La vera Sapienza

Posté par atempodiblog le 3 janvier 2015

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Ci affacciamo su questo nuovo anno cominciando con questa proclamazione del Prologo di Giovanni, che abbiamo già ascoltato nella Messa del giorno del Natale. Ecco: la chiave che la liturgia ci dà è quella del capitolo 24° del libro del Siracide, dove si parla della Sapienza che fa il proprio elogio, in Dio trova il proprio vanto e proclama la sua gloria, apre la bocca dinanzi alle schiere dell’Altissimo e anche nell’assemblea viene ammirata. E’ interessante perché c’è un dualismo in questa proclamazione della Sapienza.

La Sapienza proclama la sua gloria nell’assemblea dell’Altissimo, cioè alla Sua presenza… questo è il Cielo, è la dimensione non umana, però a un dato momento “nella città che Egli ama, mi ha fatto abitare e in Gerusalemme è il mio potere. Ho posto le radici in mezzo a un popolo glorioso. Nella porzione del Signore la mia eredità”, cioè questa Sapienza che sta in Dio scende nel popolo di Dio e, cioè, mette radici in mezzo a un popolo.

E’ interessante l’aspetto del popolo perché noi abbiamo un’idea di Sapienza come di una realtà individuale; noi crediamo che la Sapienza sia un’erudizione personale, sia una forma di possesso di dati e di sintesi, tutto collegato alla nostra intelligenza ossia a un intelletto… No, la Sapienza è l’esperienza di un popolo: è la vita di un popolo. C’è nascosta Sapienza nella vita di un popolo. Nell’assemblea di questa povera gente che Dio ha scelto, lì è la Sapienza e, quindi, non è conoscenza, ma è arte di campare, è vivere, ma vivere non da soli ma con gli altri.

Cos’è la vera Sapienza? Chi è il Sapiente? Colui che si ricorda a memoria il volume della sfera? La Sapienza è saper stare con gli altri.

Esistono molti eruditi che sono degli ignoranti relazionali, degli analfabeti affettivi. La Sapienza è l’amore, la Sapienza è il vivere.

Infatti, guardiamo come si presenta la Sapienza nel Vangelo:

primo è Dio, è presso Dio ed è la vita stessa di Dio e tutto è stato fatto in questa chiave; tutto è nella chiave di questa vita di Dio, che è stare davanti a Lui, essere in Lui, essere Lui, cioè la comunione totale con Dio, che è ciò che poi vediamo compiersi come questa immagine che nella prima lettura viene denominata Sapienza. Allora in Lui è la vita, questo che sta arrivando è la Vita e la Vita sa annunciarsi attraverso san Giovanni Battista, viene incontro a noi ed è la Luce vera, quella che illumina ogni uomo, alla fin fine di tante cose che possiamo fare o non fare, capire o non capire, essere o non essere, tante prerogative che possiamo avere o non avere, la Luce che ci illumina è proprio il Signore Gesù, che è Sapienza, ma non è una Sapienza da studiare nei libri, come abbiamo già abbondantemente ripetuto, la Sapienza è Qualcuno che viene e può essere rifiutato, può essere non accolto, può essere buttato via, cioè è amore che non si impone. La Sapienza è l’Amore Vero, autentico, che non è violenza, che non conosce aggressività, ma a chi la accoglie dona una nuova identità.

Quando io ho sapienza, quella umana, io ho semplicemente altri dati… quando ho la vita di Dio che è la Sua Sapienza, divento un altro, sfodero qualcosa che in me non era evidente, che è la mia potenzialità di figlio di Dio, perché io posso accogliere il Suo potere, la Sua potenza, la Sua forza, la Sua bellezza, la Sua tenerezza in me… e il Verbo sa farsi carne, questa Sapienza non resta astratta, sa entrare nel reale, sa entrare nelle cose.

Ogni giorno siamo chiamati ad incarnarci, ogni giorno siamo in questa tentazioni di restare incapsulati nei nostri schemi, nelle nostre idee e, invece, la Sapienza è entrare nel reale, mettere la tenda fra gli uomini. Lo fa Gesù Cristo e dobbiamo farlo noi, stare nella realtà. Non vivere aspettare chissà che cosa, non vivere di progetti. E’ saper entrare nella pienezza e ricevere grazia su grazia, ciò che alla fin fine canta questo Prologo, questa poesia meravigliosa, con cui inizia il Vangelo di Giovanni è la rivelazione del Padre, cioè “Dio nessuno lo ha mai visto, il Figlio Unigenito che è Dio ed è nel Seno del Padre, è Lui che Lo ha rivelato”, in fondo è tutto qui il punto, cioè tutto quello che ha fatto “è sceso fra gli uomini”, “ha piantato le sue radici nel popolo”, come diceva la prima lettura, ha posto la Sua dimora in mezzo a noi, ha piantato la Sua tenda fra noi, dà le cose ha chi lo accoglie… alla fin fine tutto questo è rivelare il Padre, rivelare ciò che Adamo aveva perso e fa di Adamo un teoreta, un astratto, che vive di proiezioni, uno che vive di idoli, uno che vive di aspettative.

L’uomo è infelice della sua realtà perché non entra nella realtà in comunione con il Padre perché non crede che Dio sia Padre. Cosa rivela il Figlio? Il Padre. Rivela l’amore del Padre. Quando nel nostro cuore entra l’intuizione, che è dono dello Spirito Santo, della tenerezza di Dio, della Provvidenza sapiente della paternità di Dio, entra la pace.

Io posso entrare in una vita meravigliosa, posso vivere in Lui, abbandonato a Lui senza angustiarmi, senza entrare in ansia, senza dover vivere di possessi, di autoaffermazioni o non so cosa. Vivendo veramente la vita reale, incarnandomi, stando nell’anno che Dio mi dà.

Comincia un anno… un anno per incarnarsi, un anno per fidarsi di Dio, un anno per vivere nella realtà. Non c’è felicità fuori dalla realtà. Se esiste una felicità è nel reale, non può essere in un paradiso fittizio, ideale o chimico, di appagamenti o confort, di fughe dalla realtà o di alienazioni. Se esiste un paradiso è lì dove ognuno di noi sta, quando entra in comunione con il Padre.

Don Fabio Rosini (catechesi audio)

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