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Una Chiesa umile

Posté par atempodiblog le 15 décembre 2015

papa francesco misericordioso

“Una Chiesa umile, che non si pavoneggi dei poteri, delle grandezze. Umiltà non significa una persona languida, fiacca, che fa gli occhi in bianco… No, questa non è umiltà, questo è teatro! Questo è fare finta di umiltà.

L’umiltà ha un primo passo: ‘Io sono peccatore’. Se tu non sei capace di dire a te stesso che sei peccatore e che gli altri sono migliori di te, non sei umile. Il primo passo nella Chiesa umile è sentirsi peccatrice, il primo passo di tutti noi è lo stesso.

Se qualcuno di noi ha l’abitudine di guardare i difetti degli altri e chiacchierare sopra non è umile, si crede giudice degli altri”.

Papa Francesco

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Papa: è bello sperare nella misericordia di Dio, la rigidità clericale fa male

Posté par atempodiblog le 15 décembre 2015

Papa: è bello sperare nella misericordia di Dio, la rigidità clericale fa male
La speranza nella misericordia di Dio apre gli orizzonti e ci rende liberi, mentre la rigidità clericale chiude i cuori e fa tanto male: così il Papa nella Messa del mattino presieduta a Casa Santa Marta.
di Sergio Centofanti – Radio Vaticana

papa francesco

La prima Lettura del giorno, tratta dal Libro dei Numeri, parla di Balaam, un profeta ingaggiato da un re per maledire Israele. Balaam – osserva il Papa – “aveva i suoi difetti, ma persino i peccati. Perché tutti abbiamo peccati, tutti. Tutti siamo peccatori. Ma non spaventatevi – esorta il Pontefice – Dio è più grande dei nostri peccati”. “Nel suo cammino Balaam incontra l’angelo del Signore e cambia il cuore”. “Non cambia di partito” ma “cambia dall’errore alla verità e dice quello che vede”: il Popolo di Dio dimora nelle tende in mezzo al deserto e lui “oltre il deserto vede la fecondità, la bellezza, la vittoria”. Ha aperto il cuore, “si converte” e “vede lontano, vede la verità”, perché “con buona volontà sempre si vede la verità”. “E’ una verità che dà speranza”.

“La speranza – afferma Papa Francesco – è questa virtù cristiana che noi abbiamo come un gran dono del Signore e che ci fa vedere lontano, oltre i problemi, i dolori, le difficoltà, oltre i nostri peccati”. Ci fa “vedere la bellezza di Dio”:

“Quando io mi trovo con una persona che ha questa virtù della speranza ed è in un momento brutto della sua vita – sia una malattia sia una preoccupazione per un figlio o una figlia o qualcuno della famiglia sia qualsiasi cosa – ma ha questa virtù, in mezzo al dolore ha l’occhio penetrante, ha la libertà di vedere oltre, sempre oltre. E questa è la speranza. E questa è la profezia che oggi la Chiesa ci dona: ci vuole donne e uomini di speranza, anche in mezzo a dei problemi. La speranza apre orizzonti, la speranza è libera, non è schiava, sempre trova un posto per arrangiare una situazione”.

Nel Vangelo, ci sono i capi dei sacerdoti che chiedono a Gesù con quale autorità agisca: “Non hanno orizzonti” – dice il Papa – sono “uomini chiusi nei loro calcoli”, “schiavi delle proprie rigidità. E i calcoli umani “chiudono il cuore, chiudono la libertà”, mentre “la speranza ci fa leggeri”:

“Quanto bella è la libertà, la magnanimità, la speranza di un uomo e una donna di Chiesa. Invece, quanto brutta e quanto male fa la rigidità di una donna o di un uomo di Chiesa, la rigidità clericale, che non ha speranza. In quest’Anno della Misericordia, ci sono queste due strade: chi ha speranza nella misericordia di Dio e sa che Dio è Padre; Dio perdona sempre, ma tutto; oltre il deserto c’è l’abbraccio del Padre, il perdono. E, anche, ci sono quelli che si rifugiano nella propria schiavitù, nella propria rigidità, e non sanno nulla della misericordia di Dio. Questi erano dottori, avevano studiato, ma la loro scienza non li ha salvati”.

Il Papa conclude l’omelia raccontando un fatto accaduto nel 1992 a Buenos Aires, durante una Messa per i malati. Stava confessando ormai da molte ore, quando è arrivata una donna molto anziana, ottantenne, “con gli occhi che vedevano oltre, questi occhi pieni di speranza”:

“E io ho detto: ‘Nonna, lei viene a confessarsi?’. Perché io mi stavo alzando. ‘Sì’. ‘Ma lei non ha peccati’. E lei m’ha detto: ‘Padre, tutti ne abbiamo’. ‘Ma, forse il Signore non li perdona?’. ‘Dio perdona tutto!’, m’ha detto. Dio perdona tutto. ‘E come lo sa?’, ho chiesto. ‘Perché se Dio non perdonasse tutto, il mondo non esisterebbe’. Davanti a queste due persone -  il libero, la speranza, quello che ti porta la misericordia di Dio e il chiuso, il legalista, proprio l’egoista, lo schiavo delle proprie rigidità – ricordiamo questa lezione che questa anziana ottantenne – era portoghese – mi ha dato: Dio perdona tutto, soltanto aspetta che tu ti avvicini”.

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Papa Francesco: “Tanti suicidi tra i giovani per disoccupazione”

Posté par atempodiblog le 15 décembre 2015

Papa Francesco: “Lavoro è diritto di tutti, non dono per raccomandati. Tanti suicidi tra i giovani per disoccupazione”
della Redazione de L’Huffington Post

sperare contro ogni speranza

“Il lavoro non è un dono gentilmente concesso a pochi raccomandati: è un diritto per tutti”. Lo ha detto il Papa nell’udienza ai gruppi del Progetto Policoro, istituito dalla Cei 20 anni fa, per promuovere l’occupazione giovanile. Il lavoro, ha rimarcato il Papa, è “dignità: non perdiamo di vista – ha sollecitato – l’urgenza di riaffermare questa dignità, essa è propria di tutti e di ciascuno, ogni lavoratore ha diritto di vederla tutelata, e in particolare i giovani devono poter coltivare la fiducia che i loro sforzi, il loro entusiasmo, l’investimento delle loro energie e delle loro risorse non saranno inutili”.

Papa Francesco si è rivolto direttamente ai tanti giovani che in Italia faticano a trovare un impiego:

“Il vostro lavoro io l’ho molto a cuore perché soffro quando vedo tanta gioventù senza lavoro, disoccupata. In Italia dai 25 anni in giù quasi il 40%”. E “cosa fa un giovane senza lavoro?”, si è chiesto ad alta voce Bergoglio. “Si ammala, deve andare dallo psichiatra, o cade nelle dipendenze o si suicida”, ha denunciato il Papa sottolineando che “le statistiche dei suicidi giovanili non sono pubblicate: si trovano escamotage per non pubblicarli”. O ancora, un ragazzo che non ha prospettive, ha elencato Francesco, “cerca qualcosa che gli dia un ideale e fa il guerrigliero”. “Ma sono loro – ha aggiunto – la nostra carne, sono la nostra carne di Cristo. Vi sono vicino, contate su di me. Questo – ha confidato – mi tocca tanto”.

“Vi assicuro la mia preghiera, vi sono vicino, contate su di me per questo perché questo tocca tanto. E per favore non dimenticatevi di pregare per me perché anche io ho bisogno di preghiere”, ha detto Francesco.

Il Papa dunque è convinto che aiutare creare lavoro per i ragazzi, come fa la Cei con Policoro, “è anche una responsabilità di evangelizzazione, attraverso il valore santificante del lavoro. Non di un lavoro qualunque, però! Non del lavoro che sfrutta, che schiaccia, che umilia, che mortifica, ma del lavoro che rende l’uomo veramente libero, secondo la sua nobile dignità”.

“Quanti giovani oggi – ha osservato il Papa – sono vittime della disoccupazione, quanti di loro hanno ormai smesso di cercare lavoro, rassegnati a continui rifiuti o all’indifferenza di una società che premia i soliti privilegiati, che sono corrotti, e impedisce a chi merita di affermarsi. Il lavoro – ha rimarcato – non è un dono gentilmente concesso a pochi raccomandati: è un diritto per tutti”.

“Voi rappresentate certamente – ha detto il Papa ai gruppi del Progetto Policoro, lanciato 20 anni fa dalla Conferenza episcopale italiana per favorire l’occupazione giovanile – un segno concreto di speranza per tanti che non si sono rassegnati, ma hanno deciso di impegnarsi con coraggio per creare o migliorare le proprie possibilità lavorative. Il mio invito – ha aggiunto papa Bergoglio – è quello di continuare a promuovere iniziative di coinvolgimento giovanile in forma comunitaria e partecipata. Spesso – ha aggiunto – dietro un progetto di lavoro c’è tanta solitudine: a volte i nostri giovani si trovano a dover affrontare mille difficoltà e senza alcun aiuto, le stesse famiglie, che pure li sostengono, anche economicamente, non possono fare tanto, e molti sono costretti a rinunciare, scoraggiati”. “Qui – ha esortato il Papa – potete fare la vostra parte: sostenere le nuove energie spese per il lavoro; promuovere uno stile di creatività che ponga menti e braccia attorno a uno stesso tavolo, pensare insieme, progettare insieme, ricevere e dare aiuto: sono queste le forme più efficaci per esprimere la solidarietà come dono”. “E qui – ha aggiunto a braccio riferendosi alla domanda che gli aveva posto uno degli animatori – c’entra la Chiesa, perché la Chiesa è madre di tutti, accomuna tutti”. Papa Francesco ha anche incoraggiato a “continuare nel vostro impegno – ha detto – di sviluppare progetti a misura d’uomo, progetti rispettosi della dignità di chi li realizza e di chi ne beneficia; progetti che sappiano dare il giusto valore allo sforzo profuso, ma anche al meritato riposo, progetti concreti per esigenze concrete”.

Papa Bergoglio ha anche apprezzato le “idee forza” del Progetto Policoro, “una grande iniziativa di promozione giovanile, una vera occasione – lo ha definito – di sviluppo locale a dimensione nazionale”. “Le sue idee-forza – ha dunque rimarcato il Pontefice – ne hanno segnato il successo: la formazione dei giovani, il lancio di cooperative, la creazione di figure di mediazione come gli ‘animatori di comunità’ e una serie di gesti concreti, segno visibile dell’impegno di questi venti anni di presenza attiva”.

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