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La leggenda di Maimuna

Posté par atempodiblog le 11 février 2015

La leggenda di Maimuna dans Cardinale Robert Sarah La-leggenda-di-Maimuna

C’era un uomo che voleva sapere chi sarebbe stato il suo vicino in cielo. Avere, infatti, un vicino cattivo sulla terra, anche se per 50 anni, è già difficile ma averlo per l’eternità è ancora più difficile. Allora gli viene risposto: “Il tuo vicino si chiama Maimuna”. E lui: “Ma chi è Maimuna?”. “Maimuna è una ragazza che vive in un villaggio”.

Allora, lui va in questo villaggio e chiede chi sia Maimuna. Gli viene risposto che Maimuna è una pazza, che custodisce le pecore vicino al cimitero. Allora, si reca al cimitero e trova Maimuna che prega. Mentre Maimuna pregava le pecore erano mescolate assieme ai lupi, ma i lupi non mangiavano le pecore e le pecore non avevano paura dei lupi.

E allora, al termine della preghiera, l’uomo chiede a Maimuma: “Come hai fatto a fare in modo che i lupi stiano assieme alle pecore senza pericolo?”. E lei rispose: “Ho migliorato i miei rapporti con Dio e Dio ha migliorato i rapporti fra i lupi e le pecore”.

del Cardinale Robert Sarah
prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti
Fonte: Radio Vaticana

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Il discepolo innamorato è colui che annuncia il Vangelo nel modo più credibile ed efficace

Posté par atempodiblog le 11 février 2015

“Per me la predicazione più efficace del sacerdote è sempre stata la sua vita. Un buon prete non ha nulla da dirmi: io lo guardo e ciò mi basta”.

François Mauriac

Il discepolo innamorato è colui che annuncia il Vangelo nel modo più credibile ed efficace dans Fede, morale e teologia Jean-Marie-Baptiste-Vianney-Curato-d-Ars

Gli omileti che hanno inciso più profondamente nella vita dei fedeli sono precisamente i testimoni di questa intima, cordiale unione con il mistero di Dio.

Si pensi – solo per fare qualche esempio – a Francesco d’Assisi. E’ stato detto che del “profumo del Vangelo” sono a tal punto ripieni i suoi scritti (come lo erano, per quanto possiamo saperne, le sue omelie), che se si togliesse il Vangelo non vi rimarrebbe più nulla. Oppure si pensi a san Carlo Borromeo, e alla celebre Omelia 45, nella quale il santo vescovo si rivolge direttamente al Crocifisso: “Perché hai voluto nascere in così bassa condizione, vivere sempre in essa e morire tra le ignominie? Perché hai sofferto tante fatiche, tante offese, tanti oltraggi, tanti dolori e tante piaghe, e alla fine una morte così crudele, versando il tuo sangue fino all’ultima goccia?…”. E san Carlo conclude la sua omelia proclamando “veramente felici coloro che hanno impresso nel cuore Cristo crocifisso, e non svanisce mai”.

Si pensi ancora al santo Curato d’Ars, che sul più bello interrompeva la sua omelia, per rivolgersi con intensità ineffabile al Tabernacolo, dicendo semplicemente: “Ma che importa tutto questo? Egli è là!…”.

Ma forse l’esempio più impressionante viene da una singolare omelia di san Luigi M. Grignion de Monfort. Salito sul pulpito all’ora stabilita, il predicatore estrae il suo crocifisso, e senza dire parola si ferma a contemplarlo lungamente, dando sfogo al pianto. Il popolo, a sua volta, non riesce a trattenere le lacrime, quando il predicatore scende e presenta a ciascuno il crocifisso per il bacio. “La predica era stata corta”, commenta il biografo, “ma non occorre meno di tutta la vita di un santo per prepararla”.

[...]

Stando al loro magistero, il “caso serio” dell’omelia si colloca più sul versante della testimonianza di vita (ecco l’impegno penitenziale, di conversione) che non su quello della metodologia e delle tecniche (senza ovviamente sottovalutare questo secondo versante).

Può servire anche per il predicatore ciò che l’allora don Joseph Ratzinger scriveva in Introduzione al cristianesimo a proposito del teologo. Il predicatore non può rischiare di apparire una specie di clown, che recita una parte “per mestiere”. Piuttosto – per usare un’immagine cara a Origene – egli deve essere come il discepolo innamorato, che ha poggiato il suo capo sul cuore del Maestro, e da lì ricava il suo modo di pensare, di parlare e di agire.

Alla fine di tutto, il discepolo innamorato è colui che annuncia il Vangelo nel modo più credibile ed efficace.

di Monsignor Enrico Dal Covolo
Magnifico Rettore della Pontificia Università Lateranense
Fonte: Zenit

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Quando l’anima ascolta

Posté par atempodiblog le 10 février 2015

Quando l’anima ascolta
tutto ciò che vive ha lingua,
il più dolce mormorio
porta un segno, un senso preciso: 
alberi e fogliame
conversano vivacemente fra loro, 
onde sui fiumi
parlano alto in tono di gioia, 
venti, prati e nubi,
vie per i piedi sacri di Dio,
sono i traduttori discreti
del Verbo, misterioso…
quando l’anima ascolta.

di Guido Gezelle

Quando l'anima ascolta dans Citazioni, frasi e pensieri 6yla4y

Non vediamo il bene che Iddio ci fa, perché Iddio non cessa mai di farci del bene. Niente, quanto un bene continuo, colpisce meno la coscienza. Non si è riconoscenti all’acqua di scorrere senza posa, né al sole di levarsi ogni mattino. Se Iddio non si occupasse di noi che di tanto in tanto, noi penseremmo di più alla Sua bontà. La riconoscenza è prima di tutto uno stupore.

di Gustave Thibon

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Sentirsi irrequieti, desiderare di essere altrove, partire e scoprire che “no, non è nemmeno qui”

Posté par atempodiblog le 10 février 2015

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Da tutta la vita mi prende certe mattine una irrequietezza, come la necessità assoluta di andare in un luogo diverso da quello in cui mi trovo. Si impadronisce di me l’idea che, se fossi in quella data città, o se vedessi il mare, sarei felice: e che quell’accidia, quella malinconia che ho sempre addosso se ne andrebbero, se fossi altrove.

Tante volte, fin da quando ero ragazza, ho ubbidito a questo istinto di partire, da sola, sospinta dall’idea che “laggiù” sarebbe stato diverso, oppure, addirittura, sarei stata diversa io. E sono partita per le Dolomiti, assaporando i chilometri sull’autostrada, e la pianura che da Verona si stringe nella valle del Brennero: e il verde denso dell’Adige mi pareva già promettere quell’altro mondo, in cui sarei stata felice. E il profilarsi delle prime vette, nella foschia dell’orizzonte, con più forza mi assicurava che lassù sarebbe stato diverso, e mi sarei sentita in pace.

Oppure andavo in una città grande come Londra, e nelle prime ore la maestosità severa del Tamigi, la vitalità intensa di Piccadilly Circus mi incantavano, tanto che mi dicevo: ecco, vedi, qui è diverso. Eppure ogni volta, dopo una breve contentezza, mi sono sentita smarrita: “No, non è qui”. E quante volte sono tornata e sono ripartita – il viaggio, in questi pellegrinaggi, era sempre la cosa più bella, carico di speranza com’era – per altre mete, in auto, gustando i paesaggi che cambiavano, nella illusione di stare andando finalmente dove mi sarei liberata della mia irrequietezza. E sempre no, invece, ogni volta, delusa, “no, nemmeno qui”.

Ormai mi rifiuto di dare retta a questa ingannevole sirena, che tuttavia mi tenta ancora. Se vado a prendere un figlio che arriva a Malpensa mi soffermo a leggere il tabellone delle partenze: Londra, Palermo, Istanbul… E di nuovo mi convinco che sì, forse, in un altrove lontano sarebbe diverso, e, finalmente, sarei un’altra io. L’ultima volta che ci sono cascata, sono tornata a Parigi. Ma, passata l’ebbrezza delle prime ore, mi sono accorta che fra i viali superbi e i palazzi sontuosi, no, non ero lieta neanche lì. E allora, rintanandomi anzitempo in una camera d’albergo, non ho potuto non domandarmi quale sia davvero l’altrove che domando.

Forse non è un luogo dello spazio, ma del tempo? La nostalgia di una prima infanzia, di cui non ho il ricordo? O che sia la memoria di una origine, di un “prima” da cui veniamo, di quel pensiero di Dio in cui, prima di venire al mondo, abitavamo? Ma, “instabilitas loci”, così san Tommaso, ho scoperto, chiamava la sindrome che ho addosso, e la considerava segno di un disordine interiore. E della stessa malattia, ho scoperto, parlano gli antichi, Seneca, e Orazio, tutti testimoniando l’illusione di questo continuo partire. Descrivono precisamente ciò che provo, ma non dicono come se ne guarisce. Forse allora, mi dico, questa irrequietezza me la devo tenere: come un compito, come una spina che non mi lascia tranquilla. Come un segreto da decrittare; o come una domanda, da avanzare, mendicante – la mano tesa e vuota.

di Marina Corradi – Tempi
Tratto da: Una casa sulla Roccia

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La prostituzione e le colpe dei clienti. Non servono ghetti ma educazione

Posté par atempodiblog le 10 février 2015

La prostituzione e le colpe dei clienti. Non servono ghetti ma educazione
I luoghi comuni sul «mestiere che è sempre esistito» si scontrano con un traffico mondiale di vite umane che vale 32 miliardi di dollari l’anno
di Dacia Maraini – Il Corriere della Sera

La prostituzione e le colpe dei clienti. Non servono ghetti ma educazione dans Articoli di Giornali e News 11kdsh0

Quanto sappiamo noi cittadini delle trasformazioni che ha subito e sta subendo il fenomeno della prostituzione nelle grandi metropoli? Ci disturba che le ragazze contrattino sotto casa? Beh, chiediamo agli amministratori di risolvere il problema. Come? Spostando il commercio di sesso da un’altra parte. Obblighiamo le prostitute a chiudersi in una specie di parco segregato, fuori dagli occhi pudichi dei benpensanti e la cosa è risolta.

Ma quanti sanno che ormai non si tratta più di donne adulte e libere che vendono autonomamente il proprio corpo, cosa lecita nel nostro Paese, ma sempre più di donne soggette a tratte internazionali, nuove schiave che vengono trattate peggio degli animali da macello? Dal 70 all’ 80% delle prostitute, secondo le stime dell’Onu, ormai sono straniere in Europa. E quasi la totalità di queste straniere sono private dei passaporti, rese clandestine e senza diritti, proprietà di commercianti di carne umana che le comprano come merce da sfruttare e pretendono di farsi ripagare il prezzo dell’acquisto e del trasporto, aumentato del trecento per cento, dall’attività sessuale forzata e dai ritmi feroci degli accoppiamenti di strada. Un commercio che rende ai trafficanti milioni e milioni di euro, diretto e condotto da varie mafie: quella italiana, in congiunzione con quella nigeriana, rumena, cinese, serba, ecc. Un traffico che gode della complicità, come dice suor Eugenia Bonetti, «di dipendenti e funzionari di ambasciate, uffici di immigrazione, aeroporti, agenzie di viaggio, proprietari di appartamenti, alberghi e tassisti».

Spostare questo commercio in una specie di quartiere a luci rosse, forse può soddisfare qualche cittadino che non vuole essere disturbato, ma non affronta il problema né aiuta a risolverlo. È facile dire che la prostituzione è sempre esistita, che «bisogna abituarsi a conviverci». La legge infatti non la considera illecita. Ma quanti dei 9 milioni di italiani che fanno sesso a pagamento, sanno di essere oggettivamente complici di un traffico di schiave, fatta spesso di minorenni, quasi sempre tenute in soggezione con ricatti in bilico fra la tortura e la minaccia di morte?

Ne sa qualcosa suor Eugenia Bonetti autrice di due libri sul tema: Schiave (edizioni San Paolo) e Spezzare le catene (Rizzoli). Ne sa qualcosa suor Rita Giarretta di Casa Rut di Caserta che raccoglie ragazze disperate, costrette ad abortire quando rimangono gravide, umiliate e minacciate, terrorizzate da proprietari che le tengono sottomesse con la pratica di stupri di gruppo, insulti, violenze e, intimidazioni, al punto da diventare complici dei loro aguzzini, spesso le peggiori nemiche di se stesse.

Tutto questo non esisterebbe se tanti uomini, quasi sempre bravi mariti e bravi padri di famiglia, non fossero spinti a pagare una donna per soddisfare il proprio bisogno di «avventura», di trasgressione erotica, o forse solo mossi dal bisogno di dominare l’altro: se compro un corpo, anche per pochi minuti, questo corpo mi appartiene, posso farne quello che voglio.

Ma chi è questo cliente che ha bisogno di mortificare un corpo trasformandolo in merce? Che ama pagare per non affrontare da pari a pari una persona dell’altro sesso? Che concepisce la soddisfazione sessuale come una rapina notturna? Eppure il cliente «rappresenta un fattore chiave nel determinare la domande che alimenta il fenomeno della tratta della donne e minori, un fenomeno che non può essere semplicisticamente ridotto alla prostituzione e che, più che una questione femminile, dovrebbe essere affrontato come un serio problema maschile».

I vari osservatori della prostituzione internazionale, dicono che sono sempre più donne le protagoniste dei flussi migratori mondiali. Sono le donne che rispondono in maggioranza alla domande di manodopera a basso costo, corrispondente come dicono gli americani ai Tre D: «dirty, dangerous, degrading», ovvero lavori sporchi, pericolosi, degradanti. Oltretutto il fenomeno della tratta, in tempi di crisi, è in aumento e riguarda in prevalenza le donne, e i minori .

La prostituzione non è un fenomeno nuovo, è chiaro, ma è nuovo questo «commercio globale che sfrutta l’estrema povertà e vulnerabilità di molte donne e minorenni immigrate, trasformandole in merci. Sono le schiave del ventunesimo secolo», scrivono Bonetti e Anna Pozzi, «ingannate, schiavizzate e gettate sui nostri marciapiedi o in locali notturni, le prostitute sono l’ennesimo esempio dell’ingiusta discriminazione imposta alle donne dalla nostra società del consumo, da cui nessuno è escluso».

«Avevo 14 anni quando sono stata venduta da uno zio a un trafficante che prometteva lavoro onesto. In Nigeria la vita era un incubo, la mia famiglia è poverissima, si mangiava solo una volta al giorno e a volte a giorni alterni. Io dovevo lavorare notte e giorno per aiutare la mamma, curare i fratellini, prendere l’acqua del pozzo e lavorare nei campi, andare al mercato facendo chilometri a piedi, ero sempre stanca anche perché non mi nutrivo abbastanza. Così, quando mio zio mi ha proposto il viaggio in Italia avrei fatto qualsiasi cosa perché questo sogno si avverasse. Non sapevo che mi aveva venduta e mai avrei potuto immaginare quello che mi avrebbero costretta a fare». Mercy, di Benin City.

Secondo l’Oil (Organizzazione internazionale del lavoro), sarebbero circa 12,3 milioni gli adulti e i bambini costretti al lavoro forzato e alla prostituzione coatta nel mondo. In Italia le vittime della tratta sarebbero, fra le 19.000 e le 26.000. Secondo i dati Caritas invece supererebbero le 30.000 persone.

Il Vienna Forum to fight Human Trafficking, promosso dalle Nazioni Unite, racconta di un traffico che frutterebbe 32 miliardi di dollari l’anno, «assieme a quello di armi e stupefacenti il traffico di esseri umani appare una delle fonti più lucrative in assoluto e coinvolge diversi paesi e aree del mondo. Il giro di affari delle agenzie di turismo sessuale che operano via internet è di 1 miliardo di euro, mentre gli introiti a scopo prostituzionale variano tra i 7,8 e il 13,5 miliardi di euro».

L’industria della prostituzione rappresenta una voce importante nel Pil di molti paesi europei. In Olanda corrisponde a circa il 5%, in Giappone è fra l’1 e il 3%, in paesi come la Thailandia, l’Indonesia, la Malaysia e le Filippine si calcola che rappresenti fra il 2 e il 14 % dell’insieme delle attività economiche. In Italia si quantifica approssimativamente che il giro di affari vada dai 150 ai 250 milioni di euro al mese.

«Quando Madame mi ha detto che dovevo rimborsare 50.000 euro di debito non mi rendevo neppure conto di quanti soldi fossero. Sono nata e cresciuta in un villaggio dell’Edo State in Nigeria. Ho frequentato la scuola fino alla terza elementare. Poi un parente ha convinto la mamma a farmi venire in Italia per un lavoro dignitoso. Fino al mio arrivo qui avevo maneggiato pochi naira per comprare il pane e l’olio di palma. Cinquanta mila euro, una follia, pensavo e invece li ho dovuti rimborsare tutti. Dopo un poco mi sono resa conto di cosa significasse. E che rendevo molto bene alla Madame. Ogni mese infatti le facevo guadagnare almeno cinquemila euro».

È chiaro che nessuno pensa di eliminare con rapide mosse la prostituzione, pratica mondiale legata alla povertà e alla violenza sessuale ed economica, ma pensare di risolvere le cose creando ghetti cittadini è a dir poco ingenuo. Intanto perché non informiamo i cittadini, e quei tantissimi uomini che si credono in diritto di «utilizzare» i corpi delle donne, di cosa c’è dietro questo semplice scambio di prestazioni contro soldi?

Certamente ci sono ancora delle italiane adulte che lucidamente decidono di vendere il proprio corpo (la maggior parte delle escort sa quello che fa). Ricordo le due coraggiose lucciole di Pordenone, Pia Covre e Carla Corso, che negli anni Settanta hanno teorizzato il diritto alla vendita consapevole del proprio corpo e hanno aiutato molte donne della strada a recuperare la stima di sé. Ma, in tempi di globalizzazione, di intensa immigrazione e di crisi economica, il mercato si sta trasformando soprattutto in commercio clandestino e illegale, fortemente legato alla criminalità organizzata. Un commercio che riguarda sempre più minorenni, bambine e bambini di paesi poveri, rapiti nelle campagne più disastrate e portati in bordelli per adulti europei che comprano, assieme al costo del viaggio, anche una notte con una ragazzina che potrebbe essere loro figlia se non loro nipote.

Senza ricorrere alle manette, che servono poco, sarebbe importante impostare una vasta campagna di informazione sugli ultimi dati del mercato, di cui quasi sempre i bravi frequentatori di prostitute dicono di non sapere niente. Sarebbe urgente anche nelle scuole educare alla cura dei sentimenti, criticando la pratica del consumo, che implica l’usa e getta non solo delle braccia e delle menti di chi lavora in nero, ma anche la mercificazione della parte più intima e sensibile del corpo umano, ovvero il sesso.

«Abbiamo bisogno di cambiare la cultura» – insiste Eugenia Bonetti che dal 2012 dirige la coraggiosa associazione internazionale Slaves no more – «dobbiamo fare di tutto per uscire dalla logica del mercato e promuovere la cultura del rispetto e della responsabilità». Parole che certo papa Francesco condivide. E con lui moltissimi laici responsabili: è necessario recuperare il sentimento di giustizia e di solidarietà, se non vogliamo precipitare nel funesto mondo della violenza e dell’abuso .

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I patimenti sono i fiori che Gesù ci dona

Posté par atempodiblog le 9 février 2015

I patimenti sono i fiori che Gesù ci dona dans Beata Anna Katharina Emmerick Don-Giustino

“Cara sorella morte sii benvenuta! Dopo di te viene il Signore. E sapete come la nostra celeste sorella, la Venerabile Anna Caterina Emmerich, vedeva in visione i patimenti? Come tanti fiori che Gesù le portava. E è vero! Sono fiori di paradiso che non tutti apprezzano, ma di cui gli angeli intrecciano ghirlande per le anime buone, per le anime sante. E non dite ho perduto tempo stando a letto! Il tempo non è mai perduto, ricordatevelo, quando si fa la volontà di Dio”.

Beato Giustino Maria della Santissima Trinità Russolillo

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Gioire delle grazie altrui

Posté par atempodiblog le 9 février 2015

Gioire delle grazie altrui dans Fede, morale e teologia 2jb9y8

Non lamentarti, dunque, perché al tuo occhio cieco, altri sembrano essere più beneficati di te. Chiediti se corrispondi alle grazie che Dio ti dona. Cerca di capire nella preghiera quello che Dio esige da te nella vita. A ogni passo che farai nell’obbedienza ai suoi disegni, davanti a te si aprirà un orizzonte sempre più vasto e ti renderai conto quanto lavoro il padrone della vigna ti ha preparato.

Non perdere tempo a considerare i talenti che Dio ha dato agli altri. Finiresti per essere accecato dall’invidia. Domanda invece la grazia di vedere quelli che ha dato a te e impegnati a farli fruttificare, perché è in questo modo che realizzi la vita.

Tratto da: Le vie del cuore. Vangelo per la vita quotidiana, di Padre Livio Fanzaga. Ed. PIEMME

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L’invidia, caro amico, non è che un aspetto della superbia. Invece di rallegrarci per ciò che hanno gli altri, ce ne dispiacciamo, perché pensiamo di essere sminuiti. E’ ben difficile trovare una persona che si rallegri perché un’altra è migliore di lei. Questo atteggiamento spinge a mettere in evidenza i difetti del prossimo, a diffamarlo, a calunniarlo e, a volte, anche a toglierlo di mezzo, se non fisicamente, almeno moralmente. Nella sua dinamica distruttiva l’invidia ci porta a eliminare tutte le persone che ci offuscano e ci impediscono di primeggiare. Allorché questo veleno diabolico si impadronisce del cuore sbarra il cammino della fede, che nella sua ispirazione profonda nasce dallo spirito di infanzia e sottomissione.

[…]

Perché essere invidiosi del prossimo? Non è più gratificante gioire per i doni che Dio da alle sue creature? In Cielo ci rallegreremo per la santità altrui, perché non cominciare già su questa terra? Chi può descrivere la pace di quell’anima che, guardando il panorama della creazione e le infinite grazie che Dio diffonde a piene a mani, gioisce ed esulta per ognuna di esse che viene donata ai fratelli?

Tratto da: Desiderio d’Infinito. Vangelo per la vita quotidiana, di padre Livio Fanzaga. Ed. PIEMME

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Anniversario della nascita di Giuseppe Ungaretti (8 febbraio)

Posté par atempodiblog le 8 février 2015

Anniversario della nascita di Giuseppe Ungaretti (8 febbraio) dans Citazioni, frasi e pensieri 10x4uas

La Madre

E il cuore quando d’un ultimo battito
Avrà fatto cadere il muro d’ombra,
Per condurmi, Madre, sino al Signore,
Come una volta mi darai la mano.

In ginocchio, decisa,
Sarai una statua davanti all’Eterno,
Come già ti vedeva
Quando eri ancora in vita.

Alzerai tremante le vecchie braccia.
Come quando spirasti Dicendo:
Mio Dio, eccomi.

E solo quando m’avrà perdonato,
Ti verrà desiderio di guardarmi.

Ricorderai d’avermi atteso tanto,
E avrai negli occhi un rapido sospiro.

di Giuseppe Ungaretti

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Dio Amore Misericordioso

Posté par atempodiblog le 8 février 2015

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Dio Amore Misericordioso, il quale nel Signore Gesù si è manifestato meravigliosamente “ricco di misericordia” con ogni uomo, specialmente con chi è povero e misero, sofferente e peccatore. 

Beata Speranza di Gesù (Maria Josefa Alhama Valera)

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Le due valigie di Santa Giuseppina Bakhita

Posté par atempodiblog le 8 février 2015

Le due valigie di Santa Giuseppina Bakhita dans Citazioni, frasi e pensieri Santa-Giuseppina-Bakhita

“Me ne vado, adagio adagio, verso l’eternità… Me ne vado con due valigie: una, contiene i miei peccati, l’altra, ben più pesante, i meriti infiniti di Gesù Cristo.
Quando comparirò davanti al tribunale di Dio, coprirò la mia brutta valigia con i meriti della Madonna, poi aprirò l’altra, presenterà i meriti di Gesù e dirò all’Eterno Padre: ‘Or giudicate quello che vedete”.

Santa Giuseppina Bakhita

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Nella novena di Lourdes

Posté par atempodiblog le 8 février 2015

Nella novena di Lourdes dans Citazioni, frasi e pensieri Maria-della-Piccola-Lourdes

“Siamo nella novena di Lourdes: chiediamo una cinquantina, un rosario di grazie spirituali e un rosario di grazie temporali alla SS. Vergine, Madre dei prodigi! E ad ogni posta, la pace nel trionfo del Divino Amore!”.

Beato Giustino Maria della Santissima Trinità Russolillo

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La Santa Vergine non trattiene per sé, ma porta a Gesù

Posté par atempodiblog le 7 février 2015

La Santa Vergine non trattiene per sé, ma porta a Gesù  dans Apparizioni mariane e santuari Santa-Bernadette-Soubirous-Lourdes

Bernadette si consumava d’amore per Gesù e in particolare per Gesù crocifisso. Qui era il centro segreto della sua vita e qui ella sostava giorno e notte, mentre, attraverso le mansioni ordinarie della vita quotidiana, cercava di donare agli altri quell’amore di cui di Dio ricolmava il suo cuore.

Questa prediletta di Maria apparteneva totalmente a Gesù. Forse vale la pena di soffermarsi a meditare queste parole, che ci dimostrano quanto stolti sono coloro che temono che la pietà mariana distolga i fedeli da Gesù Cristo:

“Crescete, Gesù, crescete in me, nel mio cuore, nel mio spirito, nella mia immaginazione, nei miei sensi, per mezzo della vostra modestia, la vostra purezza, la vostra umiltà, il vostro zelo, il vostro amore. Crescete con la vostra grazia, la vostra luce, la vostra pace; crescete nonostante le mie resistenze, il mio orgoglio; crescete fino alla pienezza dell’uomo perfetto; crescete come a Nazareth davanti a Dio e davanti agli uomini, per la gloria del Padre vostro”.

Siamo di fronte a una pagina di straordinaria intensità spirituale che, pur nella semplicità di linguaggio, non ha nulla da invidiare a quelle scritte dai grandi maestri della mistica. Ci troviamo qui nel cuore dell’esperienza cristiana, che consiste nel vivere in intima unione con Gesù Cristo, come ci insegna San Paolo.

Il diario di Suor Maria Bernarda abbonda di queste espressioni, sue o prese da altri, che esprimono tutta la sua tensione d’amore verso lo sposo della sua anima:

“Gesù solo come Fine,
Gesù solo per Maestro,
Gesù solo per Modello,
Gesù solo per Guida,
Gesù solo per Gioia,
Gesù solo per Ricchezza,
Gesù solo per Amico!”.

Forse ti chiederai quale posto abbia, in questa eccezionale esperienza mistica centrata sul Verbo incarnato, la presenza di Maria. Qui vi è la conferma che la Santa Vergine non trattiene per sé, ma porta a Gesù. Maria stessa è tutta rivolta verso Gesù, e, quando noi siamo uniti a lei, condividiamo la sua totale appartenenza al Figlio. Bernadette lo sapeva bene per esperienza personale e ce lo conferma con parole di rara bellezza:

“O Maria, mia buona Madre, vi prego di imprimere in tutta la mia anima i tratti del mio divino Sposo crocifisso; fate che orami i suoi desideri siano i miei desideri, il suo amore sia il mio amore”.

Tratto da: Sui passi di Bernadette — Padre Livio Fanzaga

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Il cristianesimo non è un cammino comodo

Posté par atempodiblog le 6 février 2015

Il cristianesimo non è un cammino comodo dans Citazioni, frasi e pensieri 2eehu9g

Il cristianesimo non è un cammino comodo: non basta “stare” nella Chiesa e far passare gli anni. Nella nostra vita, vita di cristiani, la prima conversione — quel momento irripetibile, indimenticabile, in cui si vede con tanta chiarezza tutto ciò che il Signore ci chiede — è importante; però ancora più importanti e difficili sono le conversioni successive. Per agevolare l’opera della grazia divina che si manifesta in esse, occorre conservare un animo giovane, invocare il Signore, ascoltarlo, scoprire ciò che in noi non va, chiedere perdono.

di San Josemaría Escrivá de Balaguer

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Il sorriso della Madre dischiude alla gioia

Posté par atempodiblog le 6 février 2015

Il sorriso della Madre dischiude alla gioia
Tratto da: Sui passi di Bernadette — Padre Livio Fanzaga

Il sorriso della Madre dischiude alla gioia dans Fede, morale e teologia Lourdes

Molto e giustamente si è detto e scritto sulla lacrime di Maria, poco o nulla sul suo sorriso. Eppure non si può dire che nelle apparizioni dei tempi moderni sia mancato il suo sorriso materno. Anzi, è proprio sulle grandi tragedie della storia contemporanea che la serena bellezza della Madre di Dio ha brillato come un raggio di sole dopo la tempesta devastatrice.

Forse tu troveresti più coerente che sui mali del mondo scendessero le lacrime del cielo. A questo riguardo mi ha molto colpito una delle tipiche espressioni di Bernadette, così semplici, ma così incisive. Interrogata perché mai durante le apparizioni fosse prima gioiosa e poi triste, ha risposto “sono triste quando Aquero è triste e sorrido quando lei sorride”.

[…]

Bernadette fu una santa crocifissa e gioiosa nel medesimo tempo. E’ ben difficile trovare una creatura che più di lei sia stata assimilata alla croce di Cristo. Tuttavia la sua sofferenza è nascosta, resa pressoché invisibile, come la radice di una albero sepolta nella profondità della terra, mentre all’esterno si eleva al cielo lo spettacolo festoso delle foglie e dei frutti.

L’incontro con la Madonna ha segnato la sua vita. Quando la gioia di Dio ti tocca anche per una sola volta il cuore, ne porti il ricordo della dolcezza fino all’ultimo giorno del tuo pellegrinaggio sulla terra. Mi chiedo spesso perché mai l’uomo sia triste. Parlo di quella tristezza profonda, che nessuna risata mondana riuscirebbe a coprire. Ci sono certamente le persone felici, ma sono rare. Le più sono inquiete e cercano qua e là a tastoni quella felicità che sembra irraggiungibile.

Bernadette è una di queste rare persone sul cui volto è diffusa la pace. Mi ha molto impressionato questo ritratto che di lei ha tracciato un giornalista, che si era recato a Lourdes per coglierla in fallo, ma che si era ricreduto al solo guardarla: “Bernadette compirà fra poco 14 anni, ma non le si darebbero più di 10… la sua taglia è molto esile.. deve aver sofferto molte volte la fame e la sete… dal suo viso traspaiono  la dolcezza e la bontà. Gli occhi sono vivi e intelligenti. L’abbigliamento è molto modesto, molto trascurato […] la sua disinvoltura e la sua serenità in presenza di estranei hanno qualcosa di sorprendente per una ragazza della sua età…”

[…]

Bernadette, così come ci viene presentata da una penna non sospetta, è una vera immagine di Maria. Al di sopra di tutto risplendono la dolcezza e la bontà che traspaiono sul suo viso. Mi sono fatto la convinzione che i veggenti autentici, pur nei loro nei limiti e nelle loro mancanze , portano dentro di sé qualche riflesso di Maria. Innanzitutto il riverbero della sua dolcezza e della sua pace. Non si vede il volto sorridente di Maria senza che nel tuo cuore si dischiuda la fonte cristallina della gioia.

Ti chiedi il perché? In fondo si tratta di un fatto semplice e naturale. Nel sorriso della Madre ti scopri figlio amato e accettato, così come sei, nella povertà della tua vita spirituale morale. La gioia nasce dal sentirci accolti dall’amore misericordioso di Dio, pur nella nostra indegnità. Da quel giorno che Maria le ha sorriso, Bernadette si è sentita felice e nessuna prova successiva le ha tolto la pace.

I suoi biografi rendono concorde testimonianza del suo comportamento festoso e perfino sbarazzino, nonostante l’austero abito di religiosa che indossava.

[…]

Si trattava forse di un fatto naturale, relativo al carattere? La gioia viene sempre dal Cielo. Essa nasce dall’esperienza di Dio. Questa era la gioia di Bernadette, che proveniva dalla medesima sorgente divina che colmava anche il cuore di Maria.

La sua vita religiosa fu, umanamente parlando, un calvario, sia per le sofferenze fisiche, come per quelle morali. Ma quasi nessuno se ne accorse. Sul volto di Suor Maria Bernarda aleggiava il sorriso di “Aquero”. A lei interessava fare la volontà di Dio. La sua preoccupazione era il dovere ben fatto. Sapeva che solo in questo modo si sarebbe sentita in pace. Solo così la Santa Vergine sarebbe stata contenta di lei.

Divisore-Lourdes dans Libri

Quale momento terribile fu quello in cui dovette affrontare il burbero curato, mons. Peyramale, per riferirgli che “Aquero” voleva che fosse costruita là alla grotta una cappella! E’ talmente angosciata che, nel riferire il messaggio, è quasi tentata di ridimensionare la richiesta della Madonna: “Una cappella… alla buona… anche se piccolina”. Ma una volta eseguito il suo compito, la fanciulla, uscendo dalla canonica, dice alla parente che la accompagnava: “sono molto contenta. Ho fatto la mia commissione”.

Ecco, caro amico, il segreto della gioia che Bernadette possedeva e che anche noi tutti cerchiamo. E’ la felicità di sentirsi amati da Dio. E’ la pace della coscienza tranquilla. E’ l’intima soddisfazione dei compiti quotidiani eseguiti con amore.

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Festeggiamenti in onore della Beata Vergine Maria al Santuario di Lourdes di Napoli

Posté par atempodiblog le 5 février 2015

SANTUARIO IMMACOLATA DI LOURDES – NAPOLI
Missionari Vincenziani

Gradini San Nicola da Tolentino, 12 al Corso Vittorio Emanuele (Cariati)

Bernadette Soubirous è vissuta 35 anni: ventidue a Lourdes (1844 – 1866), tredici a Nevers (1866 – 1879). Nel 1858, nella Grotta di Massabielle, a Lourdes, la Vergine Maria le appare diciotto volte. La vita di Bernadetta ne fu trasfigurata. La nostra lo sarà, se noi accettiamo come lei di metterci alla scuola di Maria, alla scuola del Vangelo.

Diceva spesso: “Maria SS.ma Immacolata è così bella, che dopo averla vita una volta, non si attende altro che di rivederla in Cielo per sempre”. E andò a vederla, “la sua Madre del Cielo”, il 16 aprile 1879.
Insieme con Bernadette seguendo le sue orme di semplicità, di servizio e soprattutto di preghiera incontreremo in questi giorni Maria “la Signora vestita di bianco”.

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Festeggiamenti in onore della Beata Vergine Maria di Lourdes

8 – 11 febbraio 2015 / 18 febbraio – 4 marzo 2015

Per approfondire le notizie sul Santuario alla Beata Vergine di Lourdes di Napoli: cliccare 2e2mot5 dans Diego Manetti QUI

PROGRAMMA

8 febbraio (domenica) – Apertura delle Celebrazioni Mariane 
Ore 8:30 Santo Rosario

Ore 10:00 Santa Messa
Ore 17:30 Santo Rosario
Ore 18:00 Pellegrinaggio GMV Montecalvario e Rione Traiano – Santa Messa
Ore 19:00 Processione aux flambeaux

9 febbraio – lunedì
Ore 8:30 Santo Rosario

Ore 9:00 Santa Messa alla Grotta
Ore 17:30 Santo Rosario
Ore 18:00 Pellegrinaggio III Decanato – Concelebrazione Eucaristica presieduta dal Decano Rev.mo don Giuseppe Carmelo
Ore 19:00 Processione aux flambeaux

10 febbraio – martedì
Ore 8:30 Santo Rosario

Ore 9:00 Santa Messa alla Grotta
Ore 18:00 Pellegrinaggio Parrocchia Medaglia Miracolosa Rione Traiano – Celebrazione Eucaristica
Ore 19:00 Processione aux flambeaux

11 febbraio – mercoledì
Ore 8:00 – 9:00 – 10:00 Sante Messe

Ore 11:00 Celebrazione Eucaristica presieduta dal Rev.mo don Antonio Serra, Parroco di Santa Maria Apparente
Ore 12:00 Supplica – Santa Messa presieduta dal Rev. Padre Provinciale dei Missionari Vincenziani p. Giuseppe Guerra C.M.
Ore 15:00 Santo Rosario
Ore 18:00 Solenne Celebrazione Eucaristica presieduta da Sua Ecc. Rev.ma mons. Gennaro Acampa, Vescovo Ausiliare dell’Arcidiocesi di Napoli con la partecipazione della Parrocchia della Concordia
Ore 19:00 Processione aux flambeaux

18 febbraio (mercoledì) – Inizio della quindicina
Ore 8:30  Santo Rosario
Ore 9:00 Santa Messa alla Grotta

1 marzo – domenica
Ore 10:30  Santo Rosario
Ore 11:00 Santa Messa

2 –3 marzo (lunedì – martedì)
Ore 8:30 Santa Rosario
Ore 9:00 Santa Messa
Dalle ore 9:30 alle ore 12:00 Esposizione del Santissimo Sacramento e Adorazione

4 marzo – mercoledì
Chiusura delle Celebrazioni Mariane
Ore 8:30 Santo Rosario

Ore 9:00 Santa Messa
Dalle ore 9:30 alle ore 12:00 Esposizione del Santissimo Sacramento e Adorazione
Ore 17:00 Santo Rosario
Ore 18:00 Pellegrinaggio Parrocchia Immacolata Concezione Portici
Celebrazione Eucaristica presieduta dal Rev.mo don Antonio Serra, Parroco di Santa Maria Apparente e processione del Santissimo Sacramento

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