San Patrizio: modello di coraggio cristiano
Posté par atempodiblog le 17 mars 2016
San Patrizio: modello di coraggio cristiano
di Augusto de Izcue – Radici Cristiane
San Patrizio nacque nel 387 vicino a Dumbarton, Scozia, e ricevette il nome celtico di Maewyn Succat. Era figlio di Calphurnius e di Conchessa, ambedue di fede cristiana. Il padre, di nobile origine romana, era decurione. I dettagli della sua vita ci sono ben noti per via dell’opera auto-biografica Confessio, scritta in latino intorno all’anno 450. Rapito quando aveva sedici anni da pirati irlandesi, Patrizio fu venduto come schiavo a un capo di nome Milchu, signore di Dal Riada nell’odierna Irlanda del Nord. Per ben sei anni pascolò le greggi del padrone, imparando alla perfezione la lingua locale. Milchu era anche un alto sacerdote druida, situazione di cui san Patrizio approfittò per conoscere in profondità la religione celtica, senza mai abbandonare la fede cristiana, secondo quanto egli stesso racconta: «Nella misura che aumentava in me la paura, cresceva la fede (…) sicché sono arrivato a recitare in un solo giorno fino a cento preghiere mentre ero nei pascoli o sulle colline». Fuggito dopo sei anni, fece ritorno in Scozia. Ma ormai il suo cuore era altrove: voleva diventare missionario. Andò quindi in Francia per eseguire gli studi ecclesiastici. Troviamo le sue tracce a Tours, dove conobbe san Martino, a Lérins, dove studiò teologia nel celebre cenobio, poi ad Auxerre, dove divenne discepolo del grande san Germano, futuro vescovo. Ordinato sacerdote, accompagnò il maestro nella trionfale missione in Bretagna contro gli eretici pelagiani. Ma egli continuava a sognare l’Irlanda, letteralmente. Racconta, infatti, che spesso sognava bambini del paese di Focluth che gli dicevano: «O giovane santo, torna in Erinn e cammina di nuovo in mezzo a noi!».
San Patrizio in Irlanda
Fu allora che Papa S. Celestino I, entrato nella storia per aver combattuto con successo le eresie pelagiana e nestoriana, nonché per aver convocato il Concilio Ecumenico di Efeso, che definì importanti verità sulla Madonna, incaricò san Patrizio di evangelizzare l’Irlanda. San Patrizio sbarcò sull’isola nell’estate del 432. Dopo aver evangelizzato gli abitanti di alcuni paesi litoranei, lasciandovi discepoli per continuare la loro formazione, egli procedette verso Dal Riada poiché voleva pagare il riscatto al suo vecchio padrone Milchu. Intanto i druidi avevano già avuto sentore del suo arrivo e cercavano di aizzargli contro i baroni. Uno, di nome Dichu, tentò di sbarrargli la strada minacciandolo con la spada, ma fu placato dalla presenza di spirito del Santo. Dichiarandosi convertito, egli fece omaggio di una grande sabhall, cioè una cascina, dove san Patrizio poté celebrare i sacri misteri. La sua fama di santità cominciò a diffondersi in tutto Erinn. Arrivando a Dal Riada, trovò le rovine fumeggianti del castello di Milchu. Una vecchia ballata racconta che, non sopportando l’idea di dover affrontare un ex-schiavo, in un accesso di follia egli diede fuoco alla sua casa, buttandosi quindi nelle fiamme. Tornando nelle terre di Dichu, san Patrizio apprese che Leogharié, l’Ard Righ hÉ Reann, cioè Re Supremo dell’Irlanda, aveva convocato una grande assemblea di nobili e druidi nella città di Tara al fine di celebrarvi la festa di Bealteiné, in coincidenza con l’equinozio di primavera. Era un’occasione da non perdere! In cammino verso Tara, egli si trattenne qualche giorno nella casa di un barone chiamato Secsnen, convertendo lui e tutta la famiglia. Uno dei figli, Benen, fu particolarmente colpito dal Santo. Mentre questi dormiva, Benen gli spargeva attorno fiori aromatici per addolcire il suo riposo. Benen lasciò la casa paterna per seguire san Patrizio. Ordinato sacerdote e vescovo, egli fu eletto coadiutore e quindi successore suo nella sede arcivescovile di Armagh.
Il coraggio di un santo
Arrivato segretamente a Tara, san Patrizio tese una trappola ai druidi, accendendo un fuoco sulla vicina collina di Slane prima che il Sommo Sacerdote potesse accendere il sacro fuoco che, secondo il vecchio rito pagano, doveva rigenerare Erinn. Ne seguì l’episodio forse più emblematico dell’epopea di san Patrizio: la sua vittoriosa sfida con i druidi, che raccontiamo separatamente. Questo episodio rammenta singolarmente la sfida del profeta Elia con i sacerdoti di Baal (1Re 18, 21ss), e svela un tratto caratteristico del Patrono dell’Irlanda: il coraggio. Vivamente impressionato, l’Ard Righ gli concesse l’autorizzazione di predicare pubblicamente. Insieme al coraggio, l’episodio mostra anche un’altra caratteristica dell’apostolato di san Patrizio: quello che, in termini un po’ provocatori, potremmo chiamare “opzione preferenziale per i nobili”. Il Patrono dell’Irlanda, infatti, privilegiava la conversione dei baroni, salvo poi arrivare più facilmente al popolo. Tattica vincente che gli permise di evangelizzare in tempi relativamente brevi tutto un Paese.
Il battesimo di Erinn
San Patrizio rimase a Tara ancora per qualche giorno, catechizzando le genti. Intanto, nella vicina città di Teilten si stavano celebrando i giochi nazionali. Approfittando di questo raduno, egli vi si recò per predicare. A presiedere i giochi c’era nientemeno che il fratello dell’Ard Righ, Conall, che, toccato dalla focosa parola del Santo, si convertì e fu battezzato in cerimonia pubblica il 5 aprile. Alcuni seguaci del Santo, tra cui Benen, erano già stati battezzati in segreto. Il battesimo di Conall segnò l’inizio della vita pubblica della Chiesa in Irlanda, ed è perciò segnato nei vecchi calendari come “Il Battesimo di Erinn”. Conall fece dono a san Patrizio di un terreno nonché di fondi per costruirvi una chiesa, che fino ai giorni nostri è nota come Donagh-Patrick.
Fondatore della Chiesa irlandese
Alcuni baroni presenti al raduno di Tara erano della zona di Focluth, da dove provenivano i misteriosi bambini sognati ripetutamente da san Patrizio mentre era in Francia. Il Santo decise di accompagnarli nelle loro terre, che accolsero festose la buona novella. Sulla strada, venne informato che a Magh-Slecht, distante poche miglia, v’era un grande concorso di druidi per venerare il dio Crom-Cruach, in realtà una statua ricoperta di placche di argento e oro. Arrivando sul posto, preso da santa ira, san Patrizio colpì l’idolo col suo pastorale, mandandolo in frantumi davanti agli occhi sbalorditi dei druidi. Arrivando a Killala, nell’attuale contea di Mayo, egli trovò tutta la popolazione ad aspettarlo e avida di sentire la sua predica. Il Re, insieme a 12.000 sudditi, ricevettero il Battesimo.San Patrizio trascorse ben sette anni nel Connaught, predicando, convertendo, battezzando e organizzando la giovane Chiesa. Nel 440 egli si trasferì nell’Ulster; lì il Re Daire gli fece omaggio di un terreno nella contea di Armagh, dove san Patrizio costruì una grande chiesa, inaugurata qualche tempo dopo in solenne cerimonia presieduta da un inviato del Papa. In seguito questa diverrà la Sede Primaziale. Passando nel Leinster, come era solito, san Patrizio iniziò la sua missione convocando un raduno dei baroni. A Naas, capitale del regno, egli battezzò due figli del Re. Procedette quindi nel Munster, dove fu accolto dal Re e dai baroni nella città di Cashel. È qui che si verificò un episodio alquanto pittoresco. Nell’atto di battezzare Aengus, figlio del Re, il Santo inavvertitamente trafisse il suo piede con la punta affilata del pastorale, provocandogli una grave ferita. Aengus rimase tuttavia impassibile. Solo a cerimonia finita san Patrizio si rese conto che il principe aveva il piede sanguinante e gli chiese spiegazioni. Aengus rispose che pensava facesse parte della cerimonia, una sorta di sacrificio per poter poi gustare le delizie del Paradiso!
Un campanello contro i demoni
Sentendo prossima la fine, san Patrizio si ritirò sul monte allora conosciuto come Croghan Aigle (Vetta delle Aquile), in seguito chiamato Croagh Patrick. Accogliendo un’ispirazione del suo angelo custode, egli digiunò e pregò per 40 giorni, dormendo in una grotta. Prima di andarsene voleva impetrare da Dio la grazia della perseveranza nella Fede per il popolo irlandese. Furono giorni di lotta intensa contro i demoni, che gli apparivano in forme orrende cercando in ogni modo di turbarlo. Nonostante le preghiere del Santo, gli spiriti maligni si accanivano sempre di più. Ad un certo punto, esausto di tanta battaglia, egli prese un campanello che soleva portare con sé per annunciare il suo arrivo, e cominciò a suonarlo con forza. Immediatamente i demoni svanirono, le tentazioni cessarono e l’atmosfera si rasserenò. Antiche tradizioni raccontano che il tintinnio fu sentito su tutta l’isola, ovunque portando tranquillità e benessere.
“Forte con Dio”
Ma san Patrizio non scese dal monte. Aveva vinto i demoni, ma voleva “vincere” anche Dio, come fece Giacobbe (Gn 32m 23ss) meritando perciò il nome d’Israele, che vuol dire “forte contro Dio”. Toccato da tanta preghiera e penitenza, Dio inviò un angelo per dire a san Patrizio che concedeva la grazia della perseveranza dell’Irlanda nella Fede cattolica. Ma questi non mollava. L’angelo tornò diverse volte, annunciando nuove concessioni da parte di Dio. Inutile! Il Santo continuava a pregare e a digiunare. Finalmente, in una visione gloriosa, l’angelo apparve per dirgli che Dio concedeva al suo servo le seguenti grazie: l’Irlanda conserverà sempre la Fede; l’Irlanda porterà la Fede in altri Paesi; le orde barbariche non distruggeranno la Chiesa in Irlanda; molte anime si salveranno per la sua intercessione; l’Irlanda sarà distrutta prima del Giudizio Finale per risparmiarle l’apostasia; nel giorno del Giudizio, egli giudicherà il popolo irlandese, sedendo alla destra di Nostro Signore. Il Santo era ormai pronto per il viaggio finale. Il 17 marzo 493, avendo ricevuto i sacramenti da san Tassach, egli spirò mentre era in preghiera accompagnato da santa Brigida. San Patrizio fu sepolto in un tumulo donato dal Re, dove secoli dopo sorgerà la cattedrale di Down.
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