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Il 26 aprile 1968 nacque in Cielo “la Signorina Americana”

Posté par atempodiblog le 26 avril 2015

La storia di Maria Pyle
Il 26 aprile 1968 nacque in Cielo “la Signorina Americana”
Padre Pio: “Il convento non è per te”
Tratto da: Padre Pio Blogspot

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Conosciuta a San Giovanni Rotondo come la “Signorina Americana”, nacque nel New Jersey il 17 aprile 1888 da una ricca famiglia di religione protestante e fu battezzata col nome di Adelia. Dotata di fervida intelligenza, fin dall’infanzia ricevette una formazione molto ricca: coltivò con grande profitto la musica, il canto, le lingue estere e la pedagogia. Quando giunse a New York la pedagogista italiana Maria Montessori,  Adelia seguì le sue lezioni con interesse:  tra le due nacque una prima amicizia e in seguito una grande collaborazione che portò la Pyle in Europa.

Nel “Vecchio Mondo”
Fu nel vecchio mondo che Adelia conobbe più da vicino la religione cattolica e, trovando interesse in essa le risposte da sempre cercate,  dopo una formazione curata dei padri Gesuiti  nel 1918 a Barcellona si fece battezzare ricevendo il nome di Maria. Suo vivo desiderio era ora quello di avere un padre spirituale che la guidasse sulla via della perfezione. Nel 1923 giunse a Roma con la Montessori e qui sentì parlare per la prima volta dello stimmatizzato del Gargano.

“Figlia mia, non andare più in giro. Fermati qui”
Il 2 ottobre di quello stesso anno, trovandosi a Capri in vacanza con la Montessori,  partì insieme ad un’amica rumena per San Giovanni Rotondo. Qui, il 4 ottobre, nella chiesetta di Santa Maria delle Grazie, incontrò padre Pio da Pietrelcina: a 35 anni Maria trovò il suo direttore spirituale. Di quel primo incontro Maria ricordava «Ci guardammo soltanto,  poi caddi in ginocchio e dissi “Padre!”. Sul mio capo si poso la mano stimmatizzata del Padre che mi disse: “Figlia mia, non andare più in giro, Fermati qui”».

“Il convento non è per te”
Alla scuola di Padre Pio Maria procedette celermente nella via della perfezione cristiana, vivendo una Fede viva, una Speranza ferma e una Carità ardente. Ma non ancora soddisfatta, chiese a Padre Pio di diventare religiosa in una congregazione francescana.
La risposta del Padre fu subitanea e inequivocabile: “Il convento non è per te: iscriviti al Terz’Ordine!”. Vestì il saio francescano, ricevendolo dalle mani dello stesso padre Pio, il 24 agosto 1924 e il 6 settembre dell’anno seguente fu ammessa alla professione col nome di Suor Pia. Indosso, fino alla morte, sempre e solo un saio francescano ed osservò in maniera perfetta i consigli evangelici.

La casa della carità
Per essere più vicina al suo padre spirituale si fece costruire una casa nei pressi del Convento di Santa Maria delle Grazie. La sua divenne “la casa della carità”, sempre aperta a tutti. Suoi speciali ospiti furono i Genitori del santo frate. Venuti a visitare il figlio nel natale del 1928, Mamma Peppa si ammalò gravemente e morì il 3 gennaio 1929. La permanenza del Zi’ Grazio fu frequente e prolungata; morì nella stessa stanza dove la sua consorte si era spenta circa venti anni prima; assistito giorno e notte dal santo figlio, il papà di padre Pio morì il 7 ottobre 1946.

“Un futuro davvero bello”
Un giorno sorpresa in lacrime, Maria confessò candidamente al Padre di essere preoccupata per la sorte della sua casa dopo la sua morte. Padre Pio le disse “Anche se questa casa dovesse crollare, verrebbe ricostruita pietra su pietra e destinata ad un uso che è bello e buono”.

Nella casa del padre celeste
Per conformarsi più perfettamente al padre San Francesco e al suo Padre Spirituale, Maria rinunziò a tutto nominando erede dei suoi beni materiali la Provincia di Sant’Angelo dei Frati Cappuccini. Maria precedette il Padre Spirituale in Paradiso: morì alle 23:20 del 26 aprile 1968.

La sua casa oggi
La casa è custodita dai Frati Cappuccini responsabili del “Servizio Animazione Vocazionale” e, come promesso da padre Pio, è oggi “destinata ad un uso che è bello e buono”; è un luogo di spiritualità e accoglienze vocazionale. Accoglie i giovani in ricerca vocazionale e piccoli gruppi per giornate di ritiro.

È utile sapere che…
Accoglie i pellegrini che desiderano integrare il loro pellegrinaggio visitando i luoghi dove è vissuta la figlia spirituale prediletta dal Padre e dove i genitori del santo Frate hanno concluso i loro giorni. La casa sorge nei pressi del Santuario “Santa Maria delle Grazie”. È facile da raggiungere: uscendo dal Santuario a destra, verso il Piazzale Forgione; si riconosce facilmente per la caratteristica torretta tonda.

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Gesù buon Pastore si relaziona a noi con generosità

Posté par atempodiblog le 26 avril 2015

Gesù buon Pastore si relaziona a noi con generosità
di Don Fabio Rosini (direttore del Servizio per le Vocazioni della Diocesi di Roma)

Gesù buon Pastore si relaziona a noi con generosità dans Commenti al Vangelo 2vaav5z

Gesù buon Pastore si relaziona a noi con generosità
[…] Gesù è il buon Pastore, vuol dire che esistono i cattivi pastori… infatti questo testo fa il confronto con il mercenario, c’è il buon Pastore e il mercenario. Qual è la differenza? Il buon Pastore dà la vita per le pecore, il mercenario non darà la vita per le pecore perché è mercenario; quando arriverà il lupo abbandona le pecore e fugge perché è un mercenario e non gli importa delle pecore. [...] Il buon Pastore sta davanti alle pecore come il Padre è stato davanti a Lui. […]

Noi non conosciamo le persone, noi le usiamo. Non abbiamo una relazione di protezione davanti alle persone, se non perché ci conviene. […]

Il comando ricevuto dal Padre è quello di essere secondo la Sua propria natura: essere dono. Gesù è dono. Cristo è frutto della generosità del Padre, quindi con questa generosità si relaziona a noi. E’ il buon Pastore, non è il mercenario.

Dio non misura i millimetri e gli errori e non ci vuole traumatizzati
Quante volte noi stiamo davanti a Dio come se fosse un mercenario, stiamo di fronte a Dio come se stesse lì a misurarci i millimetri, gli errori, le povertà, le cose che diamo… con una paura di lui che in fondo resta latente, ma è la nostra mentalità da orfani che resta lì invadente e ossessiva, che ci costringe a stare davanti a lui tremebondi e sfiduciati, con una paura della Sua volontà che non si giustifica se uno guarda la Croce di Cristo. Ma come si può avere paura di Uno che è morto per  amore nostro? Ma come si può avere paura di Dio? Eppure questa paura è in noi. Perché questa paura è in noi? Perché proiettiamo l’ambiente da cui veniamo. L’ambiente da cui veniamo è un ambiente di “do ut des”, di scambi.

Noi siamo questi traumatizzati dall’assenza della gratuità. Il bagno di gratuità che è la relazione con Dio, questo essere accolti veramente, non perché siamo “così o cosà”, ma perché ci siamo punto e basta. Come una madre che ama il suo bimbo perché è il suo bimbo, non perché è bello o brutto ma perché è il suo bimbo. Sentirci suoi, il Pastore dà la vita per le pecore perché le pecore gli appartengono. Ecco: sentirsi sua proprietà, cose sue. “Io sono una cosa Sua”, ogni persona è un possesso felice di Dio. Veramente questo Vangelo viene perché facciamo una Pasqua dal freddo della nostra solitudine alla dolcezza della Sua Misericordia.

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