Pregare in Dio
Posté par atempodiblog le 22 avril 2015
Pregheremo tanto meglio quanto più nel profondo della nostra anima è presente l’orientamento verso Dio. Quanto più esso diventa la base portante di tutta la nostra esistenza, tanto più saremo uomini di pace. Tanto più saremo in grado di sopportare il dolore, di capire gli altri e di aprirci a loro. Questo orientamento che segna totalmente la nostra coscienza, la silenziosa presenza di Dio sul fondo del nostro pensare, meditare ed essere, noi lo chiamiamo «preghiera continua». Ed è anche questo, in fondo, che intendiamo quando parliamo di «amore di Dio»; allo stesso tempo è la condizione più intima e la forza trainante dell’ amore del prossimo.
Questa autentica preghiera, il silente, interiore stare con Dio ha bisogno di nutrimento, ed è a questo che serve la preghiera concreta con parole, immaginazioni o pensieri. Quanto più Dio è presente in noi, tanto più potremo davvero stare presso di Lui nelle preghiere orali. Ma vale anche il contrario: la preghiera attiva realizza e approfondisce il nostro stare con Dio. Questa preghiera può e deve sgorgare soprattutto dal nostro cuore, dalle nostre pene, speranze, gioie, sofferenze, dalla vergogna per il peccato come dalla gratitudine per il bene ed essere così preghiera del tutto personale.
Benedetto XVI – Gesù di Nazareth, Ed. Rizzoli
“Pregare Dio è un atteggiamento in fondo ateo, perché è un Dio che sta fuori di te, straniero a te. Pregare in Dio è, al contrario, l’atteggiamento cristiano che da sempre ci ha insegnato la liturgia: pregare “nello Spirito, per il Figlio, il Padre”. Chi ripensa trinitariamente la preghiera scoprirà ricchezze meravigliose. Il cristiano prega in Dio”.
“Preghiera è al tempo stesso il dialogo di Dio con Dio nel cuore dell’uomo e l’ingresso dell’orante nella Trinità divina: il cristiano non prega un Dio, ma prega in Dio”.
dell’Arcivescovo di Chieti-Vasto, Bruno Forte
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