Dopo Parigi: o capiamo o moriamo

Posté par atempodiblog le 17 novembre 2015

Dopo Parigi: o capiamo o moriamo
di Mario Adinolfi – La Croce – Quotidiano

pregare per parigi

Sui fatti di Parigi la lettura obbligatoria del politically correct è: con quanto è avvenuto l’Islam non c’entra niente, non bisogna ragionare sul piano religioso, non è una guerra di civiltà, sono solo dei pazzi criminali che operano dentro una guerra di natura ideologica, politica, economica, noi alla fine vinceremo perché siamo il bene che contrasta il male. Ecco. Tutto questo, tutto quello che vi stanno tentando di inculcare in testa attraverso questa lettura tranquillizzante, è falso.

L’Islam c’entra e eccome se c’entra, quelli sono assassini ma non pazzi, uccidono e si fanno uccidere nel nome di un progetto religioso: imporre l’Islam e il Califfato islamico ovunque assoggettando o eliminando gli “infedeli”. Ideologia, politica ed economia sono conseguenze di questa premessa religiosa che individua nei “crociati” i nemici da uccidere e in Roma il prossimo territorio da mettere a ferro e fuoco, per ragioni appunto religiose. Roma sarà colpita come capitale della cristianità (è indicata esplicitamente come obiettivo nella rivendicazione dei fatti francesi) così come Parigi viene colpita in quanto “capitale della perversione” e ancora una volta tutto questo è dentro un impianto di natura religiosa. E tutta dentro l’Islam questa guerra viene combattuta per un’egemonia che il Califfato vuole conquistare presentando come biglietto da visita la violenza più efferata ed efficace contro i “crociati”, in maniera da sollevare le masse islamiche contro l’Occidente e contro i nemici interni all’Islam stesso, facendo di Al Baghdadi il punto di riferimento religioso (e di conseguenza evidentemente politico ed economico) di un territorio sconfinato che è l’erigendo Stato Islamico.

Stiamo comprendendo queste dinamiche? Abbiamo il coraggio di cominciare ad analizzare seriamente questi processi a partire da un’analisi politicamente scorretta della natura stessa della religione islamica? Sappiamo che il Corano come Libro Sacro direttamente dettato da Allah attraverso l’Angelo al Profeta non è interpretabile ma solo applicabile fondandosi sulla lettura letterale e questo dà formidabile forza agli imam che predicano l’odio e la jihad come guerra “santa” contro gli infedeli?

Ovviamente centinaia di milioni di islamici vogliono solo vivere in pace, sono “moderati” come piace dire agli analisti del politicamente corretto. Ma avete sentito voci della predicazione islamica levarsi oggi contro gli attentati di Parigi? Abbiamo sentito un Papa Francesco incredulo, con la voce rotta. Vi ricordate parole analoghe provenienti da qualche imam, con analoga emotiva partecipazione e intensità? Sotto la cenere del mondo islamico cova un sentimento anti-occidentale fortissimo. I nostri valori non sono i loro valori. Li contestano. Li disprezzano. Alcuni, li odiano.

E poi, quali valori? Per che cosa e per chi noi saremmo disposti a morire? In che cosa crediamo? Qual è il nostro orizzonte? Abbiamo preso un crocifisso e l’abbiamo immerso nel piscio e abbiamo detto che è opera d’arte, gli abbiamo dato plausi, patrocini, finanziamenti pubblici. Ai nostri figli abbiamo vietato di andare a una mostra sulla “bellezza divina” per non “turbare i non cattolici”. Al concerto di Parigi la band che si chiama Aquile della Morte di metallo canta canzoni in cui invoca il bacio del Diavolo. Purtroppo, li hanno presi in parola. La nostra libertà, unica trave a cui rimaniamo appesi quando ci chiedono in che valori crediamo, è diventata una sorta di licenza di fare un’idiozia dopo l’altra, non capendo che abbiamo bisogno di un orizzonte di senso, altrimenti il bacio diabolico ci travolgerà davvero. O capiamo o moriamo.

Capire vuol dire spingere l’Islam verso quel territorio di incontro con la ragione che sta pervicacemente rifiutando. Significa ripartire dal contrastatissimo discorso di Papa Benedetto XVI a Ratisbona, che invece era un discorso profetico: l’Islam deve seguire il percorso già compiuto dal cristianesimo, che non ha temuto la sfida della modernità, dell’illuminismo, della ragione. L’ha raccolta e anche attraverso di essa ha saputo rafforzarsi, rinunciando per sempre a coltivare qualsiasi opzione di natura violenta e diventando punto di riferimento per l’uomo alla ricerca di armonia e pace.

Certo un Occidente totalmente scristianizzato, che perde il rispetto per qualsiasi propria dimensione valoriale, che non riesce neanche a determinare i contorni della propria identità preferendo la prevalenza di un’idea di libertà che rende tutto “fluido” e perciò inconsistente, è un avversario che sarà travolto dal ferro e dal fuoco di una marea montante di giovani (ricordiamolo, chi ci uccide sono giovani e giovanissimi) che hanno in odio la nostra opulenza e la nostra assenza persino di coraggio.

A Parigi rispondiamo suonando Imagine di John Lennon per strada al pianoforte? Una canzone che inneggia alla cancellazione delle religioni? Non abbiamo veramente capito. Proprio di religione, forse solo di quello dovremmo oggi parlare. Del rapporto tra io e Dio. Tutto il resto, la nostra fuffa, la nostra paccottiglia quella sì ideologica fatta di canzonette e falsi miti di progresso, la nostra colossale incapacità di comprendere il sacro e dunque anche di vedere quanto un fenomeno di incredibile crudeltà è intessuto di motivazioni religiose (oh, eppure ce lo gridano sempre prima di ammazzarci “Allah u Akbar”), insomma la nostra ormai consolidata inabilità a analizzare e capire, rischia di condannarci sul serio. 

Eppure o capiamo o moriamo.

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