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Per “sciogliere i nodi” della famiglia oggi. Storia di un culto sudamericano

Posté par atempodiblog le 13 juillet 2015

Per “sciogliere i nodi” della famiglia oggi. Storia di un culto sudamericano
Alcuni cenni sulla “Madonna che scioglie i nodi”, devozione tedesca approdata in Argentina grazie ad un giovane Bergoglio
di Carlo Bellieni – Zenit

Per “sciogliere i nodi” della famiglia oggi. Storia di un culto sudamericano dans Fede, morale e teologia 30c37ep

Si parla in questi giorni tanto di famiglia, e tanti sembrano avere ricette buone, alcune ottime. Ci viene da pensare che più che le ricette conti la memoria del significato reale e della reale forza della famiglia. Ricordiamo qui un avvenimento che può essere di aiuto.

La storia inizia in Germania nel 1700 circa, quando un nobile – si racconta – pregando la Madonna poté migliorare la relazione con sua moglie. Fece allora dipingere ad un artista un dipinto celebrativo e costui rappresentò la Madonna, in atto di schiacciare la testa del serpente-demonio, che tiene in mano una corda piena di nodi complicati, che però al passare dalle sue mani risultano sciolti e la corda liscia e rilassata.

L’artista era Johann Georg Melchor Schmidtner, un pittore che si era formato in Germania e poi a Venezia, tanto che il quadro è di buna fattura. Venne chiamato in tedesco “María als Knotenlöserin”, cioè Maria che scioglie i nodi. Il quadro fu poi donato ad un convento e dopo la distruzione di questo finì alla chiesa di San Peter am Perlach, ad Ausburg.

Ma la nostra storia ha un seguito latinoamericano. Nel 1984 un sacerdote gesuita che era andato a studiare in Germania riportò nella sua Buenos Aires una cartolina che rappresentava il quadro. Fu tanta la devozione del sacerdote, che il dipinto fu riprodotto dall’artista Ana Betta de Berti nella città argentina e fu posto nella chiesa di San José del Talar (calle Navarro 2460) l’8 dicembre 1996.

Il quadro suscitò così tanta impressione che venne anche riprodotto altrove a Buenos Aires, ad esempio nella cappella dell’Università del Salvatore e, con il permesso del cardinale Quarracino, nella parrocchia di San Giuseppe, in ragione del vincolo sponsale di questo santo con la Vergine. Ella viene oggi chiamata la Virgen Desatanudos, cioè “Sciogli-nodi”. La data principale di venerazione della Vergine in questa particolare accezione è per l’appunto l’8 dicembre, ma anche il 15 agosto e il 28 settembre e richiama grandi folle. Viene venerata col titolo di “Patrona dei matrimoni e dei conflitti nella vita delle persone e dei popoli”.

Da questo culto viene un suggerimento: oggi si parla di famiglia solo per farne oggetto di rivendicazioni o per farne una delle tante medaglie o titoli di cui ci si fregia nella vita. Invece della famiglia bisogna innamorarsene, coltivarla, farla rifiorire da consuetudini e opacità; e riconoscere i nodi che da soli non sappiamo sciogliere. Perché i nodi ci sono; ma non devono essere l’ultima parola. E come fiorisce una famiglia che supera i nodi insieme e che non viene lasciata sola nella periferia della tristezza o della povertà! Allora per lavorare sulla famiglia bisogna prima raccontare, mostrare, illustrare (e ringraziare) le belle famiglie che popolano l’Italia, l’Argentina e tanti paesi e che attraverso i mille nodi quotidiani sanno fiorire.

Questa storia di una devozione sudamericana però resterebbe una tra le tante senza un finale speciale, cioè svelare che il sacerdote gesuita che diede vita a questo culto, portando con sé l’immagine della Vergine Sciogli-nodi dalla Germania, era un giovane Jorge Mario Bergoglio, oggi Papa Francesco, così innamorato di una Madre della famiglia che ne guarda i nodi e le difficoltà.

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Gesù, al contrario di Satana, non vende fumo

Posté par atempodiblog le 13 juillet 2015

Di seguito uno stralcio del discorso di Papa Francesco, proveniente dal sito di Radio Vaticana, preparato per l’incontro con i giovani di Asunción e che il Santo Padre ha consegnato senza averlo pronunciato perché ha scelto di parlare interamente a braccio:

Gesù, al contrario di Satana, non vende fumo dans Anticristo 2zpnjno

[...] Nella Bibbia, il demonio viene chiamato il padre della menzogna. Quello che ti prometteva, o meglio ti faceva credere che facendo determinate cose saresti felice. E poi ti rendevi conto che non eri per niente felice, che eri andato dietro a qualcosa che lungi dal procurarti la felicità, ti ha fatto sentire più vuoto, più triste. Amici: il diavolo è un “venditore di fumo”. Ti promette, ti promette, ma non ti dà nulla, non mantiene mai nulla di ciò che promette. È un cattivo pagatore. Ti fa desiderare cose che non dipendono da lui, che tu le ottenga o no. Ti fa riporre la speranza in qualcosa che non ti renderà mai felice. Questo è il suo gioco, la sua strategia. Parlare molto, promettere molto e non fare nulla. E’ un gran “venditore di fumo” perché tutto quello che ci propone è frutto della divisione, del competere con gli altri, dello schiacciare la testa agli altri per ottenere le nostre cose. È un “venditore di fumo” perché, per raggiungere tutto questo, l’unica strada è mettere da parte i tuoi amici, non sopportare nessuno. Perché tutto si basa sull’apparenza. Ti fa credere che il tuo valore dipende da quanto possiedi.

Al contrario, abbiamo Gesù, che ci offre il suo gioco. Non ci vede fumo, non ci promette apparentemente grandi cose. Non ci dice che la felicità si trova nella ricchezza, nel potere, nell’orgoglio. Al contrario. Ci mostra che la strada è un’altra. Questo Direttore Tecnico dice ai suoi giocatori: Beati, felici i poveri in spirito, quelli che piangono, i miti, quelli che hanno fame e sete della giustizia, i misericordiosi, i puri di cuore, quelli che lavorano per la pace, i perseguitati per la giustizia. E termina dicendo loro, rallegratevi per tutto questo (cfr Mt 5,1-12).

Perché? Perché Gesù non ci mente. Ci indica una via che è vita e verità. Egli è la grande prova di questo. È il suo stile, il suo modo di vivere la vita, l’amicizia, la relazione con il Padre. Ed è ciò a cui ci invita. A sentirci figli. Figli amati.

Lui non ti vende fumo. Perché sa che la felicità, quella vera, quella che riempie il cuore, non si trova nei vestiti costosi che indossiamo, nelle scarpe che ci mettiamo, nell’etichetta di una determinata marca. Egli sa che la felicità vera sta nell’essere sensibili, nell’imparare a piangere con quelli che piangono, nello stare vicini a quelli che sono tristi, nel dare una mano, un abbraccio. Chi non sa piangere, non sa ridere e pertanto non sa vivere. Gesù sa che in questo mondo di così tanta competizione, invidia e aggressività, la vera felicità deriva dall’imparare ad essere pazienti, a rispettare gli altri, a non condannare né giudicare nessuno. Chi si arrabbia perde, dice il proverbio. Non consegnate il cuore alla rabbia, al rancore. Felici coloro che hanno misericordia. Felici coloro che sanno mettersi nei panni dell’altro, che hanno la capacità di abbracciare, di perdonare. Tutti abbiamo qualche volta sperimentato questo. Tutti in qualche occasione ci siamo sentiti perdonati. Com’è bello! E’ come tornare in vita, è come avere una nuova opportunità. Non c’è niente di più bello che avere nuove opportunità. È come se la vita cominciasse di nuovo. Per questo, felici quelli che sono portatori di nuova vita, di nuove opportunità. Felici quelli che lavorano per questo, che lottano per questo. Sbagli ne facciamo tutti, errori, a migliaia. Per questo, felici quelli che sono capaci di aiutare gli altri nei loro errori, nei loro sbagli. Che sono veri amici e non abbandonano nessuno. Essi sono i puri di cuore, quelli che riescono a vedere oltre le contrarietà immediate e superano le difficoltà. Felici quelli che vedono soprattutto il buono che c’è negli altri.

Liz, tu hai nominato Chikitunga, questa Serva di Dio paraguayana. Hai detto che era come tua sorella, tua amica, il tuo modello. Ella, come tanti altri, ci mostra che il cammino delle Beatitudini è un cammino di pienezza, un cammino possibile, reale. Che riempie il cuore. Essi sono i nostri amici e modelli che hanno ormai terminato di giocare in questo “campo”, ma diventano quei giocatori indispensabili che uno osserva per dare il meglio di sé. Essi sono la prova che Gesù non è un “venditore di fumo”, che la sua proposta è di pienezza. Ma, soprattutto, è una proposta di amicizia, di vera amicizia, quell’amicizia di cui tutti abbiamo bisogno. Amici nello stile di Gesù. Però non per rimanere in noi stessi, ma per andare “in campo”, per andare a fare altri amici. Per “contagiare” l’amicizia di Gesù nel mondo, dovunque vi trovate, al lavoro, nello studio, nel divertimento, in whatsapp, facebook o twitter. Quando andate a ballare, o bevendo una buona bibita. In piazza o giocando una partita nel campo del quartiere. Là è dove stanno gli amici di Gesù. Non vendendo fumo, ma con perseveranza. La perseveranza di sapere che siamo felici, perché abbiamo un Padre nei cieli.

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