L’orrore era a un passo: Dietro il centro benessere la vergogna della pedofilia
Posté par atempodiblog le 21 juillet 2016
Via vai di clienti all’interno del centro massaggi: Insospettabili padri di famiglia e professionisti
“Nella corposa ordinanza di custodia cautelare redatta dal Gip del tribunale di Salerno Stefano Berni Canani, sono confluite le intercettazioni telefoniche che confermano il via vai di clienti all’interno di quel centro massaggi frequentato soprattutto dalla «Cava bene».
Insospettabili padri di famiglia e professionisti che si recavano lì per sottoporsi a massaggi erotici omosessuali. Ecco perché le indagini degli inquirenti non possono affatto dirsi concluse. Bisogna capire quanti altri ragazzini sono finiti nella rete e identificare tutti i presunti complici del 51enne”.
Viviana De Vita
Un vizio tenuto nascosto, riparato da ogni evidenza, eppure brutalmente perseguito
Campania. 17enne violentato da uomini maturi, dietro il centro benessere la vergogna della pedofilia
di Alberto Alfredo Tristano – Il Mattino
Cava de’ Tirreni. C’erano le maschere, c’erano le parrucche, c’era pure il cartello con la festosa accoglienza della scritta «Benvenuto tra noi»: un bieco carnevale di sesso e sopraffazione è quello che ha rovinato la vita del 17enne di Cava de’ Tirreni, per mesi prima con un amico, poi da solo vittima di un gruppo di pedofili. E la città accoglie la notizia in un silenzio accordato con l’aria sospesa e canicolare di questa estate segnata da un’orrenda storia.
Una storia che straccia la quiete da decoro borghese, da composta misura cui questa comunità ha sempre tenuto: appena sotto il velo della pubblica virtù, vien fuori lo squallido vizio privato. Via Talamo è il luogo dove si sono consumate le violenze sessuali sul lettino del centro benessere. Talamo, sì: ci si mette pure lo stradario ad aggiungere un riferimento che suona crudele e beffardo. La crudeltà e la beffa di questo cupo carnevale della sottomissione, dell’ignominia, a danno di un soggetto debole, già segnato da una personale fragilità e sbandato sulla via greve del ricatto.
È accaduto tutto in uno di questi interni, su questa strada in salita che accoglie l’edilizia popolare nella parte alta e le abitazioni bene del Parco Beethoven giù, dove essa comincia. Non siamo nel degrado della periferia ma in una zona centrale, dove il decoro, il coltivato decoro, ancora lui, della città borghese si esprime in file discrete di case senza impennate ed esibizioni architettoniche, concedendosi giusto qualche evasione modernista, da parco milanese, al Beethoven.
Per il resto è la provincia appartata e senza mode a disegnare questo pezzo di città, che scopre un grembo avvelenato di viltà sepolte nel silenzio. Silenzio complice?
Non si conoscono del tutto i dettagli, anche se i sussurri su questa casa privata trasformata in centro massaggi dicono che fosse ben nota nel giro degli scambi omosessuali, frequentata dalla gente bene, si parla di professionisti e persone conosciute del posto. Dopotutto le due persone mascherate che sono sfuggite all’identificazione del video pornografico fatto nel corso della violenza ci raccontano simbolicamente proprio questo: un vizio tenuto nascosto, riparato da ogni evidenza, eppure brutalmente perseguito.
Via Talamo non è il luogo dell’abbandono, del margine della comunità: via Talamo è nel centro della comunità. E questo rende perfino più inquietante la vicenda. Il Comune è a poche centinaia di metri; a poche centinaia di metri, dalla parte opposta, c’è il commissariato di polizia. C’era il tribunale qui, oggi gli uffici del giudice di pace, nello stesso stabile anche qualche ufficio dei servizi sociali del Comune. C’è la Metellia Servizi, la società municipale che si occupa sei servizi pubblici, dai parcheggi ai rifiuti. C’è la biblioteca comunale, l’istituto per ragionieri, il mercato coperto col centro per l’impiego.
La topografia è impietosa: è Cava, nel suo cuore stesso, a essere colpita da questa storia, è Cava a restarne ammutolita, nella rabbia repressa del suo sindaco, Vincenzo Servalli, che si dice «sconvolto» per questa vicenda che ha rotto «la tranquillità della città», mentre nei corridoi del Comune esplode un assessore, Enrico Polichetti, delegato al Centro storico e ai grandi eventi, che invoca «la castrazione chimica» per i responsabili. I responsabili. Erano quattro a praticare violenza orale e anale sul ragazzo bloccato sul lettino.
Dei due arrestati, Simone Criscuolo e Giuseppe Alfieri, quest’ultimo era anche il titolare. Diffondeva su internet le qualità del suo centro massaggi: un luogo di benessere, per il quale decantava «le virtù del massaggio». Un percorso verso la felicità corporale attraverso multiple tappe: «il potenziamento del sistema immunitario», «l’eliminazione delle tossine e delle cellule morte», «l’assorbimento di elementi che nutrono la pelle». «Accarezzati e coccolati» è – alla luce dei fatti – l’inquietante messaggio di réclame che chiude l’elenco dei benefici. I due ragazzi adescati erano stati chiamati proprio per fare delle fotografie per sponsorizzare le attività del centro. Appena più avanti, si è aperto per loro il baratro della violenza. Che spicca con ancora più forza navigando tra le pagine pubblicitarie del centro, tratteggiate con colori rassicuranti. Un’immagine tenue e tranquilla di ribaltamento ipocrita della realtà.
Alfieri si presenta come «massaggiatore muscolare ad indirizzo terapeutico, tecnico della musicoterapia, incaricato Forever Aloe Vera». Tra i contatti, solo un generico riferimento alla città di Cava de’ Tirreni col cap, e un numero di telefono cellulare. È l’aloe vera l’elemento chiave del suo benessere. Sul prodotto c’è anche il link per la vendita on-line dei prodotti: lì si acquisiscono ulteriori, scarne informazioni. Una G puntata segnala un secondo nome, non dichiarato. La sezione «i miei appuntamenti» è vuota. C’è anche un blog, che raccoglie una serie di testimonianze di clienti, più donne che uomini, dei prodotti commercializzati: bevande, integratori, cosmetici.
Un luogo virtuale per fare business, la faccia presentabile della feccia più riprovevole, di un circuito della perversione, tappeto steso sopra una montagna di sporcizia. Internet era l’arma della minaccia: se il ragazzo non si fosse prestato alle voglie degli adulti, i filmati degli incontri precedenti e registrati sarebbero finiti in rete, il 17enne additato come omosessuale da tutti i suoi amici. Gli stupri e le minacce avvenivano secondo una sorta di rito iniziatico, una pratica di gruppo che potrebbe non limitarsi a Cava de’ Tirreni: gli inquirenti ipotizzano infatti un grosso giro di pedofilia.
Gli aguzzini violentavano a turno e a turno riprendevano le drammatiche sequenze di violenza. «Devi stare fermo e zitto» gli dicevano, prima di palpeggiarlo e costringerlo a consumare rapporti sessuali. Il catalogo è contenuto nell’imponente materiale cartaceo ed elettronico sequestrato ad Alfieri. Il telefonino in particolare sembra contenere le peggiori immagini di questa domestica Sodoma: ci sono centinaia di foto in cui sono riprese pratiche omosessuali con giovanissimi dall’apparente età di 15 anni ma anche uomini maturi.
Al momento però c’è solo la denuncia del 17enne: il suo amico, e compagno di classe, vittima di palpeggiamenti, non ha voluto formalizzare alcuna querela. Decisiva è stata l’iniziativa della madre: lei si è accorto del comportamento sempre più complicato del ragazzo. Dal suo telefonino ha tratto elementi che potessero far pensare a qualcosa che non andava. Rivolgersi alle autorità è stato un atto conseguente, nonostante l’incredulità sempre più tragica in cui le si chiariva il quadro: la donna conosceva quell’uomo, lei stessa si recava in quel centro estetico per fare dei trattamenti.
L’orrore era a un passo, celato appena sotto la normalità del quotidiano.
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