• Accueil
  • > Archives pour le Jeudi 4 décembre 2014

La storia di Húrin: una voce di speranza cristiana in un mondo triste, brutto e disperato

Posté par atempodiblog le 4 décembre 2014

“Può darsi, se questo lo chiami cadere in basso”, replicò Túrin “può darsi. Ma così è andata; e le parole mi sono rimaste chiuse in gola. Ho letto rimprovero, negli occhi di Mablung, senza che me ne chiedesse ragione, per un atto che non avevo commesso. Fiero era il mio cuore d’Uomo, come ha detto il Re degli Elfi. E tale è ancora, Beleg Cúthalion. Né ancora sopporta che io ritorni in Menegroth e mi attiri sguardi di pietà e perdono, come un ragazzino scapestrato e pentito. Dovrei essere io a concedere, non già a ricevere, perdono. E non sono più un ragazzo, bensì un uomo, secondo quel che è tipico della mia razza; e un uomo tenace per mia sorte”.

J. J. R. Tolkien – I figli di Húrin

La storia di Húrin: una voce di speranza cristiana in un mondo triste, brutto e disperato dans John Ronald Reuel Tolkien dc4uh2

[…] in questo racconto drammatico e oscuro c’è […] tutta un’allegoria di radice religiosa. Tutta l’opera del grande scrittore è infatti intrisa di significati e simbolismi religiosi: Morgoth, ad esempio, un tempo era un angelo, proprio come Lucifero. Ma per rabbia, superbia e invidia aveva abbandonato Dio e aveva iniziato una terrificante lotta contro di lui e contro il suo creato, tra cui elfi e uomini.

Se in questo libro Tolkien scrive di situazioni in cui è il male che sembra prevalere, e dove si sente la nostalgia dell’umorismo e dell’ottimismo dei piccoli grandi Hobbit, tuttavia anche in questa vicenda tragica riesce a far trasparire la speranza cristiana che il male possa essere redento.

Non è pessimismo, dunque, ma realismo cristiano, lo stesso che lo aveva aiutato ad affrontare le difficoltà della vita reale. A conferma della profonda ispirazione religiosa, e peculiarmente cattolica, della sua opera, ci sono le parole che lo stesso Tolkien scrisse in una lettera al padre gesuita Robert Murray: «Dovrei essere sommamente grato per essere stato allevato in una fede che mi ha nutrito e mi ha insegnato tutto quel poco che so». Fa parte del simbolismo cristiano […] anche lo stesso concetto di eroe: un eroe del sacrificio, e della rinuncia del potere, ovvero del male. E non c’è amore più grande di quello di chi sacrifica la vita per i propri amici.

[…]

La storia di Hurin, così come tutta l’opera di Tolkien, non è solo spettacolarità e battaglie, è anche una grandiosa rappresentazione della condizione umana, è una riflessione mitica, intrisa di fascino e di bellezza, sulle questioni umane fondamentali. E’ anche una voce di speranza cristiana che grida in un mondo triste, brutto e disperato.

di Paolo Gulisano

Publié dans John Ronald Reuel Tolkien, Libri, Stile di vita | Pas de Commentaire »

Violenza e profondità

Posté par atempodiblog le 4 décembre 2014

Violenza e profondità dans Citazioni, frasi e pensieri 254x201

La violenza di una passione fa credere spesso alla sua profondità quando, più spesso, invece, la esclude. Una superficie sconvolta attira lo sguardo e turba il cuore più di un abisso silenzioso. Perciò, le passioni generate dalla carne e dall’immaginazione (l’amore dei sensi e gli entusiasmi politici in particolare) sono così inebrianti e così fallaci al tempo stesso. Inebrianti come ho spettacolo di una tempesta sul mare e come essa fugaci…

Gustave Thibon, Il pane di ogni giorno, Morcelliana, Brescia 1949, p. 22
Tratto da: Ritorno al reale

Publié dans Citazioni, frasi e pensieri, Gustave Thibon, Libri, Riflessioni | Pas de Commentaire »

Real Madrid, tifosi in rivolta: “Non toglieteci la croce”

Posté par atempodiblog le 4 décembre 2014

Real Madrid, tifosi in rivolta: “Non toglieteci la croce”
di Gian Antonio Orighi – La Stampa

Real Madrid, tifosi in rivolta: “Non toglieteci la croce” dans Articoli di Giornali e News e0lts5

No allo stemma del Real Madrid senza croce. Enraizados (Radicati), un gruppo cattolico, sta raccogliendo le firme contro l’accordo tra i Meregues e la banca di Abu Dhabi Nbad (sponsor della squadra spagnola) che prevede il lancio negli Emirati Arabi Uniti di una credit card con lo scudo del club, ma senza il simbolo della cristianità. La ragione della cancellazione? Non ferire i fedeli di Allah. In una settimana, gli osservanti hanno già raccolto 2 mila adesioni, mentre sul web si è scatenata la polemica. «Toglieranno anche la corona per sostituirla con un turbante?»; «Cambieranno il nome di Ronaldo, Cristiano, in Musulmano?», attaccano i tifosi del Bernabeu.

Il Real Madrid, fondato nel 1902, è nato senza croce. Ma nel 1920 il re Alfonso XIII, grande fan dei Merengues (Meringhe, così soprannominati per il dolce che ha lo stesso colore delle magliette del club), concesse il titolo onorifico di Real alla squadra, che da allora esibisce nello stemma la corona borbonica, che culmina con una croce. La II Repubblica, proclamata nel 1931 dopo la cacciata di re Alfonso XIII, l’abolì insieme alla corona. Il dittatore Franco, cattolicissimo e grande ammiratore del club, le restaurò nel ’41. Da allora, la croce aveva sempre svettato senza polemiche, anche con giocatori maomettani come Benzema. «So che ogni partita si vive lì con speciale emozione e che il vincolo con gli Emirati Arabi Uniti è sempre più forte – ha commentato Florentino Pérez, presidente del Real, sulle cui magliette non a caso c’è la pubblicità della linea aerea degli Emirates -. Vogliamo che il Real Madrid continui a conquistare il cuore dei suoi fan. E desidero che questa alleanza di 3 stagioni possa trasformarsi in qualcosa di permanente». Pérez sogna un parco tematico dei Merengues ad Abu Dhabi, il Real Madrid Resort Island (hotel di lusso, installazioni sportive e campo da calcio in riva al mare), un investimento da 1 miliardo di dollari al momento fermo, ma che Nbad ha promesso di riattivare (utile annuo stimato di 50-60 milioni).

Enraizados, però, snobba i petrodollari. E sul suo sito attacca: «Il Real Madrid usa uno stemma differente a seconda di dove va. Se gioca in Europa, la corona ha la croce. Se invece lo fa negli Emirati, non ce l’ha. Insomma, sono più importanti i soldi che la storia del club». E ancora: «Chiediamo a Pérez di rettificare. Questa decisione significa disprezzare i cristiani perseguitati nel mondo, le radici cristiane dell’Europa». Ma un precedente già esiste: nelle magliette del Barcellona vendute nei Paesi Arabi è sparita la croce di San Giorgio dallo scudo. E vanno a ruba.

Publié dans Articoli di Giornali e News, Riflessioni, Sport, Stile di vita | Pas de Commentaire »