• Accueil
  • > Archives pour le Mardi 16 juin 2015

Il Torino torna campione d’Italia Primavera

Posté par atempodiblog le 16 juin 2015

Il Torino torna campione d'Italia Primavera dans Sport idrrbk

Il Torino torna campione d’Italia Primavera dopo 23 anni: servono i calci di rigore a oltranza per piegare la Lazio, grande favorita della finale. E’ un capolavoro di Moreno Longo, il tecnico granata: decidono prima la parata di Zaccagno su Pollace, poi l’ultimo penalty calciato da Edera. I giovani granata trionfano a Chiavari sotto gli occhi del presidente Urbano Cairo: l’anno scorso i rigori erano stati fatali, stavolta il Torino ha vinto il tricolore. Questo permetterà alla squadra di Longo di accedere alla Youth League, la Champions dei giovani.

Fonte: Tuttosport

Publié dans Sport | Pas de Commentaire »

La pace

Posté par atempodiblog le 16 juin 2015

Papa Francesco ci esorta a mantenere il cuore nella pace, per cogliere la presenza di Dio: “essere libero dalle passioni e avere un cuore umile, un cuore mite. Il cuore viene custodito dall’umiltà, dalla mitezza, mai dalle lotte, dalle guerre”.

Quando il tuo cuore è agitato, ti affidi a Dio per ritrovare la pace? Le decisioni, le scelte più importanti scaturiscono dall’istinto del momento oppure dalla pace di Dio?

Tratto da: Radio Maria FB

La pace dans Citazioni, frasi e pensieri 2hwo2e0

La mia pace
di Madre Trinidad de la Santa Madre Iglesia

È la pace come brezza del mare
in un giorno tranquillo,
nell’echeggiare delle sue onde serene
che vengono e vanno
senza lasciar trasparire il loro lavoro,
perché sono calme
nel loro essere e nel loro operare,
così come sono.

È la pace qualcosa di profondo, segreto,
che si racchiude nella profondità del petto
e si vive in mistero
di quieto silenzio.

E, nella sua brezza di andare e tornare,
i suoi sapori impregnano di gaudio,
nel suo essere e nel suo operare,
come dolce alimento.

È la pace un vivere
di così tenui accenti,
che, in sapori divini ed eterni,
si sente Colui che È, senza saperlo.

È la pace un perché così sicuro,
che lascia, nel suo centro, ricolmo,
chi vive stabilmente
e si fonda
sul gusto saputo
che circonda l’Immenso.

Chi vive di Dio,
cercando soltanto d’accontentarlo,
senza desiderare altro che questo,
questi trova il segreto
che racchiude la pace
nel suo essere e nel suo operare,
che è Dio stesso,
che vive nel suo centro.

Poiché la pace è sapersi sapere
ciò che deve essere
e tenerlo tenuto,
e, ancora di più, posseduto assai dentro.

È la pace come il mare
con le sue onde tranquille
nei giorni sereni,
che, anche se vengono e vanno,
nulla turba la calma
della dolce missione
che gli hanno assegnato.

È qual brezza silenziosa
la pace nel mio petto,
in rumori di Gloria
e in silenzio di cielo,
in dolcezze sublimi,
come un bacio infinito
di Dio nel mio centro.

È Dio stesso la Pace
misteriosa, divina e segreta,
che impregna il mio essere col suo alito;
è Dio stesso che bacia la mia anima
con la brezza silente
del vulcano che lo tiene racchiuso
nel suo occultamento.

È Dio stesso,
che, essendo dolcezza infinita,
mi culla col soave fulgore del suo volo.

È Dio stesso
la dolcezza di pace infinita
che sento!

Publié dans Citazioni, frasi e pensieri, Fede, morale e teologia, Madre Trinidad de la Santa Madre Iglesia, Papa Francesco I, Riflessioni, Stile di vita | Pas de Commentaire »

“Io mi occupo, ma non mi preoccupo”

Posté par atempodiblog le 16 juin 2015

“Io mi occupo, ma non mi preoccupo” dans Citazioni, frasi e pensieri 21o4my0

– Io mi occupo ma non mi preoccupo;

– Se vogliamo ottenere qualcosa da un bambino diciamogli: “tu che sei tanto bravo”. Noi sappiamo che non è bravo per niente, lo stesso vale a mio avviso con gli adulti. Prima lo smonti, poi lo rimonti. Per andare verso l’altro ci vuole tanto tanto amore, poi tanta preghiera, pazienza, benevolenza;

– Nella famiglia bisogna passar sopra, raddolcire per ottenere. Per ottenere bisogna pregare, per pregare bisogna piegare le ginocchia e pregare affinché io diminuisco e Lui cresce in me nell’umiltà, nell’amore, nella pace e nel perdono;

– Un sorriso ti porta nel paradiso e non costa niente;

– Cerchiamo di brontolare meno in famiglia e di pregare di più perché la lingua non ha le ossa ma spezza le ossa, cerchiamo di non spezzarle;

– San Giacomo ha detto: “chi non pecca con la lingua è santo”;

– Per Cristo è importante non essere importante.

– Più umiltà, meno orgoglio in famiglia;

– 1° virtù la pazienza, 2° la pazienza, 3° la pazienza, 4° avere pazienza per quelli che ti parlano di pazienza. Grande virtù la pazienza!

– Bastano 3 parole in famiglia come dice papa Francesco: “permesso, scusa e grazie”;

– Il troppo benessere uccide l’essere;

– Progresso a volte è regresso;

– A volte non si prega in famiglia perché ci si vergogna l’uno con l’altro, non perché non c’è desiderio di pregare;

– Dio e la nostra gioia e speranza, coraggio!

– Seneca dice: “mentre rimandi la vita passa”!

di Suor Cornelia Kordic di Medjugorje
Tratto da: Una casa sulla Roccia

Publié dans Citazioni, frasi e pensieri, Misericordia, Riflessioni, Stile di vita | Pas de Commentaire »

Una ricchezza che non riusciamo a cogliere

Posté par atempodiblog le 16 juin 2015

Una ricchezza che non riusciamo a cogliere
di Laura Zanfrini – Avvenire

Una ricchezza che non riusciamo a cogliere dans Articoli di Giornali e News eqnwhu

In molti Paesi europei gli  immigrati, e spesso anche i loro  discendenti, risultano  sovrarappresentati in  pressoché tutte le categorie svantaggiate: dai drop out scolastici ai disoccupati, dai poveri ai soggetti a rischio di esclusione sociale. Ciò ne fa, per un verso, testimoni viventi di quanto non ha funzionato nelle politiche per l’inclusione sociale e l’empowerment individuale, decretando il sostanziale fallimento dell’ambizione storica delle democrazie europee: quella di costruire società fondate sull’uguaglianza e la meritocrazia.

Al tempo stesso, però, questa condizione di svantaggio strutturale è l’esito delle contraddizioni di un modello che ha finito col premiare soprattutto la disponibilità degli immigrati a svolgere i lavori a più bassa retribuzione e con minore gradiente sociale, relegandoli in posizioni che non favoriscono il mantenimento della loro occupabilità nel tempo, né la loro capacità di sostenere i percorsi scolastici e lavorativi dei figli. Avendo eretto l’assioma della complementarietà – ovvero la convinzione che gli stranieri ci ‘servano’ per fare i lavori che ‘noi’ non vogliamo più fare – a criterio indiscusso sul quale fondare l’accettazione sociale degli immigrati, l’Italia costituisce l’esempio forse più emblematico dei limiti dell’approccio europeo.

Non a caso, come si può facilmente constatare,  l’immigrazione e l’occupazione degli stranieri hanno continuato a crescere perfino durante i mesi più bui della recessione, consolidando quel modello d’integrazione di basso profilo, interessato più alle convenienze nel breve periodo – prima fra tutte la contrazione del costo del lavoro – che alle esigenze di riproducibilità nel tempo del nostro modello di  sviluppo. Prova di questo sono un tasso di overqualification degli stranieri, cioè di competenze superiori rispetto al lavoro svolto, che dopo la Grecia è il più alto in Europa, così come l’incidenza particolarmente drammatica del lavoro irregolare. Questi fenomeni non sono tanto imputabili alla xenofobia dei datori di lavoro, quanto coerenti con un mercato che negli ultimi anni ha conosciuto un generale degrado della qualità complessiva dell’occupazione e un’ulteriore riduzione della richiesta di personale qualificato. D’altro canto se fino a poco tempo fa la discriminazione che colpiva gli immigrati poteva essere rubricata come problema di equità sociale, oggi il loro peso demografico nella ‘vecchia’ Europa ne fa una questione decisiva per la tenuta democratica e la competitività dell’economia. In altri termini, la ‘miopia’ dell’approccio europeo non ha soltanto generato fenomeni di svantaggio ed esclusione, ma ha anche comportato un sottoutilizzo di quel potenziale straordinario che l’immigrazione rappresenta per le società europee in termini di sviluppo economico, sociale e civile.

Di qui l’esigenza di ‘reinventare’ l’approccio  europeo all’immigrazione, agendo sia sul piano delle politiche migratorie, sia soprattutto su quello degli orientamenti dei molteplici attori coinvolti nei processi d’integrazione, a partire dagli stessi immigrati, spesso inclini a emulare modelli migratori che sviliscono il proprio capitale umano e inibiscono una piena partecipazione alla vita delle comunità di residenza. Rompere il circolo vizioso che oggi impedisce la valorizzazione delle competenze degli immigrati può essere un primo passo in questa direzione. Così come trasformare la loro crescente presenza negli organici aziendali in un asset competitivo, specie per le aziende che vogliano intercettare nuovi segmenti di mercato, rafforzare la loro internazionalizzazione, migliorare la capacità di affrontare situazioni complesse. Scoprendo che il migrante, proprio in ragione della sua diversità – che è poi unicità – è l’archetipo di una società sempre più ‘mobile’ ed eterogenea, dove i percorsi di vita e di lavoro sono via via meno prevedibili e lineari, ma proprio per questo custodiscono una ricchezza di competenze ed esperienze che attendono di essere messe a frutto.

Imparando a riconoscerle e  valorizzarle, il sistema delle politiche del lavoro e dell’occupazione potrà realizzare un enorme salto di qualità nella capacità d’intercettare bisogni disattesi, arricchendo la dotazione di capitale umano delle nostre economie locali. Allo stesso modo le aziende troveranno l’opportunità di diventare sempre più organizzazioni ‘inclusive’, capaci non solo di attrarre nuovi talenti, ma anche di creare ambienti di lavoro che stimolino la produttività individuale dei lavoratori, il loro senso di benessere e i processi di apprendimento collettivo.

Alcune delle esperienze più innovative in Europa e in Italia per un salto di qualità del modello di integrazione degli immigrati saranno presentate giovedì 11 giugno all’Università Cattolica di Milano, in occasione delle conferenza di chiusura del progetto di ‘Diverse’, iniziativa internazionale di ricerca e intervento dirediretta dal Centro «Wwell» della Cattolica con 14 partner di 10 Paesi europei.

Quella che le società europee  hanno di fronte è una sfida prima  di tutto di ordine culturale, che incida  sulla percezione comune degli immigrati, oggi rappresentati o come lavoratori duttili e a buon mercato o come poveri bisognosi di aiuto e assistenza. Incoraggiare la loro partecipazione alla vita sociale, civile e politica diventa allora un aspetto fondamentale per correggere un altro limite del nostro modello di integrazione, quello che ha fatto del lavoro la fonte principale, se non unica, di legittimazione dell’immigrazione. Ma alimentando così una concezione parziale e distorta della membership a una società, tanto più rischiosa nel momento in cui una quota considerevole di immigrati si appresta a varcare il recinto della nazione acquisendo lo status di cittadino.

Promuovere il coinvolgimento nelle attività del  volontariato organizzato è, in questo scenario, un obiettivo strategico. Al di là delle polemiche che hanno accompagnato la proposta di impegnare i richiedenti asilo in lavori socialmente utili, il volontariato – quando è davvero una scelta volontaria – è senz’altro una delle eredità più nobili e distintive della civiltà europea, che merita di essere lasciata in dote alle giovani generazioni: tanto quelle native, quanto quelle che lo sterile linguaggio istituzionale definisce cittadini di ‘Paesi Terzi’. L’opportunità che si presenta è quella di tracciare la strada per una nuova idea di appartenenza e di cittadinanza: non uno status concesso dall’alto, ma un processo generativo che si alimenta della partecipazione alla costruzione del bene comune e che si affida, prima ancora che alle decisioni più o meno arbitrarie delle autorità di governo, all’iniziativa e al protagonismo della società civile. Qui sta la buona notizia, ma anche  l’impegno comune che ci attende.

Publié dans Articoli di Giornali e News, Riflessioni, Stile di vita | Pas de Commentaire »