condizioni. Sebbene i festeggiamenti del 14 Luglio fossero un momento di rischio e l’allerta fosse ovunque elevata, tuttavia ogni volta la morte in Francia sembra colpire a tradimento, prendendo tutti alla sprovvista. Il male che s’abbatte all’improvviso appare sempre più organizzato, più efficiente di qualsiasi difesa. Di fronte a questo nuovo dolore che colpisce principalmente la Francia e, in questo paese, il mondo intero, occorre immediatamente una risposta efficace anche da parte della Chiesa, prima che abbiano il sopravvento sentimenti di rinnovate ostilità. Il primo a parlare, ieri, è stato il portavoce della Conferenza Episcopale Francese (CEF), Mr. Olivier Ribadeau Dumas, che su Twitter ha scritto: «La solidarietà nazionale sarà più forte del terrorismo. La nostra preghiera raggiunge tutte le vittime e i loro parenti». Successivamente, sempre nella stessa mattinata del 15 Luglio, la Conferenza dei vescovi di Francia ha emesso un comunicato in cui viene fatto presente che i vescovi francesi si associano «pienamente al dolore dei parenti e delle famiglie delle vittime». Sono inoltre assicurati pensieri e preghiere, e tutti i cattolici di Francia, su invito di Mons. Georges Pontier, arcivescovo di Marsiglia e presidente della CEF, sono chiamati «a pregare specialmente per le vittime e i loro parenti durante la messa», che sarà celebrata Domenica 17 Luglio, nella cattedrale di Notre-Dame, nella capitale francese (officiata da Monsignor Denis Jachiet, vescovo ausiliare di Parigi).

Ancora una volta Messe e preghiere: la prima strada per uscire dall’incubo e aprire il cuore al perdono non può che passare necessariamente dal soccorso che viene dalla grazia di Dio. Il comunicato si ferma poi a commentare quello che è accaduto: «questa tragedia si aggiunge alla triste lista d’atti terroristici che gettano nel lutto» la Francia e «altri paesi nel mondo da molti mesi. Qualunque sia il motivo, questa barbarie è inaccettabile, intollerabile». Nonostante la sottolineatura dell’inaccettabilità del gesto, qui il comunicato sembra procedere in modo molto cauto, sena alcun riferimento al motivo degli attentati, perché i vescovi di Francia sanno bene che il paese della Torre Eiffel è ormai un luogo ad alto tasso di presenza di musulmani e nessuno di loro vuole aprire a conflitti religiosi, né infastidire gli islamici moderati e integrati. Così, il comunicato conclude: «Il nostro paese è stato ferito mentre viveva un momento d’unione nazionale. Più che mai, la solidarietà nazionale deve essere più forte del terrorismo». La richiesta è, dunque, quella non perdersi in mille divisioni di fronte ad un nemico che, probabilmente, opera in modo così efferato, non solo per scoraggiare, terrorizzare, ma anche per incutere divisione, e – di conseguenza – indebolire ancor di più. Sul momento di unità nazionale vissuto dall’intera Francia, certamente i vescovi, pur con qualche riserva, fanno riferimento ad una situazione accettata in buona parte. Dopo la nota dei Vescovi francesi, scritta per il bicentenario della Rivoluzione Francese, avvenuto nel 1989, che ricordava le prove vissute dalla Chiesa durante quel periodo storico, ma al tempo stesso l’importanza di tutto quello che la Rivoluzione Francese ha contribuito a sviluppare con i suoi principi, l’opera di pacificazione nazionale è andata avanti. Non è stato semplice: la Rivoluzione nel tempo ha diviso clero e fedeli. Ha straziato, ucciso, confiscato, ma è stata anche da alcuni cattolici approvata e – successivamente – già a partire dall’Ottocento, nonostante molti continuassero a mantenere un atteggiamento contrario, diversi, nel mondo cattolico, si sono interrogati su questo evento, così foriero di conseguenze nel bene e nel male. Così, ieri era gran pare della Francia che, in diverse città, si era riversata nelle strade per i festeggiamenti del 14 Luglio.

Così come è accaduto nel luogo dell’attentato. La voce del vescovo di Nizza ha ben evidenziato il momento drammatico vissuto dagli abitanti di Nizza e da coloro che si trovavano lì in vacanza o per lavoro. Mons. Merceau ha infatti usato il termine “sotto-choc” che riguarda sia famiglie e amici di chi ha perso la vita, che testimoni e personale che ha operato durante tutta la notte per venire in soccorso di chi era ferito, nascosto, terrorizzato. Il Vescovo ha usato un’espressione dolorosa come “scene insostenibili” e ha fatto riferimento all’attentato come ad un “atto inumano” che non si può comprendere. «Niente – ha affermato – può legittimare la follia assassina, la barbarie». Inoltre «Davanti ad un comportamento incomprensibile e folle, i perché non trovano risposta» ha poi aggiunto, chiedendosi se il cuore dell’uomo è fatto per amare o per uccidere. Ma la certezza non può che essere una sola, da parte del vescovo: «Questi momenti tragici non devono suscitare ripiegamento in se stessi, chiusura, discriminazione e io mi auguro che alle persone non rimanga la solitudine di un momento così terribile per le famiglie, per la gente in choc». E ha invitato a non aver paura di rivolgersi ai sacerdoti, a persone che possono aiutare a fare in modo che non venga tenuto dentro di sé quello che può trasformarsi in odio e in violenza. Il momento è indubbiamente tragico. La Chiesa di Francia sembra sentire forte la responsabilità di frenare sentimenti di odio e vendetta, pur condannando con fermezza l’inumanità di azioni come queste. Come già era accaduto il 13 Novembre dello scorso anno, quando la “mannaia” del terrorismo si era abbattuta sui luoghi del tempo libero e del divertimento, sale concerto, bar, ristoranti (lo stadio sfuggì per un soffio ad un’ulteriore carneficina), i terroristi – poco importa che si tratti di una cellula o di un lupo solitario – hanno scelto ancora una volta di colpire in un momento di svago, quando le difese si allentano, e infierire su vittime civili che nulla hanno a che fare con le responsabilità decisionali dei loro governi.

Non sarà semplice accettare che, ad esempio, secondo le testimonianze, l’attentatore si è diretto con il camion contro un chiosco che vendeva caramelle e ha preso in pieno bambini e genitori e nonni: di fronte a scene simili, è più facile che il cuore si chiuda in sentimenti di odio, piuttosto che aprirsi al perdono. Consapevole di questa possibile conseguenza, il vescovo di Nizza ha auspicato, ancora, una «vicinanza […] che porti sostegno e speranza » in tutti quei luoghi in cui gli abitanti di Nizza si incontrano per lavoro, nelle associazioni, nelle comunità cristiane. Il suo è un «messaggio di compassione, di consolazione. Non esitiamo a dirci ciò che ha ferito il nostro cuore». Come si vede, torna, ancora una volta, la richiesta di far uscire tutto il dolore, la sofferenza, la difficoltà di capire. Il passaggio è fondamentale: solo non tenendo tutto dentro, sarà possibile ricominciare a rivedere la luce e risentire la pace. Non ci sono alternative.

Il vescovo chiude poi con il riferimento all’Anno della Misericordia che «è un appello a cambiare i cuori. Attraverso la preghiera, andiamo verso Colui che è il maestro dell’Amore». Il riferimento a Cristo, nelle parole del vescovo di Nizza, è molto significativo: egli rimanda al sangue e l’acqua che sono colati dal suo costato trafitto, “fiumi d’amore”, così li definisce, e portare il “messaggio d’amore” è il compito che dà ai cristiani, ai cattolici. Così conclude: «Alcuni fratelli sono nel bisogno. Noi abbiamo bisogno. La nostra società ha bisogno. Questi momenti tragici sono lontani dal farci chiudere, lontani da fare di noi ciò che quell’uomo ha voluto fare. Portate con voi un messaggio che dica la forza del cuore dell’uomo. La morte non avrà l’ultima parola». Se l’atto è inumano, colpisce che il terrorista viene chiamato “uomo”.

Vedere l’umanità anche dove il mondo non riesce più a scorgerla è il compito dei cristiani. Anche altri vescovi francesi hanno fatto sentire la propria voce in questo momento così triste per il popolo di Francia, ma anche per altre nazioni, dato che è ormai certo che tra le vittime e i feriti di questo nuovo atto di barbarie ci sono uomini e donne (e probabilmente bambini) di diversa nazionalità. Mons. Marc Aillet, vescovo de Bayonne, ha scritto su Twitter «Costernazione e preghiera per le vittime dell’attentato di Nizza. È urgente pregare per la Francia». Cita invece Paolo VI e il suo “mai più la guerra” il vescovo di Fréjus-Toulon, monsignor Dominique Rey. Esprime la sua vicinanza a tutti coloro che erano nella Promenade des Anglais – il luogo dove è avvenuto l’attentato – l’arcivescovo di Avignone, mons. Jean-Pierre Cattenoz, commentando che «ancora una volta ci troviamo ad affrontare l’orrore assoluto». Due volte, nel suo intervento, compare il termine “orrore”: segno che la Francia è di nuovo travolta da una fortissima onda emotiva, dovuta ad un fatto che per molti appare inspiegabile, perché le procedure di sicurezza, dopo gli attentati del 13 Novembre, avrebbero dovuto scongiurare una simile carneficina. Lo sgomento dei vescovi esprime perfettamente lo stato d’animo dei francesi. Il vescovo d’Evry, Mons. Michel Dubost, si è, invece, interrogato sul significato di “fraternità”, su cosa voglia dire e se è un concetto inclusivo o limitato a quelli che vivono insieme a noi. Non è un tema peregrino: la strada per un progressivo superamento di odi e vendette sembra una soltanto. Riconoscere che l’altro – pur nella sua diversità e nella sua peculiarità – è mio fratello serve per una buona integrazione, coinvolgendo sia chi ospita che chi viene ospitato.

I vescovi francesi, dunque, sembrano consapevoli che occorre lavorare ancora tanto per scongiurare tragedie come quella di Nizza. I tempi sono complessi, è necessario che ognuno si impegni a ricercare le radici del concetto di fraternità, ad interiorizzarlo, una volta trovate, e a incarnarlo quotidianamente. Perché il male non abbia il sopravvento. Nel sito La Croix, leggiamo che Mgr Dominique Lebrun, arcivescovo di Rouen, ha invece invitato i fedeli della sua diocesi a partecipare ad un messa sabato 16 Luglio nella basilica di NotreDame de Bonsecours. «Più che mai, è necessario costruire una civiltà dell’amore. Chi meglio di Gesù può insegnare e mostrarci la via?», si è chiesto. Sempre sullo stesso sito, leggiamo parte del messaggio che il segretario di Stato della Santa Sede, card. Pietro Parolin, ha inviato al vescovo di Nizza. Secondo questo messaggio, Papa Francesco «affida alla misericordia di Dio le persone che hanno perso la vita e si associa vivamente al dolore delle famiglie colpite dal lutto. Esprime la sua solidarietà alle persone ferite, così come a tutti quelli che hanno contribuito ai soccorsi, domandando al Signore di sostenere ciascuno in questa prova. Implorando da Dio il dono della pace e della concordia, invoca sulle famiglie provate e su tutti i francesi il beneficio delle Benedizioni divine». La Chiesa Francese, sostenuta da tutta la cattolicità, avrà di nuovo un compito difficile: riconciliare, invitare al perdono, costruire l’amore. In questo, tuttavia, non è sola: Cristo, che non ama perdere tempo, si è già messo all’opera.

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Non giudicare

Posté par atempodiblog le 12 juillet 2016

San Josemaría Escrivá de Balaguer/ Accadde Oggi
12/07/1932

Non giudicare dans Citazioni, frasi e pensieri San_Josemaria

Scrisse: “Non giudichiamo. —Ognuno vede le cose dal suo punto di vista… e con la sua intelligenza, quasi sempre molto limitata, e con gli occhi accecati o annebbiati dalle tenebre della passione, molto spesso.

Inoltre, la visione di alcune persone è soggettiva e malsana come quella di certi pittori pseudo-moderni che tracciano dei segni arbitrari assicurandoci che sono il nostro ritratto, la nostra condotta…

Quanto poco valgono i giudizi degli uomini!

—Non giudicate senza calibrare il vostro giudizio nell’orazione”.

Tratto da: josemariaescriva.info

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Un allenatore che vince i campionati Europei, perché resta così tranquillo?

Posté par atempodiblog le 11 juillet 2016

Un allenatore che vince i campionati Europei, perché resta così tranquillo?
Dio è la bussola nella vita di Fernando Santos, tecnico del Portogallo. Ai festeggiamenti lui preferisce la messa e la Bibbia!
di Gelsomino Del Guercio – Aleteia

Un allenatore che vince i campionati Europei, perché resta così tranquillo? dans Articoli di Giornali e News Fernando_Santos

Il ritratto di Fernando Santos, allenatore del Portogallo fresco vincitore degli Europei, non si incrocia spesso su un campo di gioco. All’immagine lui preferisce la sostanza.

Concreto, devoto, abituato a non aver mai nulla regalato da nessuno. Sul campo e nella vita. La messa la domenica mattina, l’amore per la moglie Guillhermina (la stessa di sempre) i due figli Catia e Pedro. L’hobby della pesca con gli amici, la passione per il calcio. Che però «non conta niente se comparato ai veri valori della vita, come la paternità o l’amicizia. Nulla, zero» (Il Fatto Quotidiano, 9 luglio).

CALCIO MAI AL PRIMO POSTO

Di lui dicono che

è un uomo tranquillo, si vede che considera il calcio un gioco semplice, così come fanno tutte le persone pratiche. Gli riesce naturale, forse perché il pallone non lo ha mai messo al primo posto. Non lo ha fatto neanche quando giocava: buon difensore del Benfica, ma ruolo diviso con la conquista di una laurea in ingegneria. Non a caso le prime parole dopo la finale sono state per la moglie, per i figli, per Dio. (La Repubblica, 11 luglio).

MESSA E BIBBIA

Santos non poteva che dedicare la vittoria sul campo alla famiglia ma sopratutto a suo padre «che è a festeggiare con Dio» (www.tsf.pt, 8 luglio).

Per lui «essere cattolici è un impegno forte» Come ha spiegato nel ciclo di incontri su Dio organizzati dalla comunità Cappella Rat a Lisbona la preghiera è la prima cosa che fa quando si sveglia. Ed è seguita dalla lettura di alcuni brani della Bibbia, proclamati nella messa del giorno, a cui cerca di partecipare sia in Portogallo che all’estero (la domenica, invece, non manca mai).

FEDE “TAKE AWAY”

Da bambino non andava “molto d’accordo” con il Signore, il suo rapporto con la fede era di “take away”, un “prendi e porti via”, un ascoltare e poi allontanarsi, ma senza mai trascurare la preghiera, che recitava prima di addormentarsi.

Poi venne il matrimonio in chiesa, il battesimo dei figli ma ancora non sentiva vicino il Signore. Il cambiamento è avvenuto quando ha seguito da vicino il cammino di preparazione di sua figlia che doveva cresimarsi.

In quel periodo, dice Santos, «ho capito che Cristo è vivo in ciascuno di noi», e ha iniziato a leggere la Bibbia. La svolta della sua vita.

LA MARCIA IN PIU’ DI PAPA FRANCESCO

Oggi Santos dice che ha apprezzato molto i papi Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, ma Francesco «portà in sé qualcosa di grande«, molti cattolici «avevano bisogno di una persona con la sua esperienza» (www.snpcultura.org, 5 dicembre 2015).

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L’anno delle favole

Posté par atempodiblog le 11 juillet 2016

L’anno delle favole
di Massimiliano Nerozzi – La Stampa

L’anno delle favole dans Sport Portogallo_campione_d_Europa

È davvero l’anno delle favole: dopo il Leicester di Claudio Ranieri, il Portogallo di Fernando Santos e, ieri sera, di Rui Patricio (fenomenale) molto più di Cristiano Ronaldo, azzoppato e fuori in lacrime dopo venti minuti. Da sfavorito, e senza la sua star, ha battuto la Francia che pure era superiore in tutto e giocava nella sua arena. Ripescato come terzo del gruppo F, dietro a Ungheria e Islanda, il Portogallo s’è così ripreso quell’Europeo che la Grecia gli aveva levato nella finale di Lisbona, dodici anni fa. Dal triste fado di quella notte, al fracasso di questa.

La Francia, al contrario, non aveva mai fatto prigionieri, in casa: da Platini (Europeo 1984) a Zidane (Mondiale 1998), il cielo di Parigi era stato sempre nel blu dipinto di «Bleus». Alla fine, oltre che commovente, è stata una vittoria logica e meritata: «les Bleus» hanno giocato timorosi, ancor prima che male, e hanno fallito i colpi vincenti che pure hanno avuto. Perso Ronaldo, Santos ha preparato una partita molto «italiana», sabotando l’avversario e fiondandosi davanti, ogni volta che poteva. Fino al jolly pescato nel supplementare, da Eder. 

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La ragione della propria mancanza di serenità è che non si accusa se stessi

Posté par atempodiblog le 9 juillet 2016

La ragione della propria mancanza di serenità è che non si accusa se stessi

La ragione della propria mancanza di serenità è che non si accusa se stessi dans Citazioni, frasi e pensieri Doroteo_di_Gaza

Cerchiamo, fratelli, di vedere da che cosa derivi il fatto che quando qualcuno ha sentito una parola molesta, spesso se ne va senza alcuna reazione, come se non l’avesse udita, mentre talvolta appena l’ha sentita si turba e si affligge… 

Chi si trova in preghiera o in contemplazione, facilmente sopporta il fratello che lo insulta, e rimane imperturbato. Talvolta questo avviene per il troppo affetto da cui qualcuno è animato verso qualche fratello. Per questo affetto egli sopporta da lui ogni cosa con molta pazienza. 

Questo può inoltre derivare dal disprezzo. Quando uno disprezza o schernisce chi abbia voluto irritarlo, disdegna di guardarlo o di rivolgergli la parola o di accennare, parlando con qualcuno, ai suoi insulti e alle sue maldicenze, considerandolo come il più vile di tutti. 

Da tutto questo può derivare il fatto che qualcuno non si turbi, né si affligga se disprezzato o non prenda in considerazione le cose che gli vengono dette. 

Accade invece che qualcuno si turbi e si affligga per le parole di un fratello allorquando si trova in una condizione molto critica o quando odia quel fratello. Vi sono tuttavia anche molte altre cause di questo stesso fenomeno che vengono diversamente presentate. 

Ma la ragione prima di ogni turbamento, se facciamo una diligente indagine, la si trova nel fatto che nessuno incolpa se stesso. Da qui scaturisce ogni cruccio e travaglio, qui sta la ragione per cui non abbiamo mai un po’ di pace; né ci dobbiamo meravigliare, poiché abbiamo appreso da santi uomini che non esiste per noi altra strada all’infuori di questa per giungere alla tranquillità. Che le cose stiano proprio così lo constatiamo in moltissimi casi. 

E noi, inoperosi e amanti della tranquillità, ci illudiamo e crediamo di aver intrapresa la via giusta allorché in tutte le cose siamo insofferenti, non accettando mai di incolpare noi stessi. Così stanno le cose. 

Per quante virtù possegga l’uomo, fossero pure innumerevoli e infinite, se si allontana da questa strada, non avrà mai pace, ma sarà sempre afflitto o affliggerà gli altri, e si affaticherà invano.

dai «Discorsi spirituali» di san Doroteo, abate, Doctr. 7, De accusatione sui ipsius, 1-2; PG 88, 1695-1699
Tratto da: Il Centro culturale Gli scritti

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Giuseppe Mayr-Nusser, morto per aver obbedito a Cristo e non al Führer

Posté par atempodiblog le 9 juillet 2016

Giuseppe Mayr-Nusser, morto per aver obbedito a Cristo e non al Führer dans Articoli di Giornali e News Giuseppe_Mayr_Nusser

Tra i prossimi nuovi Beati c’è la stupenda figura di Giuseppe Mayr-Nusser.

Nato nel 1910 a Bolzano in una famiglia di contadini profondamente cristiana, diventa dirigente dell’Azione Cattolica sud-tirolese. Sposato ad appena 22 anni, ha presto un figlio. Va a Messa tutte le mattine.

E’ l’epoca in cui in Europa imperversano nazismo e fascismo. Ama leggere Tommaso Moro, il cancelliere inglese che nel 16.mo secolo si oppose per motivi di coscienza a Enrico VIII e preferisce essere decapitato piuttosto che contraddire la propria fede cattolica.

Aderisce in segreto ad un movimento antinazista. “Oggi  - dice – dare testimonianza è la nostra unica arma efficace”,  oggi, più che mai, si deve mostrare a tutti che “l’unico capo che solo ha diritto ad una completa, illimitata autorità e ad essere il nostro ‘condottiero’ è Cristo”.

Viene arruolato a forza dai nazisti nelle famigerate SS. Scrive alla moglie: “Prega per me, affinché nell’ora della prova io possa agire senza esitazioni secondo i dettami di Dio e della mia coscienza (…) tu sei una donna coraggiosa e nemmeno i sacrifici personali che forse ti saranno chiesti potranno indurti a condannare tuo marito perché ha preferito perdere la vita piuttosto che abbandonare la via del dovere”.

Al momento del giuramento di fedeltà a Hitler si rifiuta. Imprigionato viene spedito su un treno merci verso il campo di concentramento di Dachau. Muore di stenti e maltrattamenti durante il viaggio: aveva 34 anni. Muore perché ha obbedito a Cristo e non al Führer. [...]

di Sergio Centofanti – Radio Vaticana

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Un Paradiso anticipato in Terra

Posté par atempodiblog le 9 juillet 2016

Un Paradiso anticipato in Terra dans Citazioni, frasi e pensieri santa-veronica-giuliani

“Se davvero facciamo la divina Volontà, fra tempeste, fra avversità, fra travagli, troveremo sempre pace, e che pace!

Parteciperemo la beatitudine che godono i Beati in cielo ed un Paradiso anticipato in Terra”.

Santa Veronica Giuliani

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“Dovete irradiare quella presenza che è dentro di voi”

Posté par atempodiblog le 7 juillet 2016

“Dovete irradiare quella presenza che è dentro di voi” dans Citazioni, frasi e pensieri Madre_Teresa_di_Calcutta

“Sin dal principio, i Fratelli si preoccupino di ascoltare la voce di Dio nella preghiera, nell’adorazione e nella contemplazione. Può darsi che usciate per la strada e non abbiate nulla da dire… benissimo, ma potreste trovare un uomo che se ne sta in piedi all’angolo della via. Andate da lui.

Può darsi che vi offenda, ma voi siete lì e li c’è la Sua Presenza.Dovete irradiare quella presenza che è dentro di voi, rivolgendovi a quell’uomo, con amore e rispetto. Perché? Perché credete che è Gesù. Gesù non può ricevervi: perciò dovete sapere come andare da Lui.

Egli viene sotto le vesti di quella persona. Questo è il nostro quarto voto. Siete vincolati dalla stessa promessa; soltanto, per noi Sorelle, quell’affamato lo è più in senso materiale e per voi Fratelli è invece un affamato spirituale, una persona spiritualmente nuda, spiritualmente senza dimora.

Credetemi, Fratelli, trovo assai più difficile lavorare con gente che prova questo tipo di amarezza, che avverte questa angoscia nel cuore, che si sente rifiutata, non amata, trascurata”.

Beata Madre Teresa di Calcutta

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NIGERIANO UCCISO/ Fermo, fuggito da Boko Haram lo ha ritrovato in Italia: massacrato di botte

Posté par atempodiblog le 7 juillet 2016

NIGERIANO UCCISO/ Fermo, fuggito da Boko Haram lo ha ritrovato in Italia: massacrato di botte
di Paolo Vites – Il Sussidiario.net

NIGERIANO UCCISO/ Fermo, fuggito da Boko Haram lo ha ritrovato in Italia: massacrato di botte dans Articoli di Giornali e News Emanuel_e_la_fidanzata

Dov’è l’orrore, nella Nigeria degli islamisti terroristi di Boko Haram che da anni hanno massacrato nelle chiese e nei villaggi migliaia di persone, in gran parte appartenenti alle comunità cristiane, o nella ricca provincia italiana?

Nessuna differenza verrebbe da dire perché sei ti chiami Emanuel Chidi Namdi, un nigeriano di 36 anni scappato dalla Nigeria insieme alla fidanzata dopo che una bomba, mentre erano chiesa, aveva dilaniato la loro figlia e i loro genitori, accolto da una comunità parrocchiale locale, sul punto di sposarsi, convinto di star ricominciando una vita serena lontano dal suo paese insanguinato, vieni invece massacrato a calci e pugni e ammazzato proprio in Italia.

Il motivo? Emanuel stava camminando con la fidanzata l’altra sera per le strade di Fermo, i due erano ospiti del seminario vescovile quando un tale ha cominciato a insultare la donna. “Scimmia africana” pare le abbia detto. Ha insultato anche lui, “un negro”. Emanuel ha reagito, soprattutto per difendere la sua futura moglie e l’italiano, un 40enne noto come capo degli ultra della squadra locale, la famosissima “Fermana Football Club” (non che essere un ultra di una squadra di serie A sia meglio) ha tirato via dall’asfalto un palo segnaletico e ha sprangato a morte Emanuel. Ricoverato in coma, è morto il giorno dopo.

L’aggressore è stato denunciato a piede libero, un lusso che neanche i miliziani di Boko Haram si aspetterebbero. Frasi di circostanza, il sindaco Paolo Calcinaro esprime dolore e “ferma condanna”:

“La mia vicinanza va anche a don Vinicio Albanesi e a chi opera nelle strutture di accoglienza, per il loro lavoro quotidiano, perché il germe del razzismo non può in alcun modo proliferare in questa comunità”.

Boko Haram non vive solo in Nigeria è anche qui, per le strade di Fermo. Si nutre dell’ignoranza e dello stesso odio per il diverso e mentre aspettiamo l’esercito del califfato la guerra è già cominciata. Ma a farla siamo noi, i figli del prospero occidente post Brexit.

A Fermo negli ultimi mesi erano scoppiate quattro bombe davanti ad altrettante chiese, perché qua i preti accolgono gli immigrati. Proprio come in Nigeria.

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