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La Chiesa e le religioni in rapporto alla salvezza

Posté par atempodiblog le 17 novembre 2015

La Chiesa e le religioni in rapporto alla salvezza

Cristo Re delluniverso

[...] Con la venuta di Gesù Cristo salvatore, Dio ha voluto che la Chiesa da Lui fondata fosse lo strumento per la salvezza di tutta l’umanità (cf. At 17,30-31). Questa verità di fede niente toglie al fatto che la Chiesa consideri le religioni del mondo con sincero rispetto, ma nel contempo esclude radicalmente quella mentalità indifferentista «improntata a un relativismo religioso che porta a ritenere che “una religione vale l’altra”»

Se è vero che i seguaci delle altre religioni possono ricevere la grazia divina, è pure certo che oggettivamente si trovano in una situazione gravemente deficitaria se paragonata a quella di coloro che, nella Chiesa, hanno la pienezza dei mezzi salvifici. Tuttavia occorre ricordare «a tutti i figli della Chiesa che la loro particolare condizione non va ascritta ai loro meriti, ma ad una speciale grazia di Cristo; se non vi corrispondono col pensiero, con le parole e con le opere, non solo non si salveranno, ma anzi saranno più severamente giudicati».

Si comprende quindi che, seguendo il mandato del Signore (cf. Mt 28,19-20) e come esigenza dell’amore a tutti gli uomini, la Chiesa «annuncia, ed è tenuta ad annunciare, incessantemente Cristo che è “la via, la verità e la vita” (Gv 14,6), in cui gli uomini trovano la pienezza della vita religiosa e nel quale Dio ha riconciliato a sé tutte le cose». [...]

della Congregazione per la Dottina della Fede – Dominus Iesus

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Invito a superare se stessi, a essere forti

Posté par atempodiblog le 17 novembre 2015

alvaro portillo

Quando la missione di Cristo pare chiudersi nel fallimento più assoluto, e i discepoli lasciano solo il Maestro, la Madonna avanza con passo deciso nella peregrinazione della fede e crede, contro ogni speranza, che si realizzerà quanto Dio le ha detto a proposito di suo Figlio, che compirà la redenzione del genere umano. Ecce filius tuus… Ecce Mater tua: ci accetta come figli e noi, nella persona di San Giovanni, la riceviamo come Madre nostra. La fede, la speranza e l’ardente carità della Vergine sulla vetta del Golgota, che la rendono Corredentrice con Cristo in modo eminente, sono anche un invito a superare se stessi, a essere forti, soprannaturalmente e umanamente, di fronte alle difficoltà esterne; a insistere, senza scoraggiarsi, nell’azione apostolica, anche quando sembri che non ci siano frutti, o l’orizzonte appaia oscurato dalla potenza del male.

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L’odio non va coltivato

Posté par atempodiblog le 17 novembre 2015

hillesum

“Dobbiamo respingere interiormente questa inciviltà: non possiamo coltivare in noi quell’odio perché altrimenti il mondo non uscirà di un solo passo dalla melma”.

di Etty Hillesum

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Dopo Parigi: o capiamo o moriamo

Posté par atempodiblog le 17 novembre 2015

Dopo Parigi: o capiamo o moriamo
di Mario Adinolfi – La Croce – Quotidiano

pregare per parigi

Sui fatti di Parigi la lettura obbligatoria del politically correct è: con quanto è avvenuto l’Islam non c’entra niente, non bisogna ragionare sul piano religioso, non è una guerra di civiltà, sono solo dei pazzi criminali che operano dentro una guerra di natura ideologica, politica, economica, noi alla fine vinceremo perché siamo il bene che contrasta il male. Ecco. Tutto questo, tutto quello che vi stanno tentando di inculcare in testa attraverso questa lettura tranquillizzante, è falso.

L’Islam c’entra e eccome se c’entra, quelli sono assassini ma non pazzi, uccidono e si fanno uccidere nel nome di un progetto religioso: imporre l’Islam e il Califfato islamico ovunque assoggettando o eliminando gli “infedeli”. Ideologia, politica ed economia sono conseguenze di questa premessa religiosa che individua nei “crociati” i nemici da uccidere e in Roma il prossimo territorio da mettere a ferro e fuoco, per ragioni appunto religiose. Roma sarà colpita come capitale della cristianità (è indicata esplicitamente come obiettivo nella rivendicazione dei fatti francesi) così come Parigi viene colpita in quanto “capitale della perversione” e ancora una volta tutto questo è dentro un impianto di natura religiosa. E tutta dentro l’Islam questa guerra viene combattuta per un’egemonia che il Califfato vuole conquistare presentando come biglietto da visita la violenza più efferata ed efficace contro i “crociati”, in maniera da sollevare le masse islamiche contro l’Occidente e contro i nemici interni all’Islam stesso, facendo di Al Baghdadi il punto di riferimento religioso (e di conseguenza evidentemente politico ed economico) di un territorio sconfinato che è l’erigendo Stato Islamico.

Stiamo comprendendo queste dinamiche? Abbiamo il coraggio di cominciare ad analizzare seriamente questi processi a partire da un’analisi politicamente scorretta della natura stessa della religione islamica? Sappiamo che il Corano come Libro Sacro direttamente dettato da Allah attraverso l’Angelo al Profeta non è interpretabile ma solo applicabile fondandosi sulla lettura letterale e questo dà formidabile forza agli imam che predicano l’odio e la jihad come guerra “santa” contro gli infedeli?

Ovviamente centinaia di milioni di islamici vogliono solo vivere in pace, sono “moderati” come piace dire agli analisti del politicamente corretto. Ma avete sentito voci della predicazione islamica levarsi oggi contro gli attentati di Parigi? Abbiamo sentito un Papa Francesco incredulo, con la voce rotta. Vi ricordate parole analoghe provenienti da qualche imam, con analoga emotiva partecipazione e intensità? Sotto la cenere del mondo islamico cova un sentimento anti-occidentale fortissimo. I nostri valori non sono i loro valori. Li contestano. Li disprezzano. Alcuni, li odiano.

E poi, quali valori? Per che cosa e per chi noi saremmo disposti a morire? In che cosa crediamo? Qual è il nostro orizzonte? Abbiamo preso un crocifisso e l’abbiamo immerso nel piscio e abbiamo detto che è opera d’arte, gli abbiamo dato plausi, patrocini, finanziamenti pubblici. Ai nostri figli abbiamo vietato di andare a una mostra sulla “bellezza divina” per non “turbare i non cattolici”. Al concerto di Parigi la band che si chiama Aquile della Morte di metallo canta canzoni in cui invoca il bacio del Diavolo. Purtroppo, li hanno presi in parola. La nostra libertà, unica trave a cui rimaniamo appesi quando ci chiedono in che valori crediamo, è diventata una sorta di licenza di fare un’idiozia dopo l’altra, non capendo che abbiamo bisogno di un orizzonte di senso, altrimenti il bacio diabolico ci travolgerà davvero. O capiamo o moriamo.

Capire vuol dire spingere l’Islam verso quel territorio di incontro con la ragione che sta pervicacemente rifiutando. Significa ripartire dal contrastatissimo discorso di Papa Benedetto XVI a Ratisbona, che invece era un discorso profetico: l’Islam deve seguire il percorso già compiuto dal cristianesimo, che non ha temuto la sfida della modernità, dell’illuminismo, della ragione. L’ha raccolta e anche attraverso di essa ha saputo rafforzarsi, rinunciando per sempre a coltivare qualsiasi opzione di natura violenta e diventando punto di riferimento per l’uomo alla ricerca di armonia e pace.

Certo un Occidente totalmente scristianizzato, che perde il rispetto per qualsiasi propria dimensione valoriale, che non riesce neanche a determinare i contorni della propria identità preferendo la prevalenza di un’idea di libertà che rende tutto “fluido” e perciò inconsistente, è un avversario che sarà travolto dal ferro e dal fuoco di una marea montante di giovani (ricordiamolo, chi ci uccide sono giovani e giovanissimi) che hanno in odio la nostra opulenza e la nostra assenza persino di coraggio.

A Parigi rispondiamo suonando Imagine di John Lennon per strada al pianoforte? Una canzone che inneggia alla cancellazione delle religioni? Non abbiamo veramente capito. Proprio di religione, forse solo di quello dovremmo oggi parlare. Del rapporto tra io e Dio. Tutto il resto, la nostra fuffa, la nostra paccottiglia quella sì ideologica fatta di canzonette e falsi miti di progresso, la nostra colossale incapacità di comprendere il sacro e dunque anche di vedere quanto un fenomeno di incredibile crudeltà è intessuto di motivazioni religiose (oh, eppure ce lo gridano sempre prima di ammazzarci “Allah u Akbar”), insomma la nostra ormai consolidata inabilità a analizzare e capire, rischia di condannarci sul serio. 

Eppure o capiamo o moriamo.

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Il pianista che suona Imagine: il nichilismo di chi ha smesso di chiedere aiuto

Posté par atempodiblog le 17 novembre 2015

Il pianista che suona Imagine: il nichilismo di chi ha smesso di chiedere aiuto
di Paolo Vites – Il Sussidiario.net

pianoforte parigi

STRAGE AL BACATLAN. Ognuno reagisce ai fatti della vita come vuole e come può. L’editorialista di un importante quotidiano sportivo ad esempio oggi ha scritto a proposito dei fatti di Parigi che i musicisti che si esibivano al momento del massacro al Bataclan se la sono data a gambe levate al primo scoppio e ne sono usciti illesi. Definisce anche il nome del gruppo (anzi usa “complesso” come si faceva ai tempi del festival di Sanremo del 1962) « mai apparso tanto cretino come l’altra sera “Aquile del Metallo Mortale”. A parte che non si traduce così, certamente i musicisti rock dovrebbero, in tali frangenti, trasformarsi in supereroi e uccidere i cattivi e non pensare, come hanno cercato di fare tutti quei poveretti che si trovavano nel locale, a salvare anche loro la pelle. Mah.

C’è invece chi ha reagito portando fuori del Bataclan un pianoforte e senza dire una parola si è messo per diverso tempo a suonare “Imagine”, la nota canzone di John Lennon. Un bel gesto: silenzio, nessun commento, solo la musica a ricordare quei poveri morti innocenti, uccisi proprio mentre ascoltavano della musica. 

Va bene così e gliene siamo grati, anche se l’uso perenne di una canzone che nell’immaginario comune è da decenni la canzone ufficiale della pace e dell’amore fraterno stona, se solo le persone cercassero di afferrare il senso vero delle parole.

Imagine, nel suo buonismo ingenuo post hippie (Lennon la scrisse nel 1971, quando il flower power stava appena cominciando a sfiorire) è piuttosto la canzone del nichilismo assoluto, del vuoto assoluto come unica possibilità di realizzare pace e amore e un mondo senza violenze.

Infatti per arrivare a ciò, alla pace, secondo la canzone è necessario eliminare tutto ciò che da sempre costituisce il cuore dell’uomo e che lo spinge al suo desiderio di felicità: paesi, popoli, culture e soprattutto religione. Senza le religioni cattive che spingono gli uomini da sempre a uccidersi, avremo finalmente costruito il mondo dell’amore. Ma su cosa? Lo stesso Lennon ne era consapevole e ci aveva scherzato sopra, idealmente ripudiandola:

“Imagine è virtualmente la canzone ufficiale del partito comunista: è antireligiosa, anticonvenzionale ma la gente l’ha accettata perché zuccherosa”. 

Ecco: una buona dose di saccarina sentimentale, che è più o meno quello a cui è ridotto oggi il cuore dell’uomo, diventando così facilmente manipolabile da ogni pubblicità televisiva, campagna sessuale, ideologia di turno e non ultimi i fanatici dell’odio assassino che in tanto vuoto si infilano a piacimento. Ogni strofa del brano si apre con una negazione:

“Immagina che non ci sia il paradiso (…); nessun inferno; immagina che non ci siano nazioni; e anche nessuna religione; immagina che non ci sia possesso”.

Un nirvana trasparente che rifiuta la realtà così come è, purtroppo oggi fatta di tanto male e poco bene, che rifiuta la colpa e la possibilità di redenzione, che appiattisce tutto nell’utopia. Non è un caso che negli anni 80, davanti alla crisi dei rapporti tra le superpotenze, lo slogan, “figli” di Imagine, che andava per la maggiore era “meglio rossi che morti”. E il rosso, allora, significava l’impero sovietico.

Lennon ha scritto cose più belle di Imagine che si potevano suonare davanti al Bataclan, ad esempio All You Need is Love, che dice tutto quello che c’è da dire: tutto quello di cui abbiamo bisogno è amore. I giornali e i media vari però in questi gironi dicono che tutto il mondo e i parigini in particolare stanno cantando Imagine. Ok, ma una cantante spesso “blasfema” come Madonna l’altra sera nel corso di un suo concerto in lacrime ha chiesto di cantare così: “Solo l’amore può cambiare il mondo, cantiamo insieme questa preghiera” e ha eseguito la sua Like a Prayer. Immagini di alcuni tg francesi hanno mostrato gruppi di persone per le strade di Parigi che cantavano Halleluja, un’altra preghiera profonda, questa volta di Leonard Cohen.

Dopo la tragedia dell’11 settembre, così simile ai fatti di questi  giorni, Bruce Springsteen scrisse di getto una canzone dedicata a New York, “My city of Ruins”, la mia città di rovine. Senza paura di apparire un bigotto o un ingenuo, sottolineò quello di cui in quel momento c’era bisogno: 

“Con queste mani  io ti prego Signore prego di avere la forza,  prego per il tuo amore, prego per chi si è perduto, prego per questo mondo: avanti Signore risorgi”. 

E’ quello di cui c’è ancora bisogno perché l’uomo potrà anche immaginare paradisi perfetti sulla terra, ma siamo fatti di altro: di peccato e di bisogno di essere salvati dal male, che prima di tutto è il nostro male. Nel loro ultimo disco pubblicato da pochi mesi, gli Eagles of Death Metal avevano inciso una cover dei Duran Duran: si intitiola Save a Prayer. Il rock sa anche essere profetico. Dopo le stragi di Parigi, salviamo almeno una preghiera.

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