Giubileo, fede e opere buone: come si ottiene il perdono dei peccati

Posté par atempodiblog le 11 décembre 2015

Giubileo, fede e opere buone: come si ottiene il perdono dei peccati
Bergoglio non utilizza il termine indulgenza. Chiave di volta resta la penitenza. Per l’Anno Santo tutti i sacerdoti hanno facoltà di assoluzione anche per l’aborto
di Luigi Accattoli – Corriere della Sera

confessionale privacy

Giubileo della Misericordia, cioè Perdonanza, come una volta erano detti i Giubilei. E indulgenza, una delle parole chiave dei Giubilei, che vuol dire anch’essa perdono: la parola latina «indulgere» vale «usare indulgenza». Ma di quali peccati si cerca il perdono e attraverso quali pratiche? Di tutti i peccati, attraverso il pellegrinaggio, la confessione e la comunione, la preghiera secondo le intenzioni del Papa, le «opere di misericordia».
Francesco sta modificando lingua e regole dei «Giubilei universali» come sono stati praticati dalla Chiesa di Roma lungo sette secoli: dal 1300 al 2000. Resta il contenuto essenziale: cioè la chiamata alla penitenza e alla conversione. Ma non si parla più di «pratiche» e preghiere per l’acquisto dell’indulgenza. Su quelle regole ancora Giovanni Paolo II nel 2000 aveva fatto pubblicare direttive «aggiornate», che stavolta non ci sono state.
Nei discorsi di ieri Bergoglio non ha mai usato la parola «indulgenza». L’aveva usata nella Bolla di indizione del Giubileo e nella «Lettera all’arcivescovo Fisichella» ma solo al singolare e come sinonimo di perdono: «Vivere dunque l’indulgenza nell’Anno Santo significa accostarsi alla misericordia del Padre con la certezza che il suo perdono si estende su tutta la vita del credente», diceva per esempio nella Bolla.
Non dice «lucrare» o «acquistare l’indulgenza», come voleva il linguaggio tradizionale, non distingue tra indulgenza parziale o «plenaria», qualche volta dice indulgenza e altre volte «grazia del Giubileo». Insomma riduce ancora, più di quanto non avessero fatto gli ultimi papi, gli elementi rituali e normativi di questo aspetto della prassi penitenziale cattolica che fu all’origine della «protesta» di Lutero.

Una novità che va letta nel segno dell’avvicinamento della Chiesa all’umanità di oggi e nel segno della semplificazione di linguaggi e pratiche ricevuti dalla tradizione. Per misurarne la portata basterà ricordare la definizione di «indulgenza» che era stata data da Paolo VI in un documento del 1967 e che fu ripetuta nelle norme dettate da Papa Wojtyla per il Giubileo del 2000: «L’indulgenza è la remissione davanti a Dio della pena temporale dovuta per i peccati già cancellati in quanto alla colpa».
Francesco non si interessa ai riti ma alla sostanza della «conversione» e della «grazia del perdono» a cui alludevano le parole perdonanza e indulgenza. Si adopera a dire quella sostanza con parole comprensibili all’uomo d’oggi e a fare in modo che a quella grazia possano accedere tutti: anche il carcerato che non può uscire dalla sua cella, come ha specificato nella «Lettera a Fisichella»; anche chi non può venire a Roma. È per questo che ha voluto «porte sante» in tutto il mondo.
«Non dobbiamo porre dogane, dobbiamo essere facilitatori della Grazia», ha detto una volta. Invierà, il Mercoledì delle Ceneri, ottocento «missionari della Misericordia» in tutto il mondo, cioè sacerdoti che saranno autorizzati ad assolvere ogni tipo di «colpa», comprese quelle per le quali è prevista la scomunica riservata al Papa, tipo la profanazione dell’Eucarestia.
Per l’aborto ha già deciso che per tutto l’Anno Santo i sacerdoti di tutto il mondo lo possano assolvere: e anche per il «peccato d’aborto» c’è la scomunica «riservata al vescovo». Capita dunque che ordinariamente il confessore dica alla donna che ha interrotto la gravidanza: non posso assolverti, vai dal vescovo. Già i vescovi potevano concedere a tutti i sacerdoti, negli Anni Santi e in altre occasioni, la facoltà di assolvere quel peccato. Ma qualcuno lo faceva e qualcuno no: con la sua decisione Francesco ha dato a quella facilitazione la massima estensione.
Ci sarà un perdono allargato per i divorziati risposati? Forse una parola arriverà anche per loro, ma questo è un altro capitolo che riguarda l’applicazione di quanto discusso dal Sinodo di ottobre e non sappiamo quando il Papa la formulerà.

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