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Giornata antitratta. Le religiose: lotta forte per la dignità

Posté par atempodiblog le 5 février 2015

Giornata antitratta. Le religiose: lotta forte per la dignità
Sarà l’8 febbraio, in occasione della ricorrenza di Santa Bakhita, che si celebrerà la prima giornata internazionale di preghiera e riflessione contro la tratta delle persone, fortemente voluta da Papa Francesco, e promossa dalle Unioni internazionali femminili e maschili dei superiori e superiore generali. La presentazione stamattina in Sala Stampa vaticana, alla presenza dei cardinali presidenti dei dicasteri coinvolti: Braz de Aviz, prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, il cardinale Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, e il cardinale Peter Turkson, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace. Con loro le vere protagoniste della lotta alla tratta, le suore missionarie di “Thalita Kum”, la rete internazionale della vita consacrata contro la tratta delle persone.
di Francesca Sabatinelli – Radio Vaticana

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Si accenderà una luce contro la tratta l’8 febbraio, giornata in cui si ricorda la santa sudanese Bakhita, passata dalla schiavitù alla libertà di poter scegliere poi la vita consacrata, una figura che fa riflettere su questa piaga che oggigiorno rende schiave nel mondo milioni di persone, donne, bambini e uomini. La tratta di esseri umani – hanno ripetuto le suore in Sala Stampa, coloro che più di ogni altro sono impegnate al fianco di chi la subisce – “ferisce la dignità di tutte le persone, sfigura il volto umano delle vittime e lacera vite e storie di vita individuale e familiare”. L’8 febbraio sarà una giornata anche per spezzare la paura, l’ignoranza, la negazione e l’indifferenza, silenziose complici di quell’orribile fenomeno che è la tratta. Suor Valeria Gandini, missionaria comboniana, da diversi anni vive a Palermo. Conosce da vicino il dramma dell’immigrazione e delle diverse forme di tratta. Sua, una delle toccanti testimonianze in sala stampa:

Prostitute bambine
“Ultimamente, le ragazze sulla strada sono aumentate e sono sempre più giovani. Spesso si tratta di ragazze arrivate con i barconi. Succede anche che nei centri di accoglienza alcuni gruppi lavorano sulle ragazzine più giovani per avviarle sulla strada. Le incontriamo in città e ci raccontano di provenire da centri di accoglienza di varie parti della Sicilia. Cosa ci dicono, queste donne-bambine? Nude sulle nostre strade, a tutte le ore? Cosa ci dicono? Che nome dare ai “clienti” che sono i nostri nonni, mariti, fidanzati, figli, fratelli?”

I clienti, quindi spiega suor Gandini, hanno una grande responsabilità, perché sono i primi sfruttatori delle ragazze, “sono coloro che pagano il sesso, ma i soldi passano alla organizzazione criminale che sta dietro”:

Mercanti di schiave “intoccabili”
“Noi che andiamo sulla strada, li vediamo. Ci sono dentro tutti, no? C’è una mancanza di responsabilità! Giocano, si sfogano e poi tornano. Però, io lo dico sempre: un uomo che ha bisogno di comprare sesso, non è un vero uomo. Io dico che anche loro sono schiavi: sono schiavi del sesso e non si accorgono che diventano i primi sfruttatori delle ragazze. Ecco: mi fanno paura, i clienti. E poi i mercanti, questi sfruttatori che sono ancora liberi battitori! Loro sono le persone che sono in regola e non vengono arrestati. Noi li conosciamo e la polizia li conosce, però aspetta che la ragazza, la vittima, sporga denuncia. Ma loro hanno problemi grossi e non possono denunciare, perché hanno paura per la loro famiglia, del ricatto fatto nei riguardi della loro famiglia”.

Poi, ripete le cifre fornite dall’Oim, l’Organizzazione internazionale delle migrazioni, che denuncia un aumento del 335% del numero delle donne nigeriane arrivate: 1.454 contro le 433 del 2013. Nel mondo sono oltre venti milioni le vittime di tratta, ogni anno circa 2,5 milioni di persone cadono preda del traffico e della riduzione in schiavitù, il 70% dei quali donne e bambini:

Lottiamo per la dignità
“We are here because we want to encourage all people of good will…”
Siamo qui per incoraggiare tutte le persone di buona volontà a unire le forze per fermare questo terribile fenomeno globale, ha detto suor Carmen Sammut, presidente dell’Unione Internazionale delle Superiore Generali. Ogni anno migliaia di bambini, donne e uomini sono venduti come schiavi, per il  lavoro forzato, la prostituzione, il traffico di organi. Lottiamo con tutte le forze, chiede suor Sammut, in nome dei diritti e della dignità di ogni persona. Accendiamo il mondo contro la tratta di esseri umani, diamo la voce ai milioni di fratelli e sorelle che sono senza voce.

Leggi più efficaci
L’appello è quindi a combattere per garantire istruzione a tutti, per sconfiggere la povertà, perché proteggere le vittime non è sufficiente senza il coraggio e la determinazione per persuadere gli Stati a varare leggi efficaci al contrasto del traffico e per fermare le organizzazioni criminali. In preparazione all’8 febbraio, quindi in tanti Paesi si prepareranno veglie di preghiera, come quella che a Roma si svolgerà il 6, nella Basilica dei Santi Apostoli. Inoltre, chiunque attraverso il sito www.slavesnomore.it potrà prendere parte attiva all’iniziativa accendendo una luce e inviando storie di speranza.

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La storia di Elisabetta Canori Mora

Posté par atempodiblog le 4 février 2015

La storia di Elisabetta Canori Mora
Chiese di Roma / San Carlino. Elisabetta, la santa paziente delle donne tradite (Febbraio 2011)
di Alessandra Buzzetti – Il Sussidiario.net

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Memoria liturgica: 5 febbraio

Ha dispensato la sua ultima grazia in Ucraina: a una madre disperata, che ha invocato quella beata tanto strana, e insieme così vicina. E potrebbe essere proprio questo il miracolo che farà diventare santa Elisabetta Canori Mora. Sicuramente alla beata, che ha vissuto l’infedeltà coniugale come occasione per santificare se stessa e convertire il marito fedifrago, non dovrebbe, di questi tempi, mancare il lavoro. E pregare sulla tomba della beata Elisabetta, è un’occasione unica per ammirare uno dei gioielli architettonici del Barocco romano.

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Chiesa di San Carlino alle Quattro Fontane (Roma)

Sulla soglia della Chiesa del San Carlino alle Quattro Fontane – a due passi dal Quirinale – ci accoglie padre Javier Carnerero, della Comunità dei Trinitari spagnoli, ancora custodi della Chiesa progettata per loro, nel 1643, dal geniale Francesco Borromini. Oggi padre Javier custodisce anche la memoria di Elisabetta, come postulatore della sua causa di canonizzazione.

La tomba è in una cappella accanto all’altare, ornata di fiori freschi, dato che la sua festa è passata da poco. «Quando il 4 febbraio del 1825 Elisabetta è morta, già santa per il popolo romano che a lei si rivolgeva già da tempo – racconta padre Javier – è stata sepolta nella cripta della Chiesa. Abitava a meno di un isolato di distanza, era una terziaria trinitaria e frequentava moltissimo la nostra chiesa. Una volta dichiarata venerabile è stata portata quassù. Con lei anche l’immagine miracolosa di Gesù Nazareno del Riscatto, il capofamiglia, di fatto, dei Mora».

La storia di Elisabetta comincia in una nobile e numerosa famiglia romana, caduta in disgrazia alla fine del 1700: dopo una breve “educandato” nel Monastero di santa Rita da Cascia, in compagnia della sorellina Benedetta, Elisabetta – divenuta nel frattempo una bella e vivace ragazza – viene data in sposa a un ottimo partito: Cristoforo Mora, promettente avvocato e figlio di uno dei medici più in vista della città. Dopo i primi anni il matrimonio – all’apparenza perfetto – comincia a scricchiolare: Cristoforo da amante geloso fino all’ossessione – tanto da non far più uscire di casa la moglie e da impedirle qualsiasi lavoro manuale per non sciupare la sua bellezza – si trasforma in marito infedele. Perde la testa per una donna di rango inferiore – che non lascerà fino alla morte della moglie – dilapida il patrimonio di famiglia, incurante anche del destino delle due figlie, Marianna e Lucina: per Elisabetta è l’inizio di una vita travagliata, segnata da incomprensioni, umiliazioni, miseria, eppure mai dalla disperazione. La ragione è semplice: la fedeltà alla vocazione che Dio le aveva dato significava amare suo marito. L’autobiografia scritta da Elisabetta – su ordine del suo padre spirituale, che si era reso conto di avere a che fare con una donna dai talenti straordinari – è il racconto di un dialogo serrato con Dio, cui Elisabetta si abbandona totalmente.

Lui le risponde sempre, tirandola fuori dai peggior guai: quando il marito arriva quasi sul punto di ammazzarla, quando è costretta a vendere tutti i gioielli, abito da sposa compreso, per pagare i creditori; quando deve far fronte alle calunnie delle cognate, che la trattano come una serva, riservandole sempre i lavori più umili e tentando di rinchiuderla nel Convento romano, destinato alle prostitute impenitenti; quando anche alcuni confessori le suggeriscono di separarsi dal marito, ma lei capisce che il suo compito è dare la sua vita per la salvezza di Cristoforo e per quella delle figlie.

«Elisabetta non è una donna che subisce passivamente – racconta padre Javier – il giudizio sul comportamento del marito è chiaro e glielo dice; eppure lo perdona, lo aspetta ogni notte – pur sapendo che rincaserà solo all’alba – arriva addirittura a pregare anche per l’amante di Cristoforo». Cristoforo, dal canto suo, una cosa buona la fa: lascia totalmente libera la moglie di educare le figlie come vuole, mettendosi contro anche le accanite sorelle zitelle.

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L’immagine del Gesù del Riscatto

A Elisabetta non mancano i segni, che il calvario intrapreso sia, realmente, la strada della sua santità: in una delle sue numerose visioni, in un periodo di particolari ristrettezze economiche, Gesù le annuncia che sarebbe diventato presto il suo capofamiglia. Detto, fatto: il giorno dopo un sacerdote sconosciuto suona alla porta, consegnandole un’immagine di Gesù, che, da lì a poco, diventerà famosa in tutta Roma, per i tanti miracoli concessi. Tra i beneficiari si contano addirittura due Papi. Ma in vita Elisabetta non vedrà accadere il miracolo più atteso: la conversione di suo marito. Cristoforo si rinnamorerà di lei, solo dopo la sua morte, decidendo di cambiare in modo radicale la sua vita: diventa frate conventuale e anche sacerdote.

Non è mai troppo tardi per lasciarsi amare. E le tante donne tradite o madri in difficoltà, che vengono a pregare sulla tomba di Elisabetta sanno bene che Dio può far santo anche il più incallito peccatore. Con buona pace dei sepolcri imbiancati.

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Papa Francesco: ascoltare Vangelo non telenovele, Gesù è speranza

Posté par atempodiblog le 3 février 2015

Papa Francesco: ascoltare Vangelo non telenovele, Gesù è speranza
La contemplazione quotidiana del Vangelo ci aiuta ad avere la vera speranza. E’ quanto sottolineato da Papa Francesco nella Messa mattutina a Casa Santa Marta. Il Pontefice ha nuovamente esortato i fedeli a prendere il Vangelo ogni giorno, anche solo 10 minuti, per dialogare con il Signore, piuttosto che perdere tempo guardando una telenovela o ascoltando le chiacchiere del vicino.

di Alessandro Gisotti – Radio Vaticana

Papa Francesco: ascoltare Vangelo non telenovele, Gesù è speranza dans Fede, morale e teologia 2rrxf6x

Qual è il nocciolo della speranza? Tenere “fisso lo sguardo su Gesù”. Francesco ha svolto la sua omelia muovendo dal passo della Lettera agli Ebrei che si sofferma proprio sulla speranza. Il Papa ha sottolineato che senza ascoltare il Signore possiamo forse “avere ottimismo, essere positivi”, ma la speranza “si impara guardando Gesù”. Di qui, ha incentrato la sua riflessione sulla “preghiera di contemplazione”. Francesco ha osservato che “è buono pregare il Rosario tutti i giorni”, parlare “col Signore, quando ho una difficoltà, o con la Madonna o con i Santi..”. Ma, ha soggiunto, è importante fare la “preghiera di contemplazione” e questa si può fare solo “col Vangelo in mano”:

La preghiera di contemplazione
“Come faccio la contemplazione col Vangelo di oggi? Vedo che Gesù era in mezzo alla folla, attorno a lui era molta folla. Cinque volte dice questo brano la parola ‘folla’. Ma Gesù non si riposava? Io posso pensare: ‘Sempre con la folla…’. Ma la maggior parte della vita di Gesù è passata sulla strada, con la folla. Ma non riposava? Sì, una volta, dice il Vangelo, che dormiva sulla barca ma è venuta la tempesta e i discepoli lo hanno svegliato. Gesù era continuamente tra la gente. E si guarda Gesù così, contemplo Gesù così, mi immagino Gesù così. E dico a Gesù quello che mi viene in mente di dirgli”.

Gesù, ha detto ancora volgendo lo sguardo al Vangelo odierno, si accorge di una donna malata che in mezzo alla folla lo ha toccato. Gesù, ha detto il Papa, “non solo capisce la folla, sente la folla”, “sente il battere del cuore di ognuno di noi, di ognuno. Ha cura di tutti e di ciascuno, sempre!” Lo stesso, ha soggiunto, quando il capo della sinagoga va “a raccontargli della figliuola ammalata gravemente: e Lui lascia tutto e si occupa di questo”. Francesco ha continuato a immaginare quanto succede in quei momenti: Gesù arriva nella casa, le donne piangono perché la bambina è morta, ma il Signore dice loro di stare tranquille e la gente lo deride. Qui, ha detto il Papa, si vede “la pazienza di Gesù”. E poi dopo la resurrezione della bambina, Gesù invece di dire “Forza Iddio!”, dice loro: “Per favore datele da mangiare”. “Gesù – ha annotato il Pontefice – ha sempre i piccoli dettagli davanti a Lui”. “Quello che io ho fatto, con questo Vangelo – è stata la riflessione del Papa - è proprio la preghiera di contemplazione: prendere il Vangelo, leggere e immaginarmi nella scena, immaginarmi cosa succede e parlare con Gesù, come mi viene dal cuore”:

Tenere fisso lo sguardo su Gesù
“E con questo noi facciamo crescere la speranza, perché abbiamo fisso, teniamo fisso lo sguardo su Gesù. Fate questa preghiera di contemplazione. ‘Ma ho tanto da fare!’. ‘Ma a casa tua, 15 minuti, prendi il Vangelo, un brano piccolo, immagina cosa è successo e parla con Gesù di quello. Così il tuo sguardo sarà fisso su Gesù e non tanto sulla telenovela, per esempio. Il tuo udito sarà fisso sulle parole di Gesù e non tanto sulle chiacchiere del vicino, della vicina…”.

“E così – ha ribadito – la preghiera di contemplazione ci aiuta nella speranza. Vivere della sostanza del Vangelo. Pregare sempre!”. Francesco ha invitato a “pregare le preghiere, pregare il Rosario, parlare col Signore, ma anche fare questa preghiera di contemplazione per tenere il nostro sguardo fisso su Gesù”. Da questa preghiera, ha ripreso, “viene la speranza”. E così “la nostra vita cristiana si muove in quella cornice, fra memoria e speranza”:

Memoria e speranza
“Memoria di tutto il cammino passato, memoria di tante grazie ricevute dal Signore. E speranza, guardando il Signore, che è l’unico che può darmi la speranza. E per guardare il Signore, per conoscere il Signore, prendiamo il Vangelo e facciamo questa preghiera di contemplazione. Oggi, per esempio, cercate 10 minuti – 15, non di più – leggete il Vangelo, immaginate e dite qualcosa a Gesù. E niente di più. E così la vostra conoscenza di Gesù sarà più grande e la vostra speranza crescerà. Non dimenticate, tenendo fisso lo sguardo su Gesù. E per questo la preghiera di contemplazione”.

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Il presidente Mattarella: “pregate per me affinché io sia uno strumento per il bene del Paese”

Posté par atempodiblog le 2 février 2015

Il presidente Mattarella: “pregate per me affinché io sia uno strumento per il bene del Paese” dans Articoli di Giornali e News flabg2

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella dopo la messa a Santi Apostoli si è intrattenuto con alcune suore che partecipavano alla funzione. Il nuovo capo dello Stato ha anche posato per una foto con loro fuori dalla chiesa.

“Pregate per me affinché io sia uno strumento per il bene del Paese”, ha detto il nuovo capo dello Stato alle religiose che si sono complimentate con lui per l’incarico.

“Per noi è stata una grande sorpresa vederlo entrare in chiesa. Si è dimostrata una persona gentilissima ed educata. Abbiamo promesso che pregheremo per lui”, ha sottolineato suor Maria, una religiosa polacca che si è intrattenuta per una brevissima chiacchierata con Mattarella. “Non sapevamo chi fosse poi abbiamo visto tutta questa gente. Siamo molto emozionate e contente per lui”, aggiunge suor Maria Tecla, religiosa di origini camerunensi. “E’ la prima volta che lo vedo qui in chiesa a Santi Apostoli. Con noi è stato molto gentile ed educato. E’ stato davvero emozionante poter parlare con lui come con una persona di famiglia”, conclude la signora Giuseppina riassumendo il breve incontro con Mattarella.

Tratto da: nuovoSUD

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Novena alla Madonna di Lourdes (da recitarsi dal 2 al 10 febbraio)

Posté par atempodiblog le 1 février 2015

Novena alla Madonna di Lourdes (da recitarsi dal 2 al 10 febbraio) dans Lourdes Maria-della-Piccola-Lourdes

O Vergine Immacolata, Madre di Misericordia, salute degli infermi, rifugio dei peccatori, consolatrice degli afflitti, tu conosci i miei bisogni e le mie sofferenze; degnati di volgere su di me uno sguardo propizio a mio sollievo e conforto. Con l’apparire nella grotta di Lourdes hai voluto che essa divenisse un luogo privilegiato, da dove diffondere le tue grazie, e già molti infelici vi hanno trovato il rimedio alle loro infermità spirituali e corporali. Anch’io vengo pieno di fiducia a implorare i tuoi materni favori; esaudisci, o tenera Madre, la mia umile preghiera e, colmato dei tuoi benefici, mi sforzerò di imitare le tue virtù, per partecipare un giorno alla tua gloria in Paradiso. Amen.

3 Ave Maria.

Nostra Signora di Lourdes, prega per noi.

Sia benedetta la santa e immacolata Concezione della beatissima Vergine Maria, Madre di Dio.

Tratto da: Lourdes-France.net

Divisore dans San Francesco di Sales

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Cantico di Simeone (di T. S. Eliot)

Posté par atempodiblog le 1 février 2015

Cantico di Simeone
di Thomas Stearns Eliot

Cantico di Simeone (di T. S. Eliot) dans Citazioni, frasi e pensieri 14vgpqh

Signore, i giacinti romani fioriscono nei vasi
E il sole d’inverno s’insinua sui colli di neve;
La stagione ostinata si sofferma.
La mia vita è leggera, in attesa il vento di morte,
Come una piuma sul dorso della mano.
La polvere nel sole e la memoria negli angoli
Attendono il vento che gela verso la terra morta.

Concedi a noi la pace.
Per molti anni camminai in questa città,
Mantenni fede e il digiuno, provvedetti ai poveri,
Ho dato e avuto onori ed agiatezza.
Chi giunse alla mia porta fu respinto.
Chi si ricorderà della mia casa, dove vivranno i figli dei miei figli,
Quando verrà il tempo del dolore?
Prenderanno il sentiero della capra, la tana della volpe,
Fuggendo i volti stranieri e le spade straniere.

Prima che venga il tempo delle corde, delle sferze e dei lamenti
Concedi a noi la pace.
Prima delle stazioni della montagna di desolazione,
Prima dell’ora certa del dolore materno,
Ora in questa stagione di nascita e morte,
Possa il Figliolo, il Verbo non pronunciante e impronunciato ancora,
Accordare la consolazione d’Israele
A un uomo di ottant’anni e che non ha un domani.

Secondo la tua parola.
Ti loderanno e soffriranno a ogni generazione
Con gloria e derisione,
Luce su luce, salendo la scala dei santi.
Non per me il martirio, l’estasi del pensiero e della preghiera,
Non per me la visione estrema.
Concedi a me la tua pace.
(E una spada trafiggerà il tuo cuore,
Anche il tuo).
Sono stanco della mia vita e della vita di quelli che verranno,
Muoio della mia morte e della morte di quelli che verranno.
Che  il tuo servo si parta
Dopo aver visto la tua salvezza.

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