Family Day 2016, anatomia di un trionfo
Posté par atempodiblog le 1 février 2016
Family Day 2016, anatomia di un trionfo
di Giuliano Guzzo
Il giorno successivo ad una grande manifestazione, tradizionalmente, è quello dei bilanci e il Family Day 2016 non fa certo eccezione. Dunque, successo o fallimento? L’evento ha rispettato o deluso pronostici? Chi c’era – e ieri ha visto il Circo Massimo letteralmente invaso – difficilmente oggi parlerà di flop anche perché, in effetti, le immagini sono chiarissime nel documentare l’affluenza di una vera e propria marea umana. Viceversa i critici della manifestazione, fino all’altro giorno uniti nel giudicarla – senza, per la verità, grande originalità terminologica – «medievale», dalle ore successive alla stessa hanno prevalentemente preso di mira la stima di due milioni di partecipanti, diffusa nel corso dell’evento. Chi ha ragione, allora? Quanti ritengono Family Day 2016 un indubbio successo o gli scettici sulle effettive adesioni alla stessa?
Prima di rispondere, credo occorra anzitutto un passo indietro ricordando come la manifestazione di ieri presenti – oggettivamente – delle caratteristiche uniche. Primo elemento di unicità: i tempi di organizzazione, strettissimi. Basti ricordare che fino a poche fine settimane fa non solo non era certa la data del Family Day 2016, ma neppure il luogo, che da piazza San Giovanni è stato praticamente all’ultimo spostato al Circo Massimo. Secondo aspetto più unico che raro è l’organizzazione, che non ha potuto contare né sulle tessere o sulla fedeltà tipica dei militanti di partito né sugli sconti che le sigle sindacali, di solito, propongono ai propri iscritti in occasione dei raduni promossi. Il Family Day 2016, promosso dal comitato “Difendiamo i nostri figli” – altra associazione costituita in tempi recentissimi – è stato a tutti gli effetti una manifestazione nata dal basso.
La stessa CEI ha appoggiato per bocca del proprio Presidente, il cardinal Angelo Bagnasco, il Family Day 2016 quando la macchina organizzativa dell’evento era già avviata, a differenza del Family Day 2007, che ebbe nella Conferenza episcopale italiana non solo un alleato, ma un deciso promotore sin dall’inizio. Alla luce di detti elementi – la tempistica strettissima, l’assenza di sostegni dall’alto e di finanziamenti – solo la malafede o peggio l’invidia potrebbe spingere a negare come la manifestazione di ieri sia stata un successo straordinario sotto molteplici punti di vista. Incluso il messaggio di netta contrarietà al disegno di legge Cirinnà, anche questo privo di rappresentanza politica. Infatti, anche se da un lato è vero che al Circo Massimo hanno presenziato alcuni politici, dall’altro è chiaro come politica, fatta eccezione forse per Lega e FdI, sia a larga maggioranza favorevole alle unioni civili.
Unioni civili – anche questo è doveroso sottolinearlo – che la marea umana presente al Circo Massimo non ha contestato solo per l’adozione del figliastro, la cosiddetta stepchild adoption, che legittimerebbe, di fatto, l’utero in affitto, ma proprio in quanto unioni civili che andrebbero iniquamente a confondere la famiglia fondata sul matrimonio con altre unioni. La forza del Family Day 2016 si è dunque concretizzata in almeno due aspetti diversi e, direi, per nulla trascurabili: quello organizzativo e quello contenutistico, che pur non avendo visto proferire dal palco dell’evento neppure una sillaba contro le persone omosessuali – anzi! -, è stato nettissimo nel rigettare l’intero impianto del disegno di legge Cirinnà. Una contrarietà che è stata espressa in modo chiaro e argomentato, senza la minima dimostrazione di “oscurantismo”.
A questo proposito, sarebbe bello capire da quanti – specie sui social network – hanno detto le cose peggiori sul Family Day, sulla base di quali elementi apostrofano come ignoranti e retrogradi coloro che vi hanno partecipato. Ieri al Circo Massimo io c’ero e posso dire d’aver salutato, fra gli altri, giovani laureandi, avvocati, medici e docenti universitari. Tutta gentaglia che non ha mai preso in mano un libro? Ne siete proprio sicuri, cari paladini del Progresso? Certo, fra i manifestanti c’era anche tantissima gente semplice, ma prima di avventurarmi in critiche temerarie quanto infondate – nel senso che non partono dal dato di realtà, dunque da un vero fondamento, bensì dal solo pregiudizio – starei molto attento, specie nella misura in cui queste critiche sono vibrate, di fatto, ad un intero popolo. E veniamo ora al punto più discusso: quello del numero dei presenti, ieri, al Circo Massimo.
La stima di due milioni, prt molti, è esagerata. Personalmente, avendo preso parte a una manifestazione dove due milioni di persone c’erano veramente – la Giornata Mondiale della Gioventù 2011, a Madrid, evento pure quello pieno di cattolici non timorosi di dichiararsi tali (ma non ditelo ai critici del Family Day, altrimenti s’inacidiscono ancor di più) -,potrei anche dubitare del fatto che a Roma, ieri, ci fosse così tanta gente. Tuttavia, come detto, al Circo Massimo – a differenza dei critici dell’evento – io c’ero e assicuro che la marea umana era impressionante, tanto da costringere centinaia anzi migliaia di persone all’esterno. Chi poi, per criticare la manifestazione, fa confronti fra fotografie del Circo Massimo di concerti che immortalano quasi solo il palco con altre scattate ieri nella piccola parte dell’area transennata e inaccessibile (quindi per forza di cose vuota), si commenta da solo.
Tuttavia, poniamo pure che al Family Day ci fossero 3,4,500.000 persone – posto che secondo me i partecipanti erano parecchi, ma davvero parecchi di più -: qualcuno può fare qualche esempio, nella storia d’Italia, in cui un raduno simile di persone sia stato organizzato in poche settimane, senza alcuna forma di contributo e con i mass media che hanno speso i giorni precedenti non solo a non pubblicizzarlo più di tanto, ma a remare in senso opposto (vedasi, per esempio, gli orecchini arcobaleno esibiti da Barbara d’Urso)? Avanti, su, sarei proprio curioso di avere una risposta. E con me tanti altri che hanno ormai ben chiaro come le critiche numeriche – peraltro dagli stessi che sabato scorso si sono bevuti in silenzio il milione di presenze fantasma, nelle piazze, a favore del ddl Cirinnà – siano solo l’ultima spiaggia di chi, in fondo, non sa darsi pace per un evento che, comunque la si pensi, è già nella storia di questo Paese.
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