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La psicologia somiglia a un bastone a due capi

Posté par atempodiblog le 1 février 2016

Dostoevskji

“Ma la psicologia, signori, sebbene sia cosa profonda, somiglia tuttavia a un bastone a due capi [...]. Signori giurati, ora sono ricorso di proposito alla psicologia per mostrare in modo evidente che da essa si può ricavare qualsiasi cosa. Tutto sta in che mani si trova. La psicologia spinge vero il romanzo anche le persone più serie e ciò del tutto involontariamente. E io sto parlando della troppa psicologia, signori giurati, di un suo cattivo uso”.

Fëdor Dostoevskij – I fratelli Karamazov

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Vocazione: Rischio ‘inseminazione artificiale’ nelle Congregazioni religiose. Evitare chiacchiere

Posté par atempodiblog le 1 février 2016

Vocazione: Rischio ‘inseminazione artificiale’ nelle Congregazioni religiose. Evitare chiacchiere

Papa e vocazioni come inseminazione artificiale

L’obbedienza forte non è quella “militare”, non è “disciplina”, ma è “donazione del cuore”, come quella del Figlio di Dio “che si è annientato, si è fatto uomo per obbedienza fino alla morte di Croce”. Papa Francesco ancora una volta ha scelto di consegnare il discorso preparato, affidandolo al cardinale Joao Braz de Aviz, prefetto della Congregazione per la Vita Consacrata, e incontrando 5 mila consacrati – in chiusura dell’Anno ad essi dedicato, iniziato il 30 novembre 2014 – ha parlato a braccio di ciò che gli è venuto “dal cuore”.

Siate uomini e donne profeti
Ha riflettuto sui concetti di profezia, prossimità e speranza che costituiscono per loro il mandato del Pontefice. Ha ricordato che Cristo “non è stato anarchico, non ha chiamato i suoi a fare una forza di resistenza contro i suoi nemici”, ha scelto “l’obbedienza” al Padre. Questa è la “profezia” di fronte all’anarchia che, ha spiegato, è “figlia del diavolo”:

“La profezia è dire alla gente che c’è una strada di felicità, di grandezza, una strada che ti riempie di gioia, che è proprio la strada di Gesù. È la strada di essere vicino a Gesù. È un dono, è un carisma la profezia e lo si deve chiedere allo Spirito Santo: che io sappia dire quella parola, in quel momento giusto; che io faccia quella cosa in quel momento giusto; che la mia vita, tutta, sia una profezia. Uomini e donne profeti”.

Avvicinarsi alla gente, cristiani e non cristiani
Soffermandosi poi sulla parola “prossimità”, il Papa ha invitato a essere uomini e donne consacrate non per allontanarsi “dalla gente e avere tutte le comodità”:

“No, per avvicinarmi e capire la vita dei cristiani e dei non cristiani, le sofferenze, i problemi, le tante cose che si capiscono soltanto se un uomo e una donna consacrati diventano prossimo: nella prossimità”.

Essere consacrati non è uno status
Ha invitato a guardare a Santa Teresa del Bambin Gesù, Patrona delle missioni, che “con il suo cuore ardente” e le lettere che riceveva dai missionari era “più prossima alla gente”. Diventare consacrati, ha sottolineato, “non significa salire uno, due, tre scalini nella società”:

“Per i consacrati non è uno status di vita che mi fa guardare gli altri così, con distacco. La vita consacrata mi deve portare alla vicinanza con la gente: vicinanza fisica, spirituale, conoscere la gente”.

Evitare terrorismo delle chiacchiere, sono una ‘bomba’
E l’altro, il “vero prossimo”, può essere colui che si incontra nei “quartieri poveri”, ma anche “il fratello o la sorella della comunità”, anelando alla virtù “forse più difficile” – come diceva l’Apostolo Giacomo – “del dominare la lingua”:

“Un modo di allontanarsi dai fratelli e dalle sorelle della comunità è proprio questo: il terrorismo delle chiacchiere. Sentite bene: non le chiacchiere, il terrorismo delle chiacchiere. Perché chi chiacchiera è un terrorista. È un terrorista dentro la propria comunità, perché butta come una bomba la parola contro questo, contro quello, e poi se va tranquillo. Distrugge! Chi fa questo distrugge, come una bomba”.

Impegno per l’Anno della Misericordia
Perché “la bomba di una chiacchiera” nella comunità non è prossimità, “è fare la guerra”, allontanarsi, “provocare distanze” e anarchia:

“E se, in questo Anno della Misericordia, ognuno di voi riuscisse a non fare mai il terrorista chiacchierone o chiacchierona, sarebbe un successo per la Chiesa, un successo di santità grande! Fatevi coraggio! ».

Il calo delle vocazioni
Passando al concetto di speranza e riallacciandosi alle parole di saluto del cardinale Joao Braz de Aviz, che aveva presentato al Santo Padre i partecipanti all’incontro internazionale dedicato in questi giorni a Roma al tema “Vita Consacrata in comunione”, il Papa si è soffermato sul calo delle vocazioni, sulle comunità che invecchiano, sui monasteri “portati avanti da 4-5 suore vecchiette”…

No all’esperimento della ‘inseminazione artificiale’
“Alcune Congregazioni fanno l’esperimento della ‘inseminazione artificiale’. Che cosa fanno? Accolgono… ‘Ma sì, vieni, vieni, vieni…’. E poi, i problemi che ci sono lì dentro… No. Si deve accogliere con serietà! Si deve discernere bene se questa è una vera vocazione e aiutarla a crescere. E credo che contro la tentazione di perdere la speranza, che ci dà questa sterilità, dobbiamo pregare di più. E pregare senza stancarci”.

Vera speranza solo nel Signore non nei soldi
Il Signore “non mancherà la sua promessa”, ma – ha esortato ancora Francesco – l’invito è a pregare con l’“intensità” con cui lo faceva Anna, madre di Samuele, invocando il dono di un figlio. “Perché c’è un pericolo”:

“Quando una Congregazione religiosa vede che non ha figli e nipoti e incomincia a essere sempre più piccola, si attacca ai soldi. E voi sapete che i soldi sono lo sterco del diavolo. Quando non possono avere la grazia di avere vocazioni e figli, pensano che i soldi salveranno la vita e pensano alla vecchiaia: che non manchi questo, che non manchi quest’altro… E così non c’è speranza! La speranza è solo nel Signore! I soldi non te la daranno mai. Al contrario: ti butteranno giù”.

Il ruolo delle consacrate nella Chiesa
Quindi, un pensiero speciale alle consacrate, a “cosa sarebbe la Chiesa se non ci fossero le suore”, che si trovano negli ospedali, nei collegi, nelle parrocchie, nei quartieri, nelle missioni, ma anche nei cimiteri. Si tratta di donne che assieme a tanti uomini hanno dato la loro vita per il Signore, magari lontani dalle loro terre d’origine:

“Hanno preso le malattie, queste febbri di quei Paesi, hanno bruciato la vita… Tu dici: questi sono santi! Questi sono semi! Dobbiamo dire al Signore che scenda un po’ su questi cimiteri e veda cosa hanno fatto i nostri antenati e ci dia più vocazioni, perché ne abbiamo bisogno”.

di Giada Aquilino – Radio Vaticana

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Family Day 2016, anatomia di un trionfo

Posté par atempodiblog le 1 février 2016

Family Day 2016, anatomia di un trionfo
di Giuliano Guzzo

family day 30 gennaio

Il giorno successivo ad una grande manifestazione, tradizionalmente, è quello dei bilanci e il Family Day 2016 non fa certo eccezione. Dunque, successo o fallimento? L’evento ha rispettato o deluso pronostici? Chi c’era – e ieri ha visto il Circo Massimo letteralmente invaso – difficilmente oggi parlerà di flop anche perché, in effetti, le immagini sono chiarissime nel documentare l’affluenza di una vera e propria marea umana. Viceversa i critici della manifestazione, fino all’altro giorno uniti nel giudicarla – senza, per la verità, grande originalità terminologica – «medievale», dalle ore successive alla stessa hanno prevalentemente preso di mira la stima di due milioni di partecipanti, diffusa nel corso dell’evento. Chi ha ragione, allora? Quanti ritengono Family Day 2016 un indubbio successo o gli scettici sulle effettive adesioni alla stessa?

Prima di rispondere, credo occorra anzitutto un passo indietro ricordando come la manifestazione di ieri presenti – oggettivamente – delle caratteristiche uniche. Primo elemento di unicità: i tempi di organizzazione, strettissimi. Basti ricordare che fino a poche fine settimane fa non solo non era certa la data del Family Day 2016, ma neppure il luogo, che da piazza San Giovanni è stato praticamente all’ultimo spostato al Circo Massimo. Secondo aspetto più unico che raro è l’organizzazione, che non ha potuto contare né sulle tessere o sulla fedeltà tipica dei militanti di partito né sugli sconti che le sigle sindacali, di solito, propongono ai propri iscritti in occasione dei raduni promossi. Il Family Day 2016, promosso dal comitato “Difendiamo i nostri figli” – altra associazione costituita in tempi recentissimi – è stato a tutti gli effetti una manifestazione nata dal basso.

La stessa CEI ha appoggiato per bocca del proprio Presidente, il cardinal Angelo Bagnasco, il Family Day 2016 quando la macchina organizzativa dell’evento era già avviata, a differenza del Family Day 2007, che ebbe nella Conferenza episcopale italiana non solo un alleato, ma un deciso promotore sin dall’inizio. Alla luce di detti elementi – la tempistica strettissima, l’assenza di sostegni dall’alto e di finanziamenti – solo la malafede o peggio l’invidia potrebbe spingere a negare come la manifestazione di ieri sia stata un successo straordinario sotto molteplici punti di vista. Incluso il messaggio di netta contrarietà al disegno di legge Cirinnà, anche questo privo di rappresentanza politica. Infatti, anche se da un lato è vero che al Circo Massimo hanno presenziato alcuni politici, dall’altro è chiaro come politica, fatta eccezione forse per Lega e FdI, sia a larga maggioranza favorevole alle unioni civili.

Unioni civili – anche questo è doveroso sottolinearlo – che la marea umana presente al Circo Massimo non ha contestato solo per l’adozione del figliastro, la cosiddetta stepchild adoption, che legittimerebbe, di fatto, l’utero in affitto, ma proprio in quanto unioni civili che andrebbero iniquamente a confondere la famiglia fondata sul matrimonio con altre unioni. La forza del Family Day 2016 si è dunque concretizzata in almeno due aspetti diversi e, direi, per nulla trascurabili: quello organizzativo e quello contenutistico, che pur non avendo visto proferire dal palco dell’evento neppure una sillaba contro le persone omosessuali – anzi! -, è stato nettissimo nel rigettare l’intero impianto del disegno di legge Cirinnà. Una contrarietà che è stata espressa in modo chiaro e argomentato, senza la minima dimostrazione di “oscurantismo”.

A questo proposito, sarebbe bello capire da quanti – specie sui social network – hanno detto le cose peggiori sul Family Day, sulla base di quali elementi apostrofano come ignoranti e retrogradi coloro che vi hanno partecipato. Ieri al Circo Massimo io c’ero e posso dire d’aver salutato, fra gli altri, giovani laureandi, avvocati, medici e docenti universitari. Tutta gentaglia che non ha mai preso in mano un libro? Ne siete proprio sicuri, cari paladini del Progresso? Certo, fra i manifestanti c’era anche tantissima gente semplice, ma prima di avventurarmi in critiche temerarie quanto infondate – nel senso che non partono dal dato di realtà, dunque da un vero fondamento, bensì dal solo pregiudizio – starei molto attento, specie nella misura in cui queste critiche sono vibrate, di fatto, ad un intero popolo. E veniamo ora al punto più discusso: quello del numero dei presenti, ieri, al Circo Massimo.

La stima di due milioni, prt molti, è esagerata. Personalmente, avendo preso parte a una manifestazione dove due milioni di persone c’erano veramente – la Giornata Mondiale della Gioventù 2011, a Madrid, evento pure quello pieno di cattolici non timorosi di dichiararsi tali (ma non ditelo ai critici del Family Day, altrimenti s’inacidiscono ancor di più) -,potrei anche dubitare del fatto che a Roma, ieri, ci fosse così tanta gente. Tuttavia, come detto, al Circo Massimo – a differenza dei critici dell’evento – io c’ero e assicuro che la marea umana era impressionante, tanto da costringere centinaia anzi migliaia di persone all’esterno. Chi poi, per criticare la manifestazione, fa confronti fra fotografie del Circo Massimo di concerti che immortalano quasi solo il palco con altre scattate ieri nella piccola parte dell’area transennata e inaccessibile (quindi per forza di cose vuota), si commenta da solo.

Tuttavia, poniamo pure che al Family Day ci fossero 3,4,500.000 persone – posto che secondo me i partecipanti erano parecchi, ma davvero parecchi di più -: qualcuno può fare qualche esempio, nella storia d’Italia, in cui un raduno simile di persone sia stato organizzato in poche settimane, senza alcuna forma di contributo e con i mass media che hanno speso i giorni precedenti non solo a non pubblicizzarlo più di tanto, ma a remare in senso opposto (vedasi, per esempio, gli orecchini arcobaleno esibiti da Barbara d’Urso)? Avanti, su, sarei proprio curioso di avere una risposta. E con me tanti altri che hanno ormai ben chiaro come le critiche numeriche – peraltro dagli stessi che sabato scorso si sono bevuti in silenzio il milione di presenze fantasma, nelle piazze, a favore del ddl Cirinnà  – siano solo l’ultima spiaggia di chi, in fondo, non sa darsi pace per un evento che, comunque la si pensi, è già nella storia di questo Paese.

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