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Conquistare le anime con la mansuetudine e la bontà

Posté par atempodiblog le 3 juillet 2016

Conquistare le anime con la mansuetudine e la bontà dans Citazioni, frasi e pensieri Don_Dolindo_Ruotolo

Mandando Gesù i suoi discepoli, fece loro ponderare la difficoltà grande del loro ministero, dicendo: “Andate, io vi mando come agnelli fra i lupi”.

Essi non andavano a fare una raccolta pacifica come chi con la falce taglia i covoni del grano: andavano di fronte ad anime colme di miserie ed agitate da passioni. Essi dovevano vincere le loro resistenze non affrontandole con la violenza ma conquidendole con la mansuetudine e la bontà.

È questo un carattere fondamentale e costante nell’apostolato della Chiesa; qualunque deviazione in questo campo produce solo rovina nelle anime.

È l’esperienza quotidiana che lo conferma, ed è mirabile che la Chiesa vi sia stata sempre fedele nei suoi grandi e santi ministri dell’apostolato e della gerarchia.

del servo di Dio don Dolindo Ruotolo

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Il prete è un ostensorio

Posté par atempodiblog le 3 juillet 2016

Il prete è un ostensorio dans Beato Charles de Foucauld Beato-Ch-De-Foucauld

“Il prete è un ostensorio,  suo compito  è di mostrare Gesù.

Egli deve sparire e lasciare che si veda solo Gesù”.

Beato Carlo di Gesù (Charles de Foucauld) 

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La base di una sana educazione

Posté par atempodiblog le 3 juillet 2016

La base di una sana educazione dans Citazioni, frasi e pensieri Giovannino_Guareschi

“La base di una sana educazione non sta nel negare ai figli quello che chiedono, ma nel fare in modo che ai figli non passi neppure per l’anticamera del cervello di chiedere cose stupide o disoneste”.

Giovannino Guareschi – Corrierino delle famiglie

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La festa di Bilbo, la tavola di Tom Bombadil e la birra del Puledro Impennato

Posté par atempodiblog le 3 juillet 2016

La festa di Bilbo, la tavola di Tom Bombadil e la birra del Puledro Impennato
di Pane e focolare

La festa di Bilbo, la tavola di Tom Bombadil e la birra del Puledro Impennato dans Cucina e dintorni

Quando il signor Bilbo Baggins di Casa Baggins annunziò che avrebbe presto festeggiato il suo centoundicesimo compleanno con una festa sontuosissima, tutta Hobbiville si mise in agitazione”.

Non so a voi, ma a me viene un leggero brivido lungo la schiena quando leggo l’incipit de Il Signore degli Anelli. E’ un tuffo nella Terra di Mezzo, nelle sue atmosfere, nelle avventure della Compagnia dell’Anello, nel mondo di fantasia, ma così simile al nostro, creato dalla mente geniale di Tolkien. Sono molti i temi che rendono il romanzo così apprezzato: il viaggio, tema ricorrente della letteratura, visto come itinerario di crescita e conversione; la risposta alla chiamata, l’assunzione delle proprie responsabilità di fronte all’urgenza del tempo presente; la mano di una Provvidenza che regge gli eventi; la scelta tra il bene e il male; il desiderio di proteggere il proprio mondo dagli attacchi del nemico, scoprendo lungo la strada di avere amici vecchi e nuovi che combattono insieme a noi; l’umiltà come chiave del successo.

Una festa a lungo attesa – Illustrazione di Inger Edelfeld
Una festa a lungo attesa – Illustrazione di Inger Edelfeld

Ma c’è anche un tema che corre lungo tutto il romanzo: quello dell’ospitalità e della cura della buona tavola. Già ve l’ho raccontato in un altro post: caratteristica comune dei personaggi positivi di Tolkien è quella di apprezzare il buon cibo e di considerare come un sacro dovere quello dell’ospitalità.

Il Signore degli Anelli comincia con un grande banchetto, così come Lo Hobbit comincia con la cena di Bilbo, tredici nani e Gandalf. La festa di compleanno di Bilbo è grandiosa, giorni e giorni di preparativi, si innalzano tende e padiglioni, uno in particolare di grandi dimensioni che copre l’albero della festa, quello più grande che cresceva in mezzo al campo. Ci sono lampioni appesi ai rami ma soprattutto, per la gioia di tutti gli hobbit, “fu installata un’enorme cucina all’aria aperta, nell’angolo nord del piazzale. Da tutte le osterie e i ristoranti del paese arrivarono  una marea di cuochi”. Ci sono decine di carri carichi di provviste, musica, giochi e amici che mangiano e bevono per ore: “Il banchetto fu estremamente piacevole, e li impegnò a fondo, per l’abbondanza, varietà, sontuosità e durata”. Naturalmente alla fine di una festa così non può mancare un discorso del padrone di casa e chi ha letto il romanzo sa che a partire da quel discorso gli avvenimenti prenderanno una ben precisa direzione. Non dico altro, perché magari qualcuno non ha letto il romanzo (ma davvero? Non lo avete letto? Cosa aspettate!).

Dama Baccador – Illustrazione dei fratelli Hildebrandt
Dama Baccador – Illustrazione dei fratelli Hildebrandt

Lungo il cammino, tra mille avventure, i nostri quattro hobbit vengono ad un certo punto aiutati da Tom Bombadil, un curioso personaggio, uno dei più bizzarri de Il Signore degli Anelli, che li invita a casa sua: “Ebbene, miei piccoli amici! Dovete venire a casa mia! La tavola è apparecchiata con crema gialla, miele dorato, pane bianco e burro. Baccador ci aspetta. Avremo tempo per le domande più tardi attorno alla tavola”. Dopo la paura dei Cavalieri Neri, e non solo, è un sollievo essere ospitati in una casa calda, accogliente e sicura: hanno opportunità di lavarsi e rinfrescarsi e soprattutto di mangiare “come soltanto un hobbit affamato sa divorare”. Ma non sono solo il cibo e le bevande a portare conforto: l’atmosfera familiare, la pace di una casa pulita e ordinata, la cortesia dei padroni di casa rasserenano gli hobbit, suscitando in loro la voglia spontanea di mettersi a cantare.

Infine Tom e Baccador si alzarono e sparecchiarono veloci; impedirono agli ospiti di dare una mano e li fecero anzi accomodare su comode sedie, provviste di soffici sgabelli per appoggiarvi gli stanchi piedi; nel grande camino ardevano rami di melo diffondendo un dolcissimo profumo”.

Rassicurante il saluto della bella Baccador: “Riposate in pace fino al mattino. Non temete i rumori notturni! Sappiate che nulla può attraversare porte e finestre e nulla penetra in questa casa, salvo il chiarore della luna e delle stelle e il vento della cima del colle”.

La casa di Tom e Baccador è davvero un bell’esempio di accoglienza, ospitalità raffinata e attenzione all’ospite. Dopo la condivisione di quella tavola la conversazione tra gli hobbit e Tom Bombadil diventa più spontanea e naturale e Frodo prende coraggio per porre al misterioso personaggio le domande che ha nel cuore. Cosa c’è di meglio di una bella cena per diventare amici, entrare in confidenza, stimolare la conversazione ed entrare in profonda empatia.

All’insegna del Puledro Impennato – Illustrazione di Timoty Ide
All’insegna del Puledro Impennato – Illustrazione di Timoty Ide

I nostri piccoli eroi proseguono il cammino e giungono a Brea alla locanda del Puledro Impennato di Omorzo Cactaceo. E’ un luogo molto frequentato, la qualità del cibo è ottima, così come quella della birra, la compagnia è però eterogenea: uomini, nani, viaggiatori da ogni parte della regione, in genere amichevoli ma anche curiosi e invadenti. La scena è molto vivace e Tolkien mette in evidenza uno dei pericoli della frequentazione di taverne di questo tipo: Pipino è inebriato dalla troppa birra, si sente a suo agio grazie all’entusiasmo che suscita con i suoi racconti ma chiacchiera troppo e rischia di tradirsi e dire cose che dovrebbero rimanere celate. Frodo per distogliere gli astanti da Pipino canta una canzone, ma a sua volta resta trascinato dalla sua esibizione, e dalla birra che forse lo ha reso poco lucido (il racconto insiste su questo aspetto: “Ordinarono dell’altra birra, fecero bere a Frodo un bel sorso”), e l’Anello prende il sopravvento.

Anche nella Terra di Mezzo, così vicina alla nostra, la tavola può essere occasione di una splendida accoglienza che favorisce l’amicizia e la relazione tra i commensali, come nell’episodio di Tom Bombadil, oppure occasione di frequentazione di compagnie delle quali bisognerebbe diffidare, come al Puledro Impennato; in questo secondo caso, soprattutto se si alza troppo il gomito, le conseguenze possono essere pericolose.

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