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Nek: «E’ Dio a darmi la carica»

Posté par atempodiblog le 24 avril 2015

Nek: «E’ Dio a darmi la carica»
Filippo Neviani, in arte Nek, ci confida quali sono i valori a cui sta educando la figlia e come è passato dalla fede tiepida a quella convinta: «Leggete il vangelo, Dio cambia la vita».
di Laura Bellomi – Credere

Nek: «E' Dio a darmi la carica» dans Articoli di Giornali e News 2dh5ogo

Siamo fatti per amare, lo ha cantato lui stesso nell’ultima edizione del Festival di Sanremo, e l’amore prevede anche di chiedere scusa. Realisticamente, tutti i giorni. «Saper domandare perdono è una cosa che si impara da piccoli», dice Nek. «È la prima cosa che cerco di insegnare a mia figlia: nelle piccole come nelle grandi cose, bisogna avere l’umiltà di riconoscere gli errori prima che l’orgoglio s’insinui tra i sentimenti». A due mesi dal Festival che lo ha visto protagonista (secondo posto in classifica generale e premio miglior cover) Filippo Neviani continua ad avere incalzanti impegni professionali, ma decide di dedicare del tempo ai lettori di Credere perché, dice, la fede va testimoniata e lui non si tira indietro.

Nek, partiamo da lei, come si definirebbe?
«Sono un ottimista, ma è Dio che mi dà una carica particolare. Anche all’ultimo Festival ero sereno, e difatti tanti l’hanno capito semplicemente guardandomi in faccia. Ho sempre avuto fede, i miei genitori mi hanno insegnato i valori cristiani, ci tenevano che io frequentassi la parrocchia: l’oratorio mi ha fatto crescere con uno spirito positivo».

Come vive il rapporto con Dio?
«Anche se non sono sempre ligio e a volte perdo l’equilibrio, ogni giorno lo ringrazio e prego perché mi sostenga. La fede è un cammino quotidiano, serve soprattutto per affrontare le difficoltà della vita. Dio entra e opera nella disponibilità di ciascuno di noi».

Ha pregato anche in occasione di Sanremo?
«Certo, nei giorni precedenti al Festival ho pregato Dio assieme al mio assistente spirituale. Ho chiesto al Signore di proteggere la mia gola. Ho vissuto la kermesse con una gioia e una serenità troppo strane perché le avessi costruite io personalmente… e non ho avuto problemi di salute. Sono poi andato alla Messa per gli artisti senza dire niente a nessuno, e ho ringraziato Dio per l’esperienza di successo e grazia».

Al Teatro Ariston si è esibito tre volte. Ma qual è stato il suo primo palcoscenico?
«Quello della parrocchia San Giorgio a Sassuolo. Ho anche cantato nel coro della chiesa. Con gli amici dell’oratorio avevamo fondato un gruppo, i Winchester, suonavamo John Denver, musica country. Solo poi sono passato al rock». Cosa serve per crescere nella fede? «Sono gli incontri e i testimoni che ti cambiano, poi serve curiosità. Per lo meno, per me è stato così».

Quali sono state le figure più importanti nel suo cammino di credente?
«Chiara Amirante e gli amici della comunità di Nuovi orizzonti, innanzitutto. Prima di incontrarli la fede per me era legata all’andare a Messa, ero un credente tiepido. Da quando ho conosciuto Nuovi orizzonti, dentro di me è scattato qualcosa: mi hanno presentato Dio in maniera diversa, vicina, concreta, non come facevano una volta a catechismo, e così ho voluto sperimentare, toccare con mano quello che mi raccontavano a parole».

Cosa le hanno rivelato di Dio che l’ha così tanto colpita?
«Semplicemente hanno portato Dio dal cielo alla terra. È come se Chiara mi avesse detto “ti presento mio padre, che è anche il tuo”. Dio non è più stato un dogma, ma una presenza, un genitore che elargisce consigli, che è vicino, proprio come un padre».

Grazie a Chiara Amirante, è diventato “Cavaliere della luce”. Che cosa significa?
«Significa sentirmi chiamato a sussurrare alle persone che Dio non lascia soli, che il caso non esiste. Non sono un teologo, un santone, un asceta, ma anche la Madonna l’ha sempre detto: il modo migliore per parlare di Dio agli altri è l’esempio. Così, attraverso me e le mie esperienze, penso di poter trasmettere qualcosa agli altri: quando hai pace interiore riesci a parlare chiaramente, a risolvere molti dubbi».

Diceva che con Nuovi orizzonti ha iniziato a vedere Dio come un padre. Al suo, Cesare, lei era molto legato…
«Sì, è morto nel 2012 dopo due anni e mezzo di malattia. Era il mio punto di riferimento, la sua morte è stata un grande dolore, mi ha lasciato un senso di vuoto. Però, mentre stava per andarsene una parte importantissima della mia vita, è nata mia figlia Beatrice: è arrivata proprio mentre lui si indeboliva, è stata quasi una compensazione da parte di Dio. Mio padre ha fatto poi in tempo a vederla nascere e l’ha anche cresciuta per un po’». Ora che a sua volta è papà di Beatrice, come vive la paternità? «Un figlio è il più bel regalo che la vita ti possa dare. Beatrice Maria, il cui nome significa portatrice di gioia, è nata il 12 settembre, onomastico della Madonna, e l’abbiamo consacrata al Cuore immacolato. Sono convinto che la nostra piccola sia un regalo di Dio, e penso anche che Beatrice sia particolarmente protetta dall’alto».

Condivide la fede con sua moglie Patrizia?
«Sì, abbiamo conosciuto assieme Chiara Amirante e assieme abbiamo deciso di dedicarci alla testimonianza: tutte le volte che visito una comunità lo faccio con Patrizia. Grazie a Dio, questo è un percorso che facciamo assieme: quando uno perde le staffe si ritrova e ritrova Dio nella stabilità dell’altro».

Avete battezzato Beatrice poco dopo la nascita o avete deciso di aspettare e lasciare a lei la scelta del sacramento?
«L’abbiamo battezzata a pochi mesi: per me e mia moglie era importante darle subito questa grazia. Ogni genitore può fare quello che vuole, ma devo dire che mi fa specie quando sento qualcuno che dice di voler lasciare libero il figlio. In ogni caso, penso si abbia la responsabilità di spiegare ai bambini cosa significhi il Battesimo e il diventare cristiani».

Nelle sue canzoni parla spesso di Dio. Non ha paura che ciò le faccia perdere dei fan?
«Può darsi anche che io abbia già perso qualche fan però nelle canzoni parlo di me, e quindi per forza anche della mia fede. Ho avuto diversi “scontri” con i miei collaboratori, ad esempio quando ho scelto di presentare come singolo Se non ami, in cui c’è un verso in cui dico: “Se non ami, non ha senso tutto quello che fai”. Il dubbio di tanti era che non rientrasse nei canoni commerciali, era troppo controcorrente. Io però, pur nel rispetto degli altri, mi sono sentito di dare spazio alla fede. Oggi non c’è un mio disco in cui non ci sia un qualche riferimento a Dio: nell’ultimo album, ad esempio, canto che “la Verità ci rende liberi”, proprio citando Cristo».

I fan l’hanno vista anche a Medjugorje: cosa rappresenta per lei questa meta?
«Medjugorie è un luogo tranquillo che infonde serenità, per me è come andare a casa, ci sono andato già sei volte. A me serve per ridimensionare le esperienze: nel marasma della vita e della professione a volte mi perdo i pezzi, mi dimentico di ringraziare, di fare gesti di carineria, oppure sbaglio senza accorgermene. Lì invece trovo occasione per stare con me stesso, il tempo si dilata e riesco a fare l’esame di coscienza. Torno a casa con un lenzuolo bianco al posto dei vestiti… candido, fino a che non lo sporco nuovamente».

A chi consiglierebbe di andare a Medjugorje?
«Ci porterei alcuni colleghi, perché noi cantanti abbiamo un lato inquieto. Tanti mi fanno domande, c’è molta ricerca, molto bisogno di spiritualità. Andare a Medjugorje fa bene all’ego, ti rendi conto dei drammi altrui e di quanto sei fortunato».

A un giovane che si scontra con la Chiesa-istituzione, cosa vorrebbe dire riguardo alla fede?
«Gli direi di non fermarsi a quello che dicono gli altri e che anche i sacerdoti, come tutti gli uomini, sono soggetti a tentazione. Bisogna leggere il Vangelo e verificare se questa lettura nella vita porta frutto o porta danno. Dal mio punto di vista per assaporare ogni giorno in maniera più forte, più emozionante, bisogna guardare a chi, duemila anni fa, ha detto che l’amore più grande è pensare agli altri prima che a se stessi».

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Papa Francesco: ricordare sempre l’incontro con Gesù che ci ha cambiato la vita

Posté par atempodiblog le 24 avril 2015

“Chi legge non può neanche iniziare a capire il senso di questa storia che potrebbe sembrargli particolarmente folle, finché non comprende che per questo straordinario mistico la religione non è qualcosa che somigli a una teoria ma qualcosa come una storia d’amore”.

Gilbert Keith Chesterton su San Francesco d’Assisi

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Francesco: ricordare sempre l’incontro con Gesù che ci ha cambiato la vita
Gesù non dimentica mai il giorno in cui ci ha incontrato per la prima volta, chiediamo a Dio la “grazia della memoria” per ricordarlo sempre. È l’auspicio di fondo espresso da Papa Francesco all’omelia della Messa del mattino celebrata nella cappella di Casa Santa Marta.

di Alessandro De Carolis- Radio Vaticana

Un incontro. È il modo scelto da Gesù per cambiare la vita degli altri. Emblematico è quello con Paolo di Tarso, il persecutore anticristiano che quando giunge a Damasco è ormai diventato un Apostolo. Papa Francesco si sofferma sul celebre episodio proposto dalla liturgia odierna e allarga lo sguardo alla miriade di incontri che costellano la narrazione dei Vangeli.

Il primo incontro
Più precisamente, Francesco considera il “primo incontro” con Gesù, quello che “cambia la vita” di chi gli sta di fronte. Giovanni e Andrea, che trascorrono con il Maestro “tutta la serata”, Simone che subito diventa la “pietra” della nuova comunità, e poi la Samaritana, il lebbroso che torna a ringraziare per essere stato risanato, la donna ammalata che guarisce sfiorando la tunica di Cristo. Incontri decisivi che devono indurre un cristiano – afferma il Papa – a non smarrire mai la memoria  del suo primo contatto con Gesù:

“Lui mai dimentica, ma noi dimentichiamo l’incontro con Gesù. E questo sarebbe un bel compito da fare a casa, pensare: ‘Ma quando ho sentito davvero il Signore vicino a me? Quando ho sentito che dovevo cambiare vita o essere migliore o perdonare una persona? Quando ho sentito il Signore che mi chiedeva qualcosa? Quando ho incontrato il Signore?’. Perché la nostra fede è un incontro con Gesù. Questo è il fondamento della fede: ho incontrato Gesù come Saulo oggi”.

La memoria di ogni giorno
Interroghiamoci con sincerità, suggerisce Francesco, chiediamoci: “Quando tu mi hai detto qualcosa che ha cambiato la mia vita o mi hai invitato a fare quel passo avanti nella vita?”:

“Questa è una bella preghiera e mi raccomando fatela ogni giorno. E quando ti ricordi, gioisci in quello, in quel ricordo che è un ricordo di amore. Un altro compito bello sarebbe prendere i Vangeli e guardare tante storie lì e vedere come Gesù incontra la gente, come sceglie gli apostoli … Tanti incontri che sono lì con Gesù. Forse qualcuno di quelli assomiglia al mio. Ognuno ha il suo proprio”.

Non dimentichiamo il primo amore
E non dimentichiamo neanche, conclude Papa Francesco, che Cristo intende il “rapporto con noi” nel senso di una predilezione, un rapporto d’amore “a tu per tu”:

“Pregare e chiedere la grazia della memoria. ‘Quando, Signore, è stato quell’incontro, quel primo amore?’. Per non sentire quel rimprovero che il Signore fa nell’Apocalisse: ‘Ho questo contro di te, che ti sei dimenticato del primo amore’”.

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La festa del libro

Posté par atempodiblog le 24 avril 2015

La festa del libro dans Libri 20tigpw

A Barcellona il 23 aprile si celebra in onore del loro patrono San Giorgio, una festa civile e culturale, che per i Catalani è molto sentita e radicata. Il Santo è diventato il protagonista della leggenda più famosa a Barcellona. San Giorgio riuscì con la sua spada ad uccidere il drago e a salvare la principessa; il sangue versato si trasformò in una rosa che Giorgio le donò, la principessa ricambiò regalando un libro. Da allora, offrire una rosa e un libro alle persone care nella festività di San Jordì, fa in modo che la giornata diventi un omaggio all’amore, all’amicizia e alla cultura. Il giorno del libro si celebra in Catalogna dall’anno 1926, ma grazie ad un’iniziativa degli editori catalani, il 15 novembre 1995 l’UNESCO ha dichiarato il 23 aprile “Giornata Mondiale del Libro e del diritto d’Autore”.

Tratto da: Radio Maria FB

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[...] Chi ama il libro, prende in mano, col sentimento di una tranquilla familiarità, quell’oggetto che così si chiama, stampato su carta e rilegato in tela o cuoio o pergamena. Lo sente come una creatura, che si tiene in onore e si cura, e della cui concretezza materiale si è lieti. Non è per lui solo il mezzo a uno scopo, sia pure il più spirituale, bensì qualcosa di pienamente compiuto in se stesso, saturo di significati molteplici e capace di dare con ricchezza. [...]

Romano Guardini – Elogio del libro

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[...] Leggere è una ricchezza per la persona e per la comunità. E’ una porta che ci apre alla conoscenza, alla bellezza, a una maggiore consapevolezza delle nostre radici, ai sentimenti degli altri che spesso ci fanno scoprire anche i nostri sentimenti nascosti [...]. Non è vero che la lettura sia stata e sia un’abitudine di personalità introverse. E’ vero il contrario: è una chiave per diventare cittadini del mondo, per conoscere esperienze lontane, per comprendere le contraddizioni e le storture, ma anche per comprendere le grandi potenzialità del mondo che ci circonda, dell’umanità che ci circonda. E’ un modo per far nascere speranze, per coltivarle, per condividerle. [...]

del Presidente Mattarella – Quirinale

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Ipocrisia

Posté par atempodiblog le 24 avril 2015

Ipocrisia dans Citazioni, frasi e pensieri 2hd60av

Che bontà quella di certe persone!… — Sono disposte a «scusare» ciò che invece è solo degno di lode.

Quale errata concezione dell’obiettività! Mettono a fuoco le persone o le attività con le lenti deformate dei loro personali difetti e, con acida insolenza, criticano o si permettono di vendere consigli.

— Proposito concreto: nel correggere o nel consigliare, parlare alla presenza di Dio, applicando le stesse parole alla nostra condotta.

Non ricorrere mai al metodo — sempre deplorevole — di organizzare aggressioni calunniose contro qualcuno… E meno ancora con pretesti di moralizzazione, che mai giustificano un’azione immorale.

Finché interpreti con malafede le intenzioni altrui, non hai diritto di esigere comprensione per te stesso!

di San Josemaría Escrivá de Balaguer
Tratto da: Solco, “Ipocrisia”

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