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Un allenatore che vince i campionati Europei, perché resta così tranquillo?

Posté par atempodiblog le 11 juillet 2016

Un allenatore che vince i campionati Europei, perché resta così tranquillo?
Dio è la bussola nella vita di Fernando Santos, tecnico del Portogallo. Ai festeggiamenti lui preferisce la messa e la Bibbia!
di Gelsomino Del Guercio – Aleteia

Un allenatore che vince i campionati Europei, perché resta così tranquillo? dans Articoli di Giornali e News Fernando_Santos

Il ritratto di Fernando Santos, allenatore del Portogallo fresco vincitore degli Europei, non si incrocia spesso su un campo di gioco. All’immagine lui preferisce la sostanza.

Concreto, devoto, abituato a non aver mai nulla regalato da nessuno. Sul campo e nella vita. La messa la domenica mattina, l’amore per la moglie Guillhermina (la stessa di sempre) i due figli Catia e Pedro. L’hobby della pesca con gli amici, la passione per il calcio. Che però «non conta niente se comparato ai veri valori della vita, come la paternità o l’amicizia. Nulla, zero» (Il Fatto Quotidiano, 9 luglio).

CALCIO MAI AL PRIMO POSTO

Di lui dicono che

è un uomo tranquillo, si vede che considera il calcio un gioco semplice, così come fanno tutte le persone pratiche. Gli riesce naturale, forse perché il pallone non lo ha mai messo al primo posto. Non lo ha fatto neanche quando giocava: buon difensore del Benfica, ma ruolo diviso con la conquista di una laurea in ingegneria. Non a caso le prime parole dopo la finale sono state per la moglie, per i figli, per Dio. (La Repubblica, 11 luglio).

MESSA E BIBBIA

Santos non poteva che dedicare la vittoria sul campo alla famiglia ma sopratutto a suo padre «che è a festeggiare con Dio» (www.tsf.pt, 8 luglio).

Per lui «essere cattolici è un impegno forte» Come ha spiegato nel ciclo di incontri su Dio organizzati dalla comunità Cappella Rat a Lisbona la preghiera è la prima cosa che fa quando si sveglia. Ed è seguita dalla lettura di alcuni brani della Bibbia, proclamati nella messa del giorno, a cui cerca di partecipare sia in Portogallo che all’estero (la domenica, invece, non manca mai).

FEDE “TAKE AWAY”

Da bambino non andava “molto d’accordo” con il Signore, il suo rapporto con la fede era di “take away”, un “prendi e porti via”, un ascoltare e poi allontanarsi, ma senza mai trascurare la preghiera, che recitava prima di addormentarsi.

Poi venne il matrimonio in chiesa, il battesimo dei figli ma ancora non sentiva vicino il Signore. Il cambiamento è avvenuto quando ha seguito da vicino il cammino di preparazione di sua figlia che doveva cresimarsi.

In quel periodo, dice Santos, «ho capito che Cristo è vivo in ciascuno di noi», e ha iniziato a leggere la Bibbia. La svolta della sua vita.

LA MARCIA IN PIU’ DI PAPA FRANCESCO

Oggi Santos dice che ha apprezzato molto i papi Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, ma Francesco «portà in sé qualcosa di grande«, molti cattolici «avevano bisogno di una persona con la sua esperienza» (www.snpcultura.org, 5 dicembre 2015).

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L’anno delle favole

Posté par atempodiblog le 11 juillet 2016

L’anno delle favole
di Massimiliano Nerozzi – La Stampa

L’anno delle favole dans Sport Portogallo_campione_d_Europa

È davvero l’anno delle favole: dopo il Leicester di Claudio Ranieri, il Portogallo di Fernando Santos e, ieri sera, di Rui Patricio (fenomenale) molto più di Cristiano Ronaldo, azzoppato e fuori in lacrime dopo venti minuti. Da sfavorito, e senza la sua star, ha battuto la Francia che pure era superiore in tutto e giocava nella sua arena. Ripescato come terzo del gruppo F, dietro a Ungheria e Islanda, il Portogallo s’è così ripreso quell’Europeo che la Grecia gli aveva levato nella finale di Lisbona, dodici anni fa. Dal triste fado di quella notte, al fracasso di questa.

La Francia, al contrario, non aveva mai fatto prigionieri, in casa: da Platini (Europeo 1984) a Zidane (Mondiale 1998), il cielo di Parigi era stato sempre nel blu dipinto di «Bleus». Alla fine, oltre che commovente, è stata una vittoria logica e meritata: «les Bleus» hanno giocato timorosi, ancor prima che male, e hanno fallito i colpi vincenti che pure hanno avuto. Perso Ronaldo, Santos ha preparato una partita molto «italiana», sabotando l’avversario e fiondandosi davanti, ogni volta che poteva. Fino al jolly pescato nel supplementare, da Eder. 

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