Papa: non seguono via di Gesù élites ecclesiali che disprezzano altri

Posté par atempodiblog le 29 janvier 2015

Papa: non seguono via di Gesù élites ecclesiali che disprezzano altri
di Sergio Centofanti – Radio Vaticana

Papa: non seguono via di Gesù élites ecclesiali che disprezzano altri dans Fede, morale e teologia 2zs8rcg

“E quando io sono in una parrocchia, in una comunità – qualsiasi sia – io sono lì, io posso privatizzare la salvezza ed essere lì un po’ socialmente soltanto. Ma per non privatizzarla devo chiedere a me stesso se io parlo, comunico la fede; parlo, comunico la speranza; parlo, faccio e comunico la carità. Se in una comunità non si parla, non ci si dà animo l’uno all’altro in queste tre virtù, i componenti di quella comunità hanno privatizzato la fede. Ognuno cerca la sua propria salvezza, non la salvezza di tutti, la salvezza del popolo. E Gesù ha salvato ognuno, ma in un popolo, in una Chiesa”.

Gruppetti ecclesiali che disprezzano gli altri
L’autore della Lettera agli Ebrei – prosegue il Papa – dà un consiglio “pratico” molto importante: “non disertiamo le nostre riunioni, come alcuni hanno l’abitudine di fare”. Questo accade “quando noi siamo in una riunione – nella parrocchia, nel gruppo – e giudichiamo gli altri”, “c’è una sorta di disprezzo verso gli altri. E questa non è la porta, la via nuova e vivente che il Signore ha aperto, ha inaugurato”:

“Disprezzano gli altri; disertano dalla comunità totale; disertano dal popolo di Dio; hanno privatizzato la salvezza: la salvezza è per me e per il mio gruppetto, ma non per tutto il popolo di Dio. E questo è uno sbaglio molto grande. E’ quello che chiamiamo e che vediamo: ‘le élites ecclesiali’. Quando nel popolo di Dio si creano questi gruppetti, pensano di essere buoni cristiani, anche – forse – hanno buona volontà, ma sono gruppetti che hanno privatizzato la salvezza”.

Dio ci salva in un popolo, non nelle élites
“Dio – sottolinea il Papa – ci salva in un popolo, non nelle élites, che noi con le nostre filosofie o il nostro modo di capire la fede abbiamo fatto. E queste non sono le grazie di Dio ». Quindi invita a domandarsi: « Io ho la tendenza a privatizzare la salvezza per me, per il mio gruppetto, per la mia élite o non diserto da tutto il popolo di Dio, non mi allontano dal popolo di Dio e sempre sono in comunità, in famiglia, con il linguaggio della fede, della speranza e il linguaggio delle opere di carità?”. E conclude: “Che il Signore ci dia la grazia di sentirci sempre popolo di Dio, salvati personalmente. Quello è vero: Lui ci salva con nome e cognome, ma salvati in un popolo, non nel gruppetto che io faccio per me”.       

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