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Mons. Celli: comunicare il calore della Chiesa

Posté par atempodiblog le 22 janvier 2016

“Fare attenzione a ciò che si dice e a come si dice”
Mons. Celli: comunicare il calore della Chiesa
“Se non è ‘stare con Gesù’, è affannarsi per tante cose”. Sono parole di mons. Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio per le comunicazioni sociali, alla Messa, stamane, nella Chiesa di Santa Maria in Traspontina. Tra i concelebranti, mons. Dario Edoardo Viganò, prefetto della Segreteria per la comunicazione, e padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa Vaticana e di Radio Vaticana.  L’occasione: la pubblicazione del Messaggio del Papa per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali e l’imminente memoria di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti e degli operatori della comunicazione (24 gennaio).
A cura di Fausta Speranza – Radio Vaticana

Chiesa

Comunicazione e vocazione
Mons. Celli ha sottolineato che “anche la comunicazione è vocazione”, ma solo se rientra “nel grande piano di amore di Dio per l’uomo”. Ha ricordato l’esempio di San Francesco di Sales, che restava solo pochi minuti al giorno senza pensare alle “cose di Dio”, per poi sottolineare l’importanza di  “stare davvero con Gesù”. Significa – ha spiegato – seguirlo e fare le sue stesse scelte, richiamandosi all’invito evangelico di “predicare e scacciare i demoni”.

“Fare attenzione a ciò che si dice e a come si dice”
Mons. Celli ha sottolineato quanto sia difficile per ognuno di noi accettare “il chiodo della Croce” quando ci tocca. Eppure questo significa seguire Gesù ma – ha raccomandato – non senza ricordarsi la gioia e la tenerezza che riceviamo da Dio e che siamo chiamati a esprimere all’altro. E qui il richiamo al cuore della predicazione di Papa Francesco: mons. Celli ha ricordato l’invito del Papa alla Chiesa ad aprirsi, a farsi “Chiesa in uscita” e poi l’invito deciso a far sentire “il calore della Chiesa madre”. Dunque, in tema di comunicazione, mons. Celli ha lasciato la raccomandazione precisa a “fare attenzione a ciò che si dice e a come si dice”.

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Papa: comunicare verità con misericordia, creare ponti non esclusioni

Posté par atempodiblog le 22 janvier 2016

Papa: comunicare verità con misericordia, creare ponti non esclusioni
La comunicazione deve costruire ponti, sanare le ferite e toccare i cuori delle persone. E’ uno dei passaggi del Messaggio di Papa Francesco per la 50.ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, sul tema: “Comunicazione e Misericordia: un incontro fecondo”, giornata che quest’anno si celebra, in molti Paesi, domenica 8 maggio. Nel documento, pubblicato oggi, il Pontefice ribadisce che il vero potere della comunicazione è la “prossimità” e chiede ai cristiani di comunicare la verità con amore, senza giudicare le persone. Quindi, esorta a rendere anche i social network luoghi di misericordia dove si favoriscono le relazioni e la condivisione.
di Alessandro Gisotti – Radio Vaticana

Papa Francesco

“Ciò che diciamo e come lo diciamo, ogni parola e ogni gesto dovrebbe poter esprimere la compassione, la tenerezza e il perdono di Dio per tutti”.

Nell’Anno Santo della Misericordia, Papa Francesco ricorda innanzitutto che “l’amore, per sua natura, è comunicazione”. Per questo “siamo chiamati a comunicare da figli di Dio con tutti, senza esclusione”. In particolare, si legge nel Messaggio, “è proprio del linguaggio e delle azioni della Chiesa trasmettere” la  misericordia di Dio, “toccare i cuori delle persone”. Quindi, invita a diffondere il “calore della Chiesa Madre”, quel “calore che dà sostanza alle parole della fede” e che accende “la scintilla che le rende vive”.

La comunicazione deve creare ponti, superare le incomprensioni
La comunicazione, sottolinea Francesco, “ha il potere di creare ponti, di favorire l’incontro e l’inclusione”. E confida la sua gioia nel “vedere persone impegnate a scegliere con cura parole e gesti per superare le incomprensioni, guarire la memoria ferita e costruire pace e armonia”. Le parole, ribadisce, “possono gettare ponti”. E questo sia nell’ambiente fisico sia in quello digitale”.

Di qui l’invito ad usare le parole per “uscire dai circoli viziosi delle condanne e delle vendette, che continuano ad intrappolare gli individui e le nazioni”. La parola del cristiano “si propone di far crescere la comunione”. Anche quando “deve condannare con fermezza il male – rileva – cerca di non spezzare mai la relazione”.

Francesco invita a riscoprire il “potere della misericordia” di sanare le ferite. “Tutti – constata – sappiamo in che modo vecchie ferite e risentimenti trascinati possono intrappolare le persone e impedire loro di comunicare e di riconciliarsi”. In questi casi, è il suo incoraggiamento, “la misericordia è capace di attivare un nuovo modo di parlare”. Francesco cita Shakespeare laddove ne Il Mercante di Veneziaafferma che “la misericordia non è un obbligo. Scende dal cielo come il refrigerio della pioggia sulla terra. È una doppia benedizione: benedice chi la dà e chi la riceve”.

Il linguaggio dei leader politici non alimenti odio e paura
Per il Papa, è “auspicabile che anche il linguaggio della politica e della diplomazia si lasci ispirare dalla misericordia” e fa appello “a quanti hanno responsabilità istituzionali” affinché “siano sempre vigilanti” sul loro modo di esprimersi. È facile, ammette, “cedere alla tentazione” di alimentare “le fiamme della sfiducia, della paura, dell’odio”. Proprio per questo, allora, bisogna avere il coraggio di “orientare le persone verso processi di riconciliazione”. “Come vorrei che il nostro modo di comunicare, e anche il nostro servizio di pastori nella Chiesa – è l’auspicio del Papa – non esprimessero mai l’orgoglio superbo del trionfo su un nemico, né umiliassero coloro che la mentalità del mondo considera perdenti e da scartare!”.

La misericordia, riafferma con forza, “può aiutare a mitigare le avversità della vita e offrire calore a quanti hanno conosciuto solo la freddezza del giudizio”.

Comunicare la verità con amore, non giudicare le persone
Lo stile della nostra comunicazione, si legge ancora nel Messaggio, “sia tale da superare la logica che separa nettamente i peccatori dai giusti”. Noi, è la sua convinzione, “possiamo e dobbiamo giudicare situazioni di peccato” ma “non possiamo giudicare le persone, perché solo Dio può leggere in profondità nel loro cuore”. Si deve “ammonire chi sbaglia, denunciando la cattiveria e l’ingiustizia di certi comportamenti”, ma sempre ricordandosi che la verità è Cristo, “la cui mite misericordia è la misura della nostra maniera di annunciare la verità e di condannare l’ingiustizia”. Dunque, la verità va affermata “con amore” perché solo cosi “si toccano i cuori di noi peccatori”.

“Parole e gesti duri o moralistici – avverte – corrono il rischio di alienare ulteriormente coloro che vorremmo condurre alla conversione e alla libertà, rafforzando il loro senso di diniego e di difesa”.

Fondamentale ascoltare l’altro, senza presunzione di onnipotenza
Il Papa mette l’accento sulle relazioni nella famiglia per rispondere a quanti “pensano che una visione della società radicata nella misericordia” sia “idealistica” o “indulgente”: “i genitori ci hanno amato e apprezzato per quello che siamo più che per le nostre capacità e i nostri successi”. E incoraggia “a pensare alla società umana” proprio come a “una casa o una famiglia dove la porta è sempre aperta e si cerca di accogliersi a vicenda”. “Comunicare – evidenzia il Messaggio – significa condividere, e la condivisione richiede l’ascolto, l’accoglienza. Ascoltare è molto più che udire”. Ascoltare infatti rimanda alla comunicazione “e richiede la vicinanza”. “Ascoltare – scrive il Papa – significa anche essere capaci di condividere domande e dubbi, di percorrere un cammino fianco a fianco, di affrancarsi da qualsiasi presunzione di onnipotenza e mettere umilmente le proprie capacità e i propri doni al servizio del bene comune”. “Ascoltare non è mai facile. A volte – commenta – è più comodo fingersi sordi”. “Nell’ascolto – rimarca – si consuma una sorta di martirio, un sacrificio di sé stessi”: “Saper ascoltare è una grazia immensa, è un dono che bisogna invocare per poi esercitarsi a praticarlo”.

Anche sui social network, comunicare con misericordia
Francesco si sofferma anche sulla realtà della comunicazione digitale. “Anche e-mail, sms, reti sociali, chat – afferma – possono essere forme di comunicazione pienamente umane”. Per il Papa, “non è la tecnologia che determina se la comunicazione è autentica o meno, ma il cuore dell’uomo”. E invita a far sì che i social network favoriscano le relazioni e non conducano “ad un’ulteriore polarizzazione e divisione tra le persone”. Anche in Rete “si costruisce una vera cittadinanza”.

“L’ambiente digitale – prosegue – è una piazza, un luogo di incontro, dove si può accarezzare o ferire, avere una discussione proficua o un linciaggio morale”. La Rete, quindi, deve “essere ben utilizzata” e “aperta alla condivisione”. La comunicazione con il suo sviluppo, ribadisce, “è un dono di Dio”, ma rappresenta “anche una grande responsabilità”. Ancora una volta definisce quello della comunicazione come il potere della “prossimità”. “L’incontro tra la comunicazione e la misericordia – esorta il Papa – è fecondo” proprio “nella misura in cui genera una prossimità”. “In un mondo diviso, frammentato, polarizzato – conclude – comunicare con misericordia significa contribuire alla buona, libera e solidale prossimità tra i figli di Dio e fratelli in umanità”.

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“Porta un fiore a Maria… e lascia sbocciare la verità!”

Posté par atempodiblog le 22 janvier 2016

Veglia mariana dedicata a donne e madri
“Porta un fiore a Maria… e lascia sbocciare la verità!”
Si terrà la sera del 26 gennaio presso la Basilica di Santa Maria Maggiore, a Roma, e in contemporanea presso altri sette importanti Santuari italiani
della Redazione di Zenit

S M Maggiore

Si terrà presso la Basilica di Santa Maria Maggiore, a Roma, il 26 gennaio 2016, dalle ore 20.45 alle ore 22.15, la Veglia mariana dedicata alle donne e alle madri “Porta un fiore a Maria… e lascia sbocciare la verità!”, promossa da alcune Associazioni e Movimenti ecclesiali italiani e in collaborazione con la Diocesi di Roma.

La Veglia si terrà in contemporanea presso il Pontificio Santuario della Beata Vergine di Pompei, il Santuario della Santa Casa di Loreto, la Basilica di Sant’Antonio di Padova, il Convento Santuario di San Pio da Pietrelcina, la Basilica Santuario della Madonna delle Lacrime di Siracusa, la Basilica Santuario Sant’Antonio di Messina, e altre Basiliche e Santuari che stanno aderendo all’iniziativa.

Nei momenti in cui la confusione regna, le coscienze si fanno erronee e si assopiscono, l’unità di un popolo è attentata, i credenti ricorrono con fede alla preghiera. La preghiera è la vita spirituale di un popolo: ci fa coscientizzare quanto accade sotto i nostri occhi e ci spinge a discernere il bene dal male. La preghiera compie sempre miracoli! Le donne e gli uomini della preghiera, nel tempo della crisi dell’umano, sono la più grande riserva di speranza e di difesa della vita, riconosciuta e custodita come dono d’amore. Nella preghiera è il segreto del vero umanesimo, che non esclude Dio dalla storia, che non sfida la creazione, le creature, il Creatore. Chi prega ha il coraggio di rischiare con il cuore puro e sconfigge la paura, l’indifferenza, l’individualismo. Chi prega ha sempre voglia di impegnarsi!

Guardando a Maria, Madre di tutti i credenti, chiediamo al Signore che ridesti nel nostro Paese lo stupore per la bellezza della maternità e della paternità, della dignità della donna e dell’uomo e del loro amore sponsale e generativo in una famiglia.

Gli organizzatori invitato tutti a partecipare, specie donne e madri, alle quali chiedono di “portare un fiore a Maria”: sbocci nei nostri cuori la verità per il bene comune!

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