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Durante l’Adorazione siamo soli con Gesù

Posté par atempodiblog le 15 juillet 2015

Durante l'Adorazione siamo soli con Gesù dans Citazioni, frasi e pensieri b8ntih

Percy volse intorno gli occhi per qualche momento prima di dar principio alla preghiera. Inchinandosi alla magnificenza della cattedrale, al coro echeggiante, al modulare dell’organo, alla morbida e melodiosa voce del celebrante. A sinistra rosseggiavano le luci rifratte delle lampade accese davanti a Gesù Sacramentato, a destra dodici candele tremolavano sparse qua e là ai piedi delle scarne immagini, e su in alto pendeva la gigantesca croce, con quel macilento ed esangue Uomo Povero, che tutti coloro i quali miravano a lui, invitava al suo amplesso divino. Quindi nascose il volto fra le mani, mandò due lunghi sospiri, e si dispose a pregare.

Come era solito fare, cominciò la sua preghiera mentale con un deciso atto di rinuncia al mondo dei sensi: immaginando di doversi immergere dentro una superficie, egli usò tutte le sue forze per discendere nell’intimo del suo spirito. Il cadenzare dell’organo, il rumore dei passi, la durezza del banco… tutto, alla fine, gli parve estraneo ed esterno a sé. Sentì nella sua persona il solo cuore che palpitava; vide la sua mente forgiare immagini sempre nuove: troppo intense emozioni per poter essere espressa da atti sensibili.

Discese ancor più nell’intimità. Rinunciò a tutto ciò che era, a tutto ciò che possedeva. Gli parve che anche il suo corpo svanisse a poco a poco e che mente e cuore, trepidanti alla presenza di Dio, si trovassero docilmente uniti alla volontà del loro signore e protettore misericordioso.

Mandò nuovi sospiri sentendo la divina presenza alitargli dintorno, ripeté meccanicamente alcune parole, e cadde in quella calma che fa seguito al totale rinnegamento di sé. Così rimase per qualche tempo. Echeggiavano dall’alto la musica divina, il clangore delle trombe, il sussurro dei flauti: erano però, per Percy, come i vani rumori provenienti dalla strada che non turbano l’uomo abbandonato al sonno.

Si trovava, ora, dentro lo spessore delle cose, al di là dei confini accessibili al senso e alla riflessione. Si trovava in quel cuore: e quanto gli era costato questo cammino! In quella meravigliosa regione dove ogni realtà appare evidente, dove le percezioni vanno e vengono con la rapidità dei raggi luminosi, dove il potere della volontà tempra ora un gesto ora un altro, gli dà forma e lo esegue, dove tutte le cose sono raccolte in unità, dove il vero si conosce, si opera e diventa esperienza, dove la forma del mondo è posseduta attraverso l’essenza, dove la Chiesa e i suoi misteri sono conosciuti dal profondo, in una coltre nebbiosa di gioia.

 Percy era rapito in quell’estasi, quindi, tornato in sé, cominciò a parlare con Dio:

«Eccomi, o Signore, alla vostra presenza; io vi conosco!… Non c’è nessun altro. Siamo Voi e io… Tutto affido nelle vostre mani: il vostro sacerdote che ha tradito, il vostro popolo, il mondo e me stesso. Tutto, tutto io offro ai vostri piedi!…».

Poi tacque, per giudicare sé nella preghiera, finché non gli sembrò che tutto di sé fosse su un enorme pianura, ai piedi dell’alta montagna.

Allora continuò:

«Tenebre e afflizione sarebbero per me dimora, se non avessi la vostra grazia. Voi siete la mia liberazione! Accompagnatemi, passo dopo passo; portate a compimento la vostra opera in me! Sostenetemi, perché non abbia a cadere; se Voi allontanate la vostra mano da me, io non esisto più!».

Tratto da: Il padrone del mondo di Robert Hugh Benson

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