Card. Vallini: «Sacerdoti e seminaristi, segno della tenerezza di Dio»

Posté par atempodiblog le 4 mars 2016

Card. Vallini: «Sacerdoti e seminaristi, segno della tenerezza di Dio»
di Roberta Pumpo – RomaSette

Celebrato al Laterano il Giubileo degli alunni del Pontificio Seminario Romano Maggiore e Minore. «La misericordia sia tratto caratteristico del nostro sacerdozio»

giubileo seminaristi

Un Giubileo suddiviso in tre tappe quante sono le virtù teologali e i compiti ai quali è chiamato un presbitero. Così è stato impostato il Giubileo dei seminaristi della diocesi che si è svolto sabato 27 febbraio a San Giovanni in Laterano. Iniziato al Battistero, dove i seminaristi hanno rinnovato le promesse battesimali, simbolo della fede cristiana, di ogni vocazione e dell’evangelizzazione, è proseguito con una processione all’interno dell’Università Lateranense fino alla Porta Santa, che rappresenta la speranza e il compito di essere guida del popolo di Dio, e ha raggiunto l’abside della basilica, dove il cardinale vicario Agostino Vallini ha celebrato la Messa, che rappresentava la carità. All’evento hanno partecipato i 60 seminaristi del Maggiore (tra i quali 25 della diocesi, 6 provenienti da Haiti, uno spagnolo e due nigeriani) e 10 del Minore, tutti italiani e di età compresa tra i 14 e i 18 anni.

«Noi sacerdoti, seminaristi, siamo stati toccati dallo sguardo amorevole e speciale del Signore – ha detto il cardinale Vallini -. Poteva posarsi su tante persone ma ha scelto noi perché ha fiducia in noi e ci sceglie quando siamo ancora peccatori per farci diventare santi e per inviarci nel mondo ad essere segno della sua tenerezza e misericordia».

Commossi ed emozionati tutti i giovani seminaristi presenti. «Hanno vissuto questa giornata con molto trasporto – ha detto don Concetto Occhipinti, rettore del Pontificio Seminario Romano Maggiore -. Per prepararci a questo giorno abbiamo fatto un ritiro di silenzio e preghiera sabato 20 febbraio e giovedì, durante l’adorazione eucaristica, abbiamo dato loro un sussidio per comprendere meglio il senso dell’indulgenza e il Giubileo». «È stato un momento molto coinvolgente – gli ha fatto eco don Roberto Zammerini, rettore del seminario Minore . Quest’anno stiamo facendo un cammino specifico sull’amore e la misericordia di Dio e un mercoledì al mese con don Fabio Rosini abbiamo una scuola di preghiera sull’Inno all’amore aperto a tutti gli adolescenti della diocesi.

Durante l’omelia sulla parabola del padre misericordioso, il cardinale Vallini ha detto più volte ai futuri sacerdoti di non scoraggiarsi mai. «Anche se dovessimo cadere, speriamo mai, non dobbiamo dire “per me è finita” – ha affermato -. La misericordia di Dio deve sempre indurci a ricominciare e non dobbiamo mai perderci d’animo quando prendiamo coscienza dei nostri peccati perché Gesù crocifisso, con le braccia aperte, è sempre pronto ad abbracciarci. E l’esperienza della misericordia per noi viaggia di pari passo con la forza della misericordia che siamo chiamati a donare agli altri: deve essere un tratto caratteristico del nostro sacerdozio». Tante volte, ha continuato il porporato, «siamo chiamati a dire “non è giusto fare questa cosa” ma dovremmo sempre esprimerci con tenerezza, tatto, con tono che non mortifica ma incoraggia. Voi diventerete sacerdoti in un tempo di grandi trasformazioni e in questa globalizzazione dell’indifferenza siete chiamati con la forza della vostra gioia e testimonianza a costruire ponti e stabilire relazione per portare la misericordia».

Altri appuntamenti attendono i seminaristi per quest’anno giubilare. Quelli appartenenti al seminario Maggiore sabato 5 marzo vivranno il Giubileo con le famiglie nella basilica di San Paolo fuori le Mura e il pomeriggio di domenica 6 marzo animeranno la preghiera del rosario in piazza San Pietro; stesso appuntamento, quest’ultimo, che attende prossimamente gli alunni del Minore.

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Scooterino Amen, l’app per richiedere un sacerdote a domicilio: il prete arriva su due ruote e benedice il fedele

Posté par atempodiblog le 3 mars 2016

Scooterino Amen, l’app per richiedere un sacerdote a domicilio: il prete arriva su due ruote e benedice il fedele

scooterino amen

Un prete on demand. Nell’era delle app e dei collegamenti veloci, nell’anno del Giubileo e della corposa affluenza di pellegrini nella Città Eterna, il team di Scooterino, sistema di ride sharing che permette a passeggeri e scooteristi di condividere corse e costi su due ruote, ha pensato di garantire ai propri iscritti anche confessioni fast, benedizioni e semplici riflessioni fornite da un sacerdote che arriva su chiamata e a domicilio.

Tratto da: L’Huffington Post

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Papa Francesco: “Il perdono del cuore che ci dà Dio sempre è misericordia”

Posté par atempodiblog le 3 mars 2016

Misericordia che “dimentica”

Papa

Misericordia, compassione, perdono, ripete il Papa, ricordando che “il perdono del cuore che ci dà Dio sempre è misericordia:”

“Che la Quaresima ci prepari il cuore per ricevere il perdono di Dio. Ma riceverlo e poi fare lo stesso con gli altri: perdonare di cuore. Forse non mi saluti mai, ma nel mio cuore io ti ho perdonato. E così ci avviciniamo a questa cosa tanto grande, di Dio, che è la misericordia. E perdonando apriamo il nostro cuore perché la misericordia di Dio entri e ci perdoni, a noi. Perché tutti noi ne abbiamo, da chiedere di perdono: tutti. Perdoniamo e saremo perdonati. Abbiamo misericordia con gli altri, e noi sentiremo quella misericordia di Dio che, quando perdona, ‘dimentica’”.

di Radio Vaticana

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Contro i cyberbulli e gli odiatori della Rete, ecco l’app e l’emoj simpatizzanti

Posté par atempodiblog le 3 mars 2016

Contro i cyberbulli e gli odiatori della Rete, ecco l’app e l’emoj simpatizzanti
Negli Stati Uniti è nata un’iniziativa che si chiama “Io sono un testimone” (“I am a witness”) che intende frenare tanto il cyberbullismo quanto il « revenge porn » . E’ stata lanciata da Apple con la realizzazione di un nuovo “emoj” (gli emoj sono le faccine che ci mandiamo con i messaggi sugli smartphone). Il nuovo disegno raffigura un occhio incorniciato da un fumetto. I simboli di questa campagna si possono scaricare con un’app gratuita che si chiama “IAmAWitness”.  In sostanza, quando qualcuno viene preso di mira nella Rete, si può organizzare una campagna simpatizzante a favore della vittima
di Rino Farda – Agenzia SIR

I Am A Witness

Il bullismo tecnologico, o cyberbullismo, miete vittime in Italia come negli altri Paesi. Nel nostro, però, le campagne per contrastare il fenomeno sembrano risentire di una certa pigrizia mentale. Si rivolgono, quasi indifferentemente e spesso con lo stesso linguaggio, ai bulli o alle vittime. Sono iniziative viziate da una certa confusione semantica. Parlare esclusivamente al bullo o alla vittima significa, in ogni caso, deresponsabilizzare tutti gli altri. Secondo una ricerca compiuta negli Usa (la vera patria originale del cyberbullismo), almeno il 90 percento degli adolescenti intervistati ha dichiarato di essere stato testimone di un atto di cyberbullismo su Facebook, Tumblr, Twitter, Youtube, eccetera. I fenomeni più diffusi sono divisi in due grandi categorie:

cyberbullismo vero e proprio e, meno noto ma molto diffuso, il cosiddetto “revenge porn”.

In entrambi i casi, si tratta di azioni che producono gli effetti più nefasti proprio quanto più grande è la platea digitale che riescono a mettere insieme. Una ragazza, con dei problemi di assimilazione dei grassi, ha trovato su Youtube un video che la ritraeva. Era stato visto da almeno 4 milioni di persone. I commenti, feroci, mettevano in evidenza la magrezza estrema di questa ragazza. Nel caso del “revenge porn”, poi, la dimensione della platea può creare più di un problema. Si tratta di video o foto rubate dal fidanzato o dalla fidanzata nei momenti di intimità e poi, per ripicca o per dispetto, pubblicati sul web e sui social. Le reazioni degli spettatori, in entrambi i casi, possono fare la differenza. Ne sono convinti, negli Usa, gli animatori di un’iniziativa che si chiama “Io sono un testimone” (“I am a witness”). E’ stata lanciata da Apple con la realizzazione di un nuovo “emoj” (gli emoj sono le faccine che ci mandiamo con i messaggi sugli smartphone). Il nuovo disegno raffigura un occhio incorniciato da un fumetto.

I simboli di questa campagna si possono scaricare con un’app gratuita che si chiama “IAmAWitness”. L’iniziativa è promossa da una associazione no profit che si chiama “Ad Council”. Hanno aderito, oltre alla stessa Apple, anche società come Johnson & Johnson, Google, Facebook, Twitter e Adobe. L’idea è semplice: se a fronte di un messaggio negativo scritto da un “hater” (letteralmente “odiatore”, si chiamano anche così i cyberbulli) facessero riscontro decine di messaggi positivi scritti da quel 90 per cento di platea silenziosa, gli effetti deleteri del cyberbullismo e del “revenge porn”, sarebbero fortemente ridimensionati. Anzi, si otterrebbe l’effetto di rendere ridicoli e fuori luogo gli insulti degli “hater”.

“Speriamo che in questo modo si possa costituire un collettivo di persone che si tramutino da spettatori passivi in un gruppo di persone unite contro il bullismo”, ha detto Lisa Sherman, presidente e CEO di “Ad Council”. “Abbiamo perso il senso della responsabilità fraterna; siamo caduti nell’atteggiamento ipocrita del sacerdote e del servitore dell’altare, di cui parlava Gesù nella parabola del Buon Samaritano: guardiamo il fratello mezzo morto sul ciglio della strada, forse pensiamo ‘poverino’, e continuiamo per la nostra strada, non è compito nostro; e con questo ci tranquillizziamo, ci sentiamo a posto”, ha detto Papa Francesco a Lampedusa l’8 luglio del 2013. “La cultura del benessere, che ci porta a pensare a noi stessi, – ha spiegato il Pontefice alle decine di migranti che assistevano alla Santa Messa -, ci rende insensibili alle grida degli altri, ci fa vivere in bolle di sapone, che sono belle, ma non sono nulla, sono l’illusione del futile, del provvisorio, che porta all’indifferenza verso gli altri, anzi porta alla globalizzazione dell’indifferenza. In questo mondo della globalizzazione siamo caduti nella globalizzazione dell’indifferenza. Ci siamo abituati alla sofferenza dell’altro, non ci riguarda, non ci interessa, non è affare nostro!”. Funziona così, purtroppo, anche nella vita dei social. Sarà meglio scegliere di stare dalla parte dei simpatizzanti.

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Marzo con san Giuseppe

Posté par atempodiblog le 2 mars 2016

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In tempi difficili per la Chiesa Pio IX, volendo affidarla alla speciale protezione del santo patriarca Giuseppe, lo dichiarò «Patrono della Chiesa cattolica».

Questo patrocinio deve essere invocato ed è necessario tuttora alla Chiesa non soltanto a difesa contro gli insorgenti pericoli, ma anche soprattutto a conforto del suo rinnovato impegno di evangelizzazione nel mondo e di rievangelizzazione.

Nel mese di Marzo particolarmente dedicato a San Giuseppe vogliamo raccomandarci, dunque, alla protezione di colui al quale Dio stesso «affidò la custodia dei suoi tesori più preziosi e più grandi», impariamo al tempo stesso da lui a servire l’«economia della salvezza».

Tratto da: Porziuncola. Una porta sempre aperta

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