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Card. Stella: Francesco vuole sacerdoti misericordiosi e vicini al popolo

Posté par atempodiblog le 6 août 2015

Card. Stella: Francesco vuole sacerdoti misericordiosi e vicini al popolo
Un pastore secondo il cuore di Dio. La Chiesa celebra [il 4 agosto] la memoria di San Giovanni Maria Vianney, patrono di tutti i parroci del mondo. Ancora oggi, a 150 anni dalla morte, il Santo Curato d’Ars è una figura di grande attualità per i sacerdoti e in molti aspetti ricorda lo stile pastorale di Papa Francesco. Alessandro Gisotti [di Radio Vaticana] ne ha parlato con il cardinale Beniamino Stella, prefetto della Congregazione per il Clero:

Card. Stella: Francesco vuole sacerdoti misericordiosi e vicini al popolo dans Fede, morale e teologia Jean-Marie-Baptiste-Vianney-Curato-d-Ars

R. – A me sembra che il Curato d’Ars sia una figura che ormai è entrata nella vita della Chiesa e soprattutto che dovrebbe incidere con la sua propria storia, con il suo insegnamento nella vita dei sacerdoti di oggi. In che senso? E’ stato un pastore estremamente vicino al gregge, nel senso che ne ha condiviso la storia, ne ha condiviso un po’ anche le povertà, che erano tipiche di quel tempo. E’ stato un grande esempio per questo gregge, soprattutto con la sua semplicità di vita, con la sua povertà personale. Semplicità e povertà sono due virtù che hanno una grande attualità, anche per il mondo di oggi. Il sacerdote che si presenta umile, povero, semplice, direi che ha una marcia in più per farsi capire!

D. – San Giovanni Maria Vianney era un parroco che viveva in mezzo al popolo di Dio. Pensiamo anche alle tante ore passate nel confessionale. Papa Francesco ricorda un po’ con il suo stile pastorale proprio la figura del Curato d’Ars…
R. – Direi che uno dei messaggi sostanziali, importanti di Papa Francesco sia il messaggio sulla misericordia. Ha esortato i preti a diventare, ad essere dei confessori con il cuore aperto all’accoglienza dei peccatori. Proprio il Curato d’Ars ci ha insegnato quest’arte di ricevere i peccatori con cuore aperto. La cosa unica è che in questo stesso ambito il Papa ci insegna a prendere anche noi, come sacerdoti, l’abitudine della Confessione. Abbiamo visto il Papa inginocchiarsi, il marzo scorso, durante la liturgia penitenziale, davanti al suo confessore, nella Basilica di San Pietro. Io penso che sia un’immagine che ci deve essere molto cara. Il Papa ha detto – e lo ripete sempre – “Io sono un peccatore”. E ogni peccatore ha bisogno di essere purificato e di incontrare la misericordia del Signore. Io direi che un grande esempio che avvicina il Santo Curato d’Ars e Papa Francesco sia la predica sulla misericordia e l’esercizio della misericordia per gli altri e per se stessi.

D. – L’Anno della misericordia è vicino. Quali frutti potrà dare questo anno così speciale, in particolare ai sacerdoti nel loro ministero?
R. – I sacerdoti oggi lavorano tanto. Quindi vorrei che questo Anno della misericordia portasse ulteriore lavoro ai sacerdoti, ma non un lavoro burocratico, non un lavoro amministrativo, ma un lavoro veramente sacerdotale, un lavoro proprio nel senso profondo di ricevere i frutti di questo incontro con Dio nella vita liturgica, nel Sacramento della riconciliazione, ed anche una necessità di approfondire la fede. Confido che l’Anno giubilare porterà lavoro ai sacerdoti, però un vero lavoro sacerdotale, che li affatichi di più, nel senso di una fatica salutare. Fatica, impegno, sacrificio nel senso che Dio vuole e che il Papa desidera.

D. – Qual è la cosa che, anche considerando le conversazioni che ha potuto avere con il Santo Padre, sta più a cuore a Papa Francesco riguardo ai sacerdoti?
R. – Io ricordo un incontro con il Papa qui in Congregazione, lo scorso mese di maggio, quando il Papa disse: “Si parla tanto della riforma della Curia Romana – il  Papa stava visitando i dicasteri della Curia Romana – ma la riforma della Curia è legata ad una riforma della Chiesa, ad una rinnovata riscoperta del Vangelo. E a questo rinnovamento della Chiesa, si arriva solamente attraverso il ministero dei sacerdoti”. Ecco, quindi torniamo alla questione di sempre: il peso dei sacerdoti nella vita ecclesiale. Il Papa desidera molto l’autenticità della vita. Il Papa ci dà un grande esempio di vicinanza al popolo cristiano. Il sacerdote ha in Papa Francesco un vero modello, un modello vicino. C’è nella vita di Papa Francesco, nel suo stile di essere vescovo e di essere sacerdote, un qualche cosa che accomuna e ricorda a tutti i sacerdoti della Chiesa alcune esigenze primordiali, sostanziali: vita di preghiera, disciplina personale, dedizione apostolica, amore per il gregge, stare con il proprio gregge… pastori del gregge, fedeli, umili, semplici. La gente ascolta ciò che diciamo, guarda come agiamo, le nostre azioni, ma soprattutto considera ciò che siamo!

Divisore dans San Francesco di Sales

La misericordia e il perdono spalancano le porte dei cuori
Mi ricorderò sempre di come ho conquistato un’anima. Vi racconto questa stupidaggine: riguarda un ragazzo della Parrocchia. C’erano dei ragazzi di Parrocchia che erano dei somarelli a scuola e non avevano voglia di studiare a cui dissi “sentite ragazzi faccio un fioretto vi farò delle lezioni di latino” nonostante tutto il lavoro che avevo da fare, però un paio di volte alla settimana facevo la lezione a sei o sette ragazzi. Un giorno uno di loro si presentò alla lezione di latino con il suo cane e, quest’ultimo, continuava ad abbaiare mentre gli altri ragazzi ridevano a questa scenetta… “ma scusa”, dico, “porta fuori il cane”, non l’avessi mai detto! Ha preso il cane e se n’è uscito; non veniva più in Chiesa. Non dovevo dire una cosa del genere. Sapete cosa ho fatto? Gli ho telefonato e gli ho detto “ti chiedo scusa, sono stato maleducato”.

Facendo questo ho conquistato un’anima, se non lo avessi fatto (e avevo mille ragioni per non farlo) l’avrei persa. Questo è un piccolo esempio di come nella vita familiare la capacità di perdonare è fondamentale, oggi. La misericordia e il perdono ci spalancano le porte dei cuori. Sono quei tratti di santità che hanno una valore sociale e familiare incredibili. Sono quelle che Gesù ci dice: “siate misericordiosi come il Padre Celeste”, “nella misura in cui giudicate sarete giudicati”, “perdonate e vi sarà perdonato”, “date e vi sarà dato”.

di padre Livio Fanzaga – Radio Maria
Per approfondire  Freccia dans Viaggi & Vacanze La misericordia e il perdono

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Maria Elena Boschi, Camillo Langone e un problema serio

Posté par atempodiblog le 6 août 2015

Maria Elena Boschi, Camillo Langone e un problema serio
Camillo Langone sostiene che Maria Elena Boschi è una “mangiaostie a tradimento”. Al di là dei toni giornalistici adoperati, il problema è molto, molto serio.
di Stefano Fontana – Vita nuova. Settimanale cattolico di Trieste

Una dottrina propria dans Alessandro Gnocchi fkqwyh

Il ministro per i rapporti col Parlamento Maria Elena Boschi, fedelissima del premier Matteo Renzi, partecipando alla trasmissione “Sette” ha detto di essere cattolica ma di avere sulle unioni civili un parere diverso da quello della Chiesa ufficiale e di essere favorevole quindi ai matrimoni tra omosessuali. Sul quotidiano “Il Foglio”, Camillo Langone ne ha parlato nei toni che riportiamo qui sotto:

“Mangiaostie a tradimento Maria Elena Boschi, ma perché la domenica invece di fare la comunione non fai come me, che della comunione sono indegno siccome cattivo, e ti ingolli una tigella, che è tonda uguale, oppure una toscanissima schiacciata? “Vengo dall’esperienza delle Giornate mondiali della Gioventù, sono cattolica, ma sulle unioni civili ho una posizione diversa rispetto a quella ufficiale della Chiesa” hai detto a Sette.

No, Maria Elena, non sei cattolica, sei un cuculo della chiesa cattolica, un parassita della chiesa cattolica. Non esistono posizioni non ufficiali della Chiesa, la Chiesa è il corpo di Cristo, chi avvalora posizioni non ufficiali della Chiesa sta macellando il corpo del Cristo che pregò affinché i suoi discepoli fossero “una cosa sola”. Tu sei tradimento e divisione, Maria Elena. Tu sei il soldato romano che si gioca a dadi la tunica di Gesù crocefisso, Maria Elena. Tu sfrutti una cosa che non è tua e per la quale non hai sofferto, Maria Elena. “Io sarei favorevole al matrimonio omosessuale”. Puoi essere favorevole anche al matrimonio fra uomini e criceti però devi esserlo da apostata, Maria Elena. Cristo disse all’adultera, colpevole soltanto di essere stata con un uomo, di non peccare più, e quindi nessun cattolico, nessun cristiano può esortare a peccare ancora, a peccare fino alla fine dei propri giorni, e figuriamoci se parte di questo peccato è a carico dei contribuenti (vedi reversibilità della pensione per le coppie omosessuali), di bambini incolpevoli (vedi adozioni per le coppie omosessuali) e di donne povere (vedi noleggio uteri per le coppie omosessuali). Che poi la tigella col lardo è così buona”.

Il problema è serio. Un cattolico può dirsi pubblicamente cattolico e, anzi, vantare questa sua cattolicità – “Vengo dall’esperienza delle Giornate mondiali della Gioventù, sono cattolica” – se nega valore a principi di fede e di morale fondamentali della religione cattolica, attestati dalle Scritture e continuamente ribaditi dal Magistero? (quella che la Boschi chiama “Chiesa ufficiale” in verità è il Magistero Ecclesiastico – non c’è una Chiesa ufficiale e una non ufficiale). Il buon senso direbbe di no.

Concedendo a tutti una pur non meritata buona fede, una motivazione di un simile comportamento potrebbe essere la seguente: ci sono delle verità di fede a cui tutti i credenti devono aderire, ma questi problemi della sessualità, della famiglia, delle unioni civili appartengono ad ambiti che sono lasciati alla coscienza individuale. Questa motivazione, però, è sbagliata. La dottrina sul matrimonio è stata stabilita direttamente e chiaramente da Gesù stesso. Egli ha elevato il matrimonio naturale a sacramento e così facendo ha confermato il matrimonio anche naturale. E’ competenza della Chiesa non solo l’ambito di fede ma anche quello della morale, compresa la morale naturale. Un cattolico non solo non può non credere che il matrimonio sia un sacramento, ma nemmeno che il matrimonio tra uomo e donna sia unico e indissolubile sul piano naturale. Le questioni in cui la Boschi rivendica la sua libertà di coscienza non sono tali.

Una seconda motivazione, in bocca questa non tanto alla nostra Maria Elena ma a tanti cattolici che continuamente la ribadiscono, è che, pur stabiliti i punti di principio, bisogna comunque dialogare e non imporli. Niente lotte, quindi. Anche questa motivazione è piuttosto puerile. Se il Parlamento sta approvando una legge profondamente sbagliata, ossia disumana, e lo farà entro un certo tempo, stiamo lì a discutere o facciamo una battaglia per impedire l’approvazione di quella legge? Ci sono i momenti e i luoghi del dialogo, ci sono i momenti della lotta civile e rispettosa, ma lotta. Altrimenti i cattolici dovrebbero solo organizzare convegni e tavoli di confronto. Eppoi, quale dialogo se, come fa la signora Boschi, abbiamo già rinunciato in partenza alle nostre verità? Il dialogo diventa l’alibi per pensarla diversamente dalla “Chiesa ufficiale” e continuare a dirsi cattolici lo stesso. Perché, poi, se questa etichetta ormai non frutta granché a livello di voti e di consenso?

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Una dottrina propria
La maggior parte dei cattolici ormai oggi, in totale buona fede, pensando di continuare ad essere cattolici, dicono “mah, si la Chiesa… sono d’accordo su quasi tutto, però su questa cosa per esempio no”, sulla questione dei divorziarti-risposati no, oppure sulla questione dell’aborto no, oppure sulla questione del divorzio no, oppure sulla questione dell’eutanasia no, oppure su tutte queste cose insieme no. Quindi su tutta una serie di questioni i cattolici si fanno una morale, una teologia, una dottrina propria. E’ ovvio che chiunque dissenta in qualche cosa che riguarda la struttura fondamentale della fede, della dottrina… non è più cattolico, però questo sembra  difficile da far capire oggi.
Spesso le persone più disorientate dalla ferma dottrina che sta ribadendo Benedetto XVI sono tanti cattolici, i quali non si rendono conto di come un Papa possa dire delle cose che non vanno discusse, vanno imparate. Questo verbo “imparare” piace molto poco.

Alessandro Gnocchi – Radio Maria

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70 anni dopo Hiroshima

Posté par atempodiblog le 6 août 2015

70 anni dopo Hiroshima
La città di Hiroshima ha commemorato oggi con un minuto di silenzio il 70esimo anniversario dal lancio della bomba atomica sulla città giapponese da parte degli Stati Uniti
di Luca Romano – Il Giornale

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La città di Hiroshima ha commemorato oggi con un minuto di silenzio il 70esimo anniversario dal lancio della bomba atomica sulla città giapponese da parte degli Stati Uniti, in una cerimonia alla quale hanno preso parte i rappresentanti di un centinaio di Paesi.

Migliaia di persone hanno rispettato un minuto di silenzio nel Parco Memoriale della Pace alle 8.15 ora locale, nel momento esatto in cui, sette decadi fa, un aereo americano ha sganciato la prima bomba nucleare della storia, giusto a pochi metri di distanza da dove è avvenuta la celebrazione. Tra i presenti l’ambasciatrice americana in Giappone, Caroline Kennedy, e il sottosegretario di Stato americano per il controllo delle armi e la sicurezza internazionale, Rose Gottemoeller, rappresentanti di altre potenze come l’Inghilterra, la Francia, la Russia.

Dopo il minuto di silenzio, il sindaco della città, Kazumi Matsui, ha chiesto al primo ministro giapponese, Shinzo Abe, e ad altri leader mondiali, tra i quali il presidente degli Stati Uniti d’America, Barack Obama, che “lavorino instancabilmente per ottenere un mondo libero dagli armamenti nucleari ».

Nel suo discorso, Matsui ha affermato che il vertice dei leader del G7 che si celebra l’anno prossimo nella località costiera di Shima offrirà “la perfetta opportunità per dare un messaggio congiunto sull’abolizione degli armamenti nucleari”. Inoltre, il sindaco ha invitato Obama a “visitare una delle città bombardate, ascoltare con le proprie orecchie gli ‘hibakusha’ (nome che è stato dato in Giappone ai sopravvissuti degli attacchi nucleari, ndr) e riflettere sulla realtà dell’armamento atomico”. Il sindaco di Hiroshima ha anche difeso il carattere pacifista della costituzione giapponese, dopo che il Governo centrale aveva spinto verso una controversa reinterpretazione della carta per promuovere un protocollo più attivo delle forze di autodifesa a livello globale. Il Giappone “deve promuovere un cammino verso una vera pace in tutto il mondo, attraverso l’esempio che offre la sua Costituzione”, ha dichiarato Matsui, lui stesso figlio di un ‘hibakusha’.

“Settant’anni dopo, Hiroshima e Nagasaki restano il manifesto più potente dell’atrocità della guerra. Anche nei momenti più difficili della contrapposizione Est-Ovest, quell’attacco nucleare è stato un monito assoluto a evitare di precipitare nello stesso orrore, fino a far prevalere il coraggio della pace”.

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2e2mot5 dans Diego Manetti Il Santo Rosario e la bomba atomica di Hiroshima

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Salva la vita a uno sconosciuto con due parole

Posté par atempodiblog le 6 août 2015

Salva la vita a uno sconosciuto con due parole: e lui lo ripaga in un modo incredibile
di Emiliana Costa – Il Mattino

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Jamie Harrington, giovane irlandese, è diventato un eroe social dopo aver salvato la vita di uno sconosciuto che voleva gettarsi da un ponte, chiedendogli semplicemente: “Stai bene?”.
E l’uomo, che a quel punto ha deciso di non suicidarsi, ha ripagato il gesto di generosità dando il nome di Jamie a suo figlio in arrivo.
La storia a lieto fine, condivisa in Rete, è diventata virale.

È accaduto a Dublino, in Irlanda. Come riporta il Mirror, Jamie si stava recando in un alimentari, quando all’improvviso ha visto l’uomo seduto sul davanzale del ponte.

“Mi sono avvicinato – racconta – e gli ho chiesto se stava bene. L’ho convinto a scendere giù e siamo stati 45 minuti seduti sulle scale del ponte a parlare della sua vita. Poi mi ha chiesto di non avvertire i soccorsi, ma non potevo lasciarlo solo e così ho chiamato un’ambulanza”.

E circa tre mesi dopo la sorpresa. “Mi ha telefonato – conclude Jamie – e mi ha detto che la moglie aspettava un bambino e lo avrebbero chiamato come me. Non riuscivo a credere di averlo salvato domandandogli solo ‘stai bene’. Ma lui mi ha risposto che nessuno glielo aveva mai chiesto”.

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