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Michela, Sara, uccise dagli ex: la gelosia è egoismo non c’entra con l’amore

Posté par atempodiblog le 9 juin 2016

Michela, Sara, uccise dagli ex: la gelosia è egoismo non c’entra con l’amore
Il delitto di Pordenone, quello della Magliana, entrambi scaturiti dallo stesso meccanismo: la mancata accettazione dell’abbandono. Un eccesso di gelosia che si trasforma in odio. Ma l’amore non ha niente a che fare con queste forme di possesso
di Claudio Mencacci (Direttore Neuroscienze ASST Fatebenefratelli Sacco Pres. Società italiana psichiatria) – Corriere della Sera
Tratto da: Radio Maria

Femminicidio

L’ orrore a cui assistiamo in queste giornate, legato all’aumento dei delitti contro le donne, indica come motivazione apparente la non accettazione dell’abbandono. È bene chiarire fin da subito che questi atti di violenza non hanno giustificazioni né attenuanti, né tantomeno si tratta di persone, nella stragrande maggioranza dei casi, affette da patologie mentali. Troppo spesso vengono date delle giustificazioni (inaccettabili) legate alla gelosia che purtroppo ancora e troppo spesso non consentono di riconoscere quello che c’è dietro: il senso di proprietà, il bisogno d controllo , l’ostilità, l’odio e l’invidia.

Esiste un continuum tra una gelosia fisiologica e una gelosia che progressivamente si trasforma in patologica. La difficoltà sta proprio nell’individuazione della linea di demarcazione: nel non confondere l’amore con queste forme di possesso, che nulla hanno a che vedere con l’amore.

Nell’eccesso di gelosia c’è egoismo, un amore con metastasi di odio. Assistiamo spesso a un’escalation della gelosia: aumentano i dubbi, si intensificano i controlli alla ricerca di una prova, la ferita narcisistica di questi uomini si approfondisce: non tollerano il dolore per un distacco, né il peso di una separazione, né l’accettazione di una realtà (il rapporto è finito). Per loro il rapporto si fonda su una sorta di proprietà intangibile, non accettano l’idea che un accordo vive e si rinnova finché entrambi lo valutano fertile. E non considerano la relazione come dialogo, scambio, rispetto, ma un rapporto tra chi domina e chi è sottomesso, non riescono neppure a concepire la condizione di diventare un ex. La risposta è la rabbia, violenza nei confronti di chi dimostra di non essere un oggetto per l’altro e non accetta un copione fallimentare.

Questa non accettazione è parzialmente spiegabile con il fatto che questi uomini non sono attrezzati, né vogliono acquisire strumenti, per tollerare la perdita.

La vita è un susseguirsi di perdite (si perdono la giovinezza, i genitori, i figli quando crescono, il lavoro invecchiando, ecc..) e occorre attrezzarsi per superare quelle che sono inevitabili demoralizzazioni, tristezze e depressioni. Le domande da porsi oggi sono le seguenti: fino a che punto è tollerabile la gelosia? Perché continuiamo a confondere l’amore passionale con la gelosia passionale? Cosa fare per avviare un’educazione sentimentale e affettiva in grado di condannare l’eccesso di gelosia, come avviene in altri campi, con l’omofobia o la xenofobia? Gli uomini devono essere educati fin da giovani a rispettare e a non usare violenza verso le donne, ma parallelamente le donne devono imparare a difendersi e a denunciare queste violenze riconoscendo fin dall’inizio che un partner che manca loro di rispetto, che eccede nel controllo, che alza le mani, non va accettato e andrebbe lasciato senza paura.

I sentimenti si modificano nella società e nella cultura che li animano, è arrivato ora il tempo di bandire moralmente ed eticamente l’eccesso della gelosia e di far crescere anticorpi contro la non tolleranza delle perdite e delle separazioni. La gelosia, che Shakespeare chiamava «il mostro dagli occhi verdi», va differenziata dall’invidia e va controllata nelle sue manifestazioni con grande attenzione. Sia gelosia sia invidia sono legate a una bassa autostima spesso mascherata da emozioni sgradevoli come rabbia, rancore, ostilità. Entrambe, se non tenute a bada, possono sfociare in violenza.

La frase «né con me né senza di me» premedita la possibilità di un omicidio spesso seguito dal suicidio di chi lo commette. Come scrive Paul Müllen «la gelosia è un sentimento da sfuggire se possibile, da controllare se non si riesce a sfuggirne, da curare se non riesce a controllare».

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Seguire Gesù

Posté par atempodiblog le 9 juin 2016

Chiara Lubich

Cronista: “Come fai con tutte le persone che devi seguire?”
Chiara Lubich: “Io non devo seguire le persone. Io devo seguire Gesù. È Gesù poi che segue le persone”.

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Papa: è eretico dire “questo o niente”, Gesù insegna sano realismo

Posté par atempodiblog le 9 juin 2016

Papa: è eretico dire “questo o niente”, Gesù insegna sano realismo
Volere “questo o niente” non è cattolico, è “eretico”. E’ il monito di Francesco nella Messa mattutina a Casa Santa Marta tutta incentrata sul “sano realismo” che il Signore ha insegnato ai suoi discepoli. Il Papa ha messo l’accento sul male che arrecano al popolo di Dio gli uomini di Chiesa che fanno il contrario di ciò che dicono. Quindi, ha esortato a liberarsi da un idealismo rigido che non permette di riconciliarci tra noi.
di Alessandro Gisotti – Radio Vaticana

Gesù Sacerdote

“La vostra giustizia deve superare quella degli scribi e dei farisei”. Papa Francesco ha preso spunto da questa esortazione di Gesù, nel Vangelo del giorno, per soffermarsi sull’importanza del realismo cristiano. Il popolo, ha affermato il Pontefice, era “un po’ sbandato” perché “quelli che insegnavano la legge non erano coerenti” nella loro “testimonianza di vita”. Gesù chiede dunque di superare questo, di “andare in su”. Prende dunque come esempio il primo Comandamento: “Amare Dio e amare il prossimo”. E sottolinea che chiunque si adira con suo fratello dovrà essere sottoposto al giudizio.

Insultare il fratello è come dare uno schiaffo alla sua anima
“Questo – ha detto il Papa – fa bene sentirlo, in questo tempo dove noi siamo tanto abituati ai qualificativi e abbiamo un vocabolario tanto creativo per insultare gli altri”.

Questo, ha ripreso, “è peccato”, è “uccidere, perché è dare uno schiaffo all’anima del fratello”, alla sua “dignità”. E con amara ironia ha aggiunto che spesso diciamo tante parolacce “con molta carità, ma le diciamo agli altri”.

Ancora il Papa, riferendosi alla presenza dei bambini a Messa, ha esortato a rimanere “tranquilli”, “perché la predica di un bambino in chiesa è più bella di quella del prete, di quella del vescovo e di quella del Papa”. Lasciarlo fare, è stato il suo invito, “che è la voce dell’innocenza che ci fa bene a tutti”.

Dà scandalo un uomo di Chiesa che fa il contrario di ciò che dice
Gesù, ha poi affermato il Papa, a “questo popolo disorientato” chiede di guardare “in su” e andare “avanti”. Ma non manca di rilevare quanto male faccia al popolo la contro-testimonianza dei cristiani:

“Quante volte noi nella Chiesa sentiamo queste cose: quante volte! ‘Ma, quel prete, quell’uomo, quella donna dell’Azione Cattolica, quel vescovo, quel Papa ci dicono: ‘Dovete fare così!’, e lui fa il contrario. Quello è lo scandalo che ferisce il popolo e non lascia che il popolo di Dio cresca, che vada avanti. Non libera.

Anche, questo popolo aveva visto la rigidità di questi scribi e farisei e anche quando veniva un profeta che dava loro un po’ di gioia lo perseguitavano e anche lo ammazzavano: non c’era posto, per i profeti, lì. E Gesù dice a loro, ai farisei: ‘Voi avete ucciso i profeti, avete perseguitato i profeti: quelli che portavano l’aria nuova’”.

Seguire il sano realismo della Chiesa, no a idealismi e rigidità
“La generosità, la santità”, che ci chiede Gesù, “è uscire ma sempre, semprein su. Uscire in su”. Questa, ha detto Francesco, è la “liberazione” dalla “rigidità della legge e anche dagli idealismi che non ci fanno bene”. Gesù, ha poi commentato, “ci conosce bene”, “conosce la nostra natura”. Ci esorta dunque a metterci d’accordo quando abbiamo un contrasto con l’altro. “Gesù – ha detto il Papa – ci insegna anche un sano realismo”. “Tante volte – ha soggiunto – non si può arrivare alla perfezione, ma almeno fate quello che potete, mettetevi d’accordo”:

“Questo sano realismo della Chiesa cattolica: la Chiesa cattolica mai insegna ‘o questo, o questo’. Quello non è cattolico. La Chiesa dice: ‘Questo e questo’. ‘Fai la perfezione: riconciliati con tuo fratello. Non insultarlo. Amalo. Ma se c’è qualche problema, almeno mettiti d’accordo, perché non scoppi la guerra’. Questo sano realismo del cattolicesimo. Non è cattolico ‘o questo, o niente’: quello non è cattolico. Quello è eretico.

Gesù sempre sa camminare con noi, ci dà l’ideale, ci accompagna verso l’ideale, ci libera da questo ingabbiamento della rigidità della legge e ci dice: ‘Ma, fate fino al punto che potete fare’. E lui ci capisce bene. E’ questo il nostro Signore, è questo quello che insegna a noi”.

Riconciliarsi tra noi, è la “santità piccolina” del negoziato
Il Signore, ha detto ancora, ci chiede di non essere ipocriti: di non andare a lodare Dio con la stessa lingua con la quale si insulta il fratello. “Fate quello che potete”, ha soggiunto, “è l’esortazione di Gesù”, “almeno evitate la guerra fra di voi, mettetevi d’accordo”:

“E mi permetto di dirvi questa parola che sembra un po’ strana: è la santità piccolina del negoziato. ‘Ma, non posso tutto, ma voglio fare tutto, ma mi metto d’accordo con te, almeno non ci insultiamo, non facciamo la guerra e viviamo tutti in pace’. Gesù è un grande! Ci libera di tutte le nostre miserie. Anche da quell’idealismo che non è cattolico

Chiediamo al Signore che ci insegni, primo, a uscire da ogni rigidità, ma uscire in su, per poter adorare e lodare Dio; che ci insegni a riconciliarci fra noi; e anche, che ci insegni a metterci d’accordo fino al punto che noi possiamo farlo”.

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