Le nostre proiezioni di Dio
Posté par atempodiblog le 28 février 2016
Noi siamo nell’ambito della divina rivelazione… però quanti di noi riescono nel corso della loro vita a fugare la paura di Dio? Quanti riescono a rappresentarsi Dio com’è, cioè Perdono, Misericordia, Bontà. Non riusciamo, infatti, molte volte… ci arrabbiamo con Dio perché noi attribuiamo a Dio le nostre imperfezioni, ma non è Dio, ma ciò che noi ci rappresentiamo. Dio che ci punisce… ma perché le disgrazie? Perché qua e perché là? Ma con chi discutiamo? Con le nostre proiezioni. Per noi è difficile liberarci dalla paura di Dio e aprirci al sole di Dio e liberarci dalle nuvole che oscurano la nostra mente.
di p. Livio Fanzaga
Per approfondire Un Dio che abbraccia l’umanità
Le nostre proiezioni di Dio
Tratto da: Radio Vaticana
[...] Se “ogni giorno – ha osservato Francesco – “le cronache riportano notizie brutte: omicidi, incidenti, catastrofi….”, non dobbiamo cadere nella “mentalità superstiziosa” di attribuire a Dio la responsabilità di fatti tragici e pensare che le vittime abbiano meritato il suo castigo e chi venga risparmiato dalla disgrazia debba sentirsi a posto, come insegna Gesù quando – nel Vangelo di Luca – accenna a due fatti tragici che a quel tempo avevano suscitato molto scalpore.
“Gesù rifiuta nettamente questa visione, perché Dio non permette le tragedie per punire le colpe, e afferma che quelle povere vittime non erano affatto peggiori degli altri.”
Gesù piuttosto “invita a ricavare” dai fatti dolorosi “un ammonimento che riguarda tutti”, perché tutti siamo peccatori e ci porta a riflettere: “che idea di Dio ci siamo fatti?”
“Siamo proprio convinti che Dio sia così, o quella non è piuttosto una nostra proiezione, un Dio fatto ‘a nostra immagine e somiglianza’?”
“Gesù, al contrario, ci chiama a cambiare il cuore”:
« a fare una radicale inversione nel cammino della nostra vita, abbandonando i compromessi con il male, le ipocrisie, per imboccare decisamente la strada del Vangelo”.
“Ma ecco di nuovo la tentazione di giustificarci”:
“Da che cosa dovremmo convertirci? Non siamo tutto sommato brava gente, non siamo dei credenti, anche abbastanza praticanti?”.
Purtroppo – ha sottolineato il Papa – noi somigliamo a un albero sterile da anni anni e dobbiamo essere grati a Gesù, simile a quel contadino che nel racconto evangelico ottiene dal suo padrone “ancora una proroga per il fico infecondo”
“L’invincibile pazienza di Gesù, e la sua irriducibile preoccupazione per i peccatori, come dovrebbero provocarci all’impazienza nei confronti di noi stessi! Non è mai troppo tardi per convertirsi, mai!
“Ma è urgente”:
“è ora. Incominciamo oggi…”
Infine l’invocazione a Maria:
“ci aiuti a non giudicare mai gli altri, ma a lasciarci provocare dalle disgrazie quotidiane per fare un serio esame di coscienza e ravvederci”.
Nei saluti finali, Francesco ha ricordato la Giornata delle malattie rare, che ricorre domani, assicurando una “preghiera speciale e un incoraggiamento” alle associazioni che ne occupano, presenti in Piazza San Pietro.
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