• Accueil
  • > Archives pour le Vendredi 14 novembre 2014

“La Confessione non è una condanna, ma perdono e misericordia!”

Posté par atempodiblog le 14 novembre 2014

“La Confessione non è una condanna, ma perdono e misericordia!”
Il cardinale Piacenza spiega che il confessore è strumento di un’azione che lo trascende, della quale non è e non deve cercare di diventare protagonista
di Antonio Gaspari – Zenit (13 novembre 2014)

“La Confessione non è una condanna, ma perdono e misericordia!” dans Cardinale Mauro Piacenza Confessione

“Il confessionale per i sacerdoti rappresenta una ‘postazione’ privilegiata per contemplare, con sempre rinnovato stupore, gli effetti salvifici della Divina Misericordia”. Lo ha detto oggi il cardinale Mauro Piacenza a conclusione del convegno “Il sigillo confessionale e la privacy pastorale”, organizzato dalla Penitenzieria Apostolica, presso il Palazzo della Cancelleria a Roma.

Il porporato ha raccontato delle tante autentiche conversioni e cambiamenti di vita che avvengono durante la confessione. “Confessare – ha constatato – significa diventare testimoni della reale potenza della Resurrezione di Cristo vincitore della morte. Si comprende che l’ultima parola sul male è sempre ed unicamente di Dio, che rivela la Sua giustizia nella grazia del perdono”.

Nell’ordinamento della giustizia divina – ha proseguito il cardinale – il diritto che gli errori del passato non gravino per sempre sulla reputazione futura della persona è da sempre riconosciuto ad ogni penitente che, con cuore umile e contrito, si accosta al sacramento della riconciliazione. Dopo l’assoluzione impartita dal confessore, infatti, Dio ricco di misericordia non ricorda più il peccato del penitente perché è stato definitivamente cancellato dalla grandezza del Suo amore”.

In questo contesto, secondo Piacenza, l’accompagnamento spirituale è una relazione che “cerca di far scoprire sempre più la vita di Dio in ciascuno di noi e di aiutare le persone che ne sono coinvolte a fare una forte esperienza del Suo amore misericordioso”.

Per introdurre il tema del segreto della confessione, il porporato ha citato Papa Benedetto XVI che nel corso della Lectio divina al Convegno ecclesiale della Diocesi di Roma, (11 giugno 2012) ha denunciato la “cultura della menzogna che si presenta sotto la veste della verità e dell’informazione, in cui il moralismo è maschera per confondere e creare confusione e distruzione […]. Non conta la verità ma l’effetto, la sensazione. Sotto il pretesto della verità si distruggono gli uomini e si vuole imporre solo se stessi come vincitori”.

A tal proposito, il Penitenziere Maggiore ha rilevato che dagli interventi svolti al convegno è emerso chiaramente come nell’ambito del sigillo e del segreto sacramentale la Chiesa abbia elaborato nel corso dei secoli una esperienza ricchissima, oltre ad una normativa dettagliata e rigorosa, volta a tutelare e proteggere quella che si può considerare senz’altro come “la forma più alta del segreto, che riguarda in particolare ogni sacerdote confessore”.

“Questa normativa – ha sottolineato – ha fortemente orientato la normativa stessa degli ordinamenti civili in tema di segreto professionale”. “La fiducia del penitente non deve essere tradita” e la Chiesa “deve garantire uno spazio protetto, in grado di attenuare l’esposizione di sé e la vulnerabilità che sempre accompagnano l’atto di confessare il proprio peccato”. Nello stesso tempo la celebrazione della Penitenza deve essere un evento spirituale e un momento di grazia non solo per il fedele ma anche per il ministro del sacramento.

“Il ministro – ha sottolineato poi il cardinale Piacenza – deve perciò sapere che mentre giudica egli viene giudicato, che mentre parla e consiglia egli è un ascoltatore dello Spirito Santo che gli dona di edificare e consolare il cammino di fede dei propri fratelli e delle proprie sorelle”

Per questo, nel Discorso ai partecipanti al XXV Corso sul Foro interno, promosso dalla Penitenzieria Apostolica, Papa Francesco rimarcò la necessità dilavorare molto su noi stessi, sulla nostra umanità, per non essere mai di ostacolo ma sempre favorire l’avvicinarsi alla misericordia e al perdono”.

“La Confessione non è un tribunale di condanna, ma esperienza di perdono e di misericordia!”, ha quindi ribadito il cardinale, citando il Pontefice. Ha quindi concluso ringraziando tutti gli illustri relatori e i convenuti, auspicando che il Convegno abbia contribuito ad una considerazione del sacramento della penitenza come occasione, forse l’unica, “dove ognuno sa di poter essere ben accolto, ascoltato e perdonato, la sua interiorità custodita e salvaguardata e la sua fiducia e speranza nella divina misericordia mai tradita!”.

Publié dans Cardinale Mauro Piacenza, Fede, morale e teologia, Misericordia, Perdono, Riflessioni, Sacramento della penitenza e della riconciliazione, Sacramento dell’Ordine | Pas de Commentaire »

La confessione tra segretezza e privacy

Posté par atempodiblog le 14 novembre 2014

La confessione tra segretezza e privacy
Il cardinale Mauro Piacenza racconta i “miracoli” del confessionale durante il suo intervento al convegno “Il sigillo confessionale e la privacy pastorale”, organizzato dalla Penitenzieria Apostolica
di Antonio Gaspari – Zenit (12 novembre 2014)

Contrizione e confessione dans Fede, morale e teologia 346t5wj

“Quanti veri e propri miracoli della grazia di Dio avvengono nel segreto di un confessionale, nel colloquio confidenziale che caratterizza la relazione di accompagnamento spirituale, nell’intimo del cuore che pur ferito dal male, si apre alla verità dell’amore di Dio!”.

Così il cardinale Mauro Piacenza, oggi, nel saluto di apertura del convegno “Il sigillo confessionale e la privacy pastorale”, organizzato dalla Penitenzieria Apostolica presso il Palazzo della Cancelleria a Roma.

Dopo aver ricordato che la Penitenzieria Apostolica, per antica consuetudine, è impegnata nel sensibilizzare sia i sacerdoti che i fedeli laici a riscoprire sempre di nuovo l’importanza del Sacramento della Confessione, il porporato ha spiegato la rilevanza della confessione  soprattutto nei tempi moderni.

“La celebrazione di questo Sacramento – ha precisato  – richiede un’adeguata e aggiornata preparazione teologica, pastorale e canonica perché tutti coloro che si accostano al confessionale possano sperimentare gli effetti pacificanti e salutari del perdono incondizionato di Dio”.

Allora, “perché un Convegno proprio sul segreto confessionale e la privacy pastorale?”, ha domandato il Penitenziere maggiore. Per affrontare con chiarezza il tema, secondo il cardinale Piacenza, occorre dissipare subito ogni sospetto circa il fatto che il sistema di segretezza che l’ordinamento ecclesiale – come ogni ordinamento giuridico si dà – sia volto a coprire trame, complotti o misteri, come qualche volta ingenuamente l’opinione pubblica è portata o, più facilmente, è suggestionata a credere.

“E’ evidente che ognuno ha segreti personali, che confida solamente a persone fidate e discrete”; nello stesso tempo – ha precisato il porporato – “desidera e confida che questi non vengano violati o traditi per ingerenze di terzi o per superficialità o sprovvedutezza”.

Ed è in questo contesto che per Piacenza si trovano le ragioni del perché “grandi e salutari sono gli effetti che con il segreto e la riservatezza si desiderano proteggere e custodire per salvaguardare la fama e la reputazione di qualcuno o rispettare diritti di singoli e di gruppi”.

Compito del parroco, e di ogni sacerdote – ha soggiunto – è quello di tutelare e difendere l’intimità di ogni persona, intesa come spazio vitale in cui proteggere la propria personalità oltre agli affetti più cari e più personali. Scopo del segreto, sia sacramentale, sia extra sacramentale,  è proteggere l’intimità della persona, cioè custodire la presenza di Dio nell’intimo di ogni uomo

Per questo motivo, ha precisato il cardinale, “chi viola questa sfera personalissima e ‘sacra’, compie non solo un atto di ingiustizia, un delitto canonico, ma un vero e proprio atto di irreligiosità”.

Prima di concludere con l’augurio di risvegliare i valori connessi al sacramento della confessione, il cardinale ha ricordato che la Penitenzieria Apostolica è da otto secoli il Tribunale Apostolico deputato alla trattazione delle materie che concernono il foro interno e conosce molto bene “l’inestimabile valore morale e spirituale del segreto sacramentale, della riservatezza, dell’inviolabilità della coscienza e le sue ricadute positive nella vita dei singoli fedeli”.

Publié dans Cardinale Mauro Piacenza, Fede, morale e teologia, Misericordia, Perdono, Riflessioni, Sacramento della penitenza e della riconciliazione, Sacramento dell’Ordine | Pas de Commentaire »

Il Papa: di fronte alla crisi, guardare l’uomo non la burocrazia

Posté par atempodiblog le 14 novembre 2014

Il Papa: di fronte alla crisi, guardare l’uomo non la burocrazia
Nell’attuale situazione di crisi è più che mai necessario andare incontro alle persone, facendo valere “le ragioni della dignità umana di fronte alle rigidità della burocrazia”: è quanto ha detto il Papa incontrando nell’Aula Paolo VI in Vaticano i partecipanti al Congresso mondiale dei commercialisti.
di Sergio Centofanti – Radio Vaticana

Il Papa: di fronte alla crisi, guardare l'uomo non la burocrazia dans Fede, morale e teologia 8vvq0w

Oggi – ha detto subito il Papa – il lavoro è la questione chiave: siamo di fronte alla “drammatica realtà di tante persone che hanno un’occupazione precaria, o che l’hanno perduta; di tante famiglie che ne pagano le conseguenze; di tanti giovani in cerca di un primo impiego e di un lavoro dignitoso. Sono numerosi coloro, specialmente immigrati, che, costretti a lavorare ‘in nero’, mancano delle più elementari garanzie giuridiche ed economiche”.

In questo contesto – ha proseguito – “è più forte la tentazione di difendere il proprio interesse senza preoccuparsi del bene comune, senza badare troppo alla giustizia e alla legalità. Perciò è richiesto a tutti, specialmente a quanti esercitano una professione che ha a che fare con il buon funzionamento della vita economica di un Paese, di giocare un ruolo positivo, costruttivo, nel quotidiano svolgimento del proprio lavoro, sapendo che dietro ogni carta c’è una storia, ci sono dei volti”. In tale impegno, il professionista cristiano fa bene il proprio dovere, con la capacità di “andare oltre”:

” … che significa andare incontro alla persona in difficoltà; esercitare quella creatività che ti permette di trovare soluzioni in situazioni bloccate; far valere le ragioni della dignità umana di fronte alle rigidità della burocrazia”.

E’ necessario – ha osservato ancora il Papa – “porre sempre al centro l’uomo con la sua dignità, contrastando le dinamiche che tendono ad omologare tutto e pongono al vertice il denaro:

“Quando il denaro diventa il fine e la ragione di ogni attività, di ogni iniziativa, allora prevalgono l’ottica utilitaristica e le logiche selvagge del profitto che non rispetta le persone, con la conseguente diffusa caduta dei valori della solidarietà e del rispetto per la persona umana. Quanti operano a vario titolo nell’economia e nella finanza, sono chiamati a fare scelte che favoriscano il benessere sociale ed economico dell’intera umanità, offrendo a tutti l’opportunità di realizzare il proprio sviluppo”.

Papa Francesco incoraggia, quindi, i commercialisti ad operare sempre responsabilmente, favorendo rapporti di lealtà, di giustizia e, se possibile, di fraternità, affrontando con coraggio soprattutto i problemi dei più deboli e dei più poveri:

“Non basta dare risposte concrete ad interrogativi economici e materiali; occorre suscitare e coltivare un’etica dell’economia, della finanza e del lavoro; occorre tenere vivo il valore della solidarietà – questa parola che ha il rischio di essere cacciata via dal dizionario, oggi: la solidarietà … – la  solidarietà come atteggiamento morale, espressione dell’attenzione all’altro in ogni sua legittima esigenza”.

Occorre “una globalizzazione della solidarietà” – conclude il Papa – in armonia con la sussidiarietà: “Grazie all’effetto di questi due principi i processi vanno a servizio dell’uomo e cresce la giustizia, senza la quale non ci può essere pace vera e duratura”.

Publié dans Fede, morale e teologia, Papa Francesco I, Riflessioni | Pas de Commentaire »

Le docce per i clochard sotto il colonnato di San Pietro

Posté par atempodiblog le 14 novembre 2014

Le docce per i clochard sotto il colonnato di San Pietro
L’iniziativa dell’elemosiniere del Papa, Konrad Krajewski, per i senzatetto
di Andrea Tornielli – La Stampa

Le docce per i clochard sotto il colonnato di San Pietro dans Amicizia 15e9s8m
Le tre docce saranno costruite all’interno dei bagni riservati ai pellegrini, che si trovano sotto il colonnato della basilica di San Pietro: i clochard potranno lavarsi e cambiare la propria biancheria sotto le finestre del palazzo apostolico

«Padre, non posso venire con te al ristorante, perché puzzo…». Franco è un clochard di origini sarde con la barba ispida e grigia, e la pelle rovinata dal sole. È stato lui, nei primi giorni d’ottobre, a spiegare al vescovo che lo invitava a cena per festeggiare il compleanno, quale sia la necessità maggiore per i senza tetto di Roma: «Qui nessuno muore di fame, un panino si rimedia ogni giorno. Ma non ci sono posti dove andare in bagno e dove lavarsi».

Quel vescovo è Konrad Krajewski, l’elemosiniere di Papa Francesco.

Il messaggio viene immediatamente recepito: lunedì 17 novembre inizieranno i lavori per realizzare tre docce all’interno dei bagni per i pellegrini che si trovano sotto il colonnato di San Pietro. Saranno dedicate ai senza tetto che bazzicano nei dintorni della basilica. Potranno lavarsi e cambiare la loro biancheria sotto le finestre del palazzo apostolico. E su invito dell’elemosiniere del Papa, già una decina di parrocchie romane nei quartieri più frequentati dai clochard hanno realizzato delle docce da mettere a loro disposizione.

Monsignor Krajewski, per tutti «don Corrado», da anni porta viveri e aiuti a chi vive accampato per la strada. Papa Francesco l’ha scelto proprio per questo, nominandolo vescovo e affidandogli l’Elemosineria: ha il compito di essere il suo «pronto intervento», di portare piccoli aiuti economici a chi è in difficoltà.

Così il prelato polacco racconta quell’incontro degli inizi di ottobre, che gli ha aperto gli occhi. «Ero appena uscito dalla chiesa di Santo Spirito, dove vado a confessare. In via della Conciliazione ho incontrato Franco, un senza tetto. Mi ha detto che proprio quel giorno compiva cinquant’anni e che da dieci vive per strada». Il vescovo lo invita a cena, al ristorante. Si sente rispondere: «Ma io puzzo…». «L’ho portato lo stesso con me. Siamo andati a mangiare cinese. Mentre eravamo a tavola, mi ha spiegato che a Roma qualcosa da mangiare si trova sempre. Quello che manca sono i posti dove lavarsi».

Nella capitale ci sono le mense Caritas, c’è la mensa della Comunità di Sant’Egidio, ma ci sono anche tante iniziative delle parrocchie. Chi vive per la strada sa dove andare. Esistono anche luoghi dov’è possibile fare una doccia.

La Comunità di Sant’Egidio, in prima linea nell’aiuto a chi vive per la strada, ha pubblicato un vademecum aggiornato intitolato «Dove mangiare, dormire, lavarsi». «C’è sempre tantissima gente – ha spiegato Franco – e poi c’è poco tempo a disposizione. Per questo preferisco mettere da parte dei soldi e andare a prenotare di tanto in tanto una cabina doccia alla stazione Termini».

L’elemosiniere del Papa, che fino a quel momento aveva sempre considerato quello dei pasti come la necessità primaria dei senza tetto, non perde tempo. È abituato ad agire subito, senza fare grandi progetti, senza organizzare raccolte fondi che richiedono mesi. «Nel Vangelo Gesù usa sempre la parola “oggi”… Ed è oggi che dobbiamo rispondere al bisogno». Così decide di visitare una decina di parrocchie romane, nel cui territorio stazionano molti clochard. Entra nei locali parrocchiali. Se non ci sono già, chiede che vengano realizzate delle docce, pagate con la carità del Papa. Non si tratta di progetti dispendiosi, non devono diventare grandi centri di aggregazione. Piuttosto un servizio capillare, destinato alle persone del quartiere, in una città dove i bagni pubblici sono chiusi e i senza tetto non possono entrare nei bar per andare la toilette.

«Non è semplice – spiega monsignor Krajewski – perché è più facile preparare dei panini che gestire un servizio di docce. Servono dei volontari, servono gli asciugamani, serve la biancheria». Ai parroci don Corrado dice: «Paga il Santo Padre!». E la Provvidenza non manca di farsi sentire. Andrea Bocelli, con la sua fondazione, stacca un assegno consistente. Un senatore del Nord fa intervenire un’impresa che regala i lavori per realizzare le docce nelle parrocchie che ne sono sprovviste.

Anche il Vaticano fa la sua parte. Già da tempo il Governatorato stava progettando di ristrutturare i bagni per i pellegrini che si trovano sotto il colonnato, a poche decine di metri dal Portone di Bronzo, sulla destra guardando la basilica. Le esigenze manifestate da Franco, il clochard cinquantenne con dieci anni di vita di strada e tanti compagni morti di freddo, fanno studiare in tutta fretta una significativa variante al progetto, con la benedizione di Francesco. Tre docce per i senza tetto sotto l’imponente colonnato del Bernini, uno dei luoghi più belli e più visitati del mondo.

«La basilica esiste perché custodisce il Corpo di Cristo – fa osservare Krajewski al cronista che gli chiede se qualche turista potrebbe storcere il naso – e nei poveri noi serviamo il corpo sofferente di Gesù. Da sempre, nella storia di Roma, attorno alle basiliche si radunavano i poveri».

Nelle docce all’ombra del Cupolone, come in quelle nelle varie parrocchie della capitale, non ci saranno insegne esterne. Il servizio è pensato a dedicato per coloro che già vivono nella zona, per decongestionare i grandi centri di assistenza. L’elemosiniere del Papa sta cercando di coinvolgere gli allievi di una scuola per parrucchieri, così da poter offrire di tanto in tanto, oltre alla doccia, anche il taglio dei capelli. Potersi lavare e tenersi ordinati renderà i clochard – anzi i «pellegrini senza tetto», come li chiama don Corrado – meno vulnerabili alle malattie che si trasmettono con la sporcizia. A cominciare da Franco, che quel pomeriggio di un giorno assolato d’ottobre si vergognava di essere invitato a cenare al ristorante.

Publié dans Amicizia, Andrea Tornielli, Articoli di Giornali e News, Misericordia, Papa Francesco I, Riflessioni, Stile di vita | Pas de Commentaire »