Escrivá e la teologia dell’asinello
Posté par atempodiblog le 5 juillet 2016
Escrivá e la teologia dell’asinello
del Cardinale Julián Herranz – Il Sole 24 Ore
Ho avuto la fortuna di convivere e lavorare con san Josemaría per più di vent’anni. Dio lo scelse, ha ribadito Benedetto XVI nel benedirne la statua nella basilica di San Pietro, «per annunciare la vocazione universale alla santità e all’apostolato nella Chiesa».
Tutto ciò mi riporta alla memoria e al cuore (al ricordo) un episodio avvenuto nell’udienza privata che Papa Wojtyla mi concesse nel 1984, all’indomani della mia nomina a segretario del Pontificio Consiglio per i Testi legislativi. Dopo avergli parlato, quando stavamo ancora seduti, tolsi dalla borsa un piccolo oggetto – un asinello di ferro con un minuscolo basto di panno verde e rosso – e lo misi sopra il tavolo.
«Questo cos’è?», mi domandò il Papa, alquanto incuriosito. Risposi: «Di per sé è un oggetto di poco valore, ma per me è una reliquia: me lo diede il fondatore dell’Opus Dei quando cominciai a lavorare al servizio della Santa Sede nel 1960, negli anni di preparazione del Concilio. L’ho tenuto sempre sul mio tavolo di lavoro perché mi ricorda la teologia dell’asinello che ho imparato da monsignor Escrivá».
Giovanni Paolo II mi guardò con i suoi occhi azzurri e mi chiese sorpreso: «La teologia dell’asinello?». Gli spiegai quanto il fondatore amasse la figura dell’asinello con la quale ci mostrava il senso della santificazione del lavoro ordinario. Ci faceva notare che Gesù, per entrare a Gerusalemme, non scelse un cavallo o un’altra nobile cavalcatura ma preferì un asinello: un animale umile, obbediente, resistente nel lavoro, che si accontenta di poco e, allo stesso tempo, procede deciso e allegro.
Il Papa mi seguiva con attenzione e voleva che proseguissi. E io: «L’asinello ha le orecchie lunghe e tese verso l’alto». Diceva san Josemaría: «Sono come antenne innalzate verso il cielo per cogliere la voce del suo padrone, di Dio». Ci volle l’entrata del prelato di anticamera per interromperci e dare il segnale che l’udienza era finita. Giovanni Paolo II era rimasto assorto ad ascoltarmi, tanto che mi congedò dicendo: «Dobbiamo continuare il nostro discorso su questo argomento».
L’immagine dell’asinello che tanto piacque al Beato Wojtyla è quella che meglio esprime il modello di cristiano proposto dallo spirito dell’Opus Dei: una persona che non si risparmia, che è al servizio degli altri, che non ha velleità di trionfare ma svolge i suoi compiti con amore e dedizione. [...]
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