Benigni, tra scivoloni e cose belle
Posté par atempodiblog le 18 décembre 2014
Benigni, tra scivoloni e cose belle
I 10 Comandamenti di Benigni, Parte 2: Promossa, o no?
Fonte: Cattonerd
Tratto da: Una casa sulla Roccia
Roberto tocca note altissime, ma alle volte stecca. Eppure…
È andata in onda ieri sera l’ultima puntata della serie “I Dieci Comandamenti” di Benigni. Se volete sapere cosa ne pensiamo della prima parte, c’è un articolo pronto per voi: I 10 Comandamenti di Benigni – Prima Parte: Promossa ma…
Noi cattolici sapevamo che, nonostante qualche frecciatina contro Santa Romana Chiesa già scoccata nella prima puntata, nella seconda parte ne avremmo potute sentire di cotte e di crude, e purtroppo così è stato. Devo ammettere che, arrivati al VI Comandamento, dentro di me ci sia stato un flusso anomalo di sangue verso il cervello. Già… ma poi, a mente lucida e dirigendo il suddetto sangue verso il cuore, mi sono preparato a scrivere quanto tra poco leggerete.
Premessa per i cattolici
Immaginatemi in ginocchio, con le mani giunte, e con gli occhi a-là gatto con gli stivali di Shrek. Vi chiedo con tutto il cuore di leggere questo articolo mandando giù quel groppo che avete in gola. Ce l’ho avuto pure io – ve lo assicuro – ma prestatemi orecchio (gli occhi in questo caso) accantonando rabbia e giudizi già formulati.
So benissimo che le accuse fatte alla Chiesa, arrivate al VI Comandamento, sono molto gravi. So benissimo che la Chiesa non ha mai detto, al contrario di quanto dice Benigni, che il sesso fa schifo, né tantomeno ce l’ha con la donna o con il piacere. Ne parlerò più avanti, ma vi chiedo per il momento di chiudere un occhio, forse anche tutti e due, e di lasciare aperti quelli di Dio.
C’è un dettaglio molto importante che dovete sapere; la lettura che Benigni fa ne “I 10 Comandamenti”, in realtà non è cattolica, ma ebraica! Questo spiega come mai, secondo lui, alcuni Comandamenti sarebbero stati “manomessi” dalla Chiesa! Quello che manca in realtà a Roberto, dal nostro punto di vista cristiano, è il compimento degli stessi Comandamenti, ovvero Gesù Cristo. Per Benigni infatti Gesù sembra una semplice postilla, un altro profeta che non fa altro che aggiungere un nuovo Comandamento “più bello e alto degli altri“ (ovvero Luca 10,27). Ma questo, per noi, è limitativo. Cristo non è venuto solo a rendere “gli altri Comandamenti un commento all’ultimo” ma a portare le Parole del Padre ad un livello ancora più alto. Una cosa è mangiare un ottimo piatto con la degustazione di un vino che ne esalta i sapori. Altro è mangiare quello stesso piatto e, una volta finito, bere quel vino a parte. Non funziona allo stesso modo, se ne perde la vera efficacia.
È un errore imperdonabile questo? Riflettendoci… no. Calmi, mi spiego subito.
Noi sappiamo, e nelle discussioni con la gente che si improvvisa teologa lo ribadiamo spesso, che i versetti della Bibbia necessitano di essere contestualizzati. Bene, allora…
Contestualizziamo il programma
In che epoca è stato trasmesso lo spettacolo? La Bibbia narra la storia di pedagogia che Dio applica ad un popolo che si è allontanato da Lui. Narra dei metodi utilizzati per insegnargli a fare i primi i passi fino a camminare verso il Cielo. Anche le leggi di Dio variano in base alla maturità del popolo che ha davanti (e questo è un parallelo con il nostro percorso di Fede). A riprova di quanto appena affermato, Gesù in persona afferma che alcune leggi erano state dettate in un determinato modo solo perché il popolo aveva ancora un cuore di pietra (Matteo 19,8). Insomma, tornando a noi, in questa nostra epoca del “Dio assente”, del moltiplicarsi degli idoli, di una nuova schiavitù d’Egitto, forse è proprio il caso di riavvicinare le persone al Padre ripartendo dalla pedagogia divina dell’epoca che più assomiglia alla nostra.
Vi ho convinti? Lo spero, ma nel caso non fosse così, almeno prego che abbiate capito che non la sto buttando sul chissenefrega, ma su qualcosa di concreto da cui ripartire.
Partiamo dagli scivoloni
Piccola frecciatina sul Comandamento “Non Uccidere”: Roberto cede alla fine nell’ammettere che è legittima l’autodifesa, come le guerre di liberazione. E allora perché se la prende tanto con le crociate?
Sul VI Comandamento purtroppo Benigni ne spara di grosse. Arriva ad affermare che la Chiesa si è inventata cose che nella Bibbia non ci sono. Cita due peccati in particolare: la masturbazione e i pensieri erotici.
Come ogni buon cattolico dovrebbe fare, parto da un mea culpa. È vero che da un punto di vista pastorale la Chiesa non sempre è stata all’altezza della situazione per quel che riguardava il sesso. Se nei secoli più addietro, a dirla tutta, era all’avanguardia (checché se ne dica), il patatrac è avvenuto dall’esplosione del libertinismo in poi passando per la rivoluzione sessuale (ma ci stiamo riprendendo eh!). A livello di catechismo insegnato, ci siamo chiusi sulla difensiva e sulla prevenzione. Abbiamo messo, come si suol dire “il carro davanti ai buoi”. Da una parte però, capisco l’apprensione. Quando si ha un fuocherello davanti, si ha tutto il tempo di insegnare tranquillamente al bambino perché è meglio non toccare la fiamma, poiché il massimo che gli può succedere è di scottarsi lievemente. Quando invece intorno hai un incendio, non puoi far altro che correre a bloccarlo. Ti preoccuperai solo dopo, quando lo avrai messo in salvo, di spiegargli il perché dell’imposizione. Con il sesso abbiamo un po’ fatto così. Prima si è cercato di bloccarlo senza dare grosse spiegazioni, nella speranza che i ragazzi e le ragazze non si facessero del male “giocando”, e siamo rimasti fermi nella ancor più vana speranza che i pargoli, finita l’adolescenza, tornassero a farsi spiegare da catechesi per adulti il perché di tale blocco. Insomma, la nomea di “repressi”, per quanto ingiusta, ha qualche fondamento. Se non ammettiamo questo ci chiudiamo al dialogo e quindi alle possibili chiarificazioni!
Ma davvero la Chiesa si è inventata “gli atti impuri”? Ovviamente no. In questo frangente Benigni dimostra che le sue “ricerche” sulla Bibbia fanno acqua da tutte le parti. Prova lampante è che, sia nell’anteprima dello spettacolo della prima puntata che durante questa seconda puntata, affermi di conoscere benissimo “la pagina” di una frase nella Bibbia… anche un ragazzino del catechismo sa che la Bibbia è suddivisa in versetti e che il numero delle pagine non ha alcun valore! Le ha fatte veramente queste ricerche o il testo, che anche lui afferma non essere suo, era un po’ pilotato da altri? A voi la sentenza!
Ma torniamo al comandamento: Disperdere il seme era già considerato sbagliato nell’Antico Testamento, ma Gesù, che non si cura dei principi moralistici, mostra la via di nobiltà più alta e di libertà totale dell’uomo. “Non commettere atti impuri” infatti è stato messo per riassumere il vero senso del Comandamento “Non commettere adulterio”, che è molto più ampio di quello che racconta Roberto: È il Comandamento che non parla solo della fedeltà, ma anche delle purezza di cuore! (Matteo 5,28)
Insomma, Benigni afferma una aspetto giustissimo all’inizio, ovvero che questo Comandamento nel tempo si è allargato. Ecco! Bravo… solo che si è allargato più di quanto Roberto abbia capito… ma forse è giusto così, forse il pubblico non è ancora pronto per il passo successivo. In fondo, bisogna dargliene atto, è stato il primo che in TV, da chissà quanti anni ed in prima serata, ha detto “Che è vietato fare sesso fuori dal matrimonio” (che poi è la famosa fornicazione), e non tanto per la morale, ma per un principio di responsabilità, fedeltà e amore, qualità che per loro essenza devono essere per sempre! La vera castrazione non è nel rimandare il sesso, ma nella sessualità che non si vuole donare completamente. Scusate se non è tutto, ma non è neanche poco!
Leggete poi la stupenda citazione che Benigni estrapola dal Talmud:
“A una donna che si ama si perdonano persino le corna. A una donna che non si ama più non si perdona nemmeno una minestra salata. State molto attenti a non far piangere una donna: poi Dio conta le sue lacrime! La donna è uscita dalla costola dell’uomo, non dai suoi piedi perché debba essere pestata, né dalla testa per essere superiore, ma dal fianco per essere uguale… un po’ più in basso del braccio per essere protetta e dal lato del cuore per essere amata.”
Questo stesso passaggio fu ripreso anche da San Tommaso d’Aquino, che lo ha quindi perpetuato come pilastro della fede cattolica. La donna per il cristianesimo è qualcosa di più nobile di quanto non fosse nell’ebraismo, questo grazie a Maria, colei che riscattò Eva, e che venne (secondo la tradizione cattolica) incoronata Regina dei Cieli. Non vado oltre perché delle accuse di misogina ne abbiamo già parlato nell’articolo su DOGMA.
Torniamo alle cose belle
Come abbiamo già detto, a Roberto Benigni con i suoi “I 10 comandamenti” va riconosciuto il coraggio di portare in TV valori che oramai si sono persi nel vento. Onestà, fedeltà, castità (sì la prende in giro ma poi fa marcia indietro), famiglia, figli… e la coscienza!!! Ma soprattutto il dominio di sé sopra agli istinti e ai desideri perversi.
Vi sembra roba da niente?
Siamo bombardati da messaggi che stimolano i nostri appetiti e il nostro egoismo. Viviamo in una cultura edonistica che vuole l’uomo schiavo dei suoi più bassi istinti perché colui che insegue le sue voglie è facile da governare come un somaro che insegue la carota del cocchiere! E in quest’epoca che cosa ti va a dire Benigni davanti a milioni di spettatori? Che la felicità ce l’abbiamo già – va solo trovata – e non è nel prendere o nell’appagare i nostri capricci, ma nel donarsi e nell’amare il prossimo. E chi gliel’ha detto? Non qualche santone newage o un filosofo umanista, ma Dio!
Come non commuoversi quando ci ricorda una particolarità bellissima dei Dieci comandamenti, ovvero che iniziano con “Io Sono…”, e finiscono con “… il tuo prossimo”. Spiegatemi come può non sussultarvi il cuore (nonostante gli insulti) nell’udire questa Verità, sapendo per giunta che è stata urlata a tutta la nazione! Verità che ricorda questo passo del Nuovo Testamento:
Se uno dicesse: «Io amo Dio», e odiasse il suo fratello, è un mentitore. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede. (1Giovanni 4,20).
Applausi, davvero, sinceri.
Accantoniamo (anche se mi piange il cuore dirlo) i suoi attacchi alla Chiesa. Mi disse una volta un saggio prete che a difenderLa ci pensa Dio, mentre a noi spetta il compito di curarci del prossimo. E chi lo sa… forse il nostro prossimo, che ha seguito la trasmissione, da ieri sera è un po’ più vicino a Dio. Del resto, ricordiamocelo, a distruggere Santa Romana Chiesa ci hanno provato imperi, dittature e lobby, ma tutti hanno fallito (ce lo aveva promesso Gesù no? Matteo 16,18). Le battute e gli strafalcioni di Roberto non la scalfiranno, ma il resto del programma, se lo aiutiamo con un po’ di Carità cristiana e il perdono, potrebbe portare buoni frutti… perché no?
Conclusione
Con i suoi “I 10 Comandamenti” Benigni fa un miracolo nonostante i soliti scivoloni che avremmo preferito evitasse… ricordiamoci del resto che Mosè non solo era balbuziente, ma di errori ne ha commessi un bel po’, e nonostante tutto è riuscito a portare il suo popolo verso la Terra Promessa. Come ha fatto? Con l’aiuto di Dio ovviamente.
Quello che manca di più nella sua trasmissione, quasi sicuramente, è stato proprio il non ricordare al suo pubblico che Dio non ci abbandona con delle buone regole da seguire. Non ci ha dato il libretto delle istruzioni per poi andarsene in vacanza. Non è stoicismo né moralismo. È Amore quello che ci indica, e poiché ci ama ci segue e ci sorregge!
Purtroppo (o per fortuna se avete letto la premessa), la sua interpretazione dei Dieci Comandamenti è limitata alla lettura ebraica (in versione comunque tagliuzzata e con qualche aggiunta di cristianesimo). È quindi manchevole della Provvidenza, dello Spirito Santo e della Misericordia Divina. Lo dimostra Beningi quando afferma che la frase più assurda mai pronunciata dal Figlio di Dio, “Ama il tuo nemico”, è troppo alta per noi. Certo che lo è mio caro Roberto, ma noi non siamo soli e non siamo lasciati a noi stessi! Con l’aiuto di Dio ci possiamo arrivare insieme, e da lassù, te lo possiamo assicurare, la vista è ancora più entusiasmante di quella che già vedi!
Benigni chiude lo spettacolo con una poesia che domanda “Che cosa c’è di buono in tutto questo?”. Io rispondo che (forse) Roberto, in questo potente spettacolo che continua, ha contribuito con un suo verso, e che spero che non sia l’ultimo per lui e per il suo pubblico; perché i Dieci comandamenti (quelli cristiani) hanno ancora tanto da insegnare, da mostrare e da illuminare.
Invito tutti ( che il mio articolo vi abbia convinti o meno) a pregare per il percorso di Fede di Roberto Benigni e per quello dei suoi fan.
Un ultimo consiglio
Per chiunque abbia sentito dentro di sé che c’è del vero nei Comandamenti di Roberto, rinnovo il mio invito a fare un passo ulteriore in questo cammino di scoperta, andando a seguire i percorsi delle 10 parole più vicini a casa vostra.
P.S. La questione dei 4 milioni di cachet per Benigni è una bufala. Non cadete nei tranelli di chi vuole distrarvi.
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