Gesù buon Pastore si relaziona a noi con generosità
Posté par atempodiblog le 26 avril 2015
Gesù buon Pastore si relaziona a noi con generosità
di Don Fabio Rosini (direttore del Servizio per le Vocazioni della Diocesi di Roma)
Gesù buon Pastore si relaziona a noi con generosità
[…] Gesù è il buon Pastore, vuol dire che esistono i cattivi pastori… infatti questo testo fa il confronto con il mercenario, c’è il buon Pastore e il mercenario. Qual è la differenza? Il buon Pastore dà la vita per le pecore, il mercenario non darà la vita per le pecore perché è mercenario; quando arriverà il lupo abbandona le pecore e fugge perché è un mercenario e non gli importa delle pecore. [...] Il buon Pastore sta davanti alle pecore come il Padre è stato davanti a Lui. […]
Noi non conosciamo le persone, noi le usiamo. Non abbiamo una relazione di protezione davanti alle persone, se non perché ci conviene. […]
Il comando ricevuto dal Padre è quello di essere secondo la Sua propria natura: essere dono. Gesù è dono. Cristo è frutto della generosità del Padre, quindi con questa generosità si relaziona a noi. E’ il buon Pastore, non è il mercenario.
Dio non misura i millimetri e gli errori e non ci vuole traumatizzati
Quante volte noi stiamo davanti a Dio come se fosse un mercenario, stiamo di fronte a Dio come se stesse lì a misurarci i millimetri, gli errori, le povertà, le cose che diamo… con una paura di lui che in fondo resta latente, ma è la nostra mentalità da orfani che resta lì invadente e ossessiva, che ci costringe a stare davanti a lui tremebondi e sfiduciati, con una paura della Sua volontà che non si giustifica se uno guarda la Croce di Cristo. Ma come si può avere paura di Uno che è morto per amore nostro? Ma come si può avere paura di Dio? Eppure questa paura è in noi. Perché questa paura è in noi? Perché proiettiamo l’ambiente da cui veniamo. L’ambiente da cui veniamo è un ambiente di “do ut des”, di scambi.
Noi siamo questi traumatizzati dall’assenza della gratuità. Il bagno di gratuità che è la relazione con Dio, questo essere accolti veramente, non perché siamo “così o cosà”, ma perché ci siamo punto e basta. Come una madre che ama il suo bimbo perché è il suo bimbo, non perché è bello o brutto ma perché è il suo bimbo. Sentirci suoi, il Pastore dà la vita per le pecore perché le pecore gli appartengono. Ecco: sentirsi sua proprietà, cose sue. “Io sono una cosa Sua”, ogni persona è un possesso felice di Dio. Veramente questo Vangelo viene perché facciamo una Pasqua dal freddo della nostra solitudine alla dolcezza della Sua Misericordia.
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