Andrea: il calcio, la malattia e Medjugorje
Posté par atempodiblog le 3 juillet 2015
Andrea: il calcio, la malattia e Medjugorje
di Roberto Lauri – La Croce – Quotidiano
Tratto da: Radio Maria
Andrea De Luca è un ragazzo di 24 anni, abita a Castellammare di Stabia, un ragazzo come tanti, ama la vita, lo sport, ha una ragazza con la quale progetta un futuro. Andrea ha una storia che ha dell’incredibile è guarito miracolosamente da una malattia rara a Medjugorje; in questa intervista ci racconta la sua storia.
Andrea poi descriverti, con poche parole?
Sono sempre stato un amante del tempo libero, dello stare all’aria aperta. Ho avuto un’educazione cristiana, la mia famiglia mi ha insegnato a pregare, spesso si pregava insieme. Quello che mi raccontavano i miei genitori di Gesù e della Madonna, erano per me cose molto importanti. Non le ho mai ritenute una filastrocca o delle fiabe, ci credevo fin da bambino. Ero curioso, mi stupivo per qualsiasi cosa.
Avevi una grande passione, il calcio, vero?
Amavo molto fare sport, giocavo a calcio che era la mia grande passione. Ero iscritto nella sezione giovanile della Juve Stabia.
Il tuo calvario è iniziato proprio su un campo di calcio…
Avevo 13 anni quando un giorno, durante una partita di allenamento sentii un dolore atroce che partiva dalla parte superiore della gamba. Un dolore che mi impediva qualsiasi movimento. Ero impietrito dal dolore, vennero subito ad aiutarmi mio padre e mio fratello, che mi riportarono a casa. Il giorno dopo mi portarono dal medico di famiglia che dopo una visita veloce, mi consigliò subito di fare degli accertamenti, delle radiografie. Si era accorto che la normale rotazione della gamba era quasi del tutto scomparsa.
Da questi primi accertamenti si riuscì a capire di cosa si trattava. Si riuscì a fare una prima diagnosi?
Dalle prime radiografie si intuì subito che la situazione era molto grave. Il medico ci consigliò di fare una visita specialistica da un ortopedico. La testa del femore iniziava il suo lento decorso. I miei genitori erano molto preoccupati e affranti, vollero sentire il parere di più specialisti. Infatti la malattia ingannava i dottori, che credevano che fosse un epifisiolisi.
Cosa è l’epifisiolisi, puoi spiegarlo in maniera semplice?
È una malattia porta al distacco fra le due parti del femore, testa e collo, per via di un’anomala crescita del piatto osseo. Ma non si trattava di questa malattia. Dopo un po’ di tempo gli specialisti fecero la diagnosi definitiva: era il Morbo di Perthes. Una malattia che solitamente colpisce bambini dagli 8 ai 10 anni. Io avevo 13 anni quando ne fui colpito, ha avuto quindi un percorso particolare, difficile e doloroso. Dall’ interno della testa del femore iniziano una serie di necrosi fino a rovinare quasi del tutto l’osso. Soffrivo di dolori fortissimi, direi, simili ad un’ amputazione di un arto senza anestesia. Dopo poco tempo la malattia avanzo interessando anche la schiena.
Una grande sofferenza per un bambino di 13 anni. Un futuro segnato, tu come cercavi di reagire?
Cercai di essere forte fin dal primo momento. Cercai di nascondere i momenti più difficili e dolorosi della malattia. Per esempio quando c’erano le paralizzazioni, mi chiudevo nel bagno e ci rimanevo a lungo, facendo finta di nulla. Cercavo di nascondermi perché non volevo che le persone che mi amavano mi vedessero in quello stato. Soprattutto per non far soffrire i miei genitori. La malattia è durata 3 anni. Negli ultimi periodi non riuscivo a più nascondermi perché la sofferenza era troppo visibile e nonostante i dolori atroci, non facevo altro che pensare come velare il mio volto stanco. La notte non dormivo perché nel momento del rilassamento dei muscoli i dolori erano ancora più forti. La scuola non la frequentavo più, ma studiavo a casa. Iniziai a suonare la chitarra, prendevo lezioni private. In quel periodo la musica mi ha aiutato tanto era per me un oasi di pace.
Ad un certo punto, nel mezzo del tuo calvario subentra Medjugorje, raccontaci del tuo pellegrinaggio.
Si, ad un certo punto tutto mi parla di Medjugorje e tutti ne parlano, la nonna, le zie, gli amici, tutto parlava di Medjugorje. Decidemmo di andare tutti insieme, io, mia mamma, mio padre,le zie e la nonna. Si partì il 17 Settembre 2009, nel pieno della malattia. La mia famiglia, i miei amici non hanno mai smesso di pregare per me. Però come mia mamma e mio padre nessuno ha pregato così tanto. Mia mamma voleva che pregassi per la mia guarigione e io le dicevo: “Mamma ma sto bene! Ci sono dei bambini che soffrono più di me, prega per loro”. A Medjugorje la mia unica preghiera fu implorare a Dio di darmi la forza. Chiesi a Maria di darmi tanta forza, sì, chiesi tanta forza. Forza perché iniziavo a cedere alla malattia, ero diventato schiavo del mio corpo. Non potevo più nascondermi dagli occhi di coloro che mi volevano bene. Chiesi la forza di riuscire a nascondere la mia sofferenza. Chiesi la forza di riuscire a sorridere anche falsamente.
Raccontaci cosa successe a Medjugorje.
L’impatto con Medjugorje fu incredibile. Sentii che li c’era una Mamma piena di amore per me,la Madonna, simile alla mia terrena, con un amore che avvolge tutto. Tutto era stupendo, avevo scoperto il valore della Preghiera. Ero esaudito oramai, avevo chiesto forza ed avevo conosciuto la grandezza della preghiera. Il Dialogo con Dio, un arma potentissima se usata con fiducia. In un momento come quello che stavo vivendo, non c’era niente di più bello. Avevo chiesto forza e l’avevo ottenuta e avevo conosciuto il valore della preghiera. Salii il Podbrdo, la collina delle apparizioni, con non poche difficoltà, avevo le stampelle e molto dolore. La sera della salita, nell’ attesa della cena, volevo ringraziare la Mamma, la Madonna, perché mi aveva fatto conoscere, il valore della preghiera. Inizia un Ave Maria davanti alla statua della Vergine che era nel giardino dell’ albergo. Dopo il segno di croce il volto della statua si illuminò, con una luce che non era normale. Scappai via spaventato e andai dai miei genitori. Invitai anche loro a guardare, per capire se ero solo io a vedere quella luce. No tutti vedevano quello che vedevo io.
Ci avviciniamo alla statua della Madonna per continuare a pregare, quando due raggi di luce partono dalla statua e mi folgorano in petto e nella gamba, proprio sulla parte malata, e da quel momento fuoco! Sentii un gran fuoco. Una sensazione di calore forte nelle zone colpite da quei raggi, era proprio come stare nel fuoco, senza avvertire il dolore ma una forte sensazione di calore. Decisi di mantenere tutto nel silenzio, avevo la paura di impressionare le persone. Il giorno seguente facemmo il Krizevac, il monte della Croce. Pregavo senza fermarmi se non alle stazioni della Via Crucis. A metà percorso si ruppe una stampella, poi anche l’altra. In quel momento pensavo solo di essere sfortunato e feci aggiustare le stampelle. Non mi rendevo conto della difficoltà che avrei dovuto incontrare, a salire quella montagna nelle mie condizioni.
È a Medjugorje che ha inizio la tua nuova vita, vero?
Sì, lì a Medjugorje mi innamorai della Madonna e così iniziai a chiamarla Mamma. Io e mia madre andammo alla testimonianza di madre Rosaria della Carità. Dopo la testimonianza andammo a salutarla. Madre Rosaria mi disse: “Tu devi guarire perché dovrai essere apostolo di Gesù. Devi portare luce a tanti giovani. Parla con l’Eucaristia e di a Gesù che si prenda subito la tua malattia”. Io fui stupito da queste parole e iniziai a piangere forte, fu incredibile. Il giorno seguente dopo aver preso l’Eucaristia, parlai a Gesù. Gli dissi: “Io so che se Tu vuoi, io domani potrò camminare. Ma la mia preghiera già è stata esaudita, perché la forza, che chiedevo me l’hai data. Fai Tu. Gesù ti voglio bene!”. Iniziai a sentire un fuoco che cresceva, dalle gambe fino alla nuca. Il pellegrinaggio finì e tornai a casa. All’arrivo nello scendere dal bus, sentii chiaramente una voce dolcissima, femminile, da Mamma, che mi disse: “Adesso sei mio apostolo, cammina e porta Luce”. Lo disse per tre volte, lo sentii tre volte. Dopo l’ultima volta sentii che i dolori sparivano e cominciai a camminare. Iniziai a muovere la gamba, ero felice perché potevo muovermi liberamente. Il dolore era scomparso! Sentivo un fuoco dentro di me. Gli occhi di mia madre si riempiono di gioia, aveva uno sguardo che non dimenticherò mai più. Era il 24 settembre 2009, il mio ritorno alla vita, alla vita nuova. Dal giorno che ho ricominciato a camminare ho capito quanto fosse importante poterlo fare e quanto mi era mancato. Ho capito l’importanza di stare vicino a chi soffre. Avevo sentito quella voce che mi diceva “Cammina e porta luce”. Non una semplice frase, ma un modello di vita da seguire. Ora ogni mio passo ha un senso.
I medici cosa dicevano del fatto che tu riuscivi nuovamente a camminare?
I dottori non si spiegano quello che mi è successo. Ho fatto molti accertamenti, dopo che ho iniziato nuovamente a camminare. I medici hanno detto che è avvenuta una rigenerazione della testa del femore istantanea. Rigenerazione della materia dal nulla. Oggi cerco di dare testimonianza di cosa mi è successo, cerco di dare un po’ di speranza a chi non ne ha. Ora “Frequento” Dio come si frequenta un buon amico. Il miracolo più bello, non è solo la mia guarigione, ma aver preso consapevolezza dell’esistenza di una Mamma, la Madonna. Di avere un vero amico, il Signore, che mi ama, che mi ha ascoltato e che mi ascolta ancora. La mia vita ora è diversa, ci saranno sempre giorni di sole e giorni di pioggia. Ma dopo quello che è avvenuto, riesco a godermi di più i giorni di sole. Quando piove, Lui è ancora ad ascoltarmi, perché ho sperimentato che l’Amore che ha per noi è unico e infinito. Non solo per la mia gamba guarita, e la mia vita che è cambiata, ora sento la Sua presenza costante, Lui rimane sempre con me.
Grazie Andrea per la tua testimonianza.
Dopo anni di malattia, Andrea torna nuovamente a camminare in maniera autonoma. Andrea non ha dubbi, la sua guarigione è stata per volontà della sua Mamma, la Madonna, perché Lei ha voluto che per mezzo della guarigione potesse essere testimone dell’Amore di Dio.
Messaggio a Mirjana del 2 Luglio 2015:
“Cari figli, vi invito a diffondere la fede in mio Figlio, la vostra fede. Voi, miei figli, illuminati dallo Spirito Santo, miei apostoli, trasmettetela agli altri, a coloro che non credono, non sanno e non vogliono sapere. Perciò voi dovete pregare molto per il dono dell’amore, perché l’amore è un tratto distintivo della vera fede e voi sarete apostoli del mio amore. L’amore ravviva sempre nuovamente il dolore e la gioia dell’Eucaristia, ravviva il dolore della Passione di mio Figlio, che vi ha mostrato cosa vuol dire amare senza misura; ravviva la gioia del fatto che vi ha lasciato il suo Corpo ed il suo Sangue per nutrirvi di sé ed essere così una cosa sola con voi. Guardandovi con tenerezza provo un amore senza misura, che mi rafforza nel mio desiderio di condurvi ad una fede salda. Una fede salda vi darà gioia e allegrezza sulla terra e, alla fine, l’incontro con mio Figlio. Questo è il suo desiderio. Perciò vivete lui, vivete l’amore, vivete la luce che sempre vi illumina nell’Eucaristia. Vi prego di pregare molto per i vostri pastori, di pregare per avere quanto più amore possibile per loro, perché mio Figlio ve li ha dati affinché vi nutrano col suo Corpo e vi insegnino l’amore. Perciò amateli anche voi! Ma, figli miei, ricordate: l’amore significa sopportare e dare e mai, mai giudicare. Vi ringrazio”.
Solo alcuni spunti di riflessione:
Guerre, odi religiosi, genocidi, distruzione della famiglia naturale, utero in affitto, aborti, povertà, egoismi, uno scenario tremendo è sotto i nostri occhi, viviamo in un mondo privo d’Amore, perché privo di Fede. Maria ci invita a diffondere la Fede in suo Figlio; ancora una volta ci vuole suoi apostoli, apostoli dell’Amore di Gesù. Un messaggio intenso, nel quale la Vergine ci invita con forza alla conversione, alla preghiera, ad amare gli altri, ad avere una Fede forte. Un messaggio non privo di speranza, perché Maria dice: “La forte fede vi darà la gioia e la felicità in terra e alla fine l’incontro con mio Figlio”. L’incontro con Gesù, speranza ultima di ogni cristiano. Non un semplice messaggio, ma una proposta di vita.
Nota:
Pubblicando i messaggi non si vuole dare nessuna forma di autenticazione agli stessi o agli eventi di Medjugorje in generale. Ogni decisione in merito, spetta solo alla Chiesa a cui ci si rimette in piena obbedienza.
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