Un mistico ai fornelli
Girare una frittata per amore di Dio: l’esempio di Fra Lorenzo della Resurrezione
di Pane e focolare
Ho scoperto un personaggio straordinario, un religioso carmelitano del 1600 che non è ancora salito agli onori degli altari ma è venerabile, cioè è stato emanato il decreto sull’eroicità delle sue virtù. Credo che lo metterò nella mia personale “top 10” dei modelli di vita cristiana da imitare. E’ Fra Lorenzo della Risurrezione. Vi racconto brevemente la sua vita, e scoprirete perché ne parlo in questo blog.
Nicolas Herman (questo era il suo nome) nasce nel 1614 in un piccolo villaggio della Lorena, si arruola giovanissimo e combatte nella Guerra dei Trent’Anni, ma rimane ferito e lascia l’esercito. Si reca allora a Parigi e trova un impiego come cameriere in una casa nobiliare, ma è un servitore così maldestro che rompe piatti e bicchieri e viene spesso punito. Triste e solo, cerca conforto nella cattedrale di Notre-Dame: pregando, medita di farsi religioso ed entra nell’Ordine dei Carmelitani, con il nome di Fra Lorenzo della Risurrezione.
Il convento dei Carmelitani a Parigi
I suoi superiori lo mettono al lavoro in cucina. Il convento è molto grande, deve preparare il cibo per più di cento religiosi; l’edificio è anche in espansione e deve dare da mangiare anche ai muratori che lavorano in convento; in più ci sono sempre lunghe file di poveri che bussano alla porta dei frati, all’ora di pranzo.
L’impegno è notevole: appena terminata la preparazione del pranzo deve già cominciare quella della cena, spesso da solo o con un numero insufficiente di aiutanti. Quanti si sarebbero lamentati di questo! Ma Fra Lorenzo accoglie con pazienza l’incarico e decide che anche nella cucina del convento può esercitare l’esercizio paziente e santificante della “presenza di Dio”.
Racconta a un amico: «Nel trambusto della mia cucina, dove a volte più persone mi parlano assieme di cose diverse, possiedo Dio, così tranquillamente come se fossi in ginocchio davanti al SS. Sacramento. Non è necessario avere grandi cose da fare. Io rigiro la mia frittata nella padella per amore di Dio e quando l’ho fatta, se non mi rimane nient’altro, mi chino per terra e adoro il mio Dio che mi ha concesso la grazia di farla, dopo di che mi rialzo più felice di un re. Non c’è bisogno di nessuna raffinatezza, non c’è che da cominciare con bontà e semplicità». E quando qualche distrazione lo distoglie da quella concentrazione, gli basta ogni tanto uno sguardo alla statuetta della Madonna che tiene in cucina.
Fra Lorenzo realizza in quella cucina – giorno dopo giorno – il miracolo della santità e mette in pratica in modo molto personale la dottrina dei grandi mistici carmelitani. C’è infatti una frase di Santa Teresa d’Avila, rivolta alle sue monache, che gli piaceva tanto: «Coraggio, figliole mie! Non affliggetevi se l’obbedienza vi impiegherà in opere esteriori. Vi mettesse pure in cucina, il Signore verrebbe anche tra le pentole, ad aiutarvi, interiormente ed esteriormente». Ed infatti Fra Lorenzo incontra Dio ogni giorno, nella sua cucina, tra le sue pentole.
Andrà avanti per trent’anni a fare sempre le stesse cose, ma è così felice che a volte afferma d’essere stato ingannato da Dio: era entrato in convento per far penitenza, persuaso oltretutto che sarebbe stato punito per la sua goffaggine, come era accaduto in quella casa di nobili dove aveva lavorato. Al contrario, vi aveva trovato un Padrone che lo colmava di dolcezze interiori.
Un testimone ha dichiarato: «Aveva una cura particolare nel servire i suoi confratelli in tutto ciò che faceva, provvedendoli di tutto il necessario… considerava un piacere accontentarli, come se fossero stati degli angeli!». Così si applicava tenacemente ai suoi fornelli, per fare felici i suoi commensali. Di sé stesso, diceva di sentirsi «come un grandissimo delinquente invitato a mangiare alla tavola del Re dei cieli, e servito perfino dalle Sue mani».
Un mistico ai fornelli: impariamo da lui, noi che magari sbuffiamo un po’ quando tutti i giorni ci mettiamo a cucinare per i nostri famigliari!