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Papa Francesco: Dio cambia il mondo facendosi piccolo come un bambino

Posté par atempodiblog le 18 décembre 2015

Papa Francesco: Dio cambia il mondo facendosi piccolo come un bambino
Sostando davanti al Presepe, contemplate la misericordia divina. Papa Francesco ha preso spunto dall’udienza ai donatori del Presepio e dell’Albero di Natale che oggi pomeriggio verranno inaugurati in Piazza San Pietro, per ricordare che Dio non ama le rivoluzioni dei potenti, ma tocca i nostri cuori con la sua umile bontà. Il Pontefice ha quindi sottolineato che, seguendo l’intenzione di San Francesco, nel Presepe possiamo cogliere la tenerezza di Dio che si china verso chi ha bisogno. Quest’anno l’Albero è stato donato dalla Baviera, mentre il Presepe è stato allestito dalla Provincia Autonoma e dall’arcidiocesi di Trento. Gli addobbi sono opera della “Fondazione Lene Thun”.
di Alessandro Gisotti – Radio Vaticana

Papa Francesco: Dio cambia il mondo facendosi piccolo come un bambino dans Avvento Santo-Natale

“Il Presepe ci ricorda questo: Dio, per la sua grande misericordia, è disceso verso di noi per rimanere stabilmente con noi”. Papa Francesco ha messo l’accento sul significato più profondo del Presepe, di quello in Piazza San Pietro come di quello che trova ospitalità nelle nostre case nel periodo natalizio.

Dio non ama le rivoluzioni dei potenti, la sua forza è la mitezza
“Il Presepe – ha avvertito ancora il Papa – ci dice inoltre che Egli non si impone mai con la forza. Per salvarci, non ha cambiato la storia compiendo un miracolo grandioso. È invece venuto in tutta semplicità, umiltà, mitezza”.

“Dio non ama le imponenti rivoluzioni dei potenti della storia e non utilizza la bacchetta magica per cambiare le situazioni. Si fa invece piccolo, si fa bambino, per attirarci con amore, per toccare i nostri cuori con la sua bontà umile; per scuotere, con la sua povertà, quanti si affannano ad accumulare i falsi tesori di questo mondo”.

Queste, ha soggiunto, erano anche le intenzioni di San Francesco, quando inventò il Presepe. Il Poverello d’Assisi, infatti, desiderava fare memoria della nascita del Bambino di Betlemme per poter “intravedere” i “disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato”.

Nel Presepe, cogliamo la misericordia di Dio che si china su di noi
Di qui l’invito “a sostare davanti al Presepe, perché lì la tenerezza di Dio ci parla”. Lì, infatti, “si contempla la misericordia divina, che si è fatta carne umana e può intenerire i nostri sguardi”. Soprattutto, però, ha ribadito, “desidera smuovere i nostri cuori”:

“È bello che sia presente in questo Presepe una figura, che coglie subito il mistero del Natale. È quel personaggio che compie un’opera di bene, chinandosi per porgere aiuto ad un anziano. Egli non soltanto guarda Dio, ma anche lo imita, perché, come Dio, si china con misericordia verso chi ha bisogno”.

Ai bimbi che hanno decorato l’albero: Michelangelo ha iniziato così
Francesco non ha poi mancato di rivolgere un pensiero speciale ai bambini che hanno decorato l’albero, definiti dal Papa “piccoli artisti”:

“Siete ancora molto giovani, ma esponete già le vostre opere in Piazza San Pietro. E questo è bello eh! Coraggio, avanti! Michelangelo ha incominciato così eh!”.

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«Il Signore apra la Porta del nostro cuore a tutti»

Posté par atempodiblog le 18 décembre 2015

«Il Signore apra la Porta del nostro cuore a tutti»
© Copyright – Libreria Editrice Vaticana
Tratto da: Avvenire

«Il Signore apra la Porta del nostro cuore a tutti» dans Avvento Dio-viene-a-salvarci

«Dio viene a salvarci e non trova miglior maniera per farlo che camminare con noi, fare la vita nostra. E nel momento di scegliere il modo, come fare la vita, lui non sceglie una grande città di un grande impero, non sceglie una principessa, una contessa, per madre, una persona importante, non sceglie un palazzo di lusso. Sembra che tutto sia stato fatto intenzionalmente quasi di nascosto. Maria, una ragazzina di 16, 17 anni, non (di) più, in un villaggio perduto nelle periferie dell’Impero Romano; e nessuno conosceva quel villaggio, sicuro. Giuseppe, un ragazzo che l’amava e voleva sposarla, un falegname che guadagnava il pane di ogni giorno. Tutto (in) semplicità, tutto di nascosto. E anche il rifiuto, perché erano fidanzati e in un villaggio così piccolo, voi sapete come sono le chiacchiere, no? Vanno in giro… E Giuseppe se ne accorse che lei era incinta, ma lui era giusto. Tutto di nascosto anche con la calunnia, con le chiacchiere. E l’Angelo spiega a Giuseppe il mistero: “Quel figlio che porta la tua fidanzata è opera di Dio, è opera dello Spirito Santo”. “Quando Giuseppe si destò dal sonno fece quello che aveva ordinato l’Angelo del Signore e se ne andò da lei e la prese per sposa”. Ma tutto di nascosto, tutto umili. Le grandi città del mondo non sapevano nulla. E così è Dio fra noi.

Se tu vuoi trovare Dio, cercalo nell’umiltà, cercalo nella povertà, cercalo dove Lui è nascosto: nei bisognosi, nei più bisognosi, nei malati, gli affamati, nei carcerati. E Gesù quando ci predica la vita, ci dice come sarà il Giudizio nostro, non dirà: “Ma, tu vieni con me perché (hai) avete fatto tante belle offerte alla Chiesa, tu sei un benefattore della Chiesa, vieni, vieni al Cielo, perché…”. No! L’entrata al Cielo non si paga con i soldi, eh? Non dirà: “Tu sei molto importante, hai studiato tanto e hai avuto tante onorificenze, vieni al Cielo…”. No! Le onorificenze non aprono la porta del Cielo. Cosa ci dirà Gesù per aprirci la porta del Cielo? “Ero affamato e mi hai dato da mangiare; ero senzatetto e mi hai dato una casa; ero così, ero ammalato e sei venuto a trovarmi; ero in carcere, sei venuto a trovarmi”. Gesù è nell’umiltà. E l’amore di Gesù è grande. Per questo oggi all’aprire questa Porta Santa, io vorrei che lo Spirito Santo aprisse il cuore di tutti i romani e gli facesse vedere qual è la strada della salvezza. Non c’è lusso, non c’è la strada delle grandi ricchezze, non c’è la strada del potere. C’è la strada dell’umiltà. E i più poveri, gli ammalati, i carcerati…, ma Gesù dice di più, eh?: “I più peccatori, se si pentono, ci precederanno nel Cielo”, loro hanno la chiave. Quello che fa la carità è quello che si lascia abbracciare dalla misericordia del Signore. Noi oggi apriamo questa porta e chiediamo due cose. Primo, che il Signore ci apra la porta del nostro cuore, a tutti. Tutti ne abbiamo bisogno, tutti siamo peccatori, tutti abbiamo bisogno di sentire la Parola del Signore e che la Parola del Signore venga. Secondo, che il Signore faccia capire che la strada della sufficienza, che la strada delle ricchezze, che la strada della vanità, che la strada dell’orgoglio, non sono strade di salvezza.

Che il Signore ci faccia capire che la sua carezza di Padre, la sua misericordia, il suo perdono, è quando noi ci avviciniamo a quelli che soffrono, quelli scartati nella società: lì è Gesù. Questa porta, che è la porta della carità, la porta dove sono assistiti tanti, tanti scartati, ci faccia capire che anche sarebbe bello che ognuno di noi, ognuno dei romani, eh?, ognuno di tutti i romani si sentisse scartato e sentisse il bisogno dell’aiuto di Dio. Oggi noi preghiamo per Roma, per tutti gli abitanti di Roma, per tutti, incominciando da me, perché il Signore ci dia la grazia di sentirci scartati, perché noi non abbiamo alcun merito: soltanto Lui ci dà la misericordia e la grazia. E per avvicinarsi a quella grazia dobbiamo avvicinarci agli scartati, ai poveri, a quelli che hanno più bisogno, perché su quell’avvicinamento tutti noi saremo giudicati.

Che il Signore oggi, aprendo questa porta, dia questa grazia a tutta Roma, a ogni abitante di Roma per poter andare avanti in quell’abbraccio della misericordia dove il Padre prende il Figlio ferito ma il ferito è il Padre: Dio è ferito d’amore e per questo è capace di salvarci tutti. Che il Signore ci dia questa grazia.

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La Comunità vera

Posté par atempodiblog le 18 décembre 2015

fiori

“La Comunità vera fa fiorire la persona di cui accresce la libertà”.

Card. Angelo Scola

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