• Accueil
  • > Archives pour juillet 2016

Il Papa ai giovani italiani: il programma di vita è fare ponti

Posté par atempodiblog le 28 juillet 2016

Il Papa ai giovani italiani: il programma di vita è fare ponti
In Polonia si è vissuta una serata di musica e spettacolo rivolta ai giovani italiani. Momento culminante dell’evento, denominato ‘Live da Cracovia’ e organizzato dal Servizio Nazionale di Pastorale Giovanile della Conferenza episcopale italiana, è stato l’intervento video in diretta di Papa Francesco che ha risposto alle domande di tre giovani. Il Santo Padre ha esortato i giovani ad andare oltre le ferite, a vincere “il terrorismo delle chiacchiere” e a costruire ponti di pace.
di Amedeo Lomonaco – Radio Vaticana

Il Papa ai giovani italiani: il programma di vita è fare ponti dans Fede, morale e teologia santo_padre

La paura è un trauma che può lasciare delle cicatrici ma non cancellare gli orizzonti, la voglia di andare oltre. E’ questo il senso della risposta del Papa ad una ragazza che ha raccontato di non essere salita per puro caso a bordo di uno dei due treni che lo scorso 23 luglio si sono scontrati in Puglia provocando la morte di 23 persone:

La saggezza riesce a leggere le cicatrici
La ragazza, che conosceva una delle vittime – uno dei due macchinisti – ha detto che l’incidente ferroviario l’ha particolarmente sconvolta. Queste le parole del Papa:

“Quello che è successo a te è una ferita; alcuni sono stati feriti nell’incidente – nel corpo, no? – e tu sei stata ferita nel tuo animo, nel tuo corpo, nel tuo cuore e la ferita si chiama “paura”… Tu hai subito uno shock, uno shock che non ti fa stare bene, ti fa male ma questo shock ti dà anche l’opportunità di andare oltre… La vita è piena di cicatrici. La saggezza, la saggezza umana… è proprio questo: portare avanti le cose belle e le cose brutte della vita”.

Terrorismo delle chiacchiere
Contro quello che il Papa ha definito “terrorismo delle chiacchiere”, la forza più grande è il perdono. Sono queste le parole che Papa Francesco ha rivolto ad una ragazza trasferitasi in Italia da bambina e vittima di bullismo. Il Santo Padre si è rivolto così a questa giovane che ha detto di aver tentato anche il suicidio:

“La crudeltà è un atteggiamento umano che è proprio alla base di tutte le guerre, di tutte. La crudeltà che non lascia crescere l’altro, la crudeltà che uccide l’altro… Le chiacchiere sono un terrorismo. è una cosa che noi dobbiamo vincere.

Come si vince, questo?  Si può perdonare totalmente? E’ una grazia che dobbiamo chiedere al Signore. Noi, da noi stessi, noi non possiamo. è una grazia che ti dà il Signore, il perdono… E anche, c’è un altro atteggiamento che va proprio contro questo terrorismo della lingua, siano le chiacchiere, gli insulti e tutto questo: è l’atteggiamento della mitezza”.

I ponti uniscono, i muri dividono
Rispondendo alla terza domanda rivolta da un giovane che era a Monaco di Baviera lo scorso 22 luglio – quando è stato compiuto l’attentato costato la vita a 10 persone – il Pontefice ha affermato che i ponti sono la via per la pace:

“La pace costruisce ponti, l’odio è il costruttore dei muri. Tu devi scegliere, nella vita: o faccio ponti, o faccio muri. I muri dividono e l’odio cresce… I ponti uniscono.

Quando tu stringi la mano a un amico, a una persona, tu fai un ponte umano.  Invece, quando tu colpisci un altro, insulti un altro, tu costruisci un muro. Io voglio vedere tanti ponti umani … Ecco, così: alzate bene le mani … E’ così. Questo è il programma di vita: fare ponti, ponti umani”.

Il saluto dalla finestra dell’arcivescovado
Affacciandosi dalla finestra dell’arcivescovado, il Papa ha infine ricordato un giovane volontario polacco alla Giornata mondiale della gioventù morto recentemente di cancro. Come grafico ha dato un prezioso contributo. “Questo ragazzo che ha lavorato tanto per la Gmg – ha detto il Santo Padre – adesso è in Cielo, con Gesù. Lì lo incontreremo un giorno”.

“Ora io mi ritiro. Voi - ha affermato infine il Papa – dovete fare il vostro dovere, che è fare chiasso tutta la notte, e far vedere la vostra gioia cristiana, la gioia che il Signore vi dà di essere la comunità che segue Gesù”.

Publié dans Fede, morale e teologia, Misericordia, Mormorazione, Papa Francesco I, Perdono, Riflessioni, Stile di vita | Pas de Commentaire »

Il Benfica e il grande Eusebio, meglio che una scuola

Posté par atempodiblog le 27 juillet 2016

Il Benfica e il grande Eusebio, meglio che una scuola
di Mauro Berruto – Avvenire

Il Benfica e il grande Eusebio, meglio che una scuola dans Articoli di Giornali e News Museu_Cosme_Dami_o

Questa sera, nel modernissimo impianto che si chiama Estádio da Luz di Lisbona, si celebra una delle tante amichevoli estive che, in questo caso, ha un valore più profondo. Spesso, questi match sono occasioni di marketing o frutto di accordi commerciali, ma Benfica-Torino ha un gusto storico che non è mai banale.

C’è un trofeo in palio: la Eusebio’s Cup, in memoria dello straordinario calciatore nato in Mozambico e diventato bandiera del Benfica al punto da meritare una statua proprio all’ingresso dello Stadio. Questa partita, tuttavia, è soprattutto un omaggio alla memoria di quel maledetto precedente del 3 maggio del 1949, quando il Grande Torino di Valentino Mazzola si era recato a Lisbona per celebrare, in un match amichevole, il capitano biancorosso, Francisco Ferreira. L’ultima partita del Grande Torino: fu, infatti, durante il volo di ritorno che l’aereo su cui i granata viaggiavano si schiantò contro il terrapieno della Basilica di Superga, uccidendo tutti i suoi passeggeri.

Il Benfica, da quel giorno, ha con il Torino una specie di patto (ahimè, di sangue). Se due anni fa, in occasione della finale di Europa League a Torino, moltissimi tifosi del Benfica si recarono in processione a Superga, quel maledetto 4 maggio 1949 migliaia di persone si riunirono spontaneamente di fronte all’Ambasciata d’Italia di Lisbona per manifestare il loro dolore di fronte a quella tragedia. Un’immagine fotografica, testimonianza visiva di quella folla immensa, è custodita nel meraviglioso museo Cosme Damião, all’interno dello Stadio benfiquista.

Nel dicembre 2014 il Cosme Damião è stato premiato quale miglior museo dell’intero Portogallo. Entrarci, in effetti, è un’esperienza inaspettata. Dedicato al fondatore, calciatore e anche primo allenatore del club, ci si potrebbe immaginare la “solita” esposizione di trofei, della polisportiva biancorossa (oltre al calcio, ciclismo, atletica, pallacanestro, pallavolo e tanti altri sport).

In effetti, pochi secondi dopo l’ingresso, uno stormo di coppe quasi stordisce il visitatore, ma poi arrivano le sorprese. Per salire al secondo piano dei 4mila metri quadrati del museo si cammina lungo un “corridoio storico” che conduce il visitatore attraverso le due Guerre Mondiali, il primo uomo sulla Luna, l’assassinio di JFK, la Rivoluzione dei Garofani, la caduta del muro di Berlino, la decodificazione del genoma umano, il premio Nobel a José Saramago, l’addio a Giovanni Paolo II e tantissimi altri grandi eventi di portata planetaria. Il museo intreccia continuamente, in modo colto e raffinato, la storia del Benfica e la storia sociale non solo del Portogallo, ma del resto del mondo.

Una sezione è dedicata alle contaminazioni letterarie, televisive, cinematografiche e teatrali di chi, affrontando questi versanti della narrazione, ha voluto rendere omaggio al club di Lisbona, ai suoi eroi, ai suoi tifosi. Superati alcuni totem multimediali che narrano la storia di tutti gli atleti che hanno indossato la maglia biancorossa (con sezione speciale dedicata ai capitani), arriva l’esperienza più forte: un ologramma di Eusebio esce da una profonda oscurità, interrotta solo dal brillare delle due scarpe e del pallone d’oro vinti in carriera.

Elegante, vestito di bianco, Eusebio si siede e ti racconta, con la sua voce e guardandoti negli occhi, un pezzo della sua storia personale e di quella del Benfica. Pochi metri dopo si trova il tributo a lui dedicato, attraverso una narrazione per immagini, dei tre giorni di lutto nazionale proclamati dopo la sua scomparsa nel gennaio 2014. Vengono i brividi. Insomma, vedere una partita di calcio nell’Estádio da Luz, arrivandoci un paio di ore prima per visitare il museo, è una bella opportunità per riconciliarsi con il valore educativo dello sport, un esempio di come attraverso la passione per il calcio si possano insegnare storia, letteratura, educazione civica. Persino meglio che a scuola: basta volerlo.

Publié dans Articoli di Giornali e News, Riflessioni, Sport, Viaggi & Vacanze | Pas de Commentaire »

Comastri: figli preghino per la santità dei genitori

Posté par atempodiblog le 26 juillet 2016

Comastri: figli preghino per la santità dei genitori
La Chiesa fa memoria oggi dei Santi Gioacchino ed Anna, genitori di Maria. Diverse le celebrazioni nella parrocchia di Sant’Anna in Vaticano dove, durante il triduo di preparazione, si è pregato particolarmente per la Giornata Mondiale della Gioventù di Cracovia e per il viaggio in Polonia di Papa Francesco. A mezzogiorno, nella parrocchia vaticana ha presieduto una Messa il cardinale Angelo Comastri, vicario generale del Papa per lo Stato della Città del Vaticano. Tiziana Campisi per Radio Vaticana gli ha chiesto di parlarci di questi due santi:

Comastri: figli preghino per la santità dei genitori dans Articoli di Giornali e News sant_Anna_e_san_Gioacchino

R. – Non abbiamo grandi notizie storiche su Gioacchino ed Anna, però la grande notizia è Maria! E una figlia fa necessariamente riferimento ai genitori. Io mi sono sempre chiesto: dove possiamo trovare, nei Vangeli, qualcosa che rimandi ai genitori di Maria? E prendo due momenti.

L’Annunciazione: Maria era giovanissima, possiamo pensare fosse intorno ai 16-17 anni, non di più. Dopo l’Annuncio dell’Angelo, dopo questa proposta sensazionale che era il compimento di tutte le profezie che Maria conosceva, Maria senza esitazione dice: “Eccomi! Sono la schiava!”, perché la traduzione esatta è questa… “Sono la schiava del Signore. Avvenga di me secondo la Tua Parola”: cioè “Mi porti dove vuole il Signore”. Certamente in questa risposta di Maria ha agito la grazia di Dio, ma certamente c’è anche l’educazione ricevuta in famiglia, c’è il clima di fede che Maria ha respirato in famiglia, l’educazione all’ascolto che era tipica della famiglia israelitica. E Maria questo lo ha vissuto, prima di tutto, in famiglia.

Un altro momento, in cui io vedo certamente l’influsso del clima di fede che Maria ha respirato in famiglia: dopo l’Annunciazione Maria, senza esitazione, si mette in viaggio e va da Elisabetta, va a servire. Sicuramente lo stile del servizio lo aveva imparato in casa.

D. – La parrocchia di Sant’Anna in Vaticano si è preparata alla festa di oggi con un triduo, dedicando le preghiere alla Giornata mondiale della Gioventù e al viaggio che il Papa si appresta a compiere. Come accompagnare Papa Francesco?
R. – Lo accompagniamo con la nostra preghiera, non c’è dubbio. Ogni viaggio del Papa è una missione e quando il Papa va in missione ci va a nome di tutta la Chiesa, porta con sé tutta la Chiesa e in modo particolare quando il Papa va in mezzo ai giovani, che sono il futuro del mondo e il futuro della Chiesa.

Madre Teresa diceva: “La segnaletica della felicità oggi è tutta sbagliata!”. Perché la segnaletica del mondo e dei media soprattutto dice ai giovani: “Fate soldi, cercate divertimenti e sarete felici”. Non è vero! E lo dimostra l’inquietudine della gioventù, la stanchezza della gioventù, la droga e la droga non è altro che un tentare di uscir fuori, andar via, da una situazione in cui uno sta male.

“La segnaletica della felicità è tutta sbagliata!”. E il Papa va a Cracovia, va in mezzo ai giovani, per dare una segnaletica giusta. E siccome il Papa va nella terra di Giovanni Paolo II, mi sembra bello ricordare le parole che Giovanni Paolo II disse a Toronto, nel 2002, a conclusione della Giornata mondiale della Gioventù; disse allora ai giovani ed io ero presente e le ricordo ancora con emozione quelle parole: “Non siate come le lumache che lasciano dietro di sé soltanto la scia della bava: basta una pioggerella e cancella tutto… Lasciate dietro di voi un solco di bene”. Ed aggiunse queste parole bellissime: “Solo così sarete felici!”.

E Madre Teresa aggiungeva: “La felicità si trova non con i soldi, non con i divertimenti, ma si trova facendo del bene”. E aggiunge ancora Madre Teresa: “Io sfido chiunque, non troverete mai un egoista felice. Uscendo dall’egoismo si incontra Dio e la firma dell’incontro con Dio è la gioia”.

D. – I giovani, oggi, cosa possono chiedere ai Santi Gioacchino ed Anna?
R. – Dovrebbero chiedere, in modo particolare, il dono di santi genitori. Oggi molti figli sono orfani con genitori vivi e Gioacchino e Anna sono sicuramente due splendidi genitori. Io invito tutti i figli a pregare per la santità dei loro genitori, perché i genitori santi, i genitori buoni, i genitori che mandano la luce del Vangelo sono la più grande benedizione della famiglia e sono la vera ricchezza dei figli.

Publié dans Articoli di Giornali e News, Cardinale Angelo Comastri, Fede, morale e teologia, Madre Teresa di Calcutta, Papa Francesco I, Riflessioni, Santi Gioacchino ed Anna, Stile di vita | Pas de Commentaire »

Apertura Gmg. Dziwisz ai giovani: vincete l’odio con la misericordia

Posté par atempodiblog le 26 juillet 2016

La fiamma della misericordia avvolga il mondo
Apertura Gmg. Dziwisz ai giovani: vincete l’odio con la misericordia
L’attesa per la Gmg è finita. In un tweet lanciato sull’account@Pontifex Francesco scrive: “Cari giovani rimaniamo uniti nella preghiera perché questa GMG sia ricca di frutti spirituali. Ci vediamo domani!”. Questa sera dopo le 19 il Santo Padre ai è recato, come sua abitudine alla vigilia di un viaggio apostolico all’estero,  alla Basilica di Santa Maria Maggiore per sostare in preghiera davanti all’immagine della Vergine e chiedere la benedizione del Signore. Lo riferisce il direttore della Sala Stampa Vaticana, padre Federico Lombardi.Contemporaneamente con una grande Messa nel parco Blonia nel centro di Cracovia,  la 31.ma Giornata Mondiale della Gioventù, incentrata sulla Misericordia, si è aperta ufficialmente. Centinaia di migliaia di giovani – almeno 90 mila gli italiani – si sono radunati per la celebrazione, presieduta dal cardinale Stanislaw Dziwisz, storico segretario di San Giovanni Paolo II, “artefice” delle Gmg e ora Patrono delle Giornate. All’inizio della Messa a Cracovia questo pomeriggio, il cardinale Dziwisz ha chiesto di pregare per il sacerdote ucciso nell’attacco alla chiesa vicino Rouen.
Da Cracovia, il servizio dell’inviato di Radio Vaticana, Alessandro Gisotti

Apertura Gmg. Dziwisz ai giovani: vincete l’odio con la misericordia dans Articoli di Giornali e News Gmg_di_misericordia

Un mosaico di volti, un mosaico di popoli, uniti dalla fede, dalla gioia di ritrovarsi insieme nel nome di Gesù. E’ un segnale straordinario quello che arriva da Cracovia: la fraternità è possibile, la convivenza non è un sogno anche quando – come succede in questi giorni – la violenza e il terrore si susseguono fino a ferire il cuore dell’Europa. A Blonia, il grande parco di Cracovia legato inscindibilmente alla figura di San Giovanni Paolo II, il cardinale Dziwisz ha sottolineato quanto oggi più che mai i giovani possano essere portatori del linguaggio dell’amore, della solidarietà e della pace.

Vincere la violenza con la fiamma della misericordia
Ai ragazzi, venuti da ogni angolo del mondo, e che in queste ultime ore hanno sfidato la pioggia battente e il passaggio dei controlli di sicurezza – comprensibilmente stringenti dopo gli ultimi fatti di violenza in Germania e in Francia – è andato il benvenuto nella “Capitale della Divina Misericordia” da parte dello storico segretario di Karol Wojtyla:

“Cari amici, benvenuti a Cracovia!”

Veniamo da regioni del mondo dove la gente vive in pace, ha detto il porporato, ma – ha annotato – ci sono anche ragazzi che vengono da “regioni del mondo dove ci sono violenze e cieco terrorismo”, dove i cristiani “sono crudelmente perseguitati”.

Per questo, richiamando Santa Faustina Kowalska, il cardinale Dziwisz ha esortato i giovani a far sìi che la “fiamma dell’amore”, la fiamma della misericordia avvolga il mondo per vincere l’egoismo, la violenza e l’ingiustizia. Quindi ha esortato i giovani ad ascoltare la “voce di Papa Francesco” che proprio a Cracovia ha voluto che si celebrasse con la Gmg, il Giubileo dei giovani.

Nel segno di Karol Wojtyla l’apertura della Gmg di Cracovia
Canti festosi hanno contraddistinto l’apertura della Gmg fin dal primo pomeriggio. Un evento incentrato sulla figura di Giovanni Paolo II con il pellegrinaggio della scintilla della misericordia che ha toccato i luoghi di Cracovia legati a Papa Wojtyla fino ad arrivare al parco Blonia. La “Gmg dei due Papi”, dunque, di Francesco nella terra di Giovanni Paolo II ha preso il via nel segno della Divina Misericordia.

Publié dans Articoli di Giornali e News, Fede, morale e teologia, Misericordia, Papa Francesco I, Perdono, Riflessioni, Stile di vita | Pas de Commentaire »

Francia, prete ucciso in chiesa. Chi era Jacques Hamel, «uomo di pace e sacerdote coraggioso»

Posté par atempodiblog le 26 juillet 2016

L’attacco a Saint-Étienne-du-Rouvray
Francia, prete ucciso in chiesa. Chi era Jacques Hamel, «uomo di pace e sacerdote coraggioso»
Cinquant’anni di servizio sacerdotale alle spalle e un carisma incredibile che lo aveva spinto a continuare a celebrare messa nonostante i suoi 86 anni. Il ricordo del parroco e dei fedeli: «Era un prete coraggioso per la sua età»
di Raffaella Cagnazzo –  Corsera

Francia, prete ucciso in chiesa. Chi era Jacques Hamel, «uomo di pace e sacerdote coraggioso» dans Articoli di Giornali e News Don_Jacques_Hamel

Un uomo buono, di grande carisma con 50 anni di sacerdozio alle spalle: è descritto così padre Jacques Hamel, 86 anni, parroco della chiesa di Saint-Etienne-du-Rouvray, vicino a Rouen, ucciso da due attentatori che sono entrati in azione martedì 26 luglio e hanno preso in ostaggio il sacerdote, due suore e due fedeli (nell’attacco è rimasta ferita in modo grave anche un’altra persona).

«Un prete coraggioso per la sua età»
Padre Jacques Hamel era nato nel 1930 a Darnétal nel dipartimento della Senna Marittima, in Normandia. Era stato ordinato sacerdote nel 1958 e nel 2008 aveva celebrato il suo giubileo d’oro, i suoi 50 anni di servizio. Era prete ausiliario nella parrocchia di Saint-Etienne-du-Rouvray: «Un prete coraggioso per la sua età. I sacerdoti hanno il diritto di andare in pensione all’età di 75 anni ma lui si sentiva ancora forte. “Non ci sono abbastanza preti” diceva e quando poteva serviva ancora messa» ha ricordato padre Auguste Moanda-Phuati, il parroco.

Il ricordo del parroco: «Era un uomo di pace»
«Un uomo di pace, un buon sacerdote che è stato sempre al servizio delle persone, molti parrocchiani lo conoscevano bene» ricorda ancora il parroco. E a lui fanno eco i tanti fedeli che ricordano padre Jacques con dolcezza. «È il prete che aveva sposato i miei genitori e che mi ha battezzato» ricorda un utente su Twitter; «Sono indignato, sconvolto, triste. Padre Jacques mi aveva battezzato e poi mi aveva insegnato il catechismo» commenta un altro.

Il “testamento” di padre Jacques: «Pregate per vivere meglio insieme»
«Le vacanze sono un momento per prendere distanza dalle nostre attività abituali. Si tratta di un momento di relax, ma anche di guarigione, di incontri, di condivisione, di convivialità» scriveva a giugno padre Jacques in una lettera aperta pubblicata sul blog della parrocchia, in cui invitava i suoi concittadini a godere del tempo delle vacanze estive per «incontrare parenti e amici e per sperimentare qualcosa insieme». «Un tempo per essere rispettosi degli altri, chiunque essi siano» scriveva ancora come un messaggio profetico che di poche settimane ha preceduto la sua atroce morte per mano dei due attentatori che hanno agito in una mattina di fine luglio. «Pregate per coloro che sono più bisognosi, per la pace, per vivere meglio insieme [...] Lasciate che le vacanze ci permettano di fare rifornimento di gioia, amicizia e relax».

Publié dans Articoli di Giornali e News, Fede, morale e teologia, Riflessioni, Stile di vita | Pas de Commentaire »

In Italia ci sono 15mila medici abusivi. Che evadono le tasse e mettono a rischio i pazienti

Posté par atempodiblog le 26 juillet 2016

In Italia ci sono 15mila medici abusivi. Che evadono le tasse e mettono a rischio i pazienti
Una legge approvata dal Senato, e ora alla Camera, colpirà il fenomeno dell’esercizio abusivo delle professioni. Secondo alcune stime ci sono circa 30mila casi di professionisti fai da te. Quasi 10mila i falsi dentisti. Innalzate multe e reclusione
di Marco Sarti – Linkiesta

In Italia ci sono 15mila medici abusivi. Che evadono le tasse e mettono a rischio i pazienti dans Articoli di Giornali e News Medici_abusivi

In Italia oltre 30mila persone esercitano abusivamente una professione. E nel 50 per cento dei casi l’illecito interessa l’ambito medico e sanitario. È un fenomeno che ha raggiunto dimensioni preoccupanti, pericoloso per la salute dei cittadini e per le casse dello Stato. Adesso una legge in discussione alla Camera promette una stretta. «Capita frequentemente il caso di odontotecnici che si improvvisano dentisti - si legge in uno dei ddl depositati a inizio legislatura e assorbito dal provvedimento – ottici che fanno gli oculisti, venditori di protesi acustiche che fanno gli otoiatri, massaggiatori che fanno gli ortopedici, erboristi che fanno diagnosi e prescrivono terapie». Altre volte si tratta di “professionisti” ancora più improvvisati. Veri e propri truffatori che mettono in pericolo l’incolumità dei malcapitati clienti.

L’esercizio abusivo delle professioni ormai ha assunto il carattere di una «vera e propria epidemia». Così si era espresso in Aula il senatore Lucio Barani, due anni fa, quando il Senato ha approvato il provvedimento ora all’esame della commissione giustizia di Montecitorio. Sono i numeri a descrivere la preoccupante diffusione del fenomeno. Stando ai dati pubblicati dall’Eures – Ricerche economiche e sociali e della Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri, citati dal parlamentare,in Italia ci sono 30mila persone che esercitano una professione in maniera abusiva. «Vuoi il geometra, l’ingegnere, il revisore dei conti, il commercialista». Ben il 50 per cento di loro, però, improvvisa la professione medica. «Abbiamo quindi circa 15mila persone l’anno che fanno i medici, ma che non lo sono. Di questi la stragrande maggioranza – si parla di 10mila unità - è costituita da dentisti».

Un esercito di abusivi. Un altro spaccato inquietante lo ha offerto la senatrice Alessandra Bencini. A sentire lei, solo nel biennio 2010-2011 i carabinieri dei Nas hanno segnalato all’autorità giudiziaria un migliaio di falsi infermieri. Personale senza alcuna qualifica. «Come evidenziano anche recenti indagini, nella gran parte dei casi si tratta di donne che cercano di contribuire al bilancio familiare». Il resoconto stenografico della seduta riporta altri dati preoccupanti. A parlare è il senatore Pd Amedeo Bianco: «I dati rilevati dal 2006 al 2012 dal Nucleo antisofisticazioni e sanità dei carabinieri evidenziano in ambito medico l’80 per cento dell’abusivismo riferito alla professione odontoiatrica». Dentisti fai da te, senza alcun titolo. «Nel giro di soli sei anni, i Nas hanno compiuto 7.745 ispezioni, operando 3.601 segnalazioni all’autorità giudiziaria (2.422 riferite all’esercizio abusivo delle professioni)». E in 877 casi i laboratori e gli studi medici sono stati chiusi e sequestrati.

È evidente il rischio per la salute dei pazienti. Ma il fenomeno ha anche un aspetto economico tutt’altro che trascurabile. Bianchi stima, solo per chi si improvvisa odontoiatra, un danno da diversi milioni di euro. Incrociando i dati del ministero dell’Economia e degli studi di settore, «per questa professione il fatturato è di circa 600milioni di euro. Poiché ovviamente tutte queste situazioni sono di totale evasione fiscale, il danno erariale ammonta a 75 milioni di euro all’anno».

Nell’aprile 2014, il Senato ha approvato il disegno di legge a prima firma Giuseppe Marinello, ora all’esame della Camera. Come cambierà la lotta all’abusivismo? Anzituttoil provvedimento interviene sul codice penale, modificando l’articolo 348 (esercizio abusivo di una professione). La pena alternativa della reclusione o della multa viene sostituita con la pena congiunta della reclusione e della multa. In più si prevede la pena accessoria della pubblicazione della sentenza di condanna e la confisca obbligatoria delle attrezzature e degli strumenti utilizzati. Per il professionista che ha indotto altri nell’esercizio abusivo della professione, è introdotta la reclusione da 1 a 5 anni e una multa da 15mila a 75mila euro. Non solo. Sono previste delle aggravanti in caso di delitto di omicidio colposo, quando causato nell’esercizio abusivo di una professione per cui è richiesta una speciale abilitazione dello Stato o di un’arte sanitaria. Stesso discorso in caso di lesioni gravi o gravissime.

Publié dans Articoli di Giornali e News, Riflessioni | Pas de Commentaire »

Blitz degli animalisti sul fiume. “Assassino” al bambino pescatore

Posté par atempodiblog le 26 juillet 2016

La deriva animalista
Blitz degli animalisti sul fiume. “Assassino” al bambino pescatore

I genitori denunciano l’attivista: hanno messo il video in rete
di Andrea Zanello – La Stampa

Blitz degli animalisti sul fiume. “Assassino” al bambino pescatore dans Articoli di Giornali e News Attacco_animalista
L’«attacco». Il confronto ravvicinato tra un animalista e il papà del bambino aggredito verbalmente

E’ finito con una denuncia il blitz animalista sulle sponde della Sesia durante una gara di pesca. I genitori di un bambino di nove anni sabato si sono rivolti ai carabinieri dopo che il filmato girato da uno degli attivisti, in cui è ripreso il minore, è finito in rete.

L’episodio risale a due settimane fa: a Quarona, provincia di Vercelli, nel weekend del 9 e 10 luglio si teneva una gara di pesca a mosca. Un “classico”, una specialità dalla lunga tradizione, a cui possono partecipare soltanto nati e residenti nel piccolo comune nel cuore della Valsesia. Per due giorni su entrambe le sponde del fiume i pescatori erano impegnati nella competizione organizzata dal locale gruppo di Doccio. Il video, di poco meno di quattro minuti, mostra gli animalisti sul bordo del fiume: si rivolgono ad un bambino, cappellino in testa e canna da pesca in mano, e gli chiedono se gli piace ammazzare i pesci.

«Mio figlio è rimasto molto scosso dall’episodio: il video racconta solo una piccola parte di quel pomeriggio di provocazioni. Soltanto con lui saranno andati avanti per 10 minuti».

Lui e il bambino, che pesca da quando ha cinque anni, durante la pausa della gara cambiano sponda di fiume, come previsto dal regolamento. «Arrivati dalla parte opposta abbiamo visto questi ragazzi che già discutevano con altri pescatori. Siamo scesi sull’argine e poco dopo sul bordo del fiume sono arrivate una quindicina di persone». Inizialmente i toni sono pacati, ma poi parte un’escalation. «Il filmato è stato tagliato: sono arrivati con una cattiveria e un’aggressività che nessuno si aspettava. A mio figlio hanno anche urlato “assassino”».

Gli animalisti hanno tirato sassi in acqua per spaventare i pesci e allontanarli dalle esche, tra loro e i pescatori sono volati parecchi insulti. «Io ho parlato con loro almeno un quarto d’ora, cercando di argomentare le mie ragioni. Sono convinto che ognuno possa decidere cosa mangiare e come comportarsi, senza però limitare le libertà altrui. Invece questi ci hanno anche urlato che ammazzare una trota può essere equiparato a violentare una bambina».

Publié dans Articoli di Giornali e News, Riflessioni | Pas de Commentaire »

La preghiera e il digiuno per la pace

Posté par atempodiblog le 26 juillet 2016

Riprendere il digiuno a pane ed acqua il mercoledì e il venerdì, come pure la recita quotidiana del Rosario
La preghiera e il digiuno per la pace
Padre Livio Fanzaga – Radio Maria

La preghiera e il digiuno per la pace dans Citazioni, frasi e pensieri digiuno

Cari amici,
le cronache quotidiane ci mettono sempre più frequentemente davanti a episodi di terrorismo che colpiscono le città dell’Occidente. L’odio cieco viene rivolto verso persone inermi, non di rado contro dei bambini. Nessuno può sentirsi al sicuro in nessuna parte. C’è il rischio concreto che la paura trasformi le nostre città in ghetti dove le persone si barricano in balia di eventi sinistri. Questo non deve avvenire!

Ci devono confortare le parole della Regina della pace quando dice che chi prega non ha paura del futuro e  chi digiuna non ha paura del male.

Viviamo la nostra vita quotidiana con serenità, affidandola, con quella dei nostri cari, alla protezione di Maria. Non temiamo quelli che uccidono il corpo, perché neanche un capello del nostro capo cade senza che Dio lo voglia o lo permetta.

Attendiamo piuttosto alla nostra conversione, grazie alla quale viene eretta una diga invalicabile alla forze del male.

Riprendiamo il digiuno a pane ed acqua il mercoledì e il venerdì, come pure la recita quotidiana del Rosario per la pace nel mondo, in particolare nella nostra patria. Moltiplichiamo i gruppi di preghiera nelle case, recitando il Rosario con le famiglie del vicinato.

La Regina della pace ci assicura che con la preghiera si possono fermare le guerre per quanto violente esse siano. La guerra terroristica si prospetta come la più insidiosa, ma la Madre è qui con noi per combatterla e vincerla con le armi della luce.

Publié dans Citazioni, frasi e pensieri, Digiuno, Fede, morale e teologia, Medjugorje, Padre Livio Fanzaga, Riflessioni, Stile di vita | Pas de Commentaire »

Quella sera di sangue in un ricco cuore d’Occidente

Posté par atempodiblog le 26 juillet 2016

Quella sera di sangue in un ricco cuore d’Occidente
Figli lasciati al male. L’odio che si allarga
di Marina Corradi – Avvenire

Quella sera di sangue in un ricco cuore d’Occidente dans Articoli di Giornali e News Ali_Sonboly_Monaco
Ali Sonboly

Quella sera di sangue in un ricco cuore d’Occidente Guardi le immagini del terrore a Monaco, leggi l’età delle giovani e giovanissime vittime, poi vedi la foto dell’assassino: è la faccia ancora quasi infantile di un adolescente sofferente. Diciotto anni, figlio di un tassista e di una commessa, un passato di bambino maltrattato dai compagni, e un libro sul comodino: La follia in testa, perché gli studenti uccidono. Dunque Ali Sonboly capiva che il progetto che andava covando era delirante, e già questo è un segno di lucidità; un altro è di avere cercato di attirare con astuzia gli ex compagni di scuola nel McDonald’s della sparatoria, con un messaggio su Facebook. Un preciso, efficiente disegno maturato in giorni solitari e portato a termine con determinazione.

E però siamo tutti, sui media e fra noi, a parlare semplicemente di ‘follia’. Follia? Sonboly era in cura per depressione, che non è necessariamente un fatto psicotico, e lo era al pari di un gran numero di persone che grazie a Dio non compiono alcuna strage. E c’è qualcosa di autoliberatorio, di assolutorio nel modo in cui, con comprensibile sollievo, esclusi rapporti dell’assassino con il Daesh, ci diciamo: infine, era semplicemente un pazzo. Quasi volendo eclissare un’altra e almeno possibile concorrente causa di una violenza come quella di Monaco: l’odio, razionalmente e meticolosamente coltivato.

La libertà di scegliere il male. Ipotesi che, prima ancora di ogni militanza ideologica, può reggere anche nella storia dell’assassino di Nizza. L’odio covato e alimentato che diventa un mostro interiore, cui poi, quando è maturo, si può anche aggiungere un nome, una sigla; l’odio, che squilibra la persona e la divora. Che si alimenta, nel vedere che altri agiscono nella realtà la violenza a lungo immaginata. Come se una nuova strage avesse il potenziale di generare emulazione, e un altro, sconosciuto, fra i milioni che guardano, quasi da quel sangue si sentisse sfidato, e dicesse: sono capace anche io. La strage di Monaco viene associata con quelle di Utoya per la coincidenza della data, il medesimo giorno di luglio, ed è possibile che per il ragazzo di Monaco il norvegese Breivik fosse un modello, o un dio, da seguire.

Tuttavia a noi questo adolescente vessato, frustrato, ansioso di vendetta, fa venire in mente anche il giovane pilota della Lufthansa che, volendo suicidarsi, precipitò a terra con tutti i passeggeri del suo volo. Andreas Lubitz era infelice perché non sarebbe diventato il pilota di rotte oceaniche che voleva essere, e la frustrazione ha sortito un odio micidiale. Non gli bastava morire, voleva che anche chi gli era attorno morisse con lui. Non si toglieva la vita, come alcuni, chiedendo scusa del proprio fallimento, ma voleva che, attorno a lui, finisse il mondo – almeno quello che gli riusciva di portare con sé.

Publié dans Articoli di Giornali e News, Marina Corradi, Riflessioni | Pas de Commentaire »

Non è più un caso isolato: in meno di un mese tre violenze di gruppo

Posté par atempodiblog le 26 juillet 2016

Non è più un caso isolato: in meno di un mese tre violenze di gruppo
Branco di stupratori su ragazzine. Quei video come pornoselfie
Tre casi in un mese. Tutti nella stessa zona. E due identici, a San Valentino e Pimonte.
Oltre allo stupro di gruppo anche l’umiliazione dei video inviati sui social. La logica del bullismo che diventa violenza sessuale di gruppo. E le reazioni sconcertanti: è lei che se l’è cercata…
di Luciano Trapanese – Ottopagine

Non è più un caso isolato:  in meno di un mese tre violenze di gruppo dans Articoli di Giornali e News Stop_violenze

Non è più un caso isolato. Nel triangolo San Valentino Torio, Cava e Pimonte, un pezzo molto piccolo di Campania tra le province di Napoli e Salerno, si sono consumate in meno di un mese tre violenze di gruppo. E se quella di Cava de’ Tirreni rientra in una dinamica diversa (un 17enne avrebbe subito ripetuti abusi da almeno quattro adulti), gli stupri che si sono verificati a San Valentino Torio e Pimonte, sono del tutto simili tra loro. Anche in modo inquietante.

L’età delle vittime: ragazze di quindici anni. Il branco: cinque a San Valentino. Addirittura undici a Pimonte. L’età degli stupratori: tutti minorenni, alcuni coetanei delle adolescenti. E non basta: nei due casi il fidanzato o ex fidanzato delle vittime ha avuto un ruolo chiave. E in entrambi gli episodi, in particolare a Pimonte, gli abusi sono stati filmati con il cellulare. Anzi, a Pimonte, il branco ha fatto anche di peggio: le scene riprese sono state inviate via whatsapp a centinaia di coetanei della zona. Quasi come un cimelio, una dimostrazione digitale del loro machismo. Una ulteriore terribile umiliazione per la ragazzina che aveva già dovuto subire la violenza del gruppo.

Sono due storie orribili. Non possono essere trattate e archiviate come banali fatti di cronaca. E hanno troppi punti in comune. Nel caso di San Valentino, il day after degli arresti è stato caratterizzato da un “già visto” sconcertante. Ma purtroppo comune a tante storie simili. «Lei se l’è cercata». O anche: «Quella ci stava». Per finire con un «vestiva in quel modo». E il vestire in quel modo è riferito ai pantaloncini corti così diffusi questa estate tra le adolescenti e non solo. E già che siamo in un’epoca digitale, segnata dalla comunicazione via social, questo “già visto” è stato amplificato dal web (commenti su Facebook in particolare), creando nella vittima altra umiliazione e altri danni.

Non possiamo dire se questo accadrà anche per i fatti di Pimonte. Ci auguriamo di no. Ma tutto è possibile.

Di certo l’età dei protagonisti è quello che colpisce di più. Insieme al numero degli stupratori. Hanno agito in branco, si sono sentiti più forti, più sicuri. Forse anche più brutali. E la legge del branco ha anche spento qualche eventuale flebile voce che magari diceva : «Ma che stiamo facendo?»

Cosa è scattato nella testa di questi ragazzini? Come hanno potuto immaginare di commettere un atto così violento e farla franca, fornendo oltretutto con le riprese video la prova inoppugnabile della loro colpevolezza? E poi, perché avevano bisogno di far vedere anche agli altri, a tutti gli altri, la loro “impresa”? A spingerli non crediamo sia stata solo la voglia di umiliare ancor di più la ragazzina. Ma la necessità quasi di accreditarsi tra gli amici, di dire “guarda cosa siamo stati capaci di fare”. E di inviare a tutti quelle scene quasi fosse uno dei tanti selfie.

Una dinamica tipica del bullismo di questi anni. Con le vessazioni che non sono soltanto di sottomissione fisica o psicologica, ma anche sessuale. Il social spinge poi – proprio come in tante storie di sopraffazione riprese nelle scuole – a filmare le scene e riproporle agli altri. Il tutto condito da una concezione del tutto sballata del sesso, complice l’accesso facile a siti porno. La complicità dei fidanzati è poi un innesco fondamentale. Primo perché le ragazzine hanno fiducia in loro. E poi, perché si ingenera l’assurda convinzione: «se c’è stata con lui ci sta anche con noi».

Un mix devastante di violenza e ignoranza. A farne le spese sono adolescenti appena uscite dall’infanzia e già costrette, dopo questi abusi, a fare i conti con i traumi di una esperienza che le scaraventa nella parte più brutale e ignobile del mondo degli adulti. E a causa di coetanei forse neppure consapevoli fino in fondo del male che stanno provocando. Non consapevoli del tutto, ma neppure innocenti.

Publié dans Articoli di Giornali e News | Pas de Commentaire »

Pokémon Go, tra mania e follia. Gb, 20 giovani rubano una barca

Posté par atempodiblog le 25 juillet 2016

Pokémon Go, tra mania e follia. Gb, 20 giovani rubano una barca
C’è chi ha chiamato il 999 per denunciare un furto e chi è stato multato perché usava l’app alla guida. Negli Usa un ragazzo distratto in auto ha centrato la vettura della polizia. Bosnia, allarme mine. Indonesia, scatta il divieto per militari e poliziotti. A Padova multati due giovani ‘cacciatori’
di Quotidiano.net

Pokémon Go, tra mania e follia. Gb, 20 giovani rubano una barca dans Articoli di Giornali e News napoli_pokemon
Pokémon-mania a Napoli: circa trecento persone, non tutte giovani, hanno partecipato al raduno di giocatori di pokémon

Pokemon go, tra mania e follia. Ormai gli appassionati sono pronti a tutto. Per ‘catturare’ con i loro smartphone un Pokemon che risultava in mezzo a un lago nella zona del Merseyside, vicino a Liverpool, almeno 20 giovani hanno rubato una barca a remi per dirigersi in mezzo allo specchio d’acqua. Secondo quanto riporta l’Independent, il tutto è avvenuto nelle prime ore di ieri mattina e la guardia costiera del Merseyside ha subito iniziato a indagare sulla vicenda. Secondo le ricostruzioni, i giovani si sono appunto appropriati della barca senza il permesso del suo proprietario, per poi iniziare la loro caccia. Poi, all’arrivo della guardia costiera, sono fuggiti, facendo perdere ogni traccia.

“Non vogliamo rovinare il divertimento di Pokemon Go, tuttavia chiediamo alla gente di usare il buon senso e di non correre rischi quando si va a caccia di Pokemon”, ha fatto sapere un  portavoce delle locali forze dell’ordine.

Nei giorni scorsi nel Regno Unito è anche stato multato un ragazzo che usava l’applicazione mentre era alla guida nelle West Midlands, nel centro dell’Inghilterra. Sempre nel Regno Unito, nel Gloucestershire, un ragazzo ha chiamato il 999, il servizio di emergenza, denunciando che qualcuno aveva ‘rubato’ il Pokemon che lui aveva puntato. Mentre in Scozia la polizia ha chiesto ai giocatori dell’applicazione di non correre pericoli salendo sui tetti e correndo in mezzo a strade trafficate: come appunto è già successo più volte sia a Glasgow che a Edimburgo.

Anche dagli Stati Uniti arrivano storie di buon senso smarrito. Come documentato dal video che segue, a Baltimora, un ragazzo distratto dai Pokemon ha centrato l’auto della polizia.

In Indonesia la questione ha preso addirittura una piega istituzionale. Il governo ha vietato infatti a militari e poliziotti di intrattenersi con il Pokemon Go durante le ore di servizio. L’applicazione nel Paese non è ancora disponibile ufficialmente ma è stata scaricata illegalmente da migliaia di utenti: la popolarità del gioco ha suscitato le preoccupazioni del governo, che ne teme un possibile utilizzo per attività di spionaggio. Paranoie delle autorità? Di fatto, lunedì scorso un cittadino francese impegnato nella caccia ai mostri virtuali è stato arrestato e poi rilasciato dalla polizia dopo essere inavvertitamente entrato all’interno di una base militare nei pressi di Giacarta.

In Bosnia la storia è ancora più seria, perché c’è di mezzo la vita. L’organizzazione umanitaria ‘Posavina bez mina’ ha lanciato un allarme sul fatto che alcuni giocatori si sono spinti nelle aree a rischio mine per dare la caccia ai Pokemon. “Si pregano tutti i cittadini di non farlo e di rispettare i segnali di pericolo mine e di non addentrarsi nelle zone che non conoscono”, è stato l’appello della ong sulla propria pagina Facebook, come riferito dalla Tv N1. A vent’anni dalla fine della guerra (1992-95) il 2,3% del territorio della Bosnia è ancora infestato da mine e ordigni inesplosi.

La Pokemon-mania che sta facendo impazzire il mondo intero fa le prime ‘vittime’ a Padova: due ragazzi sono stati multati questa mattina alle 5. I due, il primo alla guida, il secondo ‘armato’ di tablet e smartphone, sono stati fermati dai carabinieri e sanzionati con 210 euro di multa.

La giustificazione dei ragazzi (messa a verbale) era che si erano dimenticati a casa i documenti perché si erano alzati prima dell’alba per andare a “caccia di Pokemon” per la città. Insomma, dopo i ‘matti’ che hanno mollato le auto in mezzo alla strada a Central Park, causando non pochi disagi di traffico, ora anche i cacciatori di Pokemon italiani rischiano di ‘pagare cara’ la loro passione per i Pokemon.

Publié dans Articoli di Giornali e News, Riflessioni | Pas de Commentaire »

Papa a monache di clausura: “No a tentazione dei numeri. Sì a social network, ma non diventino occasione di evasione”

Posté par atempodiblog le 23 juillet 2016

Papa a monache di clausura: “No a tentazione dei numeri. Sì a social network, ma non diventino occasione di evasione”
Pubblicata oggi la Costituzione apostolica «Vultum Dei quaerere» sulla vita contemplativa femminile
di Salvatore Cernuzio – Zenit

Papa a monache di clausura: “No a tentazione dei numeri. Sì a social network, ma non diventino occasione di evasione” dans Articoli di Giornali e News Attento_discernimento_vocazionale_e_spirituale

“Un valido aiuto per rinnovare la vita e la missione” dei monasteri delle suore contemplative nella Chiesa e nel mondo, affinché possano essere “fari” che “illuminano il cammino degli uomini e delle donne del nostro tempo” e rendano il mondo “più umano ed evangelico”. Si potrebbe sintetizzare così la Costituzione apostolica «Vultum Dei quaerere» (La ricerca del volto di Dio) di Papa Francesco, pubblicata oggi ma firmata lo scorso 29 giugno.

Un documento che – in 38 punti e 14 articoli – abroga norme in materia risalenti ai tempi di Pio XII e mira a configurare meglio il carisma delle consacrate, offrendo indicazioni pratiche su ambiti anche giuridici e amministrativi, nonché spirituali. Il tutto tenendo conto “dell’intenso e fecondo cammino percorso dalla Chiesa stessa negli ultimi decenni” e “alla luce degli insegnamenti del Concilio Ecumenico Vaticano II, sia delle mutate condizioni socio-culturali”.

Il testo del Pontefice abbraccia, quindi, temi come la scelta e la cura delle vocazioni, in un momento in cui nell’attuale contesto socio-culturale e religioso ne rileva la forte “crisi”. Per questo Francesco invita ad un attento “discernimento vocazionale e spirituale” e mette in guardia dalla “tentazione del numero e della efficienza” che porta spesso al “reclutamento di candidate da altri Paesi con l’unico fine di salvaguardare la sopravvivenza del monastero”.

Anzi, il Papa propone “la chiusura” di un istituto “qualora non sussistano i requisiti per una reale autonomia di un monastero”. In alternativa c’è una “rivitalizzazione” dello stesso attraverso un “processo di accompagnamento” posto in essere da una commissione formata ad hoc dalla Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica. “All’autonomia giuridica deve corrispondere una reale autonomia di vita” precisa infatti il Pontefice; ciò “significa: un numero anche minimo di sorelle, purché la maggior parte non sia di età avanzata; la necessaria vitalità nel vivere e trasmettere il carisma; la reale capacità formativa e di governo; la dignità e la qualità della vita liturgica, fraterna e spirituale; la significatività e l’inserimento nella Chiesa locale; la possibilità di sussistenza; un’adeguata struttura dell’edificio monastico”.

Tra le vie da percorrere, Papa Bergoglio indica anche il rafforzamento delle Federazioni. “Inizialmente tutti i monasteri dovranno far parte di una federazione”, stabilisce il documento. “Se per ragioni speciali un monastero non potrà essere federato, con il voto del capitolo, si chieda il permesso alla Santa Sede, alla quale compete fare l’adeguato discernimento, per consentire al monastero di non appartenere ad una federazione”. Lo scopo principale “è promuovere la vita contemplativa nei monasteri che ne fanno parte, secondo le esigenze del proprio carisma, e garantire l’aiuto nella formazione permanente e iniziale, nonché nelle necessità concrete, attraverso lo scambio di monache e la condivisione dei beni materiali”. Tale processo – si legge nel testo – “potrebbe prevedere anche l’affiliazione ad un altro monastero o l’affidamento alla Presidente della federazione, se il monastero è federato, con il suo Consiglio”.

Nella Costituzione apostolica vengono poi messi a fuoco “i dodici temi della vita consacrata in generale e, in particolare, della tradizione monastica”. Quindi: “Formazione, preghiera, Parola di Dio, Eucaristia e Riconciliazione, vita fraterna in comunità, autonomia, federazioni, clausura, lavoro, silenzio, mezzi di comunicazione e ascesi”.

Prima però il Papa fa una premessa che riguarda i nuovi mezzi di comunicazione e i social network che – osserva – “possono essere strumenti utili per la formazione e la comunicazione”, ma rendono necessario “un prudente discernimento affinché siano al servizio della formazione alla vita contemplativa e delle comunicazioni necessarie”. Guai quindi a rendere le nuove tecnologie “occasione di dissipazione o di evasione dalla vita fraterna in comunità” o ancora peggio “danno per la vostra vocazione” o “ostacolo per la vostra vita interamente dedita alla contemplazione”.

Per questo il Santo Padre chiede alle monache di vivere una dimensione ascetica, che, tradotto, significa “liberarsi da tutto quello che è proprio della ‘mondanità’ per vivere la logica del Vangelo che è logica di dono”. Ciò implica “sobrietà, distacco dalle cose, consegna di sé stessi nell’obbedienza, trasparenza nelle relazioni”. “Tutto per voi – scrive Francesco – è reso più radicale ed esigente dalla scelta di rinuncia anche allo spazio, ai contatti, a tanti beni del creato, come modo particolare di donare il ‘corpo’. L’aver scelto una vita di stabilità – prosegue – diventa segno eloquente di fedeltà per il nostro mondo globalizzato e abituato a spostamenti sempre più rapidi e facili, con il rischio di non mettere mai radici”.

In tal senso, la vita claustrale rende “più esigente” anche il campo delle “relazioni fraterne”, imponendo nelle comunità “relazioni continue e ravvicinate”. “Voi potete essere di esempio e aiuto al popolo di Dio e all’umanità di oggi, segnata e a volte lacerata da tante divisioni, a restare accanto al fratello e alla sorella anche là dove vi sono diversità da comporre, tensioni e conflitti da gestire, fragilità da accogliere”, assicura Bergoglio.

“Non è facile – scrive in un altro punto – che questo mondo, per lo meno quella larga parte di esso che obbedisce a logiche di potere, economiche e consumistiche, comprenda la vostra speciale vocazione e la vostra missione nascosta, eppure ne ha immensamente bisogno”. Ne ha bisogno “come il marinaio in alto mare ha bisogno del faro che indichi la rotta per giungere al porto”.

“Siate fari, per i vicini e soprattutto per i lontani” è l’esortazione del Papa argentino, “siate fiaccole che accompagnano il cammino degli uomini e delle donne nella notte oscura del tempo” e “sentinelle del mattino” che non hanno “timore di vivere la gioia della vita evangelica” secondo il proprio carisma.

Su questa scia, il Papa richiama ad un maggior impegno verso poveri e sofferenti e rammenta il valore del lavoro che – dice alle monache – “vi mette in stretta relazione con quanti lavorano con responsabilità per vivere del frutto delle proprie mani; vi fa essere solidali con i poveri che non possono vivere senza lavorare e che spesso, pur lavorando, hanno bisogno del provvidenziale aiuto dei fratelli”.

“Il frutto del lavoro non abbia soltanto lo scopo di assicurare un sostentamento dignitoso ma anche, quando possibile, di sovvenire alle necessità dei poveri e dei monasteri bisognosi”, afferma infatti Papa Francesco. Perciò “anche se alcune comunità monastiche possono avere delle rendite, in accordo con il diritto proprio, non si esimano comunque dal dovere di lavorare”. Il lavoro, tuttavia, non deve estinguere lo spirito di contemplazione, ma va compiuto “con devozione e fedeltà, senza lasciarsi condizionare dalla mentalità efficientistica e dall’attivismo della cultura contemporanea”. Il motto è dunque quello della tradizione benedettina: “Ora et labora”.

Oltre che dal lavoro, il ritmo giornaliero di ogni monastero deve prevedere “opportuni momenti di silenzio, così che venga favorito il clima di preghiera e di contemplazione”, si legge nella Costituzione apostolica. Il silenzio è infatti “spazio necessario di ascolto eruminatio della Parola”; “la vostra vita integralmente contemplativa richiede tempo e capacità di fare silenzio per ascoltare Dio e il grido dell’umanità”, afferma il Papa. “Taccia dunque la lingua della carne e parli quella dello Spirito, mossa dall’amore che ognuna di voi ha per il suo Signore”.

Su un piano più specificamente spirituale, il Papa mette in guardia le contemplative da alcune tentazioni, tra le quali individua come “una delle più insidiose” quella che i Padri del deserto chiamavano “demonio meridiano”. Ovvero “la tentazione che sfocia nell’apatia, nella routine, nella demotivazione, nell’accidia paralizzante”. Questo – dice il Santo Padre cita la Evangelii gaudium – “porta lentamente alla ‘psicologia della tomba’, che poco a poco trasforma i cristiani in mummie da museo. Delusi dalla realtà, dalla Chiesa o da se stessi, vivono la costante tentazione di attaccarsi a una tristezza dolciastra, senza speranza, che si impadronisce del cuore come ‘il più prezioso degli elisir del demonio’”.

Invece la missione delle monache è tutt’altra, e cioè essere “scala” come Maria “attraverso la quale Dio scende per incontrare l’uomo e l’uomo sale per incontrare Dio”. Al documento seguirà una Istruzione che la Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata emanerà prossimamente sugli stessi temi.

Publié dans Articoli di Giornali e News, Discernimento vocazionale, Fede, morale e teologia, Papa Francesco I, Riflessioni, Stile di vita | Pas de Commentaire »

La dignità umana se ne andrà in fumo

Posté par atempodiblog le 23 juillet 2016

La Cannabis e i rischi di una legalizzazione
La dignità umana se ne andrà in fumo
Giacomo Samek Lodovici – Avvenire

La dignità umana se ne andrà in fumo dans Articoli di Giornali e News cannabis

Il 25 luglio è calendarizzata alla Camera una proposta di legge permissiva che modificherebbe la normativa circa la detenzione e la coltivazione delle droghe cosiddette ‘leggere’. Le motivazioni di questo provvedimento sono quelle consuete: per esempio, colpire le organizzazioni mafiose, concentrare le energie delle forze dell’ordine nella repressione di altri fatti delinquenziali più seri, ecc. Circa l’obiettivo di molti tra i proponenti di questa legge di arrivare, prima o poi, alla legalizzazione della vendita di droghe, si può però ribattere che o spacciare sostanze stupefacenti è moralmente lecito e non criminale, e allora non si capisce perché vietarlo a queste organizzazioni, oppure se spacciare non è moralmente lecito e se inoltre è da criminali, allora non lo deve fare nessuno, neanche con la licenza dello Stato.

Legalizzando la cannabis, lo Stato permette che qualcuno possa esercitare attività immorali e criminali (per esempio per le conseguenze in termini di incidenti stradali dell’uso di droghe), purché abbia la ‘patente’: fatte le debite differenze, è un po’ come dare a qualcuno la licenza di assassinare, per togliere i profitti ad altri killer. E già la legalizzazione della coltivazione e detenzione di droghe favorisce la possibilità di spacciare. Inoltre, gli spacciatori che rimarrebbero senza la licenza dello Stato, non potendo più guadagnare tramite lo smercio di cannabis, si concentrerebbero sul commercio delle droghe più redditizie (per es. eroina, cocaina e le cosiddette droghe sintetiche), aumentandone il consumo nel nostro Paese. Del resto, se si legalizzasse la cannabis, l’acquisto resterebbe precluso ai ragazzini e ai bambini. I signori di questo mercato cercherebbero, prevedibilmente, di indurli alla droga per ricavare ancora profitti da loro, non potendo più guadagnarne con la vendita agli adulti.

Secondo alcuni antiproibizionisti la legalizzazione delle droghe ne fa diminuire il consumo, perché rimuove il fascino del proibito. Sennonché le leggi incidono sulla cultura di un popolo (ed è soprattutto per ragioni culturali che, talvolta, alcuni Paesi con leggi più restrittive registrano più consumo di altri che hanno leggi meno restrittive). Ora, la legalizzazione di una prassi la accresce, perché per molte persone ciò che è legale è anche morale.

La legalizzazione delle droghe e della loro coltivazione farebbe cadere molte remore morali rispetto al consumo e inoltre faciliterebbe la possibilità di procurarsele, addirittura a casa propria. Non è poi vero che chi vieta il commercio delle droghe dovrebbe vietare anche quello degli alcolici: mentre il consumo – anche moderato – di droghe comporta quasi sempre dei danni, come minimo per l’incolumità pubblica (ad esempio, per i già citati incidenti stradali provocati da chi usa sostanze stupefacenti), l’uso moderato degli alcolici non è invece, di per sé, pericoloso.

Anche le droghe ‘leggere’, comprate o coltivate autonomamente, producono spesso effetti gravemente nocivi per la salute e per le capacità cognitive – lo rilevano gli esperti, alcuni dei quali sono stati auditi alla Camera – e sono spesso propedeutiche al consumo di droghe peggiori. Ma, anche se ciò non fosse vero, resta il fatto che la dignità umana consiste – basta rileggersi indimenticabili pagine di Socrate, Aristotele, Pascal, Kant, e di tanti altri grandi e illustri pensatori – anche nella stupenda capacità di poter pensare e agire liberamente, mentre le droghe possono comportare alterazione del senso della realtà, esperienza di stati di allucinazione, modificazioni delle percezioni auditive e visive, cessazione delle inibizioni (il cosiddetto ‘sballo’), ovvero la rinuncia, per un certo lasso di tempo, a volere, pensare e agire come persone libere, dunque l’abdicazione dalla propria dignità umana.

La droga, di qualsiasi tipo, spersonalizza l’essere umano, lo svilisce e degrada, talvolta fino a renderlo schiavo. È questo che si vuole?

Publié dans Articoli di Giornali e News, Riflessioni | Pas de Commentaire »

“Più che l’islam, scontiamo la debolezza del cristianesimo nel continente”, dice il card. Koch

Posté par atempodiblog le 23 juillet 2016

“Più che l’islam, scontiamo la debolezza del cristianesimo nel continente”, dice il card. Koch
Il card. Schönborn: “Sono necessarie prese di posizione più chiare dalle autorità musulmane”
di Matteo Matzuzzi – Il Foglio

“Più che l’islam, scontiamo la debolezza del cristianesimo nel continente”, dice il card. Koch dans Articoli di Giornali e News Cristianesimo

Roma. “Il problema non è tanto nella forza dell’islam, quanto nella debolezza del cristianesimo in Europa”. A dirlo è stato il cardinale svizzero Kurt Koch, presidente del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, chiamato anni fa a Roma da Benedetto XVI per succedere a Walter Kasper e confermato nell’incarico da Francesco. Koch ha rilasciato un’ampia intervista al sito cattolico in lingua tedesca Kath.net, in cui tocca vari argomenti, a cominciare dalle relazioni con la vasta e variegata realtà ortodossa. Ma è su Europa, islam e cristianesimo che il porporato si sofferma in modo particolare, specie dopo l’ennesima strage animata dal fondamentalismo islamico, che lo scorso 14 luglio, a Nizza, ha lasciato distese sulla Promenade des Anglais ottantaquattro persone (decine sono i feriti, molti dei quali ancora in gravi condizioni).

“E’ giusto aiutare i musulmani a rendere possibile una vita secondo la loro fede nelle nostre società democratiche”, spiega il cardinale, che però aggiunge: “Ciò di cui mi rammarico un po’ è piuttosto che non si chieda con la medesima chiarezza un trattamento uguale per i cristiani nei paesi islamici”. Si può, insomma, chiedere in modo credibile la creazione di istituzioni islamiche nelle nostre società occidentali solo se (al tempo stesso) si chiede, ad esempio, che l’università greco-ortodossa di Halki, in Turchia, venga riaperta. “Si dovrebbe insistere di più sulla reciprocità”.

Il cardinale Kurt Koch cita il caso del glorioso seminario da cui sono uscite le classi dirigenti del patriarcato di Costantinopoli per più d’un secolo e mezzo. Halki è chiuso dal 1971, quando Ankara decise che sul suolo nazionale non potevano sorgere istituti superiori non pubblici (a meno che non fossero emanazione delle Forze armate o della polizia). Tre anni fa, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan si disse disposto a valutare la riapertura della scuola, a patto che rinunciasse al titolo e al conseguente valore legale di scuola di educazione superiore. Proposta subito rispedita al mittente, essendo stata giudicata niente più che provocatoria. La presenza dell’islam in Europa, osserva Koch, “mette in discussione un’acquisizione fondamentale e problematica delle società occidentali, e cioè l’aver relegato la religione nella sfera privata individuale. Tutt’al contrario – continua – l’islam si concepisce come una religione pubblica, che vuole essere pubblicamente visibile”. Ecco perché “l’islam in Europa introduce la provocazione che l’ormai avanzato processo di privatizzazione della religione debba essere rivista”. Anche perché “una società che relega la religione nella sfera privata non può favorire un dialogo interreligioso”. Il cristianesimo europeo, prosegue il porporato, deve insomma “riscoprire le correnti ‘calde’ che ancora scorrono al suo interno, rimanendo fedele alle sue radici, anziché nasconderle con una falsa modestia”.

La questione delle radici era stata tirata in ballo anche dal presidente della Conferenza episcopale italiana, il cardinale Angelo Bagnasco, poche ore dopo l’attentato di Nizza, quando aveva detto che “siamo di fronte a una miscela esplosiva di ideologia, di follia personale e di odio. Una miscela che esplode in modo impazzito, seppure programmato e strategico, verso i paesi dell’occidente, verso la nostra Europa e questo ci deve rendere molto più avvertiti circa la consistenza e la vita della nostra cultura occidentale ed europea”.

“Dobbiamo – aggiungeva l’arcivescovo di Genova – coltivare di più i valori europei, le radici europee che sono la cultura cristiana che racchiude non una visione confessionale, ma dei valori universali, delle esperienze che sono il distillato dell’umanità. Allora l’Europa, insieme a una sicurezza crescente, alla fiducia e al coraggio, deve però anche rivedere la propria cultura perché non sia ulteriormente svuotata dei valori fondamentali dello spirito e dell’etica, ma al contrario deve recuperare se stessa, questa anima”.

Su quanto accaduto in Francia è intervenuto, con un’intervista al quotidiano austriaco Der Standard, anche il cardinale primate Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna, a giudizio del quale sono necessarie “prese di posizione più chiare da parte delle autorità musulmane”. Anche perché, ha sottolineato il presule, “che sia giusto o meno, il terrore ha in questo momento un’etichetta islamica. I terroristi si definiscono aderenti all’islam non al cristianesimo o ad altre religioni, e questo è un grande problema per l’islam, con cui deve fare i conti”. Certo, “non dobbiamo dimenticare che il maggior numero di vittime del terrore sono musulmani, ma attendiamo parole molto più chiare da parte delle autorità islamiche”. Quel che serve è un profondo processo di rielaborazione e contestualizzazione dei testi sacri.

E’ vero, ha ammesso il cardinale austriaco, che anche l’Antico Testamento contiene “molti passaggi crudeli”, ma è altrettanto assodato che il cristianesimo ha saputo andare oltre l’applicazione letterale di quei passi. Cosa che l’islam non ha ancora fatto, come più volte ha fatto notare – anche a questo giornale – l’islamologo gesuita Samir Khalil Samir. Schönborn – che in un passaggio dell’intervista ammette di comprendere la “preoccupazione” generata da “una migrazione dal medio oriente e dall’Africa” che contempla “una differenza culturale e religiosa” – parla della necessità di avviare “un processo di apprendimento”, simile a quello che la religione ha affrontato più volte nella sua storia, l’ultima delle quali dopo “l’olocausto nazista” che ha causato lo sterminio di milioni di ebrei.

Publié dans Articoli di Giornali e News, Cardinale Christoph Schönborn, Fede, morale e teologia, Matteo Matzuzzi, Riflessioni | Pas de Commentaire »

La gratitudine del Papa per la testimonianza di Carmen Hernández

Posté par atempodiblog le 21 juillet 2016

La gratitudine del Papa per la testimonianza di Carmen Hernández dans Articoli di Giornali e News Carmen_Hernandez

Nella Cattedrale dell’Almudena, a Madrid, questa sera l’ultimo saluto a Carmen Hernández, 85 anni, iniziatrice, insieme a Kiko Arguello, del Cammino Neocatecumenale.

Nel corso della cerimonia funebre è stato letto il messaggio inviato da papa Francesco. Ecco il testo integrale:

Pregiatissimo sig. Francisco Kiko Arguello, cammino neocatecumenale Madrid.

Ho appreso con emozione la notizia della morte della signorina Carmen Hernández, sopraggiunta al termine di una lunga esistenza segnata dal suo amore per Gesù e da un grande slancio missionario. In quest’ora di doloroso distacco sono spiritualmente vicino con affetto ai familiari e all’intero Cammino Neocatecumenale, di cui lei è stata co-iniziatrice, come pure a quanti hanno apprezzato il suo ardore apostolico concretizzato soprattutto nell’indicare un itinerario di riscoperta del Battesimo e di educazione permanente alla fede. Ringrazio il Signore per la testimonianza di questa donna animata da sincero amore per la Chiesa che ha speso la sua vita nell’annuncio della Buona Novella in ogni ambiente, anche quelli più renitenti, non dimenticando le persone più emarginate. Affido la sua anima alla Divina Bontà affinché la accolga nel gaudio della Pasqua eterna ed incoraggio coloro che l’ hanno conosciuta e quanti aderiscono al Cammino Neocatecumenale a mantenere viva la sua ansia evangelizzatrice, operando in fattiva comunione con i vescovi e i sacerdoti ed esercitando la pazienza e la misericordia con tutti. Con tali voti, invoco la materna intercessione della Vergine Maria e volentieri imparto a quanti sono presenti al rito esequiale la benedizione apostolica.

Fonte: Radio Vaticana

Publié dans Articoli di Giornali e News, Papa Francesco I | Pas de Commentaire »

123