«Asia crede ancora nella giustizia»

Posté par atempodiblog le 9 novembre 2014

«Asia crede ancora nella giustizia»
Paolo Affatato - Avvenire

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Ashiq Masih, marito di Asia Bibi, con le figlie Isham e Sidra. 

«Ti rendo grazie, Signore,  con tutto il cuore. Nel  giorno in cui t’ho invocato,  mi hai risposto, hai accresciuto  in me la forza. Eccelso è il Signore  e guarda verso l’umile. Se cammino  in mezzo alla sventura, tu mi ridoni vita. Stendi la mano e la tua destra mi salva. Il Signore completerà  per me l’opera sua». Così prega  Ashiq Masih, marito di Asia Bibi, la donna e madre cristiana pachistana  condannata e morte per blasfemia. Con  lo stesso salmo  prega Asia,  in cella  nel braccio  della morte  del carcere di  Multan. Così  i due, riferisce   l’uomo  ad Avvenire, tengono desta  la comune  speranza.  Un lavoro da  fac totum in  un istituto scolastico, frequentato dai suoi figli. Una vita semplice, in tutta umiltà, nell’attesa di una sospirata buona notizia. Cinque anni fa Ashiq ha dovuto  trasferirsi dalle campagne di Ittanwali, dove non era più al sicuro,  nella città di Lahore, capitale del Punjab. A 50 anni, un terremoto per lui e per i figli. Oggi aiuta la “Renaissance  Education Foundation”, che si occupa della sua famiglia e segue anche a livello legale il caso di Asia. In appello l’Alta Corte di Lahore ha confermato la condanna,  infrangendo le illusioni che Ashiq  aveva cullato. Anche per i cinque  figli, l’abbraccio con la madre è rimandato. «Tutti noi speravamo nell’assoluzione in appello», racconta  Ashiq. «Ma così non è stato. Ora confidiamo che la Corte suprema  faccia giustizia e liberi Asia dalla catene in cui l’ha ridotta la legge di blasfemia. Nonostante tutto,  abbiamo ancora fiducia nella giustizia».

Dopo la brutta notizia, una nube di tristezza ha avvolto la famiglia. Ma «ogni giorno preghiamo per Asia, perché Dio la liberi presto, secondo la sua volontà. Restiamo uniti, lei è presente nei nostri cuori», nota l’uomo.  La preghiera formulata con fede  è rifugio e sollievo in questa sofferenza:  «Crediamo possa aprire tutte le porte», spiega. Per questo Asia stessa ha voluto scrivere al Papa,  chiedendo a Francesco di pregare  per lei in questo momento difficile,  mentre le tenebre sembrano averla vinta sulla luce. «La fede la sorregge, è la sua roccia. La Bibbia è la sua compagna quotidiana. Confida  in Dio e nel suo amore. Per questo  è viva», dice Ashiq della moglie. Le ha fatto visita nei giorni scorsi in carcere e riferisce ad Avvenire: «Ha il cuore spezzato. Fra le lacrime chiedeva a Dio di avere misericordia  di lei e di farla uscire dal carcere.  Farei qualunque cosa per aiutarla  ». «Abbiamo cercato di confortarla  – aggiunge – dicendole che le comunità cristiane in tutto il mondo  sono al suo fianco e pregano per lei, mentre tante persone si stanno prodigando per restituirle la libertà» Numerose istituzioni chiedono al governo pachistano di interessarsi direttamente a un caso palesemente  strumentalizzato. Ashiq apprezza  che «la comunità internazionale  lo stia facendo per conto di Asia».

Anche se vi sono distorsioni: alcune Ong hanno cercato di sfruttare  il caso, speculandoci sopra. E c’è chi ha messo in giro la voce, subito  smentita, di un presunto nuovo  matrimonio di Ashiq. Ma le forze  umane non bastano: «Se Asia uscirà  viva da quel carcere, se riavrà una vita di libertà e di amore, sarà per opera di Dio. Gli chiediamo ogni  giorno di “completare l’opera sua”, come dice il salmo». Così prega  Asia, così prega Ashiq. Così restano uniti.

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