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L’usanza di estrarre il Patrono particolare per tutto l’anno

Posté par atempodiblog le 31 décembre 2015

L'usanza di estrarre il Patrono particolare per tutto l'anno dans Amicizia Tutti-i-Santi

A Capodanno da noi c’è l’usanza di estrarre il Patrono particolare per tutto l’anno. La mattina, durante la meditazione, mi venne uno di questi segreti desideri, e cioè che Gesù Eucaristico fosse il mio Patrono particolare anche per quest’anno, come per il passato. Nascosi però questo mio desiderio al mio Diletto; parlai con Lui di tutto, ad eccezione del fatto che Lo volevo come Patrono.

Quando andammo in refettorio per la colazione, dopo aver fatto il segno della croce, ebbe inizio l’estrazione dei Patroni. Appena mi avvicinai alle immaginette sulle quali erano scritti i Patroni, ne presi una senza pensarci e non la lessi subito. Volevo mortificarmi per qualche minuto. All’improvviso sento nel mio intimo una voce: «Sono il tuo Patrono, leggi». Allora guardai subito quello che c’era scritto e lessi: «Patrono per il 1935 la Santissima Eucaristia». Il cuore mi sobbalzò dalla gioia e mi allontanai alla chetichella dal gruppo delle suore ed andai almeno per un momento davanti al SS.mo Sacramento e là diedi sfogo ai sentimenti del mio cuore. Gesù però mi fece osservare in modo delicato che in quel momento avrei dovuto essere con le consorelle. Andai immediatamente, attenendomi alla regola.

O Santa Trinità, Unico Dio, insondabile nella grandezza della Misericordia verso le creature e specialmente verso i poveri peccatori. Hai mostrato l’abisso insondabile della Tua Misericordia, che nessuna mente, né umana né angelica, è riuscita mai a scandagliare. Il nostro nulla e la nostra miseria sprofondano nella Tua grandezza. O Bontà infinita, chi può adorarti degnamente? Si trova un’anima che possa comprendere il Tuo amore? O Gesù, tali anime esistono, ma non sono molte.

Santa Faustina Kowalska

Divisore dans San Francesco di Sales

Cliccando sul link sottostante potete scoprire a quale santo siete stati affidati…:

http://infodamedjugorje.altervista.org:80/ilsantodellanno.html

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Capodanno: brindiamo a Dom Pierre Pérignon!

Posté par atempodiblog le 31 décembre 2015

Capodanno: brindiamo a Dom Pierre Pérignon!
di Pane e focolare
Tratto da: Una casa sulla Roccia

Capodanno: brindiamo a Dom Pierre Pérignon! dans Cucina e dintorni

Eccoci arrivati a Capodanno: cosa berrete al brindisi di mezzanotte? Champagne o spumante italiano? Con un po’ di orgoglio, posso riportare la notizia che nel 2014 il nostro spumante ha sorpassato per la prima volta lo champagne nelle esportazioni: negli Stati Uniti, in Gran Bretagna, ma anche in Cina, tutti vanno pazzi per il nostro Prosecco, per le bollicine di Asti e della Franciacorta.

Ma dobbiamo ammettere che lo champagne nell’immaginario comune ha un fascino particolare: da quattro secoli si è imposto come bevanda della festa, nei calici dei Re, delle Regine e dei Presidenti della Repubblica, nella business class degli aerei, nelle suite dei Grand Hotel. Bisogna varare una nave, inaugurare una linea ferroviaria, celebrare una vittoria sportiva, per esempio una corsa di Formula 1? Si stappa lo champagne.

Dobbiamo però ricordare che anche per lo champagne siamo debitori ai monaci, e ad uno in particolare: Dom Pierre Perignon.

 dans Stile di vita

Torniamo indietro nel tempo, nel XVII secolo, nella bella abbazia benedettina di Hautvillers, nel cuore della regione di Reims. Il villaggio è graziosissimo, come tanti villaggi delle regioni vinicole della Francia, e in quei luoghi il nostro monaco è giustamente ricordato e venerato.

Entra in quell’abbazia nel 1668 come tesoriere ed economo. Le finanze dell’abbazia sono messe molto male, soprattutto perché i terreni che la circondano sono stati trascurati. Dom Pierre decide di curare meglio le vigne e di impegnarsi nella vinificazione, per risanare le magre finanze. E ci riesce, eccome! Bisogna dire, a onor del vero, che non ha inventato lui la spumantizzazione, fenomeno già noto, ma da fine enologo ha studiato quel fenomeno e lo ha perfezionato.

Monaci - Dom Perignon

A poco a poco ha maturato una grande esperienza nella coltivazione della vite, nella conoscenza delle differenze tra i vari vitigni, nella capacità di assemblare le uve. Ha perfezionato la tecnica di vinificazione, aprendo la strada ad un vino entrato nella leggenda. Ha annotato tutto nelle sue memorie, lasciandoci una preziosa eredità. Secondo la tradizione, è stato lui a privilegiare i tappi di sughero, rispetto a quelli di legno; a legare il tappo, che l’effervescenza avrebbe potuto far saltare, con cordicelle di canapa (che più avanti saranno sostituite dalla tipica gabbietta di metallo).

Ma perché lo champagne è entrato nella leggenda? Non certo solo per la qualità, che troviamo in tanti altri prodotti enologici. Forse perché le bollicine fanno allegria, eccitano i sensi, rendono frizzante l’ambiente. C’è sicuramente anche una notevole capacità di fare marketing, da parte di coloro che lo producono, aiutati in questo da tante citazioni in opere letterarie e liriche. Quale sia la risposta, nell’immaginario comune lo champagne è sinonimo di festa, evoca allegria e charme, nobiltà e raffinatezza. E’ uno dei simboli della Francia, insieme alla Tour Eiffel, alla baguette e al foie gras. Per questo noi italiani, in eterna competizione eno-gastronomica con i cugini d’oltralpe, esultiamo quando scopriamo che, arrivati ben più tardi nella produzione di bollicine (nel XIX secolo ad opera del Conte Gancia), nelle vendite ormai abbiamo raggiunto e a tratti superato i francesi.

Oggi molti pensano che Dom Perignon sia una marca, ma ricordiamoci che innanzitutto è un monaco benedettino. Alziamo i calici a Capodanno, brindiamo con lo spumante italiano o con lo champagne francese, ma in ogni caso ricordiamoci che per la gioia delle bollicine di qualità dobbiamo essere riconoscenti, ancora una volta, al monachesimo.

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TE DEUM / Perché possiamo ringraziare Dio, nonostante l’Isis e il Bataclan?

Posté par atempodiblog le 31 décembre 2015

TE DEUM / Perché possiamo ringraziare Dio, nonostante l’Isis e il Bataclan?
di Mauro Leonardi – Il Sussidiario.net

Te Deum

COS’È IL TE DEUM? - Anche quest’anno, l’anno del Bataclan, di Charlie Hebdo, della Siria, dell’Isis e di quant’altro, il 31 dicembre la Chiesa canterà l’inno di ringraziamento del Te Deum. Siamo “esseri graziati” e dobbiamo essere grati. Graziati dall’amore, graziati dalla bellezza, graziati da Dio che ci salva con l’amore. Siamo graziati da tutto l’amore che incontriamo nella vita. Dal buongiorno del portiere all’amore di tutta una vita portato all’altare o partorito o incontrato in un amico sincero. Siamo degli esseri nati, creati, concepiti per amore, da un atto di amore, dall’unione d’amore di due persone. Solo per questo dovremmo ringraziare ogni giorno. E farlo cantando. Ecco perché nascono gli inni: perché si può salutare con la faccia triste, si può dire un “buongiorno” a denti stretti, ma ringraziare no.

Quando ringraziamo qualcuno, la bocca si apre in un sorriso dolce, gli occhi si allungano, e vengono quelle rughe che nessuna crema potrà mai togliere: le rughe del sorriso. La mano si apre, il braccio si allunga e tutto il corpo va in avanti a dire grazie in coro, con la voce. Ci si stringe la mano e ci si commuove sempre anche senza lacrime, quando si dice grazie. Dire grazie è affidarsi di nuovo. Dire grazie è donarsi di nuovo. Nei nostri smartphone c’è un emoticon per ogni emozione ma per dire grazie si può solo scrivere grazie. Per poter ringraziare ci vuole un dolore e qualcuno che ce lo tolga, come faceva la mamma con un bacio sulla bua; per poter ringraziare bisogna sapere di aver bisogno di pace e di perdono e sapere che c’è qualcuno per noi: per la nostra pace, cioè per donarcela, e per le nostre colpe, cioè per dimenticarle insieme a noi. Grazie è gratis.

Cioè non te lo può insegnare nessuno a dire grazie. Le mamme ci hanno insegnato la parola da piccoli, ogni volta che ricevevamo una caramella o un regalino; ma imparare a dire grazie per qualcosa che riceviamo da grandi, senza meritarlo, a volte senza neanche vederlo materialmente, non è facile. Per riuscirci è necessario uno sguardo nuovo, su di noi e su di Lui e su chi abbiamo intorno. A ringraziare si impara chiedendo la grazia. Così impareremo e la troveremo guardandoci attorno e vedendo il nonno felice di essere tra i suoi nipoti finalmente a tavola il 24 dicembre. I figli tutti riuniti, con le mogli, con i mariti. I piccoli e i grandi tutti svegli, tutti insieme. Se non vedo nell’altro una grazia, non c’è insegnamento che servirà.

Cosa mi dice il Te Deum? Mi dice questo. C’è un cielo che canta, un Dio che è amore, che soccorre, che nasce, che sta tra noi, con noi, che guida, benedice e sorregge, che ci custodisce, che è pieno di misericordia e io, che sono misero, sento che questa tavolata che ho appena lasciato in questi giorni di festa è come una Messa, dove tutti sono intorno a qualcuno che è venuto per amare e siamo tutti indegni e siamo tutti degni. Ci sono pure gli angeli che cantano, sono i bambini con la loro poesia imparata a memoria. Sì, c’è da dire Grazie.

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Botti di Capodanno, l’appello dei medici degli ospedali: “E’ una tradizione negativa e pericolosa”

Posté par atempodiblog le 31 décembre 2015

Appello dei medici degli ospedali
Botti di Capodanno, l’appello: “E’ una tradizione negativa e pericolosa”
“I fuochi d’artificio non portano gioia a chi li usa e tanti problemi a chi deve curare le conseguenze del loro utilizzo”, denuncia a NapoliToday Alberto Cuomo, medico della centrale operativa del 118 di Napoli

di Nicola Clemente – Napoli Today

 Sì scem ca bott
Immagine tratta da: La Parlata Igniorante

Con l’avvicinarsi del Capodanno ritorna come ogni anno l’appello ad evitare l’utilizzo di petardi e botti pericolosi per l’incolumità di chi li utilizza e non solo. Dai presidi sanitari napoletani è partita una campagna sociale spontanea dei medici per spingere i napoletani ad evitare una vera e propria barbarie che ogni anno miete vittime e feriti gravi.

INTERVISTA - Napolitoday ha intervistato al riguardo il dottor Alberto Cuomo, medico della centrale operativa del 118 di Napoli, che ha lanciato un accorato appello ai napoletani:

“I fuochi d’artificio di Capodanno sono una delle poche tradizioni negative della nostra città che bisognerebbe perdere.

Non portano gioia a chi li usa e tanti problemi a chi deve curare le conseguenze di questi fuochi.

Al 118 ne vediamo tante ogni anno, ne vorremmo vedere meno e desidereremmo che i momenti di gioia si possano vivere senza mettere a repentaglio la propria e la altrui incolumità”.

Botti di Capodanno, l'appello dei medici degli ospedali: “E' una tradizione negativa e pericolosa” dans Articoli di Giornali e News Santo-Natale

Fra i botti di Capodanno c’è la “Bomba di Parigi”. Ecco il vademecum della Croce Rossa
Nel Salernitano sequestrato un ordigno con 10 chili di polvere da sparo
de La Stampa

Botti-capodanno dans No ai botti pericolosi

Nelle ultime ore che precedono il Capodanno si moltiplicano i sequestri di botti illegali in tutta Italia. Nonostante gli inviti alla prudenza e i divieti sull’utilizzo di petardi, fuochi artificiali e divieti, la tradizione pericolosa di fine anno continua a resistere: c’era anche la «Bomba di Parigi» tra gli 80.600 botti illegali e artifici pirotecnici, per un peso complessivo di circa 6,5 tonnellate, sequestrati dalla Guardia di Finanza nel Casertano. Il micidiale ordigno, con il nome ispirato agli attacchi terroristici, conteneva circa 10 chili di polvere da sparo e una miccia programmata per far esplodere cento differenti colpi. È stata trovata in negozio di articoli per la casa gestito da cittadini di nazionalità cinese. 

IL VADEMECUM DELLA CROCE ROSSA
L’imprudenza di fine anno porta spesso a incidenti e ferimenti che finiscono per intasare i Pronto Soccorsi italiani.

La Croce Rossa ha stilato una lista di alcune semplici regole da adottare in vista dei festeggiamenti per l’anno nuovo con lo slogan «A Capodanno festeggia senza di noi. Non fare il botto».  

Ecco i consigli per festeggiare «senza la Croce Rossa»:  

- Non acquistare botti illegali. Non rivolgersi quindi a venditori non autorizzati e segnalare alle forze dell’ordine ogni possibile artificio non legale 

- Non toccare i botti inesplosi trovati per strada. Se si trova un botto inesploso per strada non tentare di riaccenderlo, non toccarlo e contattare, anche in modo anonimo, le forze dell’ordine ai numeri gratuiti 112 o 113. 

- Tenere gli animali al riparo. Gli animali domestici, come è noto, si possono spaventare molto dal rumore dei botti, ed è quindi necessario tenerli in casa o al riparo e al guinzaglio. Attenzione va prestata anche a non far toccare dall’animale eventuali botti inesplosi. 

- Prestare molta attenzione in caso di vento. L’attenzione deve essere ancora maggiore in caso di vento, in quanto non si è in grado di controllare la direzione di fiamme o scintille che potrebbero arrivare lontano. 

- Non utilizzare i botti in locali interni. È pericoloso utilizzare i botti all’interno di case o locali in genere, che potrebbero provocare principi d’incendio. In questi casi contattare immediatamente i Vigili del Fuoco al numero gratuito 115. 

- Non permettere ai bambini di avvicinarsi. Tenere lontani i più piccoli, specie in fase di accensione e scoppio del petardo o fuoco artificiale. 

- Non usare armi e non lanciare bottiglie. Pericolosissimo, anche fatale, l’uso delle armi per sparare nel vuoto o dalla finestra in segno di festa, così come il lancio di bottiglie o altri oggetti. 

- Non cercare di fare esplodere botti inesplosi. Se un botto non è esploso, evitare assolutamente di tentare di riaccenderlo perché potrebbe scoppiare o incendiarsi all’improvviso. Buttare via il petardo, coprendolo con sabbia e acqua. 

In caso di incidenti ed emergenze sanitarie chiamare immediatamente il servizio di soccorso al 118, numero gratuito contattabile anche da telefono senza credito, avendo cura di descrivere la dinamica dell’infortunio al fine di veder arrivare il mezzo più adeguato per l’incidente avvenuto. 

 Freccia dans Riflessioni LA MAPPA DEI COMUNI CHE HANNO VIETATO I BOTTI (clicca qui)  

Freccia dans Stile di vita I CONSIGLI PER PROTEGGERE I PROPRI ANIMALI (clicca qui)  

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Pedofilia, 3 milioni di bimbi sfruttati

Posté par atempodiblog le 31 décembre 2015

Pedofilia, 3 milioni di bimbi sfruttati
di Lucia Bellaspiga – Avvenire

sweetie

«Ciao, quanti anni hai?». Inizia così la chat in lingua inglese tra l’uomo, 35 anni, e la sua piccola vittima, una bambina filippina di 10 anni. Il predatore si aggirava sul web come un rapace e ora ha adocchiato la preda. «Dieci anni? Mmmmmm, mi piace… la stessa età di mia figlia», risponde lui. Ma questo non lo ferma, anzi, «Fai prestazioni davanti alla webcam? Quanto costi un quarto d’ora nuda?»… Tutto nero su bianco, nei faldoni che l’associazione Terre des Hommes ha consegnato all’Interpol.

La bimba-esca è virtuale, ma nessuno se ne accorge (è stata costruita da esperti informatici per sembrare in carne ed ossa), e la cosa agghiacciante è che in un’ora è stata adescata da 700mila pedofili di tutto il mondo. Il suo nome è dolce come i suoi occhioni orientali – si chiama Sweetie – ma da marzo 2016 sarà operativa una sua sorellina virtuale più sofisticata, sempre implacabile nel rintracciare gli orchi sul web. 

È solo una delle facce di una piaga ormai planetaria e in rapida espansione, quella dello sfruttamento sessuale dei bambini e delle bambine sia nella realtà che nella Rete. Due realtà strettamente legate – ammoniscono gli inquirenti – perché «dietro ogni bambino seviziato, violentato, molestato o persino ucciso nei filmati dilaganti sul web, non scordiamo che c’è sempre un bambino vero». 

Vero il suo pianto, vero il terrore, eppure nessuno fa nulla per mettere fine alla strage degli innocenti: 220 milioni di minori subiscono violenza ogni anno nel mondo (dati Onu), 3 milioni di piccoli schiavi sono sfruttati nella prostituzione, un giro da 100 miliardi di dollari l’anno. E i media tacciono. Perché? 

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