Il Papa dai valdesi: «Perdonateci per come vi abbiamo trattato»
Posté par atempodiblog le 23 juin 2015
Il Papa dai valdesi: «Perdonateci per come vi abbiamo trattato»
Nella seconda e ultima giornata di visita torinese, l’incontro storico di Francesco – il primo Pontefice – nella chiesa evangelica metodista: «Scusateci per gli atteggiamenti non cristiani, non umani, contro di voi. Camminiamo insieme»
di Domenico Agasso Jr. – Vatican Insder
L’appuntamento era già storico di per sé: per la prima volta un papa in un tempio valdese. Lo è diventato ancora di più dopo le parole dello stesso Francesco agli evangelici metodisti piemontesi: «Da parte della Chiesa Cattolica vi chiedo perdono per gli atteggiamenti e i comportamenti non cristiani, persino non umani che, nella storia, abbiamo avuto contro di voi. In nome del Signore Gesù Cristo, perdonateci!». Una richiesta diventata subito una tappa fondamentale nel percorso ecumenico intrapreso fortemente da Jorge Mario Bergoglio.
Questa mattina il Pontefice, nella sua seconda e ultima giornata di visita a Torino, ha lasciato l’arcivescovado e si è trasferito in auto al tempio valdese. All’ingresso è stato accolto dal moderatore della Tavola valdese, il pastore Eugenio Bernardini, dal presidente del concistoro della Chiesa evangelica valdese di Torino, Sergio Velluto, e dal titolare della Chiesa evangelica valdese di Torino, il pastore Paolo Ribet.
Dopo gli interventi iniziali di Ribet e Bernardini, il Papa ha esordito dicendo che «con grande gioia mi trovo oggi tra voi. La cordiale accoglienza che oggi mi riservate mi fa pensare agli incontri con gli amici della Chiesa Evangelica Valdese del Rio della Plata, di cui ho potuto apprezzare la spiritualità e la fede, e imparare tante cose buone». Poi, il Pontefice è entrato nel vivo del tema dell’incontro, sottolineando che «uno dei principali frutti che il movimento ecumenico ha già permesso di raccogliere in questi anni è la riscoperta della fraternità che unisce tutti coloro che credono in Gesù Cristo e sono stati battezzati nel suo nome»; e questo legame «non è basato su criteri semplicemente umani, ma sulla radicale condivisione dell’esperienza fondante della vita cristiana: l’incontro con l’amore di Dio che si rivela a noi in Gesù Cristo e l’azione trasformante dello Spirito Santo che ci assiste nel cammino della vita». Riscoprire «tale fraternità ci consente di cogliere il profondo legame che già ci unisce, malgrado le nostre differenze».
Francesco riconosce che è «una comunione ancora in cammino – l’unità si fa in cammino», ma che, con la preghiera, con la continua conversione personale e comunitaria e con l’aiuto dei teologi, noi speriamo, fiduciosi nell’azione dello Spirito Santo, possa diventare piena e visibile comunione nella verità e nella carità».
Il Pontefice argentino ha precisato: «L’unità che è frutto dello Spirito Santo non significa uniformità. I fratelli infatti sono accomunati da una stessa origine ma non sono identici tra di loro. Ciò è ben chiaro nel Nuovo Testamento, dove, pur essendo chiamati fratelli tutti coloro che condividevano la stessa fede in Gesù Cristo, si intuisce che non tutte le comunità cristiane, di cui essi erano parte, avevano lo stesso stile, né un’identica organizzazione interna. Addirittura – ha ricordato – all’interno della stessa piccola comunità si potevano scorgere diversi carismi e perfino nell’annuncio del Vangelo vi erano diversità e talora contrasti».
Ecco poi il passaggio sul «nervo scoperto»: «Purtroppo, è successo e continua ad accadere che i fratelli non accettino la loro diversità e finiscano per farsi la guerra l’uno contro l’altro. Riflettendo sulla storia delle nostre relazioni, non possiamo che rattristarci di fronte alle contese e alle violenze commesse in nome della propria fede, e chiedo al Signore che ci dia la grazia di riconoscerci tutti peccatori e di saperci perdonare gli uni gli altri. È per iniziativa di Dio, il quale non si rassegna mai di fronte al peccato dell’uomo, che si aprono nuove strade per vivere la nostra fraternità, e a questo non possiamo sottrarci. Da parte della Chiesa Cattolica vi chiedo perdono per gli atteggiamenti e i comportamenti non cristiani, persino non umani che, nella storia, abbiamo avuto contro di voi. In nome del Signore Gesù Cristo, perdonateci!».
Dopo la richiesta di perdono per il passato, uno sguardo ottimista e speranzoso sul presente e sul futuro: Francesco esprime gratitudine «al Signore nel constatare che le relazioni tra cattolici e valdesi oggi sono sempre più fondate sul mutuo rispetto e sulla carità fraterna. Non sono poche le occasioni che hanno contribuito a rendere più saldi tali rapporti. Penso, solo per citare alcuni esempi, alla collaborazione per la pubblicazione in italiano di una traduzione interconfessionale della Bibbia, alle intese pastorali per la celebrazione del matrimonio e, più recentemente, alla redazione di un appello congiunto contro la violenza alle donne»; e poi un riferimento piemontese: «Tra i molti contatti cordiali in diversi contesti locali, dove si condividono la preghiera e lo studio delle Scritture, vorrei ricordare lo scambio ecumenico di doni compiuto, in occasione della Pasqua, a Pinerolo, dalla Chiesa valdese di Pinerolo e dalla Diocesi. La Chiesa valdese ha offerto ai cattolici il vino per la celebrazione della Veglia di Pasqua e la Diocesi cattolica ha offerto ai fratelli valdesi il pane per la Santa Cena della Domenica di Pasqua. Si tratta di un gesto che va ben oltre la semplice cortesia e che fa pregustare, per certi versi, l’unità della mensa eucaristica alla quale aneliamo».
Per il Papa questi passi consistono in un incoraggiamento «a continuare a camminare insieme». Bergoglio ha proposta in particolare: «Un ambito nel quale si aprono ampie possibilità di collaborazione tra valdesi e cattolici è quello dell’evangelizzazione. Consapevoli che il Signore ci ha preceduti e sempre ci precede nell’amore, andiamo insieme incontro agli uomini e alle donne di oggi, che a volte sembrano così distratti e indifferenti, per trasmettere loro il cuore del Vangelo ossia «la bellezza dell’amore salvifico di Dio manifestato in Gesù Cristo morto e risorto» (esortazione apostolica Evangelii gaudium, 36).
E ancora: «Un altro ambito in cui possiamo lavorare sempre di più uniti è quello del servizio all’umanità che soffre, ai poveri, agli ammalati, ai migranti»; perché «dall’opera liberatrice della grazia in ciascuno di noi deriva l’esigenza di testimoniare il volto misericordioso di Dio che si prende cura di tutti e, in particolare, di chi si trova nel bisogno. La scelta dei poveri, degli ultimi, di coloro che la società esclude, ci avvicina al cuore stesso di Dio, che si è fatto povero per arricchirci con la sua povertà, e, di conseguenza, ci avvicina di più gli uni agli altri».
Il Papa poi ha invocato che le differenze su «importanti questioni antropologiche ed etiche, che continuano a esistere tra cattolici e valdesi, non ci impediscano di trovare forme di collaborazione in questi e altri campi. Se camminiamo insieme, il Signore ci aiuta a vivere quella comunione che precede ogni contrasto».
Infine, un altro ringraziamento «per questo incontro, che vorrei ci confermasse in un nuovo modo di essere gli uni con gli altri: guardando prima di tutto la grandezza della nostra fede comune e della nostra vita in Cristo e nello Spirito Santo, e, soltanto dopo, le divergenze che ancora sussistono. Vi assicuro del mio ricordo nella preghiera e vi chiedo per favore di pregare per me, ne ho bisogno».
Publié dans Articoli di Giornali e News, Papa Francesco I, Perdono, Riflessioni, Stile di vita | Pas de Commentaire »