Maria Elena Boschi, Camillo Langone e un problema serio

Posté par atempodiblog le 6 août 2015

Maria Elena Boschi, Camillo Langone e un problema serio
Camillo Langone sostiene che Maria Elena Boschi è una “mangiaostie a tradimento”. Al di là dei toni giornalistici adoperati, il problema è molto, molto serio.
di Stefano Fontana – Vita nuova. Settimanale cattolico di Trieste

Una dottrina propria dans Alessandro Gnocchi fkqwyh

Il ministro per i rapporti col Parlamento Maria Elena Boschi, fedelissima del premier Matteo Renzi, partecipando alla trasmissione “Sette” ha detto di essere cattolica ma di avere sulle unioni civili un parere diverso da quello della Chiesa ufficiale e di essere favorevole quindi ai matrimoni tra omosessuali. Sul quotidiano “Il Foglio”, Camillo Langone ne ha parlato nei toni che riportiamo qui sotto:

“Mangiaostie a tradimento Maria Elena Boschi, ma perché la domenica invece di fare la comunione non fai come me, che della comunione sono indegno siccome cattivo, e ti ingolli una tigella, che è tonda uguale, oppure una toscanissima schiacciata? “Vengo dall’esperienza delle Giornate mondiali della Gioventù, sono cattolica, ma sulle unioni civili ho una posizione diversa rispetto a quella ufficiale della Chiesa” hai detto a Sette.

No, Maria Elena, non sei cattolica, sei un cuculo della chiesa cattolica, un parassita della chiesa cattolica. Non esistono posizioni non ufficiali della Chiesa, la Chiesa è il corpo di Cristo, chi avvalora posizioni non ufficiali della Chiesa sta macellando il corpo del Cristo che pregò affinché i suoi discepoli fossero “una cosa sola”. Tu sei tradimento e divisione, Maria Elena. Tu sei il soldato romano che si gioca a dadi la tunica di Gesù crocefisso, Maria Elena. Tu sfrutti una cosa che non è tua e per la quale non hai sofferto, Maria Elena. “Io sarei favorevole al matrimonio omosessuale”. Puoi essere favorevole anche al matrimonio fra uomini e criceti però devi esserlo da apostata, Maria Elena. Cristo disse all’adultera, colpevole soltanto di essere stata con un uomo, di non peccare più, e quindi nessun cattolico, nessun cristiano può esortare a peccare ancora, a peccare fino alla fine dei propri giorni, e figuriamoci se parte di questo peccato è a carico dei contribuenti (vedi reversibilità della pensione per le coppie omosessuali), di bambini incolpevoli (vedi adozioni per le coppie omosessuali) e di donne povere (vedi noleggio uteri per le coppie omosessuali). Che poi la tigella col lardo è così buona”.

Il problema è serio. Un cattolico può dirsi pubblicamente cattolico e, anzi, vantare questa sua cattolicità – “Vengo dall’esperienza delle Giornate mondiali della Gioventù, sono cattolica” – se nega valore a principi di fede e di morale fondamentali della religione cattolica, attestati dalle Scritture e continuamente ribaditi dal Magistero? (quella che la Boschi chiama “Chiesa ufficiale” in verità è il Magistero Ecclesiastico – non c’è una Chiesa ufficiale e una non ufficiale). Il buon senso direbbe di no.

Concedendo a tutti una pur non meritata buona fede, una motivazione di un simile comportamento potrebbe essere la seguente: ci sono delle verità di fede a cui tutti i credenti devono aderire, ma questi problemi della sessualità, della famiglia, delle unioni civili appartengono ad ambiti che sono lasciati alla coscienza individuale. Questa motivazione, però, è sbagliata. La dottrina sul matrimonio è stata stabilita direttamente e chiaramente da Gesù stesso. Egli ha elevato il matrimonio naturale a sacramento e così facendo ha confermato il matrimonio anche naturale. E’ competenza della Chiesa non solo l’ambito di fede ma anche quello della morale, compresa la morale naturale. Un cattolico non solo non può non credere che il matrimonio sia un sacramento, ma nemmeno che il matrimonio tra uomo e donna sia unico e indissolubile sul piano naturale. Le questioni in cui la Boschi rivendica la sua libertà di coscienza non sono tali.

Una seconda motivazione, in bocca questa non tanto alla nostra Maria Elena ma a tanti cattolici che continuamente la ribadiscono, è che, pur stabiliti i punti di principio, bisogna comunque dialogare e non imporli. Niente lotte, quindi. Anche questa motivazione è piuttosto puerile. Se il Parlamento sta approvando una legge profondamente sbagliata, ossia disumana, e lo farà entro un certo tempo, stiamo lì a discutere o facciamo una battaglia per impedire l’approvazione di quella legge? Ci sono i momenti e i luoghi del dialogo, ci sono i momenti della lotta civile e rispettosa, ma lotta. Altrimenti i cattolici dovrebbero solo organizzare convegni e tavoli di confronto. Eppoi, quale dialogo se, come fa la signora Boschi, abbiamo già rinunciato in partenza alle nostre verità? Il dialogo diventa l’alibi per pensarla diversamente dalla “Chiesa ufficiale” e continuare a dirsi cattolici lo stesso. Perché, poi, se questa etichetta ormai non frutta granché a livello di voti e di consenso?

315fyfr dans Fede, morale e teologia

Una dottrina propria
La maggior parte dei cattolici ormai oggi, in totale buona fede, pensando di continuare ad essere cattolici, dicono “mah, si la Chiesa… sono d’accordo su quasi tutto, però su questa cosa per esempio no”, sulla questione dei divorziarti-risposati no, oppure sulla questione dell’aborto no, oppure sulla questione del divorzio no, oppure sulla questione dell’eutanasia no, oppure su tutte queste cose insieme no. Quindi su tutta una serie di questioni i cattolici si fanno una morale, una teologia, una dottrina propria. E’ ovvio che chiunque dissenta in qualche cosa che riguarda la struttura fondamentale della fede, della dottrina… non è più cattolico, però questo sembra  difficile da far capire oggi.
Spesso le persone più disorientate dalla ferma dottrina che sta ribadendo Benedetto XVI sono tanti cattolici, i quali non si rendono conto di come un Papa possa dire delle cose che non vanno discusse, vanno imparate. Questo verbo “imparare” piace molto poco.

Alessandro Gnocchi – Radio Maria

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