114° anniversario della nascita del beato Pier Giorgio Frassati

Posté par atempodiblog le 6 avril 2015

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Figlio di Alfredo Frassati (ambasciatore d’Italia a Berlino e comproprietario e direttore de “La Stampa”) e Adelaide Ametis (tra di loro cugini), visse nel tipico ambiente alto borghese della Torino avanguardista di inizio secolo (1900). In particolare, fu educato, insieme alla sorella Luciana Frassati, con rigidità e rigore e sulla base di principi e doveri quasi militareschi. Nonostante la rigidità educativa, Pier Giorgio Frassati non ebbe, da giovanissimo, grosse soddisfazioni nello studio e fu bocciato più di una volta. Si iscrisse poi alla facoltà di ingegneria meccanica ma, purtroppo, non fece a tempo a laurearsi.

Fu un ragazzo moderno come tanti, gli piaceva lo sport, ridere con gli amici, aveva l’automobile e molti interessi; ma sopratutto, coltivò sempre, con indescrivibile passione e dedizioneuno, un grande spirito di Fede e Carità. Sin da giovanissimo fu un “Laico Cristiano” che si occupò degli altri, quelli più disagiati e bisognosi. Per es. si iscrisse alla facoltà di ingegnegnereia scegliendo la specializzazione in mineraria perché il suo desiderio era quello di poter aiutare a migliorare le condizioni degli operai minatori del tempo, che, per le loro condizioni lavorative quasi disumane, considerava i più disgraziati del mondo. Oppure, negli anni della prima guerra mondiale, sostenne, sia economicamente, che con progetti personali, molti di coloro che, a causa della guerra, soffrirono. O ancora, andando tra i poveri, nelle loro case, per alleviare le sofferenze dei meno fortunati, anche a costo di rimanere “senza i soldi per il tram”.

Fu questa dedizione ad una vita spesa per gli altri, alimentata dalla Fede, che lo indusse ai primi scontri con il padre, che invece, avrebbe voluto per il figlio una via consona al suo ceto sociale aristocratico; in particolare, desiderava che divenisse, come lo era lui, il direttore de “La Stampa” di Torino.

Aderì a molte associazioni cattoliche e ne fondò addirittura una, il 18 maggio 1924: “La Compagnia o Società dei Ttipi Loschi” il cui statuto era basato su vincoli di Amicizia, Fede, Solidarietà e Carità.

Fu profondamente antifascista* e condannò duramente l’omicidio ci Don Minzoni e Giacomo Matteotti; il 13 settembre 1924 riuscì a sventare una “escursione” squadrista ai danni del padre che era considerato un “nemico” del fascio (infatti, appena Mussolini andò al potere, si dimise da Ambasciatore e tornò alla direzione de “La Stampa”).

Fu probabilmente a causa delle sue visite ai poveri che contrasse una poliomielite arteriovenosa fulminante e, nel giro di una settimana, il 4 luglio 1925, alle ore 7, morì. Nessuno si accorse della gravità del suo stato di salute nei giorni antecedenti, se non il giorno prima, il 3 luglio, giorno in cui morì la nonna materna Linda Ametis e lui non fu in grado di alzarsi dal letto per partecipare ai funerali.

Il 20 maggio 1990 fu consacrato Beato da Papa Giovanni Paolo II Nel 1990 fu sepolto, dalla tomba di famiglia a Pollone, nel Biellese, ad una Cappella del Duomo di Torino (Cattedrale di S. Giovanni Battista di Torino).

Tratto da: Successe Oggi

*Il suo antifascismo è assoluto e immediato: la marcia su Roma (che lui definisce “il marcio su Roma”) viene da lui descritta come “una tragica ora per il Paese, caduto in mano ad una banda di farabutti”.

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Lettera scritta dal beato P. G. Frassati a Guardia Riva, in occasione della visita a Torino di Benito Mussolini il 24 ottobre 1923. Pier Giorgio si affrettò a togliere dal balcone del proprio circolo la bandiera esposta per onorare il duce:

“Sono veramente indignato perché hai esposto la bandiera – che tante volte, benché indegno, ho portato nei cortei religiosi – dal balcone per rendere omaggio a colui, che disfà le Opere pie, che non mette freno ai fascisti e lascia uccidere i Ministri di Dio come Don Minzoni, ecc. E lascia che si facciano altre porcherie e cerca di coprire questi misfatti col mettere il Crocifisso nelle Scuole, ecc.

Io mi sono preso tutta la responsabilità e ho tolta questa bandiera purtroppo tardi e da ora ti comunico le mie dimissioni irrevocabili. Continuerò con l’aiuto di Dio anche fuori del Circolo, benché ciò mi rechi molto dispiacere a fare quel poco che potrò per la causa cristiana e per la pace di Cristo.

Desidero che questa mia lettera scritta con fretta ma dettata dal profondo dell’animo sia letta alla prossima assemblea”.

Torino, 26 ottobre 1923

Tratto da: Un uomo, un giornale: Alfredo Frassati (volume III parte II, pag. 72-73); di Luciana Frassati, Edizioni di Storia e Letteratura.

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