Santa Heilige Lidwina van Schiedam: Mistica e Passione
di Elio Guerriero – Avvenire
«La mistica è una missione particolare, un servizio alla Chiesa che viene adempiuto correttamente nell’incessante distacco da sé, nell’autodimenticarsi e nella servile disponibilità alla parola di Dio».
di Adrienne von Speyr
Lidvina o Liduina nacque a Schiedam, a sud di Rotterdam in Olanda, verso il 1380. Bella ragazza, richiesta in sposa già a 12 anni, rifiuta le nozze chiedendo a Dio di amare lui solo. A 15 anni si rompe una costola, che le provoca una lesione interna, dalla quale non guarirà più. È costretta a letto, afflitta da una serie impressionante di mali. Per di più si nutre solo di poche briciole di pane spezzato nel latte e di un spicchio di mela. Passa le giornate distesa su un pagliericcio poggiato su una tavola di legno, totalmente immersa negli esercizi spirituali. Morta la mamma, è assistita da una vicina alla quale racconta le sue visioni, le sue visite in spirito agli infermi, i suoi viaggi in paradiso e all’inferno, i suoi pellegrinaggi ai santuari del tempo.
Di lei si interessano i medici, perché Lidvina smentisce ogni loro prognosi; gli ecclesiastici, per lo più aderenti alla Devotio moderna, sospettosi verso i fenomeni mistici; e soprattutto i semplici fedeli. Questi accorrono per assistere ai numerosi prodigi, per vedere quel corpo martoriato nel quale si manifesta la potenza di Dio. Ella viene ormai considerata una santa viva che guarisce dalle malattie, opera miracoli, consiglia e profetizza. Insieme alle persone semplici, accorrono ora anche i potenti e i dotti. Tutti vogliono confidarsi con lei, che vorrebbe solo dedicarsi alle sue pratiche religiose. La più famosa fra le mistiche della Passione muore il 14 aprile 1433.
Sta pattinando con giovani e ragazze sulle distese ghiacciate presso il villaggio di Schiedam, e a un tratto cade, come avviene spesso a tutti. Ma poi non si rialza. C’è una costola fratturata, forse con lesioni interne. Portata a casa, la mettono subito a letto. Lei ha quindici anni: e in quel letto rimarrà per altri 38. Per sempre, fino alla morte. Prima della disgrazia aveva rifiutato un matrimonio combinato dai parenti (secondo l’uso del tempo) quando lei era sui dodici anni. Dopo l’incidente sopraggiungono altre malattie, in una disgraziata successione che trova impotenti i medici. Non guarisce, non muore, i dolori incrudeliscono, Liduina è a un passo dalla disperazione.
Le viene in aiuto un prete, Giovanni de Pot, con discorsi sereni sulla sofferenza innocente di Gesù Cristo; ingiusta, ma salvatrice. Allo stesso modo, le dice, la frattura e gli altri suoi mali non sono una sciagura priva di senso. Al contrario, sono un’impresa che le affida il Signore: ora lei, dal suo letto, può collaborare alla Redenzione; ogni dolore suo porta salvezza ad altri. E Liduina dice di sì: se il patire ha quel senso e quella funzione, lei lo accetta. Solo, chiede qualcosa, un segno dall’alto – come hanno fatto certi personaggi dell’Antico Testamento – che confermi la volontà divina. E lo ottiene, scrivono i suoi biografi, citando le testimonianze: sopra il suo capo appare splendente l’Ostia eucaristica. E la vedono anche parenti e vicini, i quali poi rifiutano di ascoltare il parroco, accorso anche lui, che parla di “frode del demonio”. Anzi, ricorrono al vescovo, che manda a Schiedam un altro sacerdote.
Dopo il fatto, è naturale che a casa sua venga gente anche da paesi vicini: le voci di miracolo attirano. Ma, col tempo, altri arrivano da Rotterdam, da vari luoghi della Contea d’Olanda, soggetta all’epoca ai Wittelsbach di Baviera. E poi dalle Fiandre, dalla Germania, perfino dall’Inghilterra. Non vengono più per il miracolo di quel giorno. Vengono per lei, perché lei è ora il miracolo. E la sua casa è il luogo della speranza. La sua voce guida la preghiera e orienta la vita di chi l’avvicina: malati e sani, buoni cristiani e furfanti, ricchi e poveri; qualcuno si traveste o si maschera per non farsi riconoscere dagli altri, ma davanti a lei si mostra com’è. Liduina accoglie tutti: ascolta, parla, soffre, consiglia, e quelli lasciano casa sua come uscendo da una festa: la malata incurabile libera i robusti dai loro mali segreti.
La sua opera si conclude nella Settimana santa del 1433, quando le viene preannunciata in modo soprannaturale l’imminente morte, che arriva il martedì dopo la Pasqua. Leggera è la sua bara, perché Liduina passava giorni e giorni senza cibo, e si è ridotta a un’ombra e una voce. Nel 1890 papa Leone XIII autorizzerà il culto in suo onore.