Un accecamento che si crede perspicacia

Posté par atempodiblog le 24 novembre 2015

Un accecamento che si crede perspicacia
di René Girard – Il capro espiatorio

capro espiatorio

Sono, ovunque, gli stessi stereotipi persecutorii ma nessuno se ne accorge.  Ancora una volta è soltanto la copertina esterna, qua storica là religiosa,  a determinare la scelta dell’interpretazione, e non la natura del testo  considerato. Ritroviamo la linea invisibile che attraversa tutta la nostra cultura; al di qua di essa, ammettiamo la possibilità di violenze reali, al di là non l’ammettiamo più e riempiamo il vuoto che così si è creato con tutte le astrazioni dello pseudo-nietzscheanesimo condito con la salsa della linguistica derealizzante.

Ce ne rendiamo sempre più conto: dopo l’idealismo tedesco, tutti  gli avatar della teoria contemporanea non sono altro che cavilli destinati a  impedire la demistificazione delle mitologie, nuove macchine per ritardare il  progresso della rivelazione biblica.

Se i Vangeli rivelano, come io sostengo, il meccanismo del capro espiatorio, ovviamente senza designarlo con il nostro termine ma anche senza omettere niente di ciò che bisogna sapere su di esso per proteggersi dai suoi effetti insidiosi e individuarlo ovunque si nasconda e soprattutto in noi stessi, dovremmo ritrovare in essi tutto ciò che abbiamo tratto da questo meccanismo nelle pagine precedenti, e in particolare la sua natura “inconscia”.

Senza questa non coscienza che è tutt’uno con la loro fede sincera nella colpevolezza della vittima, i persecutori non si lascerebbero rinchiudere nella rappresentazione persecutoria. E’ una prigione di cui non vedono i muri, una servitù così totale da considerarsi libertà, un accecamento che si crede perspicacia.

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