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Papa a Chiese riformate: uniti nel testimoniare la misericordia di Dio

Posté par atempodiblog le 10 juin 2016

Papa a Chiese riformate: uniti nel testimoniare la misericordia di Dio
Tutti i cristiani siano uniti nel testimoniare la misericordia in un mondo che vive “come se Dio non esistesse”. E’ l’esortazione levata da Papa Francesco nell’udienza in Vaticano alla delegazione del Direttivo della Comunione Mondiale delle Chiese Riformate. Un evento, ha detto il Pontefice, che rappresenta un ulteriore passo nel cammino ecumenico. Da Francesco l’esortazione a favorire quindi un ecumenismo che promuova una comune missione di servizio. L’ultima visita al Papa di una delegazione delle Chiese riformate era avvenuta dieci anni fa con Benedetto XVI.
di Alessandro Gisotti – Radio Vaticana

Papa Francesco

Un incontro che è “segno efficace della nostra perseverante determinazione a camminare insieme nel pellegrinaggio verso la piena unità”. Francesco ha tratteggiato così l’udienza alla delegazione del direttivo della Comunione mondiale delle Chiese riformate ed ha subito messo l’accento sui passi fatti tra Chiesa Cattolica e Chiese riformate negli ultimi anni. Una fraternità, ha detto riecheggiando San Giovanni Paolo II, che “si radica nel riconoscimento dell’unico Battesimo” e non è “conseguenza di un filantropismo liberale”. Il Papa ha poi ricordato l’importanza della conclusione della fase del dialogo teologico tra la Comunione Mondiale delle Chiese Riformate e il dicastero per l’Unità dei Cristiani sul tema “La giustificazione e la sacramentalità: la comunità cristiana come operatrice di giustizia”.

La nostra fede in Gesù, ha detto il Pontefice, ci “spinge a vivere la carità mediante gesti concreti”. E, ha soggiunto, che in un mondo dove sperimentiamo spesso una “desertificazione spirituale”, tutti i cristiani sono chiamati  “a testimoniare insieme l’amore misericordioso di Dio, vero antidoto di fronte al senso di smarrimento e all’indifferenza che sembrano circondarci”:

“Especialmente allí donde se vive como si Dios no existiera…”
“Soprattutto là dove si vive come se Dio non esistesse – ha detto – le nostre comunità cristiane sono chiamate ad essere anfore che dissetano con la speranza, presenze in grado di ispirare fraternità, incontro, solidarietà, amore genuino e disinteressato”. Esse, ha soggiunto, “sono tenute ad accogliere e ravvivare la grazia di Dio, per non chiudersi in se stesse e aprirsi alla missione”.

“Non è possibile, infatti – ha ammonito – comunicare la fede vivendola in maniera isolata o in gruppi chiusi e separati, in una sorta di falsa autonomia e di immanentismo comunitario”. Così facendo, infatti, “non si riesce a rispondere alla sete di Dio che ci interpella e che emerge anche da molteplici nuove forme di religiosità”. Francesco ha poi messo in guardia da un ripiegamento « su sé stessi e sui propri bisogni, favorendo una sorta di ‘consumismo spirituale’”:

“Se necesita urgentemente un ecumenismo…”
“Vi è urgente bisogno – ha affermato – di un ecumenismo che, insieme allo sforzo teologico per ricomporre le controversie dottrinali tra i cristiani,  promuova una comune missione di evangelizzazione e di servizio”. Certo, ha constatato, ci sono già “molte iniziative e buone collaborazioni in diversi luoghi”.

Tuttavia, è stata la sua esortazione, “tutti possiamo fare di più, insieme, per offrire una testimonianza viva ‘a chiunque domandi ragione della speranza che è in noi’: trasmettere l’amore misericordioso del nostro Padre, che gratuitamente riceviamo e generosamente siamo chiamati a ridonare”.

“Que este encontrarnos sirva de ánimo…”
“Il nostro ritrovarci – ha dunque concluso il Papa – possa incoraggiare tutte le comunità riformate e cattoliche a continuare a lavorare insieme per trasmettere la gioia del Vangelo agli uomini e alle donne del nostro tempo”.

La realtà delle Chiese riformate raccolte sotto la sigla del Wcrc è articolata e diffusa a livello internazionale. A illustrarla, al microfono di Philippa Hitchen, è il delegato del Pontificio Consiglio Promozione Unità dei Cristiani, don Avelino Gonzalez-Ferrer:

R. – The Wcrc is a union of two separate groups…
Il Wrcr (World Communion of Reformed Churches – Comunione mondiale delle Chiese riformate) è un’unione di due gruppi distinti, al quale spesso ci si riferisce con la definizione di “Consiglio ecumenico mondiale delle Chiese riformate”. Nel 2010, questi due gruppi si sono uniti e sono confluiti nel Wcrc e dunque sono questi oggi i nostri più diretti interlocutori. Rappresentano oltre 205 Chiese membri in un centinaio di Paesi, è un’istituzione piuttosto ampia. Le Chiese che si raggruppano in questa Comunione sono, tra le altre, le Chiese congregazionale, la Chiesa presbiteriana, i Riformati olandesi, le Chiese unite e unitariane e le Chiese valdesi. La maggioranza delle Chiese si trovano nel Sud del mondo. La presidenza si trova a Hannover, in Germania, dopo essere stata per molti anni a Ginevra.

D. – Lei diceva che queste comunità ecclesiali sono i suoi maggiori interlocutori: questo dialogo con le Chiese riformate è in atto ormai da mezzo secolo, più o meno…
R. – Very much so. Right after the Second Vatican Council, as you know, …
Esattamente. Come lei sa, il Concilio Vaticano II ha prodotto una grande aspettativa nei riguardi  dell’ecumenismo e del dialogo, della costruzione di ponti che avrebbero aiutato a superare i risentimenti, e via dicendo. Fin dall’inizio, la Chiesa ha aperto il dialogo con le Chiese riformate: questa è la quarta sessione di dialogo internazionale e ciò è molto importante.

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Il gorilla e il bambino. Per chi batte il nostro cuore?

Posté par atempodiblog le 10 juin 2016

Per chi batte il nostro cuore?
Il gorilla e il bambino
Padre Livio Fanzaga – Radio Maria

gorilla cincinnati

In uno zoo di Cincinnati (USA) i guardiani hanno sparato a un Gorilla per salvare la vita di un bambino di tre anni che si era infilato nella gabbia.

Nei giorni successivi le principali reti TV americane hanno dedicato alla vicenda un’ora e 28 minuti, scatenando le emozioni del pubblico, tanto da raccogliere 400 mila firme per togliere ai due genitori la custodia dei figli.

Le stesse reti, quando un gruppo di tagliagole dell’Isis ha sgozzato 21 cristiani copti su una spiaggia presso Tripoli, hanno dedicato un totale di 14 minuti: meno di un sesto del tempo delle trasmissioni sul gorilla.

Un gruppo di manifestanti, angosciati per la morte dell’antenato, ha organizzato veglie allo zoo per compiangere l’animale.

Negli stessi giorni è passato quasi sotto silenzio il falò nel quale sono state bruciate venti ragazzine yazide, anch’esse in gabbia, da parte di stupratori islamisti incappucciati.

Per chi batte il nostro cuore? A chi va la nostra misericordia?

Solo l’uomo, dal concepimento alla morte, è immagine di Dio, perché dotato di un’anima spirituale e immortale che ne fa una “persona”.

Solo l’uomo, fra le creature del mondo visibile, è stato creato per se stesso e tutto il resto, animali compresi, sono in funzione di lui.

Abbiamo forse dei dubbi? Che dovremmo fare allora dei sei milioni di topi che infestano Roma e che si moltiplicano in modo esponenziale: “derattizzarli” o farli accomodare ai “piani superiori?”.

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Il Papa eleva a festa la celebrazione di Maria Maddalena

Posté par atempodiblog le 10 juin 2016

Il Papa eleva a festa la celebrazione di Maria Maddalena
La celebrazione di Santa Maria Maddalena, oggi memoria obbligatoria nel giorno 22 luglio, sarà elevata nel Calendario Romano generale al grado di festa. Per espresso desiderio del Papa la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti ha pubblicato il relativo decreto.

di Paolo Ondarza – Radio Vaticana

Maddalena

“Apostolorum Apostola” la definiva san Tommaso d’Aquino: Maria Maddalena fu infatti la testimone oculare del Cristo Risorto, la prima a darne testimonianza agli apostoli. La celebrazione di questa Santa, finora memoria obbligatoria, sarà elevata nel Calendario Romano Generale al grado di Festa. Ne da notizia il decreto datato 3 giugno 2016, solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù, a firma del cardinale Robert Sarah, prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, reso noto oggi. Nell’articolo di commento firmato dal segretario, mons. Artur Roche, si spiega che la  decisione si iscrive nell’attuale contesto ecclesiale, che domanda di riflettere più profondamente sul tema, della dignità della donna, la nuova evangelizzazione e la grandezza del mistero della misericordia divina.

Decisione presa nel contesto del Giubileo della Misericordia
“Fu San Giovanni Paolo II – si ricorda – a dedicare una grande attenzione non solo all’importanza delle donne nella missione stessa di Cristo e della Chiesa, ma anche alla peculiare funzione di Maria di Magdala quale prima testimone che vide il Risorto e prima messaggera che annunciò agli apostoli la risurrezione del Signore”. Un’importanza ribadita nell’impegno della Chiesa per la nuova evangelizzazione “che vuole accogliere, senza alcuna distinzione, uomini e donne di qualsiasi razza, popolo, lingua e nazione, per annunciare loro la buona notizia del Vangelo di Gesù Cristo, accompagnarli nel loro pellegrinaggio terreno ed offrir loro le meraviglie della salvezza di Dio”. La decisione di Papa Francesco si inserisce nel contesto del Giubileo della Misericordia “per significare la rilevanza di questa donna che mostrò un grande amore a Cristo e fu da Cristo tanto amata”.

Maria Maddalena, prima testimone della Divina Misericordia
La tradizione ecclesiale in Occidente identifica nella stessa persona Maria di Magdala, la donna che versò profumo nella casa di Simone, il fariseo, e la sorella di Lazzaro e Marta. Maria Maddalena formò parte del gruppo dei discepoli di Gesù, lo seguì fino ai piedi della croce e, nel giardino in cui si trovava il sepolcro, fu la prima testimone della Divina Misericordia, “la prima a vedere il sepolcro vuoto e la prima ad ascoltare la verità della sua risurrezione”. Nell’articolo di commento si segnala il contrasto tra Eva, donna del giardino del paradiso e Maria Maddalena, donna del giardino della risurrezione. La prima diffuse la morte dove c’era la vita; la seconda annunciò la Vita da un sepolcro, luogo di morte. «Noli me tangere», l’invito rivolto da Cristo a Maria Maddalena è per tutta la Chiesa: a non cercare sicurezze umane e titoli mondani, ma la fede in Cristo Vivo e Risorto! “E’ giusto – conclude l’articolo di commento – che la celebrazione di questa donna abbia il medesimo grado di festa dato alla celebrazione degli apostoli nel Calendario Romano Generale e che risalti la speciale missione di questa donna, che è esempio e modello per ogni donna nella Chiesa”. Il giorno della celebrazione – si specifica nel decreto – rimane invariato, il 22 di luglio.

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Fanno l’«inchino» nella processione. Il parroco se ne va, il vescovo: grazie

Posté par atempodiblog le 10 juin 2016

Don Fernando: «Volevano dire ‘qui comandiamo noi’».
Fanno l’«inchino» nella processione. Il parroco se ne va, il vescovo: grazie

di Marco Iasevoli – Avvenire

parrocchia nola

Avevano fatto male i conti, i portantini della statua della Madonna del Rosario di Livardi, piccola frazione di San Paolo Bel Sito, nel Nolano. Quando hanno violato il percorso stabilito per la processione, voltandosi verso il vicoletto che porta presso l’abitazione dei Sangermano – famiglia emergente della malavita locale – credevano che tutti avrebbero chiuso gli occhi. Invece il giovane parroco, don Fernando Russo, si è tolto la stola e se n’è andato. E insieme a lui ha lasciato il corteo anche il maresciallo dei Carabinieri, Antonio Squillante.

L’inchino, i portantini, con tanto di statua girata verso la casa da ‘onorare’, se lo sono fatti da soli, senza poter contare su alcuna connivenza e nemmeno sul silenzio. Anzi, il giorno dopo hanno incassato le parole di fuoco del vescovo di Nola, Beniamino Depalma: «Avete violentato la processione e oltraggiato Livardi. Credete di poter disporre delle statue e della Chiesa, credete di poter subordinare tutto a voi, anche Dio. E invece dovete solo chiedere perdono per la vostra arroganza e prepotenza».

I fatti risalgono al tardo pomeriggio di domenica. Tutto sembra procedere in modo normale, ogni cosa era stata concordata. Il parroco è nel mezzo della processione, dopo la banda e davanti alla statua. Arrivati in piazza Marchese di Livardi, il corteo doveva proseguire nel suo cammino e dirigersi verso la cappella per la benedizione finale.

E invece la ‘sorpresa’. I portantini si fermano. E lì, all’imbocco del vicoletto che tutti conoscono, un soprano intona l’Ave Maria. Alle prime note la statua della Madonna del Rosario viene girata verso la villa dei Sangermano. Don Fernando e il maresciallo Antonio Squillante si guardano negli occhi, si scambiano due parole, poi girano le spalle e se ne vanno. Fanno però in tempo a vedere tutta la scena. Il carabiniere va in caserma a stendere il verbale. Il sacerdote invece va a riferire al vescovo l’accaduto.

Il giorno dopo Depalma decide di scrivere una lettera pubblica a don Russo e alla frazione di Livardi. «Questo ingiustificabile comportamento mi ha rattristato nel profondo. Nell’ascoltare il tuo racconto ho percepito il dolore che hai provato nel vedere il tuo gregge procedere come se non avesse una guida, ignorando la tua presenza e le tue scelte pastorali, ignorando colui che rappresenti: Gesù Cristo». Una missiva a cuore aperto per denunciare quello «scellerato sistema di malaffare e ingiustizia chiamato camorra», un sistema che vorrebbe nutrirsi di simboli religiosi per tenere dalla propria parte il popolo.

La lettera continua richiamando le recenti norme adottate dalla diocesi e dalla Conferenza episcopale campana sulle manifestazioni di pietà popolare, che non lasciano spazio a equivoci e fraintendimenti. Dio è per tutti, prosegue il vescovo, ma «la misericordia non è mai separata dalla verità e dalla giustizia».

«L’amore di Dio non può essere preteso», come certi gruppi di ‘fedeli’, con oscuri registi alle spalle, a volte dimostrano. Don Fernando, 42 anni, prete da 13, dopo un lunedì non privo di preoccupazioni, ora è sereno e regolarmente ‘in servizio’. «Purtroppo nella nostra terra si tende a sottovalutare questi episodi – dice ricostruendo i fatti –. Anche le persone per bene ti dicono ‘sii tollerante, non esagerare, non ti esporre’.

Però io e il maresciallo in quel gesto abbiamo visto una grande prepotenza. Volevano dire ‘qui comandiamo noi’.

Ora però basta, c’è bisogno di azioni, anche silenziose come andarsene da una processione, per dire ‘no’ a logiche che non ci porteranno da nessuna parte. Noi parroci – prosegue – spesso siamo in trincea e sottoposti a forti pressioni di questo tipo, ma la cosa non fa rumore. Anche per questo ho voluto alzare un velo». Adesso il sacerdote e il vescovo attendono le mosse della procura di Nola.

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Papa Francesco maestro di spiritualità: “mite e umile di cuore”

Posté par atempodiblog le 10 juin 2016

Papa Francesco maestro di spiritualità: “mite e umile di cuore”
Padre Livio Fanzaga – Radio Maria

Papa mite

Papa Francesco è uno straordinario Maestro di spiritualità, che è tanto più efficace in quanto vive quello che insegna. In particolare le omelie nella Messa di S. Marta, dove parla a braccio, tocca i temi nevralgici della vita spirituale del cristiano.

Commentando le Beatitudini indica “i tre scalini che portano alla perdizione”. Sono “l’attaccamento alle ricchezze”, “la vanità” di quelli che vogliono che tutti li incensino e “l’orgoglio”, che è il cuore chiuso di chi crede di essere giusto.

C’è però un gradino che porta rapidamente in alto ed è “la mitezza” che è un modo di essere che avvicina tanto a Gesù “mite e umile di cuore”. L’atteggiamento contrario, osserva Francesco, sempre procura le inimicizie, le guerre e tante altre cose brutte che succedono”.

Ecco qui come con semplicità il Buon Pastore nutre quotidianamente le pecorelle del suo gregge. Abbiamo il cuore aperto per farne tesoro?

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