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Messa del Papa: mai più la guerra, siate artigiani di pace

Posté par atempodiblog le 6 juin 2015

Messa del Papa: mai più la guerra, siate artigiani di pace
Siate “artigiani di pace” in un tempo in cui si percepisce un clima di guerra: la parola di Francesco è per una folla immensa, che si perde a vista d’occhio nello stadio Kosevo di Sarajevo, gremito in ogni suo angolo. Sono ben oltre 60 mila i fedeli davanti ai quali il Papa celebra la Messa, tra loro, in un apposito spazio, mutilati e feriti del conflitto degli anni ’90. E alto si leva il suo appello: “Mai più la guerra!”.
di Francesca Sabatinelli – Radio Vaticana

Messa del Papa: mai più la guerra, siate artigiani di pace dans Fede, morale e teologia es2gds

Il messaggio di riconciliazione che il Papa porta a Sarajevo, alla Bosnia ed Erzegovina, ai Balcani tutti, si concretizza di fronte alle decine di migliaia di persone che lo salutano e lo abbracciano nello stadio Kosevo, laddove si aprirono le Olimpiadi invernali del 1984, otto anni prima della tragedia della guerra, e laddove a pochi metri di distanza si snoda una distesa di tombe bianche: è il cimitero che prende il nome dallo stadio, nella Sarajevo sotto assedio i morti venivano sepolti ovunque si potesse. Di fronte alla memoria di migliaia di innocenti risuona il richiamo alla pace, “parola profetica per eccellenza!” – dice il Papa nell’omelia – “pace è il sogno di Dio, è il progetto di Dio per l’umanità, per la storia, con tutto il creato”, ma è anche un progetto “che incontra sempre opposizione da parte dell’uomo e da parte del maligno”:

“Anche nel nostro tempo l’aspirazione alla pace e l’impegno per costruirla si scontrano col fatto che nel mondo sono in atto numerosi conflitti armati. È una sorta di terza guerra mondiale combattuta a pezzi; e, nel contesto della comunicazione globale, si percepisce un clima di guerra”.

La guerra colpisce bambini, donne e anziani. Mai più la guerra!
Chi cerca “lo scontro tra le diverse culture e civiltà”, chi specula “sulle guerre per vendere armi” vuole deliberatamente creare e fomentare il clima di guerra:

“Ma la guerra significa bambini, donne e anziani nei campi profughi; significa dislocamenti forzati; significa case, strade, fabbriche distrutte; significa soprattutto tante vite spezzate. Voi lo sapete bene, per averlo sperimentato proprio qui: quanta sofferenza, quanta distruzione, quanto dolore! Oggi, cari fratelli e sorelle, si leva ancora una volta da questa città il grido del popolo di Dio e di tutti gli uomini e le donne di buona volontà: mai più la guerra!”.

La pace è un lavoro artigianale da portare avanti ogni giorno
“Beati gli operatori di pace” è “un appello attuale – dice il Papa – che vale per ogni generazione”. E’ la parola di Gesù nel Vangelo, che non dice “Beati i predicatori di pace”, perché “tutti – avverte Francesco – sono capaci di proclamarla, anche in maniera ipocrita o addirittura menzognera”:

“Dice: ‘Beati gli operatori di pace’, cioè coloro che la fanno. Fare la pace è un lavoro artigianale: richiede passione, pazienza, esperienza, tenacia. Beati sono coloro che seminano pace con le loro azioni quotidiane, con atteggiamenti e gesti di servizio, di fraternità, di dialogo, di misericordia… Questi sì, ‘saranno chiamati figli di Dio’, perché Dio semina pace, sempre, dovunque; nella pienezza dei tempi ha seminato nel mondo il suo Figlio perché avessimo la pace! Fare la pace è un lavoro da portare avanti tutti i giorni, passo dopo passo, senza mai stancarsi”.

Non c’è pace senza giustizia
Francesco pone un interrogativo drammaticamente pesante: “Come si costruisce la pace?”. “La pace è opera della giustizia”, che deve però essere “praticata, vissuta” e non “declamata, teorizzata, pianificata”. La giustizia “è amare il prossimo come se stessi”:

“Quando, con la grazia di Dio, noi seguiamo questo comandamento, come cambiano le cose! Perché cambiamo noi! Quella persona, quel popolo, che vedevo come nemico, in realtà ha il mio stesso volto, il mio stesso cuore, la mia stessa anima. Abbiamo lo stesso Padre nei cieli”.

Moralismo illusorio pensare che la pace dipenda da noi. E’ dono di Dio
Tenerezza, bontà, umiltà, mansuetudine, magnanimità, perdono e reciproca sopportazione: sono gli  atteggiamenti “necessari per fare la pace”, così come indicato da San Paolo, sono gli atteggiamenti – indica Francesco –  “per essere artigiani di pace nel quotidiano, là dove viviamo”. “Non illudiamoci però che questo dipenda solo da noi! Cadremmo in un moralismo illusorio”:

“La pace è dono di Dio, non in senso magico, ma perché Lui, con il suo Spirito, può imprimere questi atteggiamenti nei nostri cuori e nella nostra carne, e fare di noi dei veri strumenti della sua pace”.

Nel congedarsi da un’immensa folla che ancora insegue il sogno di una pace stabile e duratura, Francesco invoca per tutti la grazia di “un cuore semplice, della pazienza, di lottare e lavorare per la giustizia, di essere misericordiosi, di operare per la pace, di seminare la pace e non guerra e discordia”.

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